Serie TV > The Umbrella Academy
Segui la storia  |       
Autore: Artemys22    02/12/2021    0 recensioni
La storia di una persona nata l' 1 Ottobre 1989 raccontata attraverso i suoi incontri con tutti i membri dell'Umbrella Academy.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aprì la porta del furgone e strattonò il borsone. Doveva recuperare Dolores, aveva bisogno di Dolores. Nervoso e sconfortato com'era non notò nemmeno la scritta sulle ceneri che ricoprivano il parabrezza, ma si caricò il suo manichino sottobraccio e chiuse la porta dietro di sé senza voltarsi. Camminò a lungo senza riuscire a rallentare il passo erratico né il respiro ansioso.

《Sì, lo vedo!》si rivolse agitato alla compagna rigida sotto il suo braccio.

《No... Ci dev'essere qualcosa che non va, qualcosa di cui non ho tenuto conto... Non lo so, Dolores! Hai qualche idea?》

Sbuffò alla silenziosa redarguizione del mezzo busto ma si dette un contegno.

《Hai ragione, scusa,》si fermò per guardarla negli occhi, celesti e immobili, leggendoci dentro tutto il rimprovero e l'affetto che gli riservavano. Aveva appena perso la sola cosa che gli serviva per fermare l'Apocalisse. Un solo nome, andato in fumo. Puff. Sapeva di poter contare sul supporto di Dolores, ma non era sufficiente per placare lo sconforto di quel momento e il presagio di panico che le conseguenze dell'esplosione portavano con loro.

E adesso?

La risposta più semplice gli venne data quando vide un negozio sull'altro lato della strada.

《Mi perdonerai,》sussurrò a Dolores carezzandole distrattamente un fianco come a scusarsi in anticipo. Attraversò il marciapiede lanciando una mera occhiata per controllare che non vi fossero macchine di passaggio. Entrò svelto nel piccolo supermarket; andò dritto alla sezione dei liquori, ne pescò uno incolore a caso e si nascose dietro una corsia per saltare nel magazzino senza essere visto, uscendo dal retro.
No, Dolores si sbagliava. Non avrebbe trangugiato l'intera bottiglia, gli serviva solo un goccio per distendere i nervi e pensare con più calma; non avrebbe di certo risolto mezza equazione con il continuo rimorso e il senso di fallimento per la testa.

************

La biblioteca pubblica era alquanto tranquilla. Parimenti ai vicoli dove i drogati si nascondevano come gatti morenti, c'era silenzio e a nessuno importava degli altri. Non c'era il tanfo, però, era molto più pulito e c'erano informazioni
Dopo l'overdose, il corpo di G era stato investito per sbaglio da un camion una volta, ed era stato intenzionalmente intossicato con un ammorbidente e dato alle fiamme altre due.

Non era mai morto.

Decise di infilare una blusa color panna con dei jeans– gli ultimi che avrebbe mai rubato, capelli corti biondi e spumosi di messa in piega, un lucidalabbra e un'età fra i cinquanta e i sessant'anni. Prese anche degli occhiali da sole, perché trovava che quegli occhi chiari fossero fin troppo sensibili alla luce per i suoi gusti. 
Non sapendo da dove iniziare, ribaltò la sezione di cronaca da cima a fondo, senza trovare il benché minimo riferimento alla sua situazione. Pensò poi che il suo fosse un caso certamente unico, più che raro. Passò quindi alla letteratura, cercando romanzi di ogni genere e dimensione in cui si parlasse di personaggi resuscitati o immortali. Nessuno di essi era tratto da storie realmente accadute e nessuno proponeva rimedi realmente praticabili– anche i più avanzati testi accademici di mineralogia non citavano mai la kryptonite. Stanca dopo aver passato quasi l'intera giornata in biblioteca, affranta ma non ancora sconfitta, si recò alla sezione di biologia. Magari informandosi sul comportamento di un corpo normale avrebbe potuto ricavare cosa non andasse nel suo. Le dimensioni dei testi più completi che trovò a riguardo pesarono sulla sua pazienza e autostima, oltre che sugli avambracci: non aveva mai studiato prima, ma non si diede per vinta. Premendo un orecchio sulla spalla sistemò gli occhiali da sole che dalla fronte le erano scivolati sul naso, non potendo usare le mani, e si avviò alla postazione precedente. Passò dalla sezione di matematica, adiacente a quella di fisica e, arrivata alle scale, vide una cosa alquanto strana. Notò, nascosto in un angolo, un manichino di donna e una bottiglia mezza vuota di qualcosa. Fogli, taccuini e penne circondavano il busto di plastica tutto rovinato, sparpagliati sul pavimento. Scorse solo dopo un ragazzino, non doveva avere più di quindici anni, dall'aria spenta avvolgere un braccio intorno al manichino e mormorare qualcosa contro di esso. Poi alzò lo sguardo, e la vide. Sembrò irrigidirsi e cercò di schiacciarsi meglio contro il muro dietro di lui. G lo raggiunse, curiosa; a meno di tre metri da lui poteva chiaramente distinguere l'odore del contenuto della bottiglia.

