Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: eddiefrancesco    01/12/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Edward Barraclough avrebbe dovuto rallegrarsi che fosse così, ma in realtà riusciva a stento a sopportarlo. Quando venne a sapere che Octavia intendeva lasciare Londra, gli ci volle una considerevole forza di volontà per non precipitarsi in casa dei Monteith per vederla, ma resistette alla tentazione. Cosa avrebbe potuto dirle? Implorarla di restare, di sorridergli, di parlargli come un tempo, di tornare a essere la sua Octavia? Non finché era più deciso che mai a evitare la trappola del matrimonio. No, meglio lasciarla partire. Una volta che non l'avesse vista più, l'avrebbe dimenticata facilmente. Questo gli serviva: la sua assenza e un po' di tempo. Ma il tempo gli provò che sbagliava. Londra era un deserto senza di lei e la vita a mala pena degna di essere vissuta. Louise non gli era di alcun conforto e, dopo una lite, le loro strade si divisero. Non passò molto prima che lei trovasse un altro. Il gioco d'azzardo perse il suo fascino, come pure le tensioni del mondo bancario e finanziario. Edward si spazienti' con il Ministero degli Esteri e, dopo aver offeso alcuni importanti gentiluomini, dichiarò chiuso il rapporto di consulenza. Guardava l'evidente felicità di Lisette con Harry con occhio critico, ma non poté trovare nulla da obbiettare nel loro rapporto e, dopo un imbarazzante esame di coscienza, concluse che era fondamentalmente invidioso. Quando Harry chiese il suo permesso di corteggiare Lisette, Edward fu appena in grado di controllarsi e di dare il suo consenso con ragionevole buona grazia. Quella sera stessa, nella sua casa di North Audley Street, mentre il fuoco moriva e le stanze si facevano silenziose, rimase seduto a bere brandy e a contemplare il naufragio della sua ben pianificata e ben organizzata vita. Cos'era successo? Solo il settembre prima aveva attraversato Berkeley Square compiangendo il povero Trenton che era costretto a sposarsi e congratulandosi con se stesso per la propria spensierata libertà. Cos'era andato storto? Perché a un tratto la libertà non gli bastava più? Un altro problema lo assillava. Ricardo Arandez si faceva vedere sempre meno in società, ma era ancora a Londra. Dove trascorreva il suo tempo? E perché era rimasto in Inghilterra, pur sapendo che aveva perso Lisette per sempre? Ricardo Arandez non era uomo da rinunciare facilmente, né da scordare quello che percepiva come un insulto. Finché lui non fosse stato assolutamente sicuro che Arandez era tornato nelle Indie Occidentali, Lisette sarebbe dovuta essere sorvegliata costantemente. Deciso questo, Edward trovò impossibile non tornare all'altra, fondamentale questione. Cosa poteva fare riguardo alla propria insoddisfazione? Alla fine si addormento', ancora riluttante ad ammettere la risposta. Ma soltanto un paio di giorni dopo, scoprì che a un tratto aveva le idee chiare. Lisette sentiva la mancanza di Pip. E le mancava Octavia. Il pensiero che nessuna delle due fosse al corrente del suo fidanzamento, per quanto ancora non ufficiale, la intristiva. Ma la sua richiesta di far loro visita a Wychford non trovò favore presso sua zia. «Davvero, Lisette, dovresti avere più considerazione per me. Sai che dovrei accompagnarti, e il pensiero di quella casa mi fa rabbrividire. E poi, la Stagione sta per volgere al termine, e non intendo perdere gli ultimi ricevimenti, in particolare il ballo dei Marchant. Potrai sicuramente aspettare sino ad allora!» Quando Harry vide la delusione di Lisette, uscì con la felice idea di scortare personalmente la giovane a Wychford. Pur essendo tentata, Julia pose il veto. «Non si può fare! Non prima che siate ufficialmente fidanzati, e anche allora sarei riluttante. No, tenente Petrie, grazie di esservi offerto, ma non è cosa da farsi.» L'avevano fatta sentire in colpa, e questo la irritava tanto che quando incontrò nuovamente Edward si lagno' con lui. «Mi sono dedicata completamente a quella