Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: Shireith    02/12/2021    3 recensioni
A Suga ci vogliono settantacinque giorni – i suoi coinquilini li hanno contati; i coinquilini di Shimizu, pure – per invitare Shimizu a un appuntamento (lei dice sì).
[Sugawara/Shimizu; AU: Suga lavora in una fioreria e Shimizu come tatuatrice]
‣ Storia partecipante all'iniziativa Regali di inchiostro tra i tavoli del pub organizzata dal gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta.
‣ Storia scritta per il Calendario dell’avvento 2021 organizzato da Cora sul forum Writing games – Ferisce più la penna.
Per Gaia Bessie.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daichi Sawamura, Kiyoko Shimizu, Koushi Sugawara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prompt: ricordo
Per Gaia Bessie.

Il ciclo vitale degli alberi


 Shimizu ha le braccia lunghe e pallide ricoperte di tatuaggi che gliele avvolgono come due ragnatele, e ne vorrebbe altrettanti sparsi su tutto il corpo. Suga profuma così tanto di fiori ed erbe che il profumo è diventato ormai puzza e non se ne va più; gli rimane attaccato ai vestiti, a volte gli sembra di fiutarlo sotto le unghie appena cresciute delle mani.
 Shimizu gli ha detto che le piace, è come un segnale che la avvisa che si trova nelle vicinanze. Per la precisione, dall’altra parte della strada. Da lì, separati da due vetri (le ampie vetrate della fioreria per cui fa le consegne Suga, le finestre del tattoo shop in cui Shimizu lavora con alcuni amici), Suga la osserva ogni giorno – e sì, potrebbe sembrare uno stalker, ma non è così: c’è davvero solo una strada a separarli, in più frequentano lo stesso bar, e anche quando non s’incontrano lì per colazione, Shimizu si cura di passare ogni mattina a porgergli un saluto. Presto gli porta anche un cornetto e un caffè, perché nessuno dei due disdegna una colazione diversa da quelli che sono gli standard giapponesi – forse anche perché nessuno dei due abita più coi genitori e hanno imparato a proprie spese che la colazione non si materializza come per magia ogni mattina.
 Si crea un rituale, una gemma preziosa che s’incastra alla perfezione nella loro routine come se ne avesse sempre fatto parte, e anche Suga inizia a portarle caffè e cornetto quando non la vede al bar. Iniziano ad alternarsi, come se si fossero messi d’accordo (non l’hanno fatto).
 Shimizu è bellissima, dice Suga ad Asahi.
 Shimizu è intelligentissima, racconta Suga a Daichi.
 Shimizu è gentilissima, assicura Suga a Noya.
 Shimizu è tutti gli aggettivi superlativi in -issima, ripete Suga a chiunque gli dia retta (i suoi tre coinquilini hanno smesso di farlo).
 A Suga ci vogliono settantacinque giorni – i suoi coinquilini li hanno contati; i coinquilini di Shimizu, pure – per invitare Shimizu a un appuntamento (lei dice sì).
 
*
 
Un albero ci mette più di dieci anni a crescere,
e un’ora o poco più basta a ucciderlo (è uccisione; è vivo anche l’albero).
Un colpo d’ascia, due, cinque, venti, fai cinquanta – è un compito faticoso, specie per un uomo deboluccio, ma prima o poi ce la si fa; e se anche ci si mette un giorno, comunque non è paragonabile a una decina e anche di più d’anni.

 
*
 
 Shimizu avrebbe le braccia lunghe e pallide immacolate, se non fosse per i tatuaggi. Le coprono la pelle, e la pelle a sua volte copre le cicatrici che la imbruttiscono solo dentro, come gli anelli di un albero che ne indicano l’età e possono essere contati solo quando tagli il tronco.
 Ad avere l’illusione di vivere per sempre e morire in un solo istante, Shimizu sa come ci si sente.
 E sa anche cos’abbia provato l’albero la prima volta che il boscaiolo cattivo gli ha assestato un colpo d’ascia sulla corteccia – per lei sono coltellate al petto, una o più per ogni giorno. Non smettono mai, seguono lo scorrere inesorabile del tempo.
Tic tac, scandisce l’orologio – ed ecco una coltellata, lì dove la ferita non riesce a guarire perché non ne ha il tempo.
 Shimizu immagina il suo principale nemico come un individuo maligno che la segue dovunque; non ha volto né nome, è solo un individuo che incarna l’essenza d’un ricordo e porta con sé un pugnale per ferirla al petto.
 Alle 8:15 di ogni mattina, per la precisione.
 Shimizu esce di casa, fa colazione (ha cambiato bar), e va al lavoro. Prima di entrare, lo sguardo viene attirato dall’altra parte della strada: è come un padrone che fischia per chiamare il cane, e il cane ci casca sempre. Un ragazzo alto coi capelli scuri e l’espressione furba ha iniziato a lavorare per la fioreria da due mesi (non è Suga).
 L’individuo l’accoltella al petto – ricordi?
 Shimizu ricorda.
 Incassa il colpo, poi entra.
 
