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Autore: sallythecountess    27/11/2021    1 recensioni
Julie è una ragazza madre di vent'anni, ingenua e piena di sogni, che un giorno per caso ha notato un ragazzo bellissimo che abita di fronte a casa sua. Riuscirà a far innamorare di lei lo schivo e tenebroso 4ld3r4n, hacker nemico numero uno delle maggiori potenze mondiali?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo: John Lawrence
Per un attimo il cuore del povero Rami gli saltò in gola. Era un orfano, misantropo e timido ai limiti della patologia, quindi non aveva ricevuto poi molti abbracci nella sua vita. Non amava il contatto fisico, in genere, ma con Julie era diverso. Lei era molto morbida, caldissima ed emetteva un odore fantastico. Per qualche istante si chiese cosa fosse, sembrava quasi mora e vaniglia, e Rami si disse che quell’odore probabilmente voleva risentirlo. Poi si agitò per quel pensiero, così confuso ruggì solo “dobbiamo andare” con fare particolarmente scontroso e lei annuì un po’ dispiaciuta. Si era chiesta dal primo momento che diavolo le fosse passato per la testa ad abbracciarlo in quel modo, anche perché lui sembrava totalmente paralizzato, ma non era riuscita a trattenersi.
“Grazie Julie, mi hai fatto un grande favore…” le disse piano, dopo cinque minuti di silenzio totale in auto e lei sorrise soltanto.
“Allora sai essere gentile anche tu, incredibile…” ribattè dopo qualche minuto, innervosendo particolarmente il nostro amico. Non si era mai trovato in una situazione del genere con una donna prima di quel momento, e lei era veramente molto bella e sensuale. Aveva accavallato le gambe, e la sua gonna corta era salita ancora di più, mostrando buona parte delle sue gambe e anche parte del suo fondoschiena.
“E’ solo che non amo particolarmente gli esseri umani in generale…” ribattè, sforzandosi di non guardarla troppo, ma Julie intercettò il suo sguardo e si accorse della gonna.
“Beh dallo sguardo spaventato che avevi, sembrerebbe che tu ne abbia paura…” concluse, ridacchiando perché le sembrava una follia, senza però rendersi conto che quella situazione stava agitando Rami ancora di più.
“Non mi fido degli estranei, soprattutto di quelli che si offrono di farmi favori senza neanche sapere chi io sia…” rispose, cercando di tenere a bada il terrore che lo stava facendo tremare come una foglia.
“Scusa, non volevo fare qualcosa che ti avrebbe messo a disagio. Non immaginavo che avessi questo problema…” sussurrò lei piano, fissandolo con enormi occhi dispiaciuti. Si era accorta del suo tremore, così decise di accarezzare piano la sua mano tremante sul cambio, e Rami pensò soltanto “oh dannazione” ma non disse nulla.
“Dovrò chiedere al portiere il tuo nome, allora?” aggiunse all’improvviso, con moltissima dolcezza, perché si era resa conto di averlo messo in difficoltà, ma l’espressione contratta di Rami non si rasserenò. Per un attimo fu tentato di dirle il suo nome reale. Non sapeva neanche lui per quale motivo, ma gli era venuta quella voglia. Era facile, composto solo da quattro lettere, ma non poteva in alcun modo rivelarlo a nessuno senza metterlo in pericolo. Così provò a ricordarsi qual era la sua identità attuale, quale nome ci fosse sul contratto di affitto e sul passaporto, ma aveva un vuoto. Quella situazione non gli permetteva di pensare razionalmente. Così fece una cosa stranissima, prese il documento che aveva in tasca e lo porse a Julie che allegra accese la luce dell’auto e lesse piano “John Lawrence Feddi, piacere allora….”
Ecco! Era un filippino di ventinove anni, doveva ricordarselo, ma in quel momento Julie lo stava innervosendo davvero troppo e non riusciva a pensare lucidamente.
“Ascolta John…” provò a dirgli, con enormi e bellissimi occhi azzurri languidi “…non è che per caso hai voglia di mangiare qualcosa? Se torno a casa ora Lauren mi dà il tormento e non riesco neanche a prepararmi un toast…”
Era un salto nel buio, Julie ci stava spudoratamente provando con lui, e incredibilmente lui lo capì. Pensò a come rifiutare, perché era la cosa giusta da fare, ma non ci riuscì, così disse piano “conosco un posto cinese molto buono, se ti piace il genere…”
Julie sorrise, allora, perché si aspettava un rifiuto, ma anche lui le sorrise e per un attimo si sentì immensamente bene. Era bellissimo a quella distanza, e lei davvero si sentiva totalmente vittima del suo fascino. Aveva degli occhi neri bellissimi, con ciglia lunghe e fittissime e nerissimi capelli perfetti. Labbra sottili e un viso magro, ma un corpicino molto bello. La sua carnagione era stranissima, non chiara come quella degli asiatici che lei conosceva, ma neanche abbastanza scura da farlo sembrare di colore. Profumava anche lui, ma Julie non conosceva quell’odore, e ne era letteralmente stregata. Voleva baciarlo, ma temeva che avrebbe reagito male, così decise di aspettare ancora un po’ e chiacchierare un po’ con lui.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, entrambi troppo nervosi per dire la prima cosa che gli passava per la testa e poi finalmente arrivarono.
