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Autore: elenatmnt    28/11/2021    14 recensioni
"Non ho saputo ricambiare l'attenzione che mi hai regalato, non potrò nemmeno guidarti o guardarti le spalle quando crescerai e diventerai il guerriero che sei destinato ad essere e di questo ti chiedo perdono, ma sappi una cosa, io credo in te, sono fiero di te. Lo sono sempre stato e sempre lo sarò".
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note dell'autrice:

Ciao a tutti!
Questa è la mia prima fanfic, è un esperimento, un gioco fatto per puro divertimento e passione per le Ninja Turtles. La storia tratta temi delicati e potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno, preferisco avvisare prima di combinare pasticci durante il mio debutto. La storia è completa, cercherò di pubblicarla regolarmente tutti i giorni (salvo imprevisti). Inoltre troverete citazioni e riferimenti a film o altro durante la storia, non ce ne sono molti, tuttavia preferisco rendervi partecipi di questo. Spero di avevi detto tutto, non mi resta che augurarvi buon divertimento. Un abbraccio!
elenatmnt

(Teenage Mutant Ninja Turtles non mi appartengono)
 


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Mi hanno definito irascibile, focoso, permaloso. È vero!
Tutti hanno sempre temuto la mia rabbia, mio padre, i miei fratelli, i miei amici. Non perché loro avessero paura di me, figuriamoci, sanno benissimo che li amo e che darei la mia vita per loro.
Ecco lo sapevo, sono diventato anche sdolcinato… insomma dicevo, loro non temevano la mia rabbia come una forza maligna contro loro, bensì contro me stesso.
Quanto avevano ragione, ora è tardi.
Probabilmente sto delirando, non so nemmeno con chi sto parlando, questa sarà la mia prima e ultima autobiografia mentale, si mentale perché vedete, non posso scrivere. Ma facciamo un passo indietro, torniamo ad un anno fa, precisamente dodici mesi e dieci giorni.
Accidenti! Adesso assomiglio pure a Donatello, che conterebbe anche i fagioli in una scatola, solo per il gusto di essere preciso.
Quasi dimenticavo, non mi sono ancora presentato. Io sono Raffaello.


Una sera di circa un anno fa pattugliavamo la città come sempre, era una serata fredda e piacevole, così fredda che ci vestimmo da capo a piedi, era insolito per noi. Ma il freddo è il freddo, per quanto io non amassi vestirmi era necessario. L’aria natalizia avvolgeva New York, la neve cadeva dolcemente come batuffoli di cotone imbiancando tutta la città, facendo risaltare le luci colorate che adornavano le strade della Grande Mela, canti natalizi si udivano in lontananza e profumi di dolciumi salivano su fino ai tetti. Che meravigliosa sensazione!
La malavita sembrava essersi presa una vacanza, nessun soldato ninja o Dragone Purpureo si vide in giro, era tutto perfettamente tranquillo e sereno, adoravo sentire l’aria fredda entrarmi nelle narici e uscire in una nuvola di vapore.
Dopo una lunga e sfrenata corsa ci fermammo su un tetto a contemplare tanta bellezza; guardai i miei fratelli che sembravano anche loro avvolti da quel piacere natalizio, ma uno di loro esprimeva questo sentimento in maniera più chiassosa. “Michelangelo!” urlai appena una palla di neve bianca arrivò dritta e improvvisa sulla mia faccia, quell’impertinente rideva a crepapelle nel vedere il mio viso diventare rosso di rabbia, il suo entusiasmo trascinò pure i miei due fratelli più calmi.
Beh, che dire, fu guerra. Tutti contro tutti.
Raccoglievamo la neve e l’appallottolavamo il più velocemente possibile, tirando prima che l’altro potesse attaccare “sei finito Mikey!” lo minacciai.
“Non ci sperare Raph, sono il numero uno nel tirare palle di neve, e il fatto che tu te ne sia beccata una sul muso la dice tutta!” schernì lui sapendo che mi avrebbe irritato ancora di più. Non ero arrabbiato, ma il mio fratellino mi aveva dato la giusta carica per fargliela pagare. Scoppiai in una gustosa risata, quando Leonardo ne tirò una in faccia a Mikey “Cosa dicevi fratellino, sei il numero uno? Si sono d’accordo, ma il numero uno a prenderle in faccia!” proferì un Leonardo vittorioso.
Mentre eravamo intenti ad azzuffarci tra noi, Donatello ne approfittò per fare una palla più grande e colpì con tutta la potenza delle sue braccia, i due più sfortunati nella traiettoria furono Leonardo e Michelangelo; mi dispiacque per Don, non fu un’ottima tattica perché ci coalizzammo contro di lui. Povero Donnie, la solita vittima, troppo gentile e tenero, il mio fratellino genietto. Tentò di ripararsi dietro al muretto dell’antenna, ma lo attaccammo in direzioni diverse e si può dire che diventò un pupazzo di neve.
Ah, non preoccupatevi, arrivò anche la mia vendetta su Michelangelo, fui più cattivo, riuscii ad agguantarlo e gli infilai un pugno di neve nei pantaloni, non immaginerete la faccia che fece, fui soddisfatto della mia piccola rivalsa.