ragazza, l'ho fatta fidanzare con uno dei migliori partiti della città, e lei come mi ringrazia? Vuole trascinarmi di nuovo in una casa che sa bene che non sopporto, solo per dire a sua sorella che è fidanzata. E non è ancora ufficiale! La celebrazione avverrà in seguito, quando Lord Warnham avrà dato il suo consenso. Davvero, vorrei che tu parlassi con quella ragazza. Invece di essermi grata, cammina per casa come se avessi commesso un crimine. Ma non posso lasciarla partire con solo il tenente Petrie per scorta. Non sta bene. E, in più, non è sicuro. Non con Arandez nei dintorni.» «Li accompagno io.» L'offerta gli era venuta spontanea, e stupì entrambi. Dopo un attimo di pausa, Julia accettò sollevata, e chiamò Lisette per darle la buona notizia. Edward si trovò a prendere gli accordi necessari in una sorta di stordimento, ancora incerto su cosa lo avesse spinto a offrirsi e chiedendosi se non fosse impazzito. Soltanto in seguito, quando fu solo, ammise finalmente che accompagnare Lisette ed Harry a Wychford significava che avrebbe rivisto Octavia. Non aveva idea di come sarebbe stato ricevuto, ma doveva capire una volta per tutte perché la sua vita fosse così insopportabile senza di lei. Presa la decisione, il mondo a un tratto si tinse di rosa. Il mattino in cui lasciarono Londra c'era il sole e la campagna appariva in tutto il suo splendore. Quando svoltarono nel familiare viale, Harry li fece ridere con il racconto di come si fosse nascosto nel bosco la prima volta che era venuto lì, e stavano ancora ridendo quando apparve la casa. Edward provò un moto di felicità. Wychford con i suoi frontoni un po' storti, le sue finestre scintillanti e la sua strana torretta aveva un'aria accogliente e sembrava... in attesa. Era l'unica parola. Attesa. Lisette aveva mandato un messaggio, e Pip li stava aspettando. Quando avvisto' la carrozza, si lasciò cadere dal ramo su cui si era arrampicata e corse verso casa urlando: «Sono arrivati! Sono arrivati, Octavia!» La figura di Octavia risaltava contro il massiccio portone di quercia. Appariva un po' più pallida del solito, ma appena i tre visitatori smontarono dalla carrozza, il colore le afflui' alle guance. Per alcuni istanti, quando le due giovani Barraclough si salutarono, regnarono confusione ed eccitazione. «Non vi aspettavo» disse Octavia in tono distaccato, guardando Edward. «Lisette aveva accennato solo a se stessa e a Harry.» «Suppongo che potreste definirmi una specie di chaperon» Disse lui. Fu il primo a essere sorpreso dalla freddezza della propria voce. Alla vista di Octavia gli si era sciolto il cuore. Aveva dimenticato tutto tranne quanto significasse per lui, aveva provato il bisogno di prenderla tra le braccia e cancellare quell'infelicità dagli occhi con un bacio... E non aveva osato. Per la prima volta nella vita, non sapeva come sarebbe stato accolto. Era paralizzato dall'improvviso pensiero che Octavia potesse averlo cancellato dalla propria mente, che potesse non gradire più il suo tocco. Ma trattenersi dal prenderla tra le braccia, comportarsi in modo normale, aveva impegnato ogni oncia del suo autocontrollo. Aveva fatto bene. Octavia rise brevemente, ma il muro di ghiaccio non si sciolse. «Ovviamente. Dubito che Julia si avvicinerà più a questa casa di sua spontanea volontà. La considera pericolosa.» Una breve pausa. «Dovete perdonarmi. Non so proprio cosa dire. La situazione mi sembra così strana. L'ultima volta che ci siamo visti qui, voi eravate il padrone e io l'istitutrice, e ora...» Scosse la testa. «Volete accomodarvi, sir?» lo invitò in tono formale. «Ho fatto preparare un buffet. Una cosa semplice, nel salottino... Vedete, non vi aspettavo.» «Non trattatemi come un estraneo, Octavia! Vi prego!» Lei ebbe un sorriso tirato. «Se volete la verità, non so proprio come trattarvi. Non c'erano lezioni per questo genere di situazioni nel mio Collegio per Signorine. Ma accomodatevi. Gli altri ci attendono.»
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: eddiefrancesco