“Non è un posto elegante, scusa…” le disse, notando lo sguardo interdetto di lei, ma poi aggiunse “…però giuro che si mangia bene, ed è tranquillo” facendola finalmente sorridere. In realtà era una bettola letteralmente deserta, ma da qualche mese ormai i suoi proprietari vivevano con i soldi del nostro amico hacker, che gli ordinava ogni giorno da mangiare.
Scese prima lui dall’auto, perché Julie si era accorta di doversi sistemare per un attimo l’abito, e quando le aprì lo sportello entrambi si sorrisero.
“Prendilo”
Le disse serio, porgendole il suo impermeabile e lei rifiutò all’inizio, perché non sentiva freddo, ma lui concluse rigido con “sei nuda Julie. Se a te fa piacere uscire vestita così, ok, ma pensavo non te ne fossi resa conto esattamente…”
In quel momento lei prese l’impermeabile e se lo infilò, senza parlare appoggiandosi al suo braccio. Rami rimase senza parlare per qualche minuto, ma poi salutò il gestore del ristorante e si cercò un posto riservato dove stare con lei.
Julie lo ringraziò per le sue premure e poi tolse l’impermeabile, prima di mettersi a sfogliare il menù.
“Il ristorante è deserto…” spiegò, notando il suo sguardo indagatore e poi aggiunse “…e non mi crea nessun problema che ci sia tu a vedermi…”
Rami ebbe praticamente un infarto per quella frase, e anche per lo sguardo sfacciato con cui lei lo aveva pronunciato. Si fissarono per un secondo, ma poi giunse il padrone del ristorante per prendere il loro ordine e li interruppe.
Julie chiese a Rami di ordinare, spiegando che si sarebbe fidata delle sue scelte e per la prima volta in vita sua il nostro amico condivise qualcosa con qualcuno. Ordinò tutti i suoi piatti preferiti, e fu molto dolce con lei che non sapeva usare le bacchette. Furono incredibilmente teneri, e il padrone del ristorante sorrise fissandoli. Rami la imboccava praticamente, perché non c’era altro modo di mangiare che con le bacchette e lei aveva quasi pugnalato un raviolo non capendo come fare.
Erano stati molto vicini durante il pranzo, lei era stata dolce con lui e inaspettatamente Rami era stato gentile con lei.
Avevano chiacchierato del più e del meno per ore, e sembravano essere molto in connessione. Julie voleva baciarlo e sapeva che lo voleva anche lui, in alcuni momenti le sembrava proprio evidente.
Rami riusciva a pensare soltanto a quanto fosse bella e sensuale seduta lì, a pochissimi centimetri da lui, e le sorrise molto spesso, senza neanche accorgersene.
Julie gli chiese se fosse cinese, per questo usasse bene le bacchette in quel modo, e lui pensò soltanto “tanto non puoi dirle la verità” e quindi le ripetè un sacco di bugie sulla sua identità, che lei ascoltò con molta attenzione.
“…però quando studiavo a Seattle andavo sempre in questo posto cinese e lì ho sviluppato una specie di dipendenza da questa cucina…” gli venne fuori, senza pensarci più di tanto. Julie gli fece mille domande su Seattle e sui suoi studi, ma Rami si gelò perché le aveva appena detto una cosa vera del suo passato. Mentì ovviamente sugli studi, le disse di essere un ingegnere, e poi continuò a dire bugie su tutto il resto, ma lei non se ne accorse.
 “Allora John, posso chiederti cosa ti piace oltre ai numeri, alla cucina cinese e ai gatti?” chiese distratta, sorseggiando da bere e lui rispose sincero “mi piace il cinema, i giochi online e amo gli audiolibri. A te cosa piace?”
“Mi piacciono tante cose! Amo cucinare, mi piace la natura, i fiori, mi piace l’arte e anche i film, ovviamente” rispose allegra e per un attimo Rami pensò che fosse davvero un’anima semplice.
“Posso chiederti se una volta fai conoscere a Lauren i tuoi gatti? Le piacciono un sacco!” aggiunse entusiasta e lui annuì.
“Si chiamano Leia e Han. Lui non è molto amichevole, non lo avvicinerei a una bambina, ma Leia invece è dolcissima…” concluse con molta dolcezza, perché i suoi gatti erano tutto quello che aveva, la sua unica famiglia.
