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Autore: CedroContento    29/11/2021    6 recensioni
[Thorin Scudodiquercia/Bilbo Baggins Modern!AU]
Bilbo decide di iscriversi ad un corso di Muay Thai, si prenderà una bella cotta per il suo istruttore.
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Questa OS partecipa all'iniziativa "Regali di inchiostro" organizzata dal gruppo Facebook "L' Angolo di Madama Rosmerta".
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per Leila91

Muay Thai
 

Seduto nello spogliatoio vuoto della palestra, pensieroso, Bilbo passava reiteratamente la mano lungo la cicatrice che spiccava sulla pelle chiara della spalla sinistra.
Aveva ben chiaro il motivo che lo aveva spinto ad iscriversi a quel corso amatoriale di Muay Thai, ciò di cui non era altrettanto certo ora era se fosse stata effettivamente una buona idea. 
Fece un respiro profondo inalando l’odore di linoleum tirato a lucido, legno laccato, della gomma dei materassini, della pelle dei sacchi da boxe.
Era dai tempi della scuola che non metteva piede in una palestra - la fedele bicicletta come unico mezzo di trasporto e le sue lunghe passeggiate erano sufficienti a preservare il suo fisico asciutto - ma quegli odori erano subito sembrati familiari. Odori che ricordavano un’infanzia felice e spensierata, odori che lo calmarono abbastanza da dargli la forza di alzarsi per andare ad affrontare la sua prima lezione di combattimento. 
 
Bastò uno sguardo agli altri componenti della classe per far riaffiorare lo scoraggiamento: per lo più sembravano persone che evidentemente passavano molte ore ad allenarsi. Bilbo non era nemmeno troppo certo si trattasse di veri dilettanti, come lui.
La maggior parte di loro esibiva già guantoni e protezioni dall’aria costosa, per non parlare dei pantaloncini sgargianti che ognuno sembrava indossare; i tipici pantaloncini da thai boxe, riconobbe Bilbo. Neri con ricami dorati e tanti brillantini, carichi di blu elettrico, con stampe in caratteri thailandesi, nappine scarlatte che pendevano dagli orli sulle cosce ben oliate (1) . Bilbo si sentì più che mai fuori posto nella sua vecchia t-shirt troppo grande e i pantaloni della tuta che avevano visto sicuramente tempi migliori.
Si fece l’appunto mentale di fare una visita in uno di quei negozi pieni di abbigliamento sportivo nell’immediato futuro, uno di quelli in cui raramente metteva piede. 
 
Fece del suo meglio per ignorare le occhiate di scherno da cui, pur senza alcuno stupore, si sentì trafiggere. 
Un grosso energumeno con il petto nudo, decisamente troppo unto d’olio, non tardò nel farsi avanti e mettere bene in chiaro lo status quo. Con quella testa pelata, Bilbo pensò che assomigliasse proprio ad un grosso brutto troll. 
 
“Il corso di ricamo è qui di fronte,” disse il Troll, sorridendo ottuso e malevolo.
Alle sue spalle il suo intero ‘pubblico’ ridacchiò.
Bilbo si sentì avvampare per l’imbarazzo, ma la vergogna non disincentivò il bisogno di ribattere a tono: “Davvero? Questa è tutta l’arguzia che sei riuscito a tirare fuori dal tuo testone?!”
Arguzia…” ripeté Troll, mentre i suoi occhi si riducevano a due fessure, il che - Bilbo avrebbe dovuto riconoscerlo subito e mordersi la lingua - non era esattamente di buon auspicio. 
“Una parola nuova, immagino. Ora sarai, aiutami a dire a quante, una ventina?” 
“Te la dò io l’arguzia!” ruggì il bestione, tendendo le sue braccia enormi verso di lui. 
 
E in un attimo Bilbo si ritrovò di nuovo in quel vicolo, quattro anni prima.
La cicatrice sulla spalla si infiammò al solo ricordo, le gambe diventarono molli, la testa vorticò. 
Pronto ad avventarsi su di lui non c’era più un omone palestrato, ma due ombre, nient’altro che due ombre, che portavano terrore e dolore. Tanto dolore.
Lo avrebbero ucciso questa volta? 
 
