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Autore: ClostridiumDiff2020    26/11/2021    0 recensioni
Questa Storia Partecipa alla 365 Writing Days Challenge 2021
365 finestre...
365 storie, una raccolta di racconti, una raccolta di vite.
Ogni giorno, partendo da una parola, si aprirà una porta verso qualcosa, verso qualcuno...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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332 - Smarrito…



Silenzio e solitudine, era questo il non essere?
Aurora, Abadonna, l’essenza era certa di esser stato tutto questo.
Cucciolo… Due grandi scuri occhi tristi, perché?
Theseus…
Non ricordava se stessa ma quel nome sì, come di aver desiderato proteggere con tutta se stessa l’anima che lo portava, celandolo dentro di se come un tesoro.
I suoi occhi erano l’ultima cosa che rammentava, preoccupati, due pozzi immensi in cui sembrava così facile perdersi. E magari era anche successo ed era la che stava fluttuando, in quel mare scuro in cui era dolce naufragare.

“…Mi hai salvato, così tante volte che non riesco a trovare le parole per ringraziarti. Forse… Posso solo… Darti la libertà e sperare che questo non sia la fine per noi…”

Era la sua voce, flebile, spezzata ma delicata come ogni volta.
Percepì le sue labbra sulla fronte.
Cucciolo…
Voleva stringerlo, avvolgerlo e trascinarlo nel suo cuore tenendolo per sempre al sicuro.

“Mi manchi…”
Si soprese di sentire di nuovo la sua voce.
“Vorrei vederti, afferrare le tue mani…”

E poi lo vide… Era seduto su una gradinata davanti a un piccolo campo di baseball.
Giacca scura con un po’ di pelliccia, il cappuccio calato sulla testa, che ciondolava sul petto.
Era in bilico tra il sonno e la veglia.
Abadonna si sentì attratta da quella figura, protendendosi verso di essa.
Più si avvicinava, più percepiva il calore di quel corpo.
Era così vicino tanto da poterlo toccare.
Quando percepì il suo respiro non riuscì a trattenersi lo afferrò per le spalle traendolo a ruggendo un “Cucciolo”
Lui trasalì ritrovandosi tra colossali braccia di Abadonna.
Era così felice di sentirlo vivo e stranamente molto agitato.

Quando lo posò a terra lui oscillò, sbattè sule gradinate e vi cadde seduto sopra con uno stonfo. La stava osservando a bocca aperta come se non riuscisse a trovare le parole. I suoi grandi occhi scuri erano gli stessi ma erano sgranati e smarriti, come se non riuscissero a credere a quello che gli si parava davanti.

Abadonna rise, aveva dimenticato l’effetto che la sua maschera mostruosa potesse fare.
Ma Theo non l’aveva più guardata in quel modo da molto tempo… Perché non la riconosceva?

La maschera si dissolse e la piccola Aurora vi emerse.
“Chi…Cosa… Tu…” Lui farfugliava, pallido e fremente.
E fu in quel momento che Aurora comprese, quell’anima era davvero molto simile a quella che stava cercando. Segnata, lacerata dalla vita, sofferente e sola… Poteva vedere anche in lui un bambino non voluto avvolto dalle spine, ma quell’anima non era quella del suo Theseus.
“Tu non sei Theo… Qual è il tuo nome?”
Lui la stava guardando incapace di mettere assieme un pensiero.
Aurora lo vedeva, confusione ma soprattutto… paura.
Allungò la mano, anche il suo volto era segnato da profonde cicatrici, quando cercò di sfiorarle lui si ritrasse come scottato.
“Vedo qua dentro… Lo stesso dolore…”.
Quando lui sollevò lo sguardo vide un dolce viso dalle linee morbide e due caldi occhi sorridenti. “Mi chiamo Aurora e… quel gigante è la mia maschera, si chiama Abadonna… Io stavo cercando… il mio cucciolo e invece ho trovato te…”
Lui ansimava, ritratto in se stesso. Sembrava un grosso gatto con il pelo ritto, arruffato e le unghie sguainate. Così lei riprese a parlare “Il mio cucciolo si chiama Theseus, Theseus Blackwood, anche se tutti lo chiamano sempre solo Black. Immagino che anche tu abbia un nomignolo…”
“Tu non sei reale… Questa è una dannata allucinazione… Sto delirando. I miei incubi non sono mai stati tanto reali… Probabilmente ho perso il senno, forse…”

La machera Abadonna emerse afferrò il Non Theo e lo trasse a se “Cucciolo tranquillo… No pazzo e no pericolo… Io proteggere…”
Aurora poteva percepire lo spirito del Non Theo, era proprio come un gatto, il colosso lo stringeva e lui si dimenava furibondo per il contatto non richiesto.
“Che… che cosa vuoi da me?” ruggì il Non Theo tossendo una volta liberato dalla stretta del colosso.
Aurora ne emerse e gli prese il volto. “Proteggerti… Cercavo il mio cucciolo, non smetterò mai di cercarlo ma… Ho trovato te e anche tu sei un cucciolo ferito, quindi, credo che mi prenderò cura di te…”
“William… Mi chiamo William Russo… Billy… Io…”
“Tu sei… Smarrito” concluse Aurora.



Day 332 - Prompt - fino alle ginocchia (26.11.2021)

   
 
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