*

 Gli alberi in estate sono verde brillante che si beano al sole riflettendone la luce, le diceva Suga (Shimizu se lo ricorda).
 (Quello che non le diceva è che lei gliela ricordava, l’estate – i ghirigori sulle sue braccia, la prima volta che l’aveva vista da lontano sotto un sole che scottava, gli erano sembrati fantasie floreali. E d’altronde non poteva fare a meno di paragonare il caldo torbido dell’estate a quello che provava dentro, all’altezza del petto, ogni volta che i loro sguardi s’incrociavano e lei gli regalava uno dei suoi sorrisi tenui e a loro modo accecanti.)
 
«Oh… Shimizu, sei proprio tu?»
Shimizu solleva il mento non appena sente il suo nome, riconoscendo già la voce: e infatti eccolo lì, seduto al bancone alla sua destra, Daichi. Il coinquilino, ex coinquilino, di Suga. Non lo vedeva da prima dell’estate.
Dall’incidente.
(Il petto le fa male – ricordi?)

 Gli alberi in autunno sono i più amati, comprensibilmente: si tingono d’arancio, di marrone, di giallo, di un verde meno saturo; perdono le loro foglie e le regalano al terreno così come la stagione regala ai bambini la seconda festa da loro più amata. Gli alberi in autunno sono, erano, i suoi preferiti, le diceva Suga (Shimizu se lo ricorda).
 (Quello che non le diceva è che lei glielo ricordava, l’autunno – i suoi occhi erano marroni ma mai dello stesso marrone. Quand’era arrabbiata o contrariata s’indurivano e affilavano come pietra e forse per questo parevano quasi diventare grigiastri. Quand’era contenta o emozionata si scioglievano come cioccolato fuso e diventavano castano chiari con spruzzi di giallo. Il verde voleva studiarlo più a lungo, prima di decretare cosa gli ricordasse – che non ne avrebbe avuto il tempo, mai l’aveva messo in conto.)

«… vorrei solo che il tuo ragazzo non lasciasse le sue cose in giro!»
«Non è di Kageyama, penso appartenesse a, ehm…»
A Suga. La sciarpa che Yachi ha trovato buttata sotto il divano apparteneva a Suga.
Mentre origlia dal corridoio che porta in cucina a Shimizu sembra di vedere il senso di colpa deformare i lineamenti di Yachi, sente la sua voce e quella di Hinata abbassarsi.
Era ancora lì, quella sciarpa. Da mesi.
(Il petto le fa male – ricordi?)
 
 Gli alberi in inverno sono un po’ brutti, pensano alcuni, e forse non hanno tutti i torti: bella la neve, davvero, ma è tutto così bianco che presto rischia di diventare deprimente. Le povere foglie appesantite da quel manto freddo non sono belle, diceva Suga (Shimizu se lo ricorda).
 (Quello che non le diceva è che lei glielo ricordava, l’inverno – e dentro di lei non era brutto come quello di fuori, affatto. Suga ammirava la rigidità di cui Shimizu si dimostrava capace quando ce n’era bisogno. L’unica cosa che apprezzava di meno, forse, era quanto freddi fossero i suoi piedi nelle notti in cui condividevano lo stesso letto pur non abitando insieme – per questo Suga le aveva fatto trovare una borsa dell’acqua calda in un cassetto. L’aveva fatto di nascosto perché non voleva che Shimizu recepisse il messaggio. Peccato che sulla borsa dell’acqua calda vi fossero disegnati dei simpatici gattini e Hinata, uno dei suoi coinquilini, l’aveva implorata di regalargliela perché a lui serviva proprio una borsa dell’acqua calda e in più adorava i gattini.)
È quasi Natale – Shimizu pensa già a quando sarà primavera.
 
 Gli alberi, in primavera, sono più belli che in autunno: in autunno ci sono quel giallo burro e quel rosso fuoco che incantano, ma primavera è riscoperta, è rinascita, è la bellezza che va in letargo sotto un manto di neve per poi tornare più possente e carica che mai. Alcuni direbbero che è una descrizione ingiusta perché l’inverno è maestoso e gli alberi in quel periodo non sono da meno, e poi inverno vuol dire Natale e Natale vuol dire tante cose belle!
 Suga odiava l’inverno ma amava il Natale, le diceva sempre (Shimizu se lo ricorda).
 (Quello che non le diceva era che non aveva ancora trovato qualcosa che la collegasse alla primavera, forse perché era così proiettato sul Natale che al dopo ancora non ci pensava. Le avrebbe chiesto se voleva conoscere i suoi genitori, a Natale. Le avrebbe comprato il regalo più bello di tutti, a Natale. Le avrebbe detto, senza che dovesse spaventarsi, che pensava di amarla davvero, e che già poteva vedere delinearsi all’orizzonte una sorta di futuro, per loro due.
 Forse a quel punto la primavera sarebbero stati loro che rinascevano insieme.)

Tutte quelle cose, Suga avrebbe fatto bene a dirgliele – perché, di rinascere, Shimizu proprio non ce la fa.
Nemmeno a Natale.
 
(L’individuo maligno senza volto,
forse un volto ce l’ha – capelli chiarissimi, occhi nocciola,
un neo sotto l’occhio sinistro – o forse più che volto
è una maschera, l’ombra di un ricordo,
e calandosela sul viso l’individuo la insegue
in ogni dove per accoltellarla.)
 
A Natale, Shimizu attende la primavera.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Shireith