Già preparato ad incassare, Bilbo, d’istinto, si protesse la testa. 
Ma le mani di Troll non arrivarono mai nemmeno a sfiorarlo. 
Quando si rese conto che non era successo nulla, ancora ansimante per il panico, si sforzò di rimettere a fuoco ciò che era reale. Non era in un vicolo buio, ma sul pavimento sintetico della palestra a fissare il suo aggressore - impegnato a ringhiare rabbioso una sequela di imprecazioni - inginocchiato davanti a lui.
Un uomo imponente, con lunghi capelli corvini strati di grigio e raccolti in una coda bassa, lo teneva immobilizzato senza troppo sforzo.
Sul braccio teso del suo soccorritore, Bilbo notò il tatuaggio di un drago rosso fiammante ai piedi di una montagna con la cima avvolta dalla nebbia.
“Fuori di qui,” disse calmo Thorin Scudodiquercia, il loro istruttore. “Non tollero la prepotenza al mio corso. Che sia chiaro a tutti,” annunciò, alzando la voce affinché lo sentisse bene anche il resto degli allievi, che intanto si godeva quello spettacolo gratuito. 
 
A nulla servirono le proteste di Troll riguardo la sua espulsione, Thorin aveva deciso.
Prima di uscire dalla porta, il suo nuovo nemico lanciò un’occhiata di puro odio a Bilbo. Assicurandosi veloce che Thorin non guardasse nella sua direzione, fece il gesto di tagliarsi il collo con un pollice e con un occhiolino, che fece rabbrividire Bilbo, sparì.
Fortunatamente non mantenne mai la sua minaccia, le loro strade non si rincrociarono mai più. 
 
Prima di aggiungere qualsiasi altra cosa, Thorin Scudodiquercia si mise di fronte al gruppo, giunse le mani e si chinò leggermente in avanti: “Sawasdee krab,” pronunciò solennemente. (2)
 
Bilbo sfruttò il momento in cui nessuno badava più a lui per strisciare in mezzo agli altri e cercare di diventare il più possibile invisibile.
Approfittò della sua posizione riparata per darsi una calmata e per osservare con calma Thorin.
Si era informato su di lui quando aveva dovuto scegliere a quale corso iscriversi: era un ex atleta professionista che aveva vinto diversi titoli. Online Bilbo aveva trovato diverse foto e video dei suoi incontri, anche qualche intervista.
Vederlo dal vivo faceva un certo effetto. Era innegabilmente un bel uomo, con le spalle ampie, il petto villoso che sbucava dalla t-shirt di cotone bianco, che metteva in risalto senza troppe difficoltà i muscoli scolpiti. 
Thorin dava l’idea di essere una di quelle persone decise e intelligenti, dannatamente in gamba, brave in tutto, perfette. E Bilbo era già riuscito a fare la figura dello stupido con lui.
 
Sospirò, perdendosi negli occhi chiari del suo istruttore. Fu allora che di rese conto che quegli occhi chiari erano puntati dritti dritti nei suoi.
Un sopracciglio di Thorin si arcuò, interrogativo, mentre Bilbo non avrebbe chiesto altro che sprofondare.
Non si era proprio accorto del fatto che le persone accanto a lui si erano spostate impercettibilmente, e che lui se ne stava lì, in prima fila, a fissare imbambolato il suo maestro. Non aveva nemmeno sentito ciò che aveva detto, che imbranato!
Bilbo avvertì gli occhi di ghiaccio di Thorin scivolargli addosso, lo stava soppesando. Un sospiro quasi impercettibile gli disse che non aveva superato l’esame.
A quel punto, grazie al cielo, Thorin distolse lo sguardo: “Cominciamo!” esclamò, battendo una volta le mani forti l’una sull’altra.

 
 
Quando dopo mezz’ora di riscaldamento, Thorin annunciò che adesso avrebbero cominciato a fare sul serio, Bilbo si sentiva già sfinito da almeno venti minuti. 
Se non altro lo sforzo fisico aveva distratto la sua mente dall’inizio non proprio positivo e, soprattutto, dai ricordi traumatici del suo passato. 
 
