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Autore: Siluvaine    01/12/2021    2 recensioni
"Anche se non sai nulla del Giorno dell’oca, l'oca verrà comunque a prenderti."
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Questa fanfiction è stata ispirata da un thread tumblr di secoli fa di cui mi sono perdutamente innamorata per la sua follia. Il termine tecnico è Goose Soulmate AU. In queste fanfiction, una persona si ritrova improvvisamente davanti un'oca che li condurrà alla loro anima gemella: la difficoltò sta nel non farsi dilaniare dall'oca nel frattempo.
IN QUESTA FIC VEDRETE: Kaz che aggredisce l'oca, l'oca che aggredisce Kaz, Kaz che come sempre si rifiuta di elaborare i propri sentimenti per Inej e, infine, una discreta dose di fluff.
Buona lettura!
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ho scritto questa fic originariamente in inglese (la trovate postata su AO3 come “You give me goosebumps”). Spero che la versione tradotta renda almeno la metà dell’originale, perché mi sono divertita veramente tanto a scriverla e vorrei che vi divertiste altrettanto voi a leggerla.

Kaz che prende a bastonate un’oca mi ha tirato su molte giornate buie, ve lo dico.

Buona lettura e fatemi sapere se questa ridicola AU ha convinto anche voi!

***

 

Kaz Brekker non sapeva molto dell'amore. Era troppo giovane per capirne qualcosa quando i suoi genitori erano ancora vivi, e ora, naturalmente, non si sarebbe messo a pensare a questi futili argomenti neppure per tutte le kruge del mondo.

Questo era probabilmente il motivo per cui Kaz Brekker non sapeva nulla del Giorno dell’oca. Questo, e anche perché Kaz ascoltava solo ciò che valeva la pena di ascoltare, e Jesper che blaterava di amore e oche non valeva assolutamente la pena. Non gli portava soldi. Sembrava una leggenda idiota. Parlava di emozioni. Tutte buone ragioni per cancellare all’istante le parole di Jesper dalla sua mente.

Ma a quanto pare, anche se non sai nulla del Giorno dell’oca, l'oca verrà comunque a prenderti.

 

Era una mattina silenziosa e fredda di un giorno d'inverno. Non faceva abbastanza freddo per congelare le strade, ma era abbastanza per far desiderare alla gente più carbone nel camino.

Kaz aveva quasi tirato avanti una notte intera con il lavoro, ma alla fine era crollato sulla sua scrivania, perdendo i sensi per tre intere campane. La stanchezza e il clima umido e freddo di Ketterdam erano compagni terribili per il suo umore nero. Si svegliò con un dolore nella parte bassa della schiena e scintille che gli attraversavano la gamba malata.

Capì immediatamente che qualcosa lo aveva svegliato. Guardando attraverso la stanza, non vide nulla di rilevante. Probabilmente era stato un corvo fuori dalla finestra, o qualcuno degli Scarti aveva sparato con la sua pistola. Si strofinò gli occhi e raddrizzò la schiena, cercando di alleviare un po' il dolore. Poi, un suono terribile ruppe il silenzio.

Kaz saltò immediatamente su due piedi (e un bastone) e aprì la porta con uno schianto, scrutando la Stecca alla ricerca della fonte del suono.

Il suono si ripeté, e Kaz non era sicuro se provenisse da una sorta di vecchio meccanismo arrugginito o meno, ma di certo era terribile.

Il silenzio era piuttosto profondo a questa ora del mattino, e tutti dormivano profondamente. Kaz, all'erta e pronto per un eventuale pestaggio, scese le scale buie. Non appena raggiunse la sala principale, un turbine composto da qualcosa di grande e bianco lo assalì. Kaz fece un rapido salto di lato, evitando la grande cosa svolazzante che ora stava facendo quell'orribile rumore stridente.

Era un'oca, gli venne in mente in uno scatto di realizzazione. Era strano vedere un'oca nel mezzo della Stecca. Non solo era completamente fuori contesto, poiché un animale grasso e succulento come quello non sarebbe durato un giorno a Ketterdam, ma era anche come se una parte diversa di lui fosse stata estratta dal suo petto, dai suoi ricordi, e avesse preso una forma tangibile proprio davanti ai suoi occhi. Quest'oca era esattamente come quella che avevano a Lij, il becco, le dimensioni, lo sguardo maligno. Ed esattamente come la loro oca a Lij, attaccò di nuovo, senza ritegno. Kaz colpì l'animale con il suo bastone, solo una volta. Per autodifesa, naturalmente. Non perché era un animale odioso, buono solo per un pranzo di festa.