Il ragazzo scosse appena la testa con aria confusa allentando la presa sulla manica della compagna inanimata. 《Handler? Come hai... Che ci fai tu qui?》

《Cos-... Come, scusa?》

Lui ghignò e raddrizzò la schiena. Lei si avvicinò di un passo.

《Non vieni mai sul campo, lo sappiamo entrambi. Che c'è, l'uccisione di quella manica di incompetenti ti ha spaventata?》e rise, dandosi mentalmente dell'ubriacone, per una volta in accordo con Dolores, perché sapeva che non c'era nulla che spaventasse davvero Handler.

G scosse la testa confusa. Era chiaramente ubriaco. Le si strinse il cuore al pensiero di un bambino della sua età, così giovane, già distrutto dalla vita a quel modo da dover ricorrere all'alcol. In una biblioteca pubblica, per di più. Appoggiò i libri a terra, prese posto accanto a lui senza sfiorarlo neanche con un lembo di vestiti e prese la bottiglia nascondendola dietro di sé.

《Temo tu mi abbia confuso con un'altra persona, tesoro.》

《Oh, andiamo, smettila di fare finta di niente,》sbottò, suonando improvvisamente insofferente; lasciò andare il manichino per ruotarsi nella sua direzione.

《Siamo solo noi adesso. A che pro, fingere? Ora puoi... uccidermi o portarmi alla Commission-...》il sorriso furbo scomparve all'improvviso dal suo volto. Cominciò a guardarsi intorno e G lo imitò inevitabilmente, togliendosi finalmente gli occhiali scuri per vedere meglio.

《Dov'è la valigetta?》ma quando tornò a guardarla capì quasi subito che davvero non era chi credeva che fosse.

《Quale valigetta?》

Ora G poteva chiaramente vedere ogni dettaglio del ragazzo: i capelli scuri scarmigliati, le tracce di sporco sul suo viso, la divisa disordinata, gli occhi spalancati e sorpresi.

Così anche Cinque poteva vedere chiaramente i dettagli del viso della donna che aveva davanti. Era uguale a Handler in tutto, se non fosse per gli abiti che inizialmente lo avevano alquanto sorpreso, essendo totalmente differenti dallo stile stravagante tipico della sua ormai ex datrice di lavoro. Ma i suoi occhi, oh, gli occhi verdi sembravano quasi risplendere anche nella riservata penombra di quell'angolo nascosto della biblioteca.

《Sei tu...》sussurrò senza mai staccare gli occhi dai suoi.

G rimase interdetta. Aveva preso le sembianze di un corpo mai visto prima; possibile che fosse una persona realmente esistente? Che avesse casualmente incontrato qualcuno che riconosceva quel corpo? Lo vide rilassarsi di colpo, gli occhi socchiudersi e le spalle sciogliersi contro il muro.