Thorin li guidò con chiarezza, indulgenza, ma anche una certa scrupolosità, lungo i fondamentali della Muay Thai: “Forza: sok gnad, sok dtad (3) . Mi raccomando, i colpi di gomito vanno imparati bene. Una buona gomitata può essere decisiva in un incontro,” li incitava girando tra loro, correggendogli la postura, quando era necessario. 
“Bilbo, ricorda di tenere sempre la guardia ben alta sulla testa,” disse in tono paziente, avvicinandoglisi alle spalle.
Bilbo si sentì avvampare. In un momento sentì di perdere tutta la confidenza con i movimenti che con fatica aveva guadagnato fino a quel momento. Perse anzi la confidenza con tutto il proprio corpo, dovette concentrarsi tantissimo per capire anche solo come fare per muovere le proprie stesse gambe. 
“E guarda il mignolo, il mignolo è il mirino della gomitata. Stai più rilassato, sei troppo rigido,” continuò Thorin, posandogli le mani sulle spalle tese, ignaro dell’effetto conturbante che faceva al suo allievo.
O forse non del tutto ignaro? 
 
Tra l’esultanza generale dei suoi compagni, negli ultimi trenta minuti, Thorin lasciò che provassero a sferrare i primi colpi ai sacchi da boxe. Bilbo, invece, a quel punto pregava solo che quella maledetta lezione finisse al più presto. Era stato proprio il disastro annunciato. 
 
Thorin chiese loro di dividersi a coppie e, nemmeno a dirlo, Bilbo si ritrovò da solo. Erano dispari. 
“Bene, tu farai coppia con me,” disse Thorin, portandosi alle spalle del sacco più vicino a loro per tenerlo fermo. 
“Proviamo con i calci. Tae trong, kao trong, tip (4) . Ottimo,” annuì soddisfatto, quando Bilbo applicò ciò che aveva appena imparato. “Sappi che in futuro non voglio perdere altro tempo a difenderti da quelli più grossi di te,” aggiunse all’improvviso Thorin. 
Bilbo, che stava focalizzando nella mente la sequenza successiva, si fermò di colpo. Lanciò un’occhiata rapida al resto della classe, ma erano tutti presi dal loro allenamento. Nella stanza riecheggiava solo il rumore delle catenelle a cui erano assicurati i sacchi, che tintinnavano ad ogni calcio o gomitata; nessuno poteva sentirli, probabilmente Thorin aveva già considerato la cosa. 
Alla sua affermazione Bilbo non seppe cosa rispondere, si limitò ad annuire. 
“Francamente, non sei esattamente il mio allievo tipo. La mia domanda è: sei sicuro che questo sia il posto per te? Non ci limiteremo a tirare qualche pugno per aria.” 
“Questo lo so,” disse Bilbo, “Io… non so se sono nel posto giusto, ma devo tentare.”
Thorin tacque pensieroso qualche istante e infine annuì, non aveva bisogno di sapere altro.

 
 
Dopo il fallimento della sua prima lezione, Bilbo sarebbe stato tentato di non rimettere mai più piede in quella palestra.  
Ma la volta dopo tornò, e tornò anche quella dopo e quella dopo ancora. Non si sarebbe arreso, lo doveva a sé stesso. 
 
Raramente qualcuno sceglieva di mettersi di propria spontanea volontà in coppia con lui, quindi finiva sempre per confrontarsi con Thorin, il che era molto imbarazzante considerando la cotta colossale che Bilbo si era preso per lui e che non faceva che peggiorare con il tempo, nonostante le sue infinite figuracce. 
 
I mesi erano passati e in batter d’occhio era arrivata l’ultima lezione prima della pausa natalizia.
Quella sera, al termine della lezione, Bilbo si era attardato più del solito. La spalla gli doleva - praticamente ogni specialista che aveva consultato gli aveva detto che di fatto gli avrebbe dato problemi per il resto della sua vita - e aveva passato venti minuti buoni a spalmarla con un unguento, in attesa che gli antidolorifici facessero effetto.
Quando uscì dagli spogliatoi, si rese conto di essere l’ultimo, tutte le luci erano spente e Thorin lo aspettava alla porta per poter chiudere.
 
