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Autore: alelovee    30/11/2021    0 recensioni
Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora. (John Baez)
La morte di Nick Brown ha sconvolto tutti. Il suo grave incidente ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore delle persone che lo conoscevano e da quel giorno sua sorella gemella Rebecca, sopravvissuta per miracolo quella stessa notte, vive come se niente avesse più un senso.. fino all’ arrivo di un nuovo ragazzo che l'aiuterà a riparare i pezzi mancanti della sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Scolastico, Universitario
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Un anno prima…
 
“Dai Nick cambia canzone, sono stanca di ascoltare questo solito chiasso”.
“Oh andiamo, è musica moderna questa. Devi adattarti al nuovo secolo Becky e non rimanere ad ascoltare solo musica da damerini..  e poi questa è la mia macchina e decido cosa far suonare alla mia bambina!”
“Non è musica da damerini, ma classica ed è molto rilassante e di ispirazione per i miei brani.. dovresti provare ad ascoltarla sai? Molte ragazze trovano.. eccitanti i ragazzi che ascoltano musica classica.”
“Sul serio? Dai è la solita stronzata che spari per farmi cambiare stazione.. non ci casco questa volta!”
Niente da fare. Scoppio a ridere appoggiando la testa al finestrino contagiando anche mio fratello che non perde tempo a darmi una pacca sulla coscia per farmi smettere di parlare. Ogni volta che usciamo per fare qualche commissione, come accompagnarmi al conservatorio, o anche solo per uscire da casa a “prendere una boccata d’aria”, finiamo per litigare sul genere di musica da mettere alla radio, o della sua gran facilità ad ‘accarezzare’ l’acceleratore su qualsiasi sentiero di strada completamente libero, facendomi trattenere il fiato terrorizzata.
Io e Nick siamo gemelli. Stessi capelli castano chiaro, stessi occhi azzurri, stesso naso a punta.. insomma le uniche cose che ci differenziano sono l’altezza e l’apparato genitale. Nato soli tre minuti prima di me, pretende di essere considerato il fratello maggiore e quindi di essere rispettato, servito e riverito ma, difetti a parte, è anche molto protettivo e amorevole con le persone che ama. Un altro tratto che ci differenzia è che lui è un tipo espansivo, forse anche troppo: gli piace stare in mezzo alla gente, parlare, fare scherzi e battute e le ragazze.. Dio le ragazze! Nick è il classico ragazzo che non passa inosservato quando cammina  per i corridoi della scuola , ammirato e rispettato da tutti e da tutte, sia per la sua bellezza e sia perché è  il capitano della squadra di football.
Io invece, sono l’opposto. Timida, introversa e paranoica, faccio più fatica a rapportarmi con le persone. Per carità mi piace stare in mezzo alla gente.. ma preferisco i momenti di solitudine,  rintanarmi nella mia stanza ascoltando musica e esercitandomi sulla stesura dei nuovi brani da eseguire per i vari saggi per permettermi un giorno di poter entrare a far parte dell’accademia dei miei sogni, la Manhattan School of Music e diventare compositrice.
Non ho molti amici, anche perché ho imparato a distinguere chi voleva essermi davvero amica da chi voleva solo usarmi per entrare direttamente nel letto di Nick. Infatti la mia migliore amica, Afra (i suoi genitori  l’hanno concepita durante uno dei loro tanti viaggi in Africa ..ecco perché quel nome che lei trova tanto assurdo) è l’unica che è riuscita a resistere all’affascinante Nick Brown  e ai suoi approcci. Ci siamo conosciute il primo giorno del primo anno di liceo e  ricordo di come quella ragazzina dai capelli riccissimi e gli occhi scuri mi avesse chiesto se il posto accanto al mio fosse libero, per poi sedersi comunque al mio fianco senza darmi modo di rispondere. Con il tempo ho imparato che quel suo atteggiamento distaccato le era stato imposto dai genitori inizialmente per non farsi trascinare dalle brutte compagnie.
“Allora possono essere tranquilli con me.. tranne per il fatto che il weekend io e il mio spacciatore di fiducia ci incontriamo per fare uso di droghe pesanti e ascoltare musica raggae ..non penso che accetterebbero se venissi con me” ricordo di averle risposto smorzando la tensione, per poi scoppiare a ridere a crepapelle e iniziare la lezione. Da quel momento fummo inseparabili e, insieme a Nick, diventò una delle persone più importanti della mia vita.
 