Senza alcun motivo, l'oca si girò e puntò alla porta d'uscita, poi tornò verso di lui e riuscì a beccargli un piede. Fu sorprendentemente doloroso.

Ucciderò questo animale di merda e ne farò la mia colazione, pensò Kaz con rabbia. Cosa diavolo vuole da me?

L'oca di fattoria della sua infanzia era facile da capire. Odiava Kaz e il suo unico desiderio era quello di mangiare il mais. Era così semplice. Quest'oca, invece, era un mistero.

Sembra quasi che voglia che io la segua. Ma non può essere. Giusto...?

L'oca fece altri rumori terribili, e corse di nuovo verso la porta. Poi tornò ad attaccarlo di nuovo, con più ferocia.

Ghezen, quanto odio le oche. 

Seguì l'oca all’esterno e l'animale ne sembrò abbastanza felice. Non si impegnò più in nessun combattimento contro Kaz, e lui suppose semplicemente di aver indovinato: l'oca voleva condurlo da qualche parte.

Tutto questo è assolutamente folle, pensò mentre l'animale attaccava un piccione a caso dall'altra parte della strada con un battito d'ali e un'abbondanza di suoni striduli.

Anche se era mattina presto, Kaz si rese conto che c'erano già diverse persone che lo seguivano, scambiandosi sguardi curiosi. Ne contò cinque e ne riconobbe tre come membri di bande. Ci era abituato a questo punto, dopo tutto Kaz era uno dei leader più potenti di Ketterdam. Il suo primo pensiero fu per il suo Spettro. Lei sapeva sempre se c'era qualcosa in ballo con altre bande e se era probabile che Kaz venisse seguito. Era abbastanza strano che Inej non ci fosse, in effetti. Inoltre, non gli aveva fatto sapere nulla. Per un momento breve come un'illuminazione, Kaz provò un'improvvisa preoccupazione per lei. E se non fosse stata lì perché le era successo qualcosa?

L'oca attirò la sua attenzione attaccando un paio di vecchi ubriachi che si trovavano per caso in mezzo alla strada. Assomigliavano molto al buon vecchio Per Haskell, pieni di sé e che spendevano tutti i soldi guadagnati da altri in vino e kvas. Nel profondo, Kaz era contento di assistere a questo piccolo spettacolo. Almeno, pensò, quella perfida oca non stava mirando a lui.

I suoi inseguitori erano ancora lì, e sembrava che stessero crescendo di numero. Ora erano in otto, iniziava ad essere preoccupante. Kaz rallentò il passo, mentre la sua mente correva all'impazzata ad ogni possibile spiegazione di questa situazione ridicola. Ora Kaz procedeva più lentamente, un passo alla volta, battendo il bastone sul selciato.

Prevedibilmente, poco dopo, l'oca divenne impaziente e lo attaccò di nuovo, questa volta con più sventolii di ali e terribili suoni acuti. Kaz era già stufo di tutto questo, e prontamente picchiò l'animale con il suo bastone. L'unico risultato di questa strategia fu di rendere l'oca più arrabbiata e più cattiva.

"Kaz, ma che cazzo" una risata venne da dietro di lui, e già sapeva a chi apparteneva. Il più alto e variopinto di tutti gli Scarti, Jesper. E anche, per fortuna, il suo miglior cecchino.

Kaz lo guardò accigliato. "Cos'è, ora sei un difensore dei diritti delle oche?".

Jesper ora lo fissava perplesso. "Si suppone che tu non uccida l'oca, nel tuo Giorno dell’oca" spiegò avvicinandosi, con uno sguardo cauto verso l'animale malvagio. "A proposito, congratulazioni per l’evento, capo!".

Gli occhi di Kaz sfrecciarono nella sua direzione. "Giorno dell’oca. Un nome così stupido che di sicuro te lo sei inventato".

Jesper sorrise incredulo. "Mi stai prendendo in giro?". Incrociò le lunghe braccia in un movimento fluido e piegò appena la testa da un lato. "Aspetta, davvero non lo sapevi? Non mi stavi minimamente ascoltando mentre ti parlavo dei miei problemi d'amore?".

