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Autore: danny3003    02/12/2021    0 recensioni
Un ragazzo si ritroverà disperso. Da solo, senza nessuno a cui chiedere aiuto. Troverà facilmente la strada per tornare a casa o dovrà scalare tutte le vette che incontrerà davanti a sé per poter dire "sono tornato!"? (ATTENZIONE! POSSIBILI SPOILER!)
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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UN BRUSCO RISVEGLIO

DRIIINN!! DRIIINN!! DRIIINN!!

Una sveglia stava suonando. Un ragazzo aprì lentamente gli occhi, leggermente stordito. Era sdraiato a terra. Si mise a sedere e si tenne la testa.

DRIIINN!! DRIIINN!! DRIIINN!!

La stessa sveglia continuava ancora a suonare, ma il ragazzo non ci fece ancora caso. “Mhh, che mal di testa… eppure non ho bevuto ieri sera… credo.” Disse a bassa voce, scherzando un po’. Dopo qualche secondo, decise di guardarsi un po’ attorno e vide che si trovava in un edificio, all’apparenza abbandonato.
“Dove mi trovo? Che ieri mi sia davvero ubriacato?” Si chiese, questa volta seriamente. Si alzò da terra e notò un’uscita, l’unica porta da cui entrava la luce del giorno.

DRIIINN!! DRIIINN!! DRIIINN!!

Il ragazzo si accorse finalmente della sveglia che suonava, e notò, dalla vibrazione che emetteva, che proveniva dalla tasca sinistra dei suoi pantaloni neri. Mise la mano nella tasca e prese l’oggetto che emetteva il suono.

“Il mio telefono…” Disse con poca sorpresa ma tanta felicità. Però, una domanda gli venne in testa: ‘Perché è attiva la sveglia? Non l’ho mai utilizzato’. Nonostante ciò, non ci pensò più e disattivò la sveglia. Si rimise il telefono in tasca e decise di uscire dall’edificio vuoto.

Una volta fuori, si coprì gli occhi per la troppa luce. Appena gli occhi si abituarono, decise di guardarsi nei dintorni. ‘Non credo di conoscere questo posto… Dove sono finito?’ Ora il ragazzo era davvero confuso. Prese il telefono e attivò il gps, prima di cercare Google Maps tra le app del telefono, ma qualcosa gli fece spalancare gli occhi.

‘Non ci sono più le mie app… pure lo sfondo del telefono è cambiato…’ Poi, però, realizzò qualcosa: “No… è semplicemente tornato al suo sfondo originale. Ciò significa che il telefono è stato ripristinato alle impostazioni di fabbrica.” Guardò pure i contatti del telefono. ‘Infatti, non c’è nulla nemmeno qui.’

Decise a questo punto di guardare se il suo numero era lo stesso, per essere sicuro. “Ma questa non è nemmeno la mia sim. Il numero è completamente diverso. Merda, ora dovrò rimettere tutti i miei contatti. No, questo non è importante ora. Devo capire dove mi trovo.’ Andò quindi su Google Maps e vide la sua posizione. Non appena lo vide, i suoi occhi mostravano solo terrore misto a confusione.

PREFETTURA DI TOCHIGI, GIAPPONE

‘N-non è possibile…’ tutto il suo corpo tremava. Non riusciva più a mantenersi in piedi e cadde sulle ginocchia. ‘C-come sono arrivato in Giappone… non ha senso… Come ho fatto dalla Sicilia ad arrivare in Giappone…?’ Non riusciva ancora a crederci. I suoi occhi non si staccavano da quelle parole che erano scritte sullo schermo. Il suo cuore batteva più forte, ma il ragazzo prese un bel respiro e cercò di ragionare.

‘Avanti, calmati. Fai un bel respiro profondo.’ Provò a rassicurarsi, con risultati sorprendentemente positivi. Il battito cardiaco cominciò a tornare lentamente nella norma. Si rialzò e guardò nuovamente il telefono.
‘Forse Giò può aiutarmi.’ Andò nei contatti e, anche se non aveva più il suo numero, riuscì a ricordarselo e lo digitò. Cliccò il pulsante per avviare la chiamata e aspettò che rispondesse.

IL NUMERO DA LEI CHIAMATO NON È CORRETTO. LA PREGHIAMO DI VERIFICARE IL NUMERO E RICHIAMARE

Questo è quello che disse una voce femminile, a quanto pare la segreteria telefonica. Ancora una volta, da quando si è svegliato, è confuso. “Come sarebbe a dire che il numero non è corretto?” Ricontrollò il numero che aveva digitato e… “Il numero è giusto! Perché sto avendo ora questi problemi?!” Si calmò di nuovo e sospirò prima di dirsi: ‘Forse ho davvero sbagliato e non ricordo qual è il numero esatto. A quanto pare devo chiamare mia madre. Buona fortuna, me, ora prova a spiegarle come sono finito qua…’ Si immaginava già come si sarebbe arrabbiata sua madre. Compose il numero e chiamò, facendosi, nel frattempo, il segno della croce mentalmente.