“Ho voglia di pizza” dico dopo qualche minuto di silenzio, abbassando di qualche tacca il volume assordante dello stereo.
Nick sbuffa e dopo avermi lanciato un paio di occhiate rispose:
“L’abbiamo presa ieri ..ed Eva si è incazzata come una bestia. Non voglio risentire quelle storie su quanto facciano bene i cibi pieni di proteine o di diete miracolose. Stasera voglio solo andare a dormire senza le sue urla che tuonano per tutta la casa.”
Già, Eva.
Nostra  madre era letteralmente fuggita da casa quando io e Nick avevamo appena compiuto nove anni e ritrovarsi da un giorno all’altro dal pranzare tutta la famiglia serena e felice al trovare le valigie di nostra madre fuori la porta è stato traumatico. Mia madre si era rifugiata dai nostri nonni urlando a mio padre di starle lontano e di aver sopportato fin troppo quella vita che lei non avrebbe mai voluto con lui. In realtà mia madre soffriva di depressione da tempo, ma negli ultimi anni si era aggravata e nonostante noi volessimo aiutarla in tutti i modi, lei ci ha solo sbattuto la porta in faccia senza voltarsi indietro. Da quel giorno non abbiamo più ricevuto sue notizie e io, Nick e papà ci siamo ritrovati ad andare avanti senza una figura femminile in casa. Fino all’arrivo di Eva. Papà l’aveva conosciuta otto anni più tardi  ad una cena con amici che gliel’avevano presentata, probabilmente per accasarli insieme. Errore madornale. Qualche mese dopo si sono sposati e io e Nick ci siamo ritrovati con una matrigna che in realtà pensava più ai centri di bellezza e alle palestre che a noi e, di nascosto, pensava anche più ai suoi amanti. In casa comandava a bacchetta e se qualcosa era fuori posto spesso ci ritrovavamo  ad andare in camera senza cena. Sono state molte le volte in cui socchiudevo la porta della stanza di Nick e gli passavo un piatto degli avanzi che tenevo da parte per lui.
Due anni di puro inferno.
“Non capisco perché non diciamo niente a papà del suo comportamento. Insomma anche un cieco noterebbe il suo comportamento disgustoso in casa ma lui no, è come se si fosse arreso al fatto che è lei che comanda e che è lei che porta avanti la famiglia, quando invece non vede l’ora di spendere i nostri soldi con i suoi prodotti per capelli o per chi sa quale altra roba. Sono stanca Nick.. perché non possiamo parlarne con papà?”
“Perché gli vogliamo bene. E non possiamo sopportare di vederlo soffrire di nuovo per una donna. Specie per una donna come quella.. non possiamo perderlo di nuovo”
Aveva ragione. Odiavo ripensare a papà e al suo malessere nei primi giorni, per non dire mesi, dalla partenza della mamma. Era stato insopportabile da guardare.
“ Almeno non ci ha tolto il football e il conservatorio” risposi sospirando. Abbozzò un mezzo sorriso, poi si fece serio tutto a un tratto.
Curiosa, mi girai completamente verso di lui e gli appoggiai la mano fredda sul suo braccio.
“Cosa c’è?”
“Mi prometti una cosa Becky?”
“Devo proprio?” ,risi, ma notai subito dal suo sguardo che non aveva nessuna intenzione di ridere.
“Certo.. qualunque cosa” risposi prontamente, preoccupata dal suo sguardo severo.
“Promettimi..che se accadrà qualcosa, qualsiasi cosa… ti prego promettimi che continuerai a suonare, che farai conoscere al mondo chi è Rebecca Brown e i suoi incredibili pezzi al pianoforte e promettimi che non rinuncerai mai ai tuoi sogni, e che crederai sempre in te stessa..promettimi che diventerai la più grande pianista d’America, che scriverai brani per i più grandi artisti del mondo,  anzi del pianeta intero. Promettimelo.. ti prego”
Lo guardai sorpresa non sapendo cosa pensare. Perché mi stava dicendo quelle cose? Perché ha bisogno di sentirsi dire quelle parole?
Delicatamente gli presi la mano che teneva stretta al manubrio e gliela strinsi, come a rassicurarlo.
“Te lo prometto”.
Si girò a guardarmi e mi regalò un immenso sorriso, rafforzando la stretta della mano.
All’improvviso  una luce accecante ci illuminò il volto..
Ricordo ancora rimbombare  il suo ‘Becky’ all’interno della macchina e le sue braccia che tentavano di proteggermi.
Poi il buio totale.
  
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