Come Kaz, l'oca si era chiaramente stancata di queste chiacchiere, e questa volta puntò al bastone di Kaz. Lui lo ritirò alla velocità della luce, lasciando l'animale correre senza una meta.

"Di che diavolo stai parlando, Jesper?" chiese, rivolgendosi al suo amico. "Puoi spiegarmi perché, per Ghezen, sono inseguito da un'oca aggressiva e insistente?".

Jesper sorrise. "In effetti, posso e lo farò. Ma, primo, smetti di colpire quel povero animale, e secondo, comincia a camminare o non ti lascerà in pace".

Kaz sbuffò, ma decise di accettare il suggerimento.

Cominciarono a camminare insieme. Jesper sembrava raggiante di felicità, mentre Kaz era ancora più scontroso del solito. La sua gamba malata faceva male e pulsava, e stava seguendo un'oca dispettosa verso Ghezen sa dove. Speriamo in qualche posto a Ketterdam, almeno. Se tutto va bene, lontano da questa gente, che stava tragicamente aumentando di nuovo.

"Fai sparire questa gente" abbaiò a Jesper, senza nemmeno voltarsi. "Agli ordini, capo!" Il cecchino girò sui tacchi sfoderando le rivoltelle e sparò due volte sopra le loro teste, il più in basso possibile senza ferire nessuno. Sorrise per il piacevole brivido sul collo. Lo sentiva ogni volta che usava le sue due bambine. In un attimo, la folla si disperse e ci fu di nuovo il silenzio.

Continuarono a camminare, l'oca davanti a loro una grande e bianca assurdità nei vicoli scuri di Ketterdam.

"Spiega. E fai in fretta". Ordinò Kaz, con la voce più roca del solito.

Jesper giocò con le impugnature delle sue pistole mentre iniziava a parlare. "Tutti in questo mondo hanno un'anima gemella, una persona simile a loro e destinata solo a loro. Si appartengono l'un l'altro, fin dalla loro nascita...".

"Basta con le stronzate sdolcinate e vieni al punto".

L'uomo Zemeni si mise quasi a ridere. "Questo è il punto." Puntò la pistola verso un passante troppo curioso, e l'uomo scomparve in un attimo. "Nel tuo Giorno dell’oca, l'oca dovrebbe condurti alla tua anima gemella. Alla persona che passerà la vita con te e, sai, tutte quelle stronzate sdolcinate. Ecco perché quelle persone ti stavano seguendo, erano incuriosite".

Kaz non parlò, un'espressione imperturbabile in viso. Se Jesper fosse stato un osservatore migliore, avrebbe potuto notare il suo improvviso pallore.

Qualcuno con cui passare la vita? Qualcuno da amare? Come è possibile per me? Kaz sapeva fin troppo bene di non essere altro che un mostro e viveva fieramente con questa consapevolezza. Se quello che Jesper stava insinuando era vero, stava per incontrare una persona che sarebbe stata la sua dolce metà. Fece un respiro profondo. Era impossibile. Come si poteva amare un mostro?   

L'oca stava agitando la coda, procedendo nelle strade strette. Sembrava tutto un sogno. No, un incubo. Kaz ebbe l'impulso di dare un calcio all'oca, ma l'animale camminò più velocemente, quasi leggendogli nella mente.

"Sei emozionato di incontrare la tua anima gemella?".

"Tanto quanto di essere pugnalato nella mia gamba malata. Stiamo andando da qualche parte o quest'oca ci sta solo portando a fare un giro della città?" Il suo sguardo diceva chiaramente sono stanco e questa maledetta gamba fa male, per Ghezen!

Improvvisamente, l'oca si fermò. Cominciò a starnazzare e a correre in cerchio, una macchia bianca nella nebbia di Ketterdam. Non aveva l’aria di volersi più spostare da lì.

Kaz guardò Jesper. "Beh, guarda un po'. Ho ricevuto un'oca difettosa". L'oca si fermò, offesa, e cercò di attaccarlo di nuovo. Kaz schivò il becco appuntito, il suo arancione brillante che lampeggiava tra le piume.

"Cosa ci fai qui?", chiese bruscamente una voce dall'alto.

"Cosa ci fai tu qui?”, rispose Kaz, arrabbiato. "Non mi pare di averti dato un lavoro in questa parte della città, Spettro".

Il viso di Inej apparve dal bordo del tetto. La sua lunga treccia le scivolò dalla spalla mentre si chinava.

Non appena vide l'oca, che continuava a starnazzare in modo inquietante, i suoi occhi si allargarono.