Mi scende una lacrima al ricordo di quella notte, fu così bello, così semplice, qualcosa che allora davo per scontato; come quella sera ce ne sarebbero state ancora molte. Ahimè non fu così, quello fu l’ultimo gioioso ricordo, poi non fu mai più come prima.

 
Il gioco durò molto tempo, finché non ci accasciammo a terra sfiniti, un allenamento di Splinter sarebbe stato meno faticoso “Fratelli, è un po’ tardi. Credo che sia ora di andare” suggerì Don.
Leo ‘Senzapaura’ accolse il suggerimento, solitamente rincasavamo verso l’una, quella volta tardammo di mezz’ora presi dal nostro gioco; se Splinter se ne fosse accorto e non avessimo trovato una buona giustificazione, rischiavamo una punizione.
Riprendemmo la nostra abituale corsa sui tetti verso casa, Michelangelo era in testa, mio fratello è sempre stato il più veloce di tutti e sarebbe stato il migliore di noi come ninja se non fosse sempre stato così distratto.
 

Quella testa di legno, quanto gli voglio bene, anche se ogni tanto si merita uno scappellotto per le sue battutacce fuori luogo. E vorrei prenderlo a pugni ogni volta che mi fa i suoi stupidi scherzi infantili. Cioè quando me li faceva, ora è un bel po’ che non me ne fa uno; sapete? Mi mancano! Si l’ho detto mi mancano gli scherzi di Mikey. Sto divagando di nuovo, un passo alla volta.
 

Michelangelo era avanti, seguito da Leonardo e me, Donatello era l’ultimo della fila, comunque non era molto distante, appena qualche metro. Ogni tanto senza fami notare, giravo lo sguardo verso di lui per controllare che ci fosse, non lo facevo solo con lui, lo facevo verso tutti i miei fratelli ogni volta che si trovavano dietro di me, anche con l’intrepido Leonardo; proteggerli era qualcosa di istintivo, più della mia famosa rabbia. La mia famiglia è tutto per me.
Rigirai lo sguardo per la quinta volta credo, a quel punto Donatello non era più dietro di me, mi fermai e mi guardai intorno “Ragazzi aspettate!” urlai per farmi sentire da Leo e Mikey.
“Cosa c’è?” mi chiese Senzapaura.
“Don, non è più dietro di noi. Dove si è cacciato?!” ringhiai nervoso, era il mio modo di esprimere la preoccupazione.
“Torniamo indietro a cercarlo, non deve essere andato lontano” ordinò Leo fermamente. Poteva fare lo spavaldo quanto voleva, per me era chiaro che anche lui era in ansia per Donatello.
Questa volta ero io davanti, guardavo intorno a me e sotto nei vicoli, il genio non poteva essere andato via senza avvisare, non era da lui e soprattutto non ne aveva motivo, era successo qualcosa.
Il grido di un uomo catturò la mia attenzione, appena nel vicolo sotto vidi Donatello in posizione di difesa che proteggeva una ragazza rannicchiata e impaurita, ‘il mio fratellino che salva giovani donzelle!’ pensai fiero. “è qui sotto!” dissi facendo cenno ai miei fratelli di fermarsi.
Balzammo giù a dargli una mano, non che ne avesse bisogno se l’era cavata bene anche da solo, il mio alto e smilzo fratellino era un eroe, con un colpo di Bo Staff mise a terra l’ultimo dei cinque teppistelli.
La ragazza si tirò su intimorita, sapeva di essere stata salvata da un mostro mutante, tuttavia non resse quello shock “Stai bene? Sei ferita?” chiese un galante e cortese Donatello. A dispetto di ciò che si aspettava il genio, la ragazza indietreggiò lentamente e scappò via.
“Ti è andata male playboy!” lo canzonò Michelangelo ridacchiando.
“Potevi almeno avvisare che saresti venuto quaggiù a fare l’eroe! Ci hai fatto preoccupare.” lo rimproverai in modo plateale, ero tentato di dargli un pugno in testa, tuttavia quella tentazione svanì come cenere al vento quando un urlo di Leo riecheggiò nel vicolo “Attenti!”.
Un proiettile si fece strada tra noi, seguiva una linea immaginaria che segnava la traiettoria tra la mano del teppistello all’angolo del vicolo e il viso di Donatello. Mi gettai a capofitto a mo’ di scudo sul corpo impietrito di mio fratello, ahimè fu tardi per deviare il colpo, ma abbastanza veloce da impedire che gli beccasse la fronte. Toccato il suolo in una rocambolesca capriola, mi tirai su sulle ginocchia per accertarmi che mio fratello stesse bene, gli misi entrambe le mie mani sulle spalle “Donnie, tutto ok?”.
Non mi rispose subito con una frase di senso compiuto, si limitò a mugolare versi di dolore; sotto la mia mano avvertii qualcosa di bagnato, caldo e appiccicoso. ‘Sangue!’ intuii, togliendo la mano per accertarmene.
Il mio fratellino era stato ferito ad una spalla, quel balordo aveva osato sparare a mio fratello.
Tutto divenne rosso, la rabbia muoveva i miei muscoli, il mio respiro si fece pesante e irregolare, le mie nocche sbiancarono tanta era la forza con cui stringevo i pugni. I miei fratelli si accorsero della mia furia.
“Raph! Lascia perdere, quel delinquente è scappato. Ora dobbiamo pensare a riportare Donnie a casa” enunciò Leonardo con la massima calma mettendomi una mano sulla spalla.
Naturalmente non lo ascoltai.
Partii furente verso quel teppista che aveva ferito il mio fratellino, il codardo correva su per le scale antincendio, non molto furbo da parte sua, i tetti erano il mio regno, solo pochi secondi e lo avrei fatto a pezzi, mi sarei gustato pugno dopo pugno la sua disfatta.
Arrivato in cima al tetto lui era lì che ancora correva, era braccato, non è da tutti fare grandi salti come siamo soliti fare io e i miei fratelli, noi siamo ninja, quello invece era solo uno stupido delinquente. Dovetti ricredermi, il bastardo fece un salto da professionista olimpico, non era uno scemo qualunque, di certo sapeva il fatto suo. Non sarebbe stato un problema, lo avrei agguantato comunque.
Presi la rincorsa per tutto il tetto, era un salto banale, nulla che io non avessi già fatto milioni di volte.
 