“E’ lei quella che ti si mette sempre addosso? Quella rosa?” chiese allegra e lui le spiegò che effettivamente era lei.
Parlarono ancora, e decisero di continuare anche dopo cena andando a bere qualcosa. Rami era assolutamente stupito dal fatto che ci fosse qualcuno al mondo con cui fosse così piacevole parlare, e Julie era letteralmente pazza di lui.
“E lavori da casa, giusto?” chiese lei, giocando con il suo drink e Rami pensò solo “ecco, ora che le dico?” ma rimase molto generico.
“E invece quindi quello è il tuo lavoro?” le chiese, letteralmente dal nulla fissando per terra, e lei morì di imbarazzo per qualche secondo, poi spiegò la verità.
“Faccio un po’ tutto quello che trovo. Le pulizie, assistenza agli anziani, la tata, la dog sitter, ma non riesco a tenere un lavoro fisso perché sono una madre single e quando Lauren si ammala o altro, devo necessariamente mancare e mi licenziano…” spiegò contrita.
“Capita ogni tanto, nei periodi di magra, che io faccia la cameriera a serate in cui mi chiedono di vestirmi in modo un po’ più succinto. Capita anche che io mi prenda qualche manata, ma non succede nulla. Pagano molto bene e non hanno grosse richieste…” spiegò, con guance arrossate e occhi bassi e lui scosse soltanto la testa con disappunto.
“Non lo so, non conosco tutti i dettagli del lavoro, ma direi che non è molto onorevole comunque…” rispose serissimo, allontanando il suo drink, perché una stretta allo stomaco gli stava quasi impedendo di respirare.
“Non è una cosa che mi piace fare!” ruggì molto in difficoltà, perché la stava giudicando male e questo le dava un sacco fastidio.
“Stasera non avevo capito. Non parlo bene il tedesco, non ho letto bene il contratto e…avevo capito che fosse il solito lavoro, soltanto quando sono arrivata mi hanno spiegato e non sapevo come uscirne…”concluse afflitta e lui scosse soltanto la testa.
“Sei veramente un pericolo pubblico, Julie. Possibile che tu firmi un contratto che non hai capito? Possibile che non abbia nessuno a cui chiedere aiuto, invece di doverti beccare le manate sul sedere di questi uomini disgustosi quando perdi il lavoro?” concluse, deluso, e anche amareggiato e per un po’ non si dissero nulla rientrando verso casa.
Julie non sapeva cosa dire, voleva spiegare la sua posizione, ma non sapeva da dove iniziare perché aveva fatto la parte della stupida sprovveduta, e Rami era furioso. Non aveva idea del perché, ma era arrabbiato come poche volte prima.
Guidò con foga, pensando a quanto fosse assurda la situazione di lei, e una volta giunto sotto il palazzo ruggì serissimo “Ok, leggerò io il prossimo contratto che dovrai firmare. E ti aiuterò a trovare un lavoro decente in cui devi tenere i vestiti addosso. Tu però dovrai studiare il tedesco, almeno, e cercare di stare attenta, perché hai una figlia a cui badare…”
 “...ma non fare troppo affidamento su di me, perché me ne andrò tra poco”concluse nella sua mente, ma non lo disse.
“E come mai aiuti un’ estranea? Qualche settimana fa non l’avresti trovata una cosa sospetta?” gli disse, per provocarlo, ma quando Rami si girò a fissarla, si beccò un altro abbraccio fortissimo.
“Lo so che non ti piacciono gli abbracci, e odi gli estranei. E…beh basta, perché letteralmente non ti conosco, ma mi sono fatta un’idea di chi tu realmente sia: penso che tu sia gentile, dolce e premuroso, se ne hai voglia. Lo vedo da come parli dei tuoi gatti, da come ti comporti con loro. E sei bellissimo, John. Mi piaci tanto, e vorrei che usassi un po’ di quella dolcezza anche con me, anche se pensi che sia una stupida idiota…” sussurrò piano, facendogli venire i brividi.
Julie aveva deciso, voleva farlo. Così chiuse gli occhi e lo baciò per qualche istante, prima di aprire lo sportello e scomparire nella buia notte tedesca.
Nota:
Ciao a tutti! Allora, che ne pensate di questo colpo di scena? Lo avevate visto arrivare? Siete curiosi di sapere come reagirà il nostro amico ansioso/paranoico? Vi faccio una confessione: il nome falso di Rami non doveva essere quello, però ho sentito questo nome recentemente e siccome è l'unione di due dei miei storici personaggi preferiti in assoluto (John e Lor) mi sono sentita nostalgica e ho deciso di fare loro questo omaggio. Se non li conoscete e siete curiosi, scrivetemi che vi mando i link per leggere le loro storie che (purtroppo) sono concluse. Ciao a tutti e grazie!
   
 
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