"Quella è...?"

"Sì" rispose Jesper allegramente. "È il Giorno dell’oca di Kaz!".

L'oca iniziò una sorta di goffo tentativo di volare, ma i muri della strada erano troppo stretti e continuava a sbattere sui mattoni con tutto il suo corpo piumato.

Kaz vide Inej bloccarsi, la treccia che ancora oscillava nel vuoto. Lei guardò l'oca, poi il suo sguardo si spostò su di lui.

La pelle di Kaz cominciò a sembrare troppo calda. Troppi pensieri affollavano la sua mente, mentre gli occhi di Inej incontravano i suoi. Sentì l'improvviso bisogno di scappare.

"Bene" disse con voce tagliente. "Avrò bisogno di te alla Stecca, tra una campana da adesso".

Lei lo stava ancora fissando, i suoi occhi marroni e caldi che lo scioglievano lentamente.

In un impulso, Kaz si voltò, tornando a passo svelto da dove era venuto. Jesper gli urlò qualcosa, ma presto la sua voce fu troppo lontana per essere sentita.

Lei era...? La sua mente sembrava incapace di afferrare questo pensiero. Poteva essere la sua anima gemella? Come? Perché?

Questo giorno si stava rivelando diverso da tutti gli altri della sua vita. Era semplicemente, inevitabilmente diverso. Come il giorno di un matrimonio, il giorno di un funerale. Forse è per questo che Jesper sembrava così eccitato per il Giorno dell’oca.

Sentì quella maledetta oca dietro di lui, i suoi piedi pesanti sul marciapiede. E c'era anche lei. Lo seguiva dai tetti, come al solito.

La ignorò con tutto sé stesso, cercando di concentrare il pensiero sui compiti quotidiani che lo attendevano alla Stecca. L'unico problema era come liberarsi di questa maledetta oca. Kaz non poteva immaginarsi a tramare una rapina o a intimidire qualcuno, mentre era sotto il costante attacco di questo animale beccuto. Bene, pensò, sopporterò questa situazione per ora. Ignoriamola finché non potrò occuparmene, per il pranzo o per qualsiasi altra cosa. L'oca fece un verso rabbioso dietro di lui. Poteva sentirla correre per raggiungere il suo passo. Forse dovrei semplicemente ucciderla, quanto può essere difficile?

Di solito non ci si sveglia la mattina con la consapevolezza che un giorno simile sarebbe arrivato. È impossibile riconoscere in anticipo un giorno speciale, un terremoto in una vita stabile. Kaz non voleva ammetterlo, ma aveva sentito quel cambiamento nel momento in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli di Inej. La mente calma e serena di lei si era connessa alla sua mente irrequieta in un modo che non aveva mai sperimentato prima, e non era sembrata una connessione forzata, nemmeno per un attimo: sembrava soltanto giusta.

L'oca gli pizzicò i pantaloni, cercando di trattenerlo. Infastidito dal tumulto dei suoi pensieri, Kaz sfogò la sua furia in una veloce e forte bastonata. L'oca saltò indietro, sbattendo le ali con rabbia.

Perché stava scappando?, la sua mente continuava a pensare. Kaz rifiutava di accettare la risposta: perché, per la prima volta dalla piaga della Favorita, aveva qualcosa a cui teneva e questa semplice idea lo spaventava più dell'inferno stesso. Sarebbe stato dannato comunque.

Leggera come una piuma, Inej atterrò al suo fianco, iniziando a camminare velocemente, ma ancora silenziosa come un'ombra.

"Kaz, che cos’era?" chiese senza mezzi termini.

Che cos'era? E come diavolo faccio a saperlo? 

"Ovviamente, un'oca". La sua risposta fu secca, il bastone che batteva più forte.

 

 

Passarono per la strada del mercato, e lì successe il caos. L'animale, improvvisamente eccitato dalla vista della gente e del cibo, fece volare i tavoli dappertutto e spaventò i commercianti, strillando sempre e tornando a dare spinte, mordere o attaccare Kaz, mentre Inej cercava di pulire il casino dietro che l’oca si lasciava dietro.

Improvvisamente, l'oca starnazzò furiosamente verso Kaz, poi cominciò a correre in cerchio intorno a lui e a Inej, portando ancora distruzione intorno a loro e costringendo i due a rimanere nel mezzo, per non essere investiti. Il casino attorno continuava, impedendo ogni conversazione tra loro.