Concedetemi un momento di riflessione. Voi credete nel destino? Io non ci ho mai creduto, sono sempre stato convinto che ognuno si crei la propria storia giorno dopo giorno, gesto dopo gesto.
Insomma bisogna giocare la propria partita, non posso pensare di sedermi e convincermi che sarà il destino a muovere le mie pedine… NO! Sono io che decido, nessun altro. Nemmeno Dio, se esiste.
Wow, per un momento ho rivissuto un leggero brivido di rabbia, da quanto tempo! Mi ero quasi scordato la sensazione. Mi inebria, mi trascina, mi coccola… No basta! La rabbia se non viene sfogata diventa un pesante fardello, non ho più la forza di sopportare. Non più.
 

Corsi ringhiando e sorridendo, ormai stavo gustandomi la vittoria. Appena il mio ultimo passo toccò il suolo era già pronto a caricare la forza per lo slancio che mi avrebbe fatto librare in aria… il mio piede si posò su una lastra ghiacciata.
Scivolai.
Disastro.
Se non avessi corso così veloce forse sarei caduto in quello stesso punto cavandomela solo con una figuraccia e qualche imprecazione, o forse sarei stato più attento e l’avrei evitata, o magari se avessi controllato come mi hanno detto tutti milioni di volte la mia stupida e ingiustificata rabbia, forse non sarei corso all’inseguimento di quel teppistello da due soldi… chissà. Milioni di possibilità, ma solo un risultato.
Sentii il vuoto sotto di me, stavo cadendo da non so quanti piani di altezza, la prima sensazione fu il terrore e durò tutto il tempo della mia caduta che parve infinita.

Il terrore fu spazzato via quando sentii lo stridulo rumore di qualcosa che scricchiolò, anzì che si spaccò. Non sentivo dolore e non avevo nemmeno più paura, ciò che doveva succedere era successo, perché continuare a preoccuparsene? Solo, non capivo perché non riuscivo a muovermi e poi, captavo un disgustoso gusto ferroso in bocca. Giuro non capivo.
Ero sdraiato sul mio guscio, la mia visione del mondo aveva cambiato prospettiva, vedevo i palazzi innalzarsi verso l’alto, il cielo nero che sovrastava ogni cosa e candide perle bianche che tenere e soavi si posavano su di me, il tempo si fermò, avrei voluto che quell’istante durasse per sempre.
“Raffaello!!” quel grido disperato mi risvegliò dal mio sogno ad occhi aperti, era la voce di Leo che, anche se sfocato, riuscivo a vedere, era sul tetto maledetto. Il mio aniki* Senzapaura mi aveva seguito, immaginavo.
La visione rossa e rabbiosa del mondo che mi aveva trascinato all’inseguimento, pronta a farmi sporcare le mani di sangue di quel disgraziato, pochi istanti dopo fu sostituita da un altro colore che descriveva perfettamente quella notte d’inverno. Tutto divenne… nero.

.........................................................................................
 
*fratello maggiore




Note dell'autrice:

Ecco qui il mio primo passo, spero di avervi incuriosito un pochino, se vi va di lasciarmi una recensione, un'opinione o altro mi farebbe molto piacere, mi aiuterebbe a crescere in questa avventura.
Ringrazio infinitamente 
Made of Snow and Dreams e Ciarax per il sostegno e la pazienza.
Ciaoooooooo!!!



 
   
 
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