Calendario dell'Avvento, giorno 2

Prompt: palle di neve

Lo dicono gli occhi

Però ne è valsa la pena. 

È una consapevolezza che rimbalza negli occhi di tutti i presenti, un continuo susseguirsi di sguardi che colpiscono un viso e poi un altro e un altro ancora.

Però ne è valsa la pena, lo dicono gli occhi di Bucky che un po' cedono al senso di colpa ogni volta che Steve tossisce e sibila respiri strettissimi, ma che comunque non riescono a smettere di brillare di soddisfazione. Perché una battaglia così non si vedeva da almeno tre inverni, e stavolta Bucky non ha sbagliato quasi nessun tiro e ha costretto Stein alla resa – e Stein ha quasi quattordici anni!

Tutto merito della sua mira e della strategia di Steve.

Però ne è valsa la pena, lo implorano gli occhi stanchi e pieni di preoccupazione di Sarah, che con un solo sguardo ha riconosciuto la febbre sul viso di suo figlio mescolata con l'eccitazione febbrile di un pomeriggio fatto solo di momenti felici.

Perché tanto una ricaduta sarebbe arrivata comunque, anche se Steve fosse rimasto segregato in quella casa troppo umida e troppo fredda. 

Però ne è valsa la pena, gli occhi di Steve sembrano urlarlo ogni volta che sua madre si china a sfiorargli la fronte con un bacio che è un po' una carezza di mamma e un po' il gesto esperto di un'infermiera che vuole assicurarsi che la febbre non sia salita troppo. Perché prima di fare amicizia con Bucky non aveva mai avuto una battaglia a palle di neve da combattere, men che meno una da vincere.

E forse passare l'intera mattinata con le calze bagnate fradice e la faccia costantemente bersagliata da manciate di neve ben pressata non è stata una mossa saggia, ma avrebbe voluto – e potuto, lo sapeva – continuare per tutto il giorno.

***

Sarah sorride.

La febbre di Steve negli ultimi tre giorni si è manifestata soltanto in uno sguardo più lucido del solito, e il sibilo nel suo respiro sembra essersi quietato.

Non si è quietata però la luce che gli accende lo sguardo ogni volta che Bucky entra in casa Rogers senza nemmeno bussare, per poi passare pomeriggi interi appollaiato in fondo al materasso di Steve: confabulano e pianificano e immaginano, e Sarah sente che forse dovrebbe preoccuparsi, perché quel confabulare e pianificare e immaginare sembra promettere soltanto altri guai, ma non riesce a farlo.

Non fino in fondo, non del tutto, perché qualcosa le dice che, alla fine, ne sarà valsa la pena.

Note:

Ho pochino da dire, questa volta.

Sto approfittando del Calendario dell'Avvento (con cui temo non riuscirò a essere costante, questi primi due giorni sono stati un po' un caso) per provare a buttarmi e scrivere senza troppi paletti: mi rendo conto che questa non è nemmeno una storia, ma solo una mezza scena senza alcun contesto e senza alcun significato, ma insomma, ogni tanto sento il bisogno di tornare da Steve e Bucky piccini ma non trovo mai il contesto e la trama giusta, quindi qui ho deciso di fregarmene e scrivere comunque.