《Sarà una coincidenza,》disse il bambino ridendo, questa volta sinceramente divertito, 《ma devo farti i miei complimenti. Uguale in tutto... Eccetto gli occhi, ovviamente. Cazzo, mi hai proprio fregato!》

Non poteva di certo chiedergli se si conoscessero già. E se fosse stato così? Comunque non doveva essere troppo difficile improvvisare con un ragazzino. Ubriaco.

"Sarà divertente."

《Già, te l'ho proprio fatta!》

Se le dava del tu e le parlava in quel modo, dovevano conoscersi abbastanza bene. Scivolò quindi più vicina a lui per sembrare più naturale.

《Allora,》sollevò la bottiglia di alcolico afferrandola dal collo e tenendola sempre a debita distanza dal ragazzo,《cosa ci fai qui?》

Cinque si prese un momento prima di rispondere. La guardò a lungo senza dire una parola, poi guardò Dolores.

《È strano, non è vero?》scandì marcatamente le parole, come se temesse di trascinare le sillabe per colpa del quarto di litro che si era scolato prima. Recuperò un pastello scuro da sotto la gamba e prese ad osservarlo con sguardo quasi maniacale.《L'ultima volta questo posto era un cumulo di calcinacci... Ma le pareti sono sempre ottime per scrivere.》

Solo allora G notò i numeri e i simboli scritti con tratti spessi e furiosi tutt'intorno a loro. Si prese un momento per analizzare meglio la situazione.

"Non vuoi dirmi che ci sei venuto a fare sbronzo in biblioteca? E va bene, sei tu che te le cerchi."

Strofinò un pollice sul suo mento annerito senza pulirlo sul serio. 《Che ti è successo?》

Il ragazzino sembrò analizzarsi: si guardò le mani sporche, i calzoncini strappati qua e là; poi i fogli scribacchiati e trattenne a stento un rigurgito dal marcato retrogusto di... qualunque cosa fosse quella che aveva bevuto fino a quel momento.

《Se parli dei miei vestiti, è esploso un palazzo. Se parli delle equazioni, stessa risposta. La bottiglia invece non ricordo esattamente...》socchiuse gli occhi nel vuoto, un'espressione più concentrata del necessario. A G venne da ridere.

《Ti ricordi almeno il tuo nome?》fece fingendosi esterrefatta. Lui aprì la bocca e inspirò a fondo come per rispondere, ma si fermò e soffiò rumorosamente tutta l'aria attraverso un paio di risate. La guardò con quella che, nella sua testa, doveva essere un'occhiata pietosa. A G parve solamente spaesato e in preda ad una breve vertigine.

《Non c'è bisogno che improvvisi con me, so chi sei,》rise di nuovo lanciando nella sua direzione uno sguardo divertito.

《Certo che lo sai,》gli rispose lei, con la netta impressione di avere a che fare con un pazzo. Quello, o qualcuno che sapeva davvero chi era. Per un momento le passò per la testa l'idea di alzarsi ed evadere quella strana conversazione cambiando volto, ma ancora una volta il ragazzino troncò di netto i suoi pensieri con quella nota quasi malinconica nella voce.

《Sai G, non ho mai capito come facessi.》

Lei sobbalzò vistosamente sentendosi chiamare.

《Come sai il mio nome?》

《È una lunga storia, lo scoprirai. Anzi, spero proprio di no, vorrà dire che avrò impedito la fine del mondo,》e lei non riuscì a dire niente quando lui prese un generoso sorso dalla bottiglia, ancora elaborando le sue parole enigmatiche. Tutto di lui era misterioso. Per un momento si chiese se non fosse lui a giocare con lei, e non il contrario.

《Sei ubriaco fradicio,》asserì trascinando la botiglia fuori dalla sua portata. Era l'unica possibilità, che fosse pieno di alcol come una spugna, o non si spiegava come facesse ad avere indovinato il suo nome. A dirla tutta, non si spiegava neanche così. Lui le strappò il vetro di mano prima che fosse troppo distante.

《Non te l'ho mai chiesto... Sapevi dell'Academy e so quanto fosse estenuante la vita per te,》disse trovando con poca difficoltà il suo guardo. La vera sfida fu rimettere bene a fuoco la sua immagine.

