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Autore: onelux    27/11/2021    0 recensioni
Ringrazio Ken Ishikawa e Gō Nagai per aver creato la saga "getter" e l'ultima in ordine di uscita "Getter Robot Arc" a cui questa FF deve la sua nascita. Protagonisti di questo racconto sono quasi tutte le figure presenti nell'anime ma si incentra principalmente attorno alla figura di Kamui Sho e alla sua ricerca di una stabilità tra i due mondi ai quali appartiene. Sono gradite osservazioni costruttive.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Aveva sistemato le proprie cose nella sua camera.
Si era premunito di contattare la sua base di ricerca per sapere se andasse tutto bene e se le istruzioni che aveva lasciato erano chiare. Si era rinfrescato ed era andato anche a pranzo.
Tutto sommato non disdegnava il cibo degli umani.
Era saporito per i suoi gusti ma gli piaceva.
Guardò fuori dalla finestra della sua camera.
Le nuvole.
Dove stava lui, nelle profondità oceaniche. Non c’era un cielo da guardare.
Si chiese come potevano gli uomini vivere senza rendersi conto delle meraviglie che li circondavano.
Sorrise mentre vedeva il mondo sotto un inizio di pioggia.

Decise di andare a trovare Kamui.

Usci dalla sua stanza. Si diresse verso quella che ricordava essere la strada da cui era venuto dopo l’incontro delle 11.
Nello studio della clinica.
Ogni tanto incrociava qualcuno che appariva spaventato nel trovarselo d’improvviso davanti.
Per l’altezza degli umani lui era decisamente un gigante.

Attraversava svariati corridoi seguendo le indicazioni che erano apparse, e ne fu contento visto che cominciava ad avere timore di essersi perso.
Arrivò all’ingresso.

- Buongiorno, sono il professor Han. sono qui per Kamui Sho. È possibile visitarlo?

- Buongiorno a lei professor Han. certamente, è già stato qui con il comandante Hayato stamane e lui ci ha lasciato indicazione che può entrare quando vuole. Si ricorda la strada o ha bisogno che l’accompagni?

- Oh, grazie ma da qui dovrei saper arrivare grazie.

Camminò guardandosi attorno.
Gli ospedali avevano ovunque lo stesso aspetto e gli stessi odori e gli stessi suoni.
Dolore e speranza.
Il suo dolore in questo momento era aver saputo quello che era successo a Kamui. La sua speranza che si riprendesse in fretta.

Arrivò fuori dalla stanza dove era ricoverato il giovane. La porta socchiusa. La vetrata con le tende tirate. Delle voci.

- Buongiorno professor Han.

Disse la voce del dottor Lewis appena entrò.
E non era solo.
Due giovani erano con lui.
Una infermiera accanto a Kamui che era steso nel letto con gli occhi socchiusi.

- Professor Han le presento gli altri due piloti che fanno squadra con Kamui. sono Takuma e Baku.

I due ragazzi guardarono stupefatti questo sauro alto, quasi calvo e con i pochi capelli a corona lunghi fin oltre le spalle.
Una lunga barba bianca e un aspetto apparentemente gentile ed innocuo.

- Mentre noi siamo qui a presentarci l’infermiera controlla come sta Kamui. Il quale è riuscito, poco fa, ad andare e quasi tornare dal bagno con l’aiuto dei suoi compagni. Vero?

Baku sorrise e Takuma fece finta di nulla a questa affermazione. Tutti si girarono verso il letto.

- Professor Han!? cosa ci fa qui?

Un sorriso stanco attraversò il volto del giovane Kamui.
L’infermiera se ne stava andando portando con se alcuni oggetti su di un vassoio. Guardò il ragazzo.

- In bagno sei appena stato, quindi per un po’ non dovresti aver bisogno di tornarci. Le sbarre le ho alzate per tua sicurezza. Se hai bisogno di qualcosa schiaccià questo pulsante. E per quanto riguarda voi non state qui più di 20 minuti. Ha bisogno ancora di riposo. Se volete potrete ritornare tra almeno un paio di ore. Sempre se è sveglio.

Uscì dalla stanza con lo sguardo di tutti che la seguirono.

Il professor Han si avvicinò subito al letto. Una mano enorme accarezzo e scompiglio i capelli.
Kamui lasciò fare.

- Sono arrivato appena ho saputo dal comandante Hayato che sei stato male.

- Hayato esagera. Sono solo stanco. Mi dispiace che si sia disturbato nel venire fin qua.

Lo sguardo del pilota del kirik sembrava dire altro. Sembrava gridare la gioia di vedere finalmente una persona che non sapeva che gli mancasse così tanto.

- Oh. Ti sei fatto grande. E bello. Sono solo felice di essere venuto. Avrei dovuto farlo già da tempo e non aspettare che tu fossi ..solo stanco.

Le mani si posarono entrambe sulle spalle del biondo pilota, e la fronte e il naso dell’anziano professor Han si posarono sulla testa del giovane.
Stette così per molto tempo.
Poi si staccò da lui.
Tenendo solo una mano a contatto.
Lo guardò amorevolmente.

- Starò qui un po’. Avremo modo di parlare con calma anche domani. Quando mi vuoi fammi chiamare. E io verrò.

Il professor Han aveva gli occhi lucidi di gioia. Guardava negli occhi quello che era stato per anni il bambino di cui si era preso cura.

Kamui mise la sue mani su quella del professore, ancora ferma sulla sua spalla.
Ne sentiva il calore. Era felice si sentire fisicamente la sua presenza.

Han continuando a guardare negli occhi il giovane sfilò lentamente la mano. Lo guardò ancora.

Uscì.

Salutando il dottor Lewis e i due giovani presenti.

Il ritorno presso la propria camera fu strano.
Il tempo pareva dilatarsi mentre pensava a tutto quello che avrebbe voluto dire e fare e non ha fatto.
E allo stesso tempo era gioioso di aver visto il giovane sveglio.
Di aver sentito che nonostante il tempo li avesse tenuti distante l’affetto che li legava era rimasto immutato.
Era sollevato.
Nonostante la riunione dellla mattina aveva la sensazione che tutto sarebbe andato bene.
Che Kamui avrebbe serenamente e rapidamente superato tutti i problemi che aveva.

Entrò in camera. Si tolse le scarpe e mise le ciabatte.
Si avvicinò al tavolo. Scelse una miscela di tea e accese il bollitore.
Mise la poltrona davanti alla finestra della stanza, in realtà un altro letto con lo schienale alzato vista la difficoltà di trovarne una per le sue dimensioni.
Quandò l’acqua cominciò a bollire prese il tea lo mise nella tazza e ci versò sopra l’acqua. Aggiunse lo zuccherò.
Si mise seduto. Solo con la tazza calda in mano.

Guardò la pioggià scendere mentre il cielo cominciava a farsi scuro, si sentiva commuovere.
Domani sarebbe stata una giornata intensa. Ma adesso voleva solo godersi il ricordo dell’odore dei capelli di Kamui quando vi si era immerso in ospedale.
Il profumo era un poco cambiato ma era sempre simile a quando era bambino.

Se lo ricordava quell’odore perché gli ricordava i primi profumi che sentì quando lo vide la prima volta. Minuscolo. Infante. Tra le braccia di sua madre. Latte caldo dolce e neve.
  
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