IL NUMERO DA LEI CHIAMATO NON È CORRETTO. LA PREGHIAMO DI VERIFICARE IL NUMERO E RICHIAMARE

Stavolta era davvero nervoso. “Come sarebbe a dire?! Sono sicuro che questo numero è corretto, brutta idiota!!” Se la prese con la segreteria. Compose nuovamente il numero e richiamò.

IL NUMERO DA LEI CHIAMATO NON È CORRETTO. LA PREGHIAMO DI V-

“VAFFANCULO!!” Imprecò ad alta voce, fregandosene se c’era qualcuno nelle vicinanze. “Perché?! Non posso fare nemmeno una maledetta chiamata?! Sul serio?!?!” In questo momento, non era solo arrabbiato, ma anche terrorizzato. ‘…Ora che faccio?...Come posso tornare a casa?’ Si controllò le tasche e si rese conto di non avere altro oltre al suo telefono.

‘Non ho soldi per prendere un volo… nemmeno quanto basta mangiare qualcosa…’ Lasciata andare la rabbia, al suo posto vi era ora la disperazione.

Guardò di nuovo il suo telefono e, con ancora una piccolissima speranza nel suo cuore, decise di chiamare un altro numero, che sapeva, insieme a quello di sua madre, non avrebbe mai potuto dimenticare.

‘Per favore… almeno tu rispondi, papà.’

IL NUMERO DA LEI CHIAMATO NON È CORRETTO. LA PREGHIAMO DI VERIFICARE IL NUMERO E RICHIAMARE

Le sue spalle si abbassarono, tolse il telefono dall’orecchio, lasciando che la mano gli cadesse sul fianco. Il suo sguardo rassegnato era rivolto al cielo, con il sole che si trovava a metà. ‘…È già mezzogiorno? Non ci ho fatto caso quando stavo guardando il telefono.’ Poi però realizzò qualcosa:

‘Se non sbaglio, il fuso orario in Giappone è circa 7 ore più avanti rispetto all’Italia. In questo momento là dovrebbero essere le 5 del mattino.’ La sua faccia si accigliò. ‘I conti non mi sembrano tornare. Anche se ieri sera avessi preso un volo per il Giappone, ci avrei messo almeno 10 ore per arrivare. In questo tempo, avrei già dovuto smaltire la sbornia, o comunque ritornare me stesso.

Inoltre, ieri sarei dovuto partire almeno verso le 19, per il fuso orario italiano, o addirittura ancora prima, ma non ha senso. Ho ancora ricordi di quello che ho fatto ieri fino a tarda notte. Quindi è praticamente impossibile che sia riuscito ad arrivare qua in così poco tempo.’

Sospirò, prima di scuotere la testa. ‘Anche se ci penso, questo non mi aiuterà a tornare a casa. Mia madre deve essere preoccupata.’ Decise quindi di cominciare a camminare, non c’era una destinazione precisa, lasciò che la strada su cui si trovava lo guidasse. Guardandosi intorno, notò finalmente le persone, molte persone che camminavano e auto che andavano e venivano dalla sua parte.

‘Questa prefettura sembra molto popolata. Non ho nemmeno connessione. Mi sembra ovvio, non credo che ci sia la linea Vodafone in Giappone. Cosa posso fare? Sono senza soldi e tornare a casa non se ne parla proprio. Comincio anche ad avere fame. Forse posso cercare qualche lavoro per guadagnare dei soldi. Va bene anche lavapiatti, se possibile. Ma non ho nemmeno documenti d’identità con me… mi accetteranno lo stesso?’

Presto trovò un piccolo ristorante. ‘Non sembra essere un ristorante importante. Magari posso chiedere qua.’ Entrò dentro e chiese al primo cameriere che vide: “Excuse me, can I speak to your employer, please? (Posso parlare col suo titolare, per favore?)” ‘In teoria, I giapponesi dovrebbero avere una buona preparazione nella lingua inglese. Una frase semplice come questa non dovrebbe dare problemi di incomprensione.

“Yes, of course. Follow me, please. (Certamente. Mi segua, prego.)” Infatti non ci furono problemi.

“Thanks” Entrambi si diressero dal titolare del ristorante, così pensava il ragazzo. Quest’ultimo stava, nel frattempo, guardando il cameriere davanti a lui. Era alto tanto quanto lui, circa 1,75 circa. Aveva capelli corti biondo scuro. Tornando sul fisico, era invece magro. Se prima, seppur per qualche secondo, lo ha guardato bene, aveva occhi verde scuro e doveva avere più o meno 25 anni.

Entrambi arrivarono davanti a una porta con su scritto ‘EMPLOYER’. “Immagino che questo sia l’ufficio del titolare di questo ristorante.” Il cameriere bussò alla porta e si sentì una voce

“Ohairikudasai!” Esclamò la persona all’interno della stanza. Il cameriere aprì la porta e ci accomodammo dentro. C’era una persona seduta davanti alla scrivania. Aveva capelli grigi per l’età e pettinati all’indietro col gel. Occhi scuri e un naso grande. Indossava un completo nero.