“Sono l’ultimo,” constatò Bilbo. “Mi spiace, non volevo farti aspettare,” si scusò, affrettando il passo. 
“Non importa, non aspetto da molto,” fece Thorin, calmo. “In realtà, era da un po’ che mi chiedevo… Ti va di andare a mangiare qualcosa?” propose, del tutto inaspettatamente. 
“Adesso? Noi due?”
Thorin annuì.
“Certo,” disse Bilbo, mentre il cuore si metteva a fare le capriole all’impazzata nel suo petto. 
 
Ancora accaldato, sentì appena l’aria gelida di dicembre sferzargli il viso; presto il freddo gli avrebbe fatto pizzicare la pelle, ma lo avrebbe accolto volentieri visto che si sentiva andare a fuoco accanto a Thorin. 
Si avviarono lungo il marciapiede ricoperto da un sottile strato di brina, che scintillava alla luce fredda dei lampioni. Sembrava di camminare sulla Via Lattea, le stelle scricchiolavano sotto i loro piedi. 
 
“Non ci avrei scommesso, ma sei migliorato negli ultimi mesi,” Thorin ruppe il silenzio imbarazzato. 
“Avevi tutta questa fiducia in me?”
Thorin fece un raro sorriso: “Non hai esattamente il fisico da lottatore, ma sei agile, te lo concedo”.
Bilbo rise, si sentiva al settimo cielo. 
“Ancora, qualche volta, me lo chiedo cosa tu ci faccia al mio corso però.” 
Non c’era scherno nel tono di Thorin, solo sincera curiosità.
 
Bilbo tacque a lungo, indeciso se confessare le sue vere motivazioni.
Ad un certo punto, le parole uscirono spontaneamente: “Erano in due,” disse, con lo sguardo puntato sulle sue scarpe. “Inizialmente credo volessero solo rubarmi il portafogli, ma anche quando poi l’hanno preso non si sono più fermati”. La mano scattò automaticamente alla spalla: “Hanno dovuto ricostruirmi tutta la spalla e parte del braccio, le ossa dell’articolazione erano praticamente sbriciolate”.
 
Thorin non disse nulla, ma Bilbo sentiva il suo sguardo penetrante su di sé. Non aveva il coraggio di alzare la testa per scoprire ciò che pensava.
“È buffo, qualche volta mi sento in colpa per quello che mi è successo. Mi dico che non avrei dovuto essere lì, che avrei potuto scappare, difendermi. È come se li avessi semplicemente lasciati fare”.
 
Thorin si arrestò bruscamente. Continuava a tacere, Bilbo non sapeva se voleva davvero sapere che opinione avesse di lui ora che sapeva. Immaginò quanto dovesse sembrargli patetico; non avrebbe dovuto mostrare tanto, probabilmente aveva rovinato tutto. 
“Non so perché te lo sto raccontando”. 
Fu colto completamente alla sprovvista quando Thorin lo attirò tra le braccia e lo strinse forte.
 
“Vorrà dire che dovrò darti lezioni extra di autodifesa, ogni giorno. Non permetterò che ti succeda mai più nulla del genere. Hai la mia parola,” gli disse con inaspettata dolcezza. 
“Oh no ti prego, già è abbastanza penoso farsi massacrare una volta a settimana…” 
“Non si discute, consideralo il mio regalo di Natale.”
 
Finalmente Bilbo trovò il coraggio di guardare Thorin in viso.
Fu allora che lui gli alzò il mento e lo baciò per la prima volta. 



 
E vissero per sempre felici e contenti.
Grazie di cuore per aver letto fin qui <3
 

1. Pare che esista l’olio thailandese e che questo sia il grande “segreto” dei lottatori thailandesi più forti. (su)
2. Il tipico saluto thailandese che viene fatto prima di ogni incontro, un po’ come il Namasté dello yoga per intenderci. (su)
3. Sono i nomi dei colpi. Sok Gnad - gomitata ascendente verticale; Sok Dtad - gomitata circolare orizzontale. (su)
4. I calci: Kao Trong Neb - ginocchiata in linea frontale al corpo; Tae Trong - calcio circolare diretto; Tip - calcio frontale. (su)
   
 
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