《Perché non hai mai cercato aiuto? Avresti avuto un tetto fisso sulla testa, papà avrebbe trovato il modo di risalire alla tua identià ben prima di...》tentennò alla ricerca delle parole giuste, poi il suo sguardo incappò sui tomi accanto alla donna.

"Che vita possono avere dei bambini che devono salvare il mondo dal male, con il peso di una responsabilità del genere?"
Lo pensarono entrambi, ma G non fece in tempo ad elaborare ulteriormente il pensiero, perché un'altra domanda urgeva risposta più di qualunque altra.

《Tu chi diavolo sei?》

Di solito accadeva il contrario; accadeva sempre il contrario: erano gli altri a porre questa domanda a G. Perché poteva essere chi voleva e nessuno sapeva chi fosse veramente, nessuno si era mai avvicinato anche solo lontanamente ai suoi segreti. Non intercorse un respiro alla risposta del ragazzino, come se già si aspettasse quella domanda uscire dalla sua bocca.

《Se tutto va bene, non lo saprai mai,》e bevve un altro sorso. Singhiozzò e si sfregò gli occhi pesanti.

《Che cavolo significa?》fece lei ormai spazientita.

《Che non dovrai passare le ultime tre settimane della tua vita soffrendo come un cane!》esclamò abbracciando di nuovo il manichino.

《Ehi, Dolores,》borbottò guardando il busto di plastica, 《non è molto gentile da parte sua non ringraziare, vero?》

Il manichino mantenne intatto il suo statico sorriso e lui sembrò prenderlo come un'affermazione annuendo di rimando. Poi puntò lo sguardo sui libri di biologia cellulare.

《Le tue ricerche hanno fruttato, alla fine. Te lo dico io,》marcò con attenzione quelle parole allo sguardo sempre più confuso e agitato della donna,《tu morirai. Morirai come muoiono tutti; come moriranno tutti tra pochi giorni, in un modo che devo ancora scoprire, tu pensa!》

《Sei pazzo,》gli disse con accentuata indignazione, alzandosi con una furia mista a un terrore quasi sconosciuti. Se ci pensava, non era poi molta la strada fra la sua propria condizione e la patologia.

Non si prese la briga di aiutarlo, magari prestargli la sua giacca o lasciargli un sacchetto per vomitare: quello sotto ai suoi occhi, abbracciato a un mezzo busto di plastica ubriaco e magrolino, non era più un povero bambino schiacciato dalla vita. No, no, quello era pericoloso. Lui sapeva davvero chi era G. Non era mai successo che qualcuno sapesse chi era G. Per questo si spaventò e scese le scale di fretta, con tutta l'intenzione di fare un nuovo abbonamento alla biblioteca più lontana da quell'angolo di mondo in cui le cose andavano al contrario, mentre il ragazzino-non-ragazzino rideva dietro di lei.

《Addio!》



NOTA:

Ecco, in realtà questa shot chiude la raccolta, ma apre un eventuale approfondimento (dato che, me ne rendo conto, non è esattamente chiaro come Cinque conosca tanto bene G, né come faccia a sapere come muoia, anche perché ci si può davvero fidare della parola di un bambino bresco?)

Da cui il dilemma: approfondire o non approfondire? 
Per me la raccolta si chiude da sola con questo ultimo incontro, con un totale ribaltamento delle parti (Cinque sembra sapere tutto, mentre G brancola nel buio esposta all'ignoto come non era mai successo). Non saprei se iniziare un'altra raccolta o aggiungere una shot (che, per lo meno, saprei come intitolare) o lasciare tutto così com'è e far arrovellare la gente (qualora qualcuno stia leggendo, s'intende).
Vista la più totale indecisione, consigli sono ben accetti!

Per il resto, ritengo di aver raggiunto un discreto grado di soddisfazione. La storia di G sta appena iniziando, ma era fin qui che volevo arrivare: come giunge all'inizio ed esce dal loop di stasi. Spero davvero di aver reso la cosa :)

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Umbrella Academy / Vai alla pagina dell'autore: Artemys22