«Come
hai potuto?!»
Quando
lo sentì urlare scandalizzato,
Fera stava finendo di impacchettare il regalo per Paul – un
romanzo babbano che
faceva parte di una serie poliziesca amata da entrambi. Sì,
“scandalizzato” era
la parola giusta. Non offeso o incredulo: Percy era talmente fuori di
sé da fissarla
con gli occhi spalancati dietro le spesse lenti, la bocca che mimava un
balbettio
incapace di trasformare in suono. In meno teneva un pezzo di carta su
cui
spuntava la calligrafia della stessa Fera. Che, però, ancora
non aveva capito.
«Tu…»
riuscì finalmente a dire il
suo fidanzato. «Come hai… Come ti…
Perché proprio… No, dico, ti ha dato di volta
il cervello?!»
Una
simile indignazione veniva di
solito messa in mostra da Percy quando, al Ministero, si vedeva passare
davanti
colleghi che non rispettavano alcuna etichetta, infrangendo da una a
sedici
regole – una volta le aveva contate – dello Statuto
Internazionale di
Segretezza. Regole talmente antiquate che la stessa Fera ne aveva
dimenticato l’esistenza.
“No,
Percy” ricordò di avergli
detto “Goodkind non può indossare il cilindro per
mescolarsi ai Babbani. No,
nemmeno se ci aggiunge un mantello. Soprattutto se
ci aggiunge un
mantello.”
«Perce,
si può sapere cosa c’è
che non va?» chiedeva ora, domandandosi cosa avesse potuto
rendere il ragazzo
tanto sconvolto. Poi guardò di nuovo il foglio che teneva
tra le mani e capì.
Tacque.
«Ah.»
Gonfiò
le guance.
Scoppiò
in una fragorosa risata.
«Non
ridere!» si infiammò
ulteriormente Percy. «È…
è… oltraggioso! Perché hai messo il suo
nome?»
«A
essere onesti…» provò a dire
Fera reprimendo le lacrime «non dovresti… ah
ah… svelarmi il tuo… ah ah… regalo
segreto!»
Le
guance di Percy avvamparono
fin quasi a cancellare le sue lentiggini. «Non è
un regalo, se non lo faccio!»
«Sì
che lo farai, è questo il
senso del Babbo Natale segreto: un regalo per uno senza pensare a tutti
gli
amici.»
«Ah,
era questo il gioco? Allora
perché non Paul? Catherine? Perché…
perché lei?»
«È
mia amica! Dai, non fare il
tragico: ho da parte una penna che avrei voluto regalarle prima o poi,
gliela
puoi dare tu.»
«Ma…
è una penna. Che ci fa?»
Fera
sollevò un sopracciglio. «Ci
scrive, genio.»
«Intendo
dire che è una bella
penna, è sprecata per lei.»
Sospirando,
spinse la penna tra
le sue mani. «Fidati, preferisci questo a lambiccarti il
cervello per farle un
regalo.»
Apparentemente
convinto, Percy
ritrovò il suo colorito naturale e tornò in
camera; Fera, tuttavia, poteva
vedere gli ingranaggi girare nella sua testa. Quella storia del Babbo
Natale segreto
non gli era piaciuta, oh no, non gli era piaciuta
per niente.
«…e
questo è il mio.»
Nel
momento in cui Paul scartò il
pacchetto con il suo nome sopra, dalla sua bocca uscì un
“Oooh” estasiato, mentre
sua moglie roteava gli occhi al cielo.
«Ancora
quel tipo lì?» sbuffò
Catherine. «Come fa a piacervi? Ci sono così tanti
libri babbani interessanti…
E poi non vale: si capisce che il regalo viene da te, Fera!»
«È
un regalo fantastico!»
ringraziò invece Paul. «Grazie, Fera, lo
leggerò stasera stessa.»
«Assolutamente!
Devo sapere cosa
ne pensi di…»
Catherine
tossì.
«Oh,
giusto… Giusto, finiamo
prima con i regali. Chi è il prossimo?»
«Percy»
disse la padrona di casa
porgendo all’ospite un pacchetto rosso.
«Non
penso faccia parte del gioco
babbano» rifletté, girandoselo tra le mani.
«Non riconosco la vostra calligrafia.»
«Beh,
è questo il punto, no?
Aprilo, dai!»
Titubante,
Percy lo scartò.
Conteneva una confezione di dolcetti. Sorrise.
«Deve
averli fatti la mamma.
Strano, di solito ci manda un maglione…»
Gonfiò il petto. «Forse vuole
congratularsi per il posto al Ministero.»
«Ma
se hai cominciato mesi fa!»
«È
sempre un traguardo da
festeggiare.»
Fera
avrebbe voluto afferrare il
regalo con su scritto il proprio nome, ma Percy titubava, continuando a
fissare
i dolcetti.
«Va
bene» sospirò. «Puoi
mangiarne uno, non ti chiederemo di offrircene.»
«Non
so cosa tu voglia…»
«E
mangiali!» sbottò Catherine.
Di
fronte a tale sfoggio di
maleducazione e in virtù del buon nome delle feste
natalizie, Percy non poté
fare altro che obbedire. Prese una delle quattro crostatine al limone
dalla
scatola e le diede un morso; apprezzandone il sapore, la
finì in soli due
bocconi.
E
cominciò a diventare giallo.
Con
terrore crescente, notò le
proprie mani allungarsi e le dita trasformarsi in piume dello stesso
colore,
mentre dove poco prima c’era stato il suo naso comparve un
becco aguzzo, che scalciò
gli occhiali per terra.
Caddero
insieme alla scatola
regalo, che rovesciandosi rivelò un biglietto nascosto.
I tuoi fratelli
sono geniali!
Buon Natale,
idiota