Il cuore di Kaz batteva forte. Lui e Inej erano più vicini ora, e poteva vedere che lei lo stava osservando con attenzione. C’era qualcosa di profondo nel suo sguardo che non riusciva a capire. Il loro legame era chiaramente presente, lo sentiva chiaramente, e anche se aveva cercato di negarlo anche a sé stesso, ora sapeva che non ci sarebbe più riuscito. Era come se fosse parte di lui, e anche se l’idea lo atterriva, anche se chiaramente non era pronto a riconoscere la gravità dell'intera situazione, questo legame era troppo importante.

Aveva la sensazione che Inej potesse capirlo profondamente e che potesse sentire ogni suo pensiero, anche quelli che lui cercava di nascondere. Come quanto amasse la sua risata, o i suoi capelli sempre accuratamente intrecciati, o i suoi occhi scuri come le paste al cioccolato che le comprava durante i loro appostamenti...

"Kaz" disse Inej a voce alta, cercando di superare i suoni prodotti dall'oca. "Quest'oca... è qui per noi".

E come per incanto, adesso che lei aveva detto queste parole, il loro legame era diventato qualcosa di inevitabile. L'oca era lì per loro due, e questo poteva solo significare che erano l'uno l'anima gemella dell'altro. Che erano destinati a stare insieme in questa vita. Le guance di Inej erano arrossate, ora.

Kaz non era sicuro di come rispondere. Quindi si limitò a chiedere "Come ci liberiamo di questa bestia? Stavo pensando di soffocarla, ma ho la sensazione che questo animale abbia più vite di me".

Lei dovette quasi urlare perché lui sentisse. "Devi baciarmi".

Baciarla? Ah, come no! Non poteva nemmeno tenerle la mano, anche se avesse voluto...

Lei sembrò capire il suo disagio - probabilmente, poteva, attraverso la loro connessione - e si spostò più vicino, la sua piccola silhouette che sembrava ancora più piccola accanto a lui.

Improvvisamente Kaz sapeva cosa fare. Era come se potessero condividere i pensieri in un modo tutto particolare. Erano più colori e sentimenti che pensieri veri e propri, ma non importava. Sapeva cosa fare perché Inej aveva trovato un modo per dirglielo. Baciami sulla fronte, allora.

Per un momento esitò. È solo un breve contatto, si disse. La gente normale fa sempre queste cose. Ma una parte di lui continuava a chiedersi: era giusto che lo facesse? Poteva, davvero? Non era abituato al contatto umano, a meno che non fosse durante un combattimento, e non erano certo in quel tipo di situazione.

Inej sfiorò la sua mano contro la sua. Kaz rimase immobile, e lei lentamente intrecciò le sue dita con quelle di lui, guardandolo in un modo che fece contorcere deliziosamente il suo stomaco.

Si permise di indugiare nel calore del suo sguardo, poi raccolse tutto il suo coraggio e si chinò a baciarla.

L'oca stava starnazzando così forte a questo punto che entrambi avrebbero potuto diventare sordi in qualsiasi momento. Ma Kaz riusciva solo a sentire i loro cuori che battevano insieme mentre posava le labbra sulla fronte di Inej. Fu il più leggero dei baci, ma mandò lo stesso un brivido nelle vene di Kaz e poteva sentire distintamente ogni parte di sè che gridava Sì! Sì, è lei, è la nostra anima gemella! Presto una sensazione di nausea si insinuò in lui, acque scure lo minacciavano di nuovo, ma non in maniera così grave come si sarebbe aspettato. Forse, stava ancora piuttosto bene perché Inej era lì, il suo tocco e il suo respiro costante così confortanti in questa follia.

Quando Kaz si tirò indietro, un dolce sorriso si era formato sulle labbra di Inej, e intorno a loro c'era, finalmente, silenzio. Lui indugiò nella sua bellezza per un po', e fu sorprendente vedere che lei lo guardava in modo simile. Era incredibile, in realtà, sentire completamente questa dolce connessione per la prima volta. A dire il vero, Inej era incredibile.

Quando tornarono alla Stecca, con Jesper appostato nel corridoio ad aspettarli, Kaz era incline a credere che fosse tutto uno strano sogno dato dalla stanchezza. Ma, anche se si fosse rivelato un sogno, era comunque il miglior sogno che avesse mai fatto.

 

 

 

 

 

 

 

  
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