“Takaha-sama. Watashi to issho ni iru shinshi wa anata to hanashitakatta.”
“Wakarimashita. Iku koto ga dekimasu, Tabase-san” Il cameriere si inchinò leggermente e poi se ne andò, chiudendo la porta. Ora il signore, ormai identificato come ‘Takaha-sama’, stava guardando incuriosito il ragazzo

‘Immagino abbia accettato di parlare con me. Tanto vale tentare.’

“Nice to meet you, sir. I'm here to look for a job. (Piacere di conoscerla, signore. Sono qui per un lavoro.)” ‘Sono sempre il solito. Mi innervosisco un attimo e divento troppo semplice e diretto. Avrei dovuto fare una presentazione adeguata. Idiota!’ Si stava prendendo mentalmente a schiaffi.

“I see. What’s your name, kid? (Capisco. Come ti chiami, ragazzo?)” ‘Cosa dovrei dire prima, il nome o il cognome? Andrò col secondo.’

“Amato Tom, sir. (…,signore.)” ‘Tom posso considerarlo come un diminutivo di Tommaso, inoltre viene più facile da pronunciare per tutti quanti qui.’ Aggiunse anche:

“Tom is my first name. (Tom è il mio nome.)” ‘Meglio comunque chiarirlo, per sicurezza.’

“Are you European, right? How come you are here at such a young age? Did your parents move in nearby?” (Sei europeo, giusto? Come mai ti trovi qui a quest’età? I tuoi genitori si sono trasferiti qui vicino?) ‘Hai toccato un piccolo tasto dolente’

“No, they didn’t. I'm here alone. So, I need to earn money. (No, sono da solo. Quindi, ho bisogno di soldi.)” ‘Di nuovo troppo diretto!’

“Alright, kid. Do you have an identity card or passport? (Va bene, ragazzo. Hai una carta d’identità o un passaporto?)” ‘Immaginavo servisse qualche carta, ma non posso farci niente’

“No, i don’t, sir. (No, signore.)” Takaha-sama sospirò e si grattò la testa.

“I see. Are you at least 18 years old? (Capisco. Hai almeno 18 anni?)” ‘su quello puoi stare tranquillo’

“Yes, sir.” Il signore ci riflettè per qualche secondo, prima di dire:

“I can give you a job as a waiter if you want. (Posso darti un lavoro come cameriere, se vuoi.)” Per la prima volta in questa giornata, il volto di Tom conteneva un misto di felicità e sollievo.

“Thanks, sir! Thank you so much! (Grazie di cuore, signore!)” Si inchinò più volte, com’è usanza giapponese, per ringraziarlo di cuore.

“You’re welcome Amato-kun. Di nulla, Amato-kun.” Il titolare aveva un piccolo sorriso. Questo stava pensando anche a quello che gli disse. Apparentemente, era da solo. Si chiedeva cosa gli fosse successo, ma, in fondo, non era affar suo. Se Tom glielo avesse voluto raccontare, allora avrebbe trovato la porta del suo ufficio sempre aperta. Magari lo avrebbe potuto aiutare, o magari era anche una cosa da niente che non richiedeva particolari preoccupazioni. Takaha, però, pensò ad un’altra cosa e si accigliò leggermente.

“Anyway, you have a place to sleep, haven’t you? (Comunque, hai un posto dove dormire, giusto?)” Tom, con quella domanda, si bloccò con la schiena chinata. Lo stava ancora ringraziando. Però…

‘Che gli dico? Posso dirgli di sì e tornarmene dopo in quell’edificio abbandonato. La distanza è breve, una decina di isolati, quindi non sarebbe nemmeno un problema. Se gli dicessi di no, cosa potrebbe succedere? Nel caso peggiore potrebbe anche decidere di non assumermi più… Eheh. Sarebbe divertente, neanche il tempo di essere assunto che già sono stato licenziato.’ Il suo pensiero durò solo un secondo.

Sospirò, raddrizzò la schiena e disse: “No, sir. I don’t. I've only been in japan for a few hours. (No, signore. Sono in Giappone solo da qualche ora)” ‘Tanto vale dirgli la verità, altrimenti, forse, lo avrebbe scoperto dopo un po’ ’
Takaha sospirò stancamente e si massaggiò le tempie. Nemmeno il tempo di arrivare e questo ragazzo gli dava già dei problemi.

“Okay, don’t worry about it. Maybe I can find accommodation for you. (Okay, non ti preoccupare. Forse posso trovarti una sistemazione.)”

Tom tirò un sospiro di sollievo per le sue parole. “Thanks for your help, sir. Really. (grazie dell’aiuto, signore. Davvero.)” ‘Sono stato davvero fortunato a trovare una persona come lui. O magari tutti qui in Giappone sono gentilissimi.’

“As I said, don’t worry about it, Amato-kun. (Come ho detto, non ti preoccupare.)” Takaha ripetè. Dopo qualche secondo, spalancò sottilmente gli occhi per un’idea che gli venne. “Amato-kun, I just remembered there is an unused room upstairs. You could use that room. What do you think about it? (Amato-kun, mi sono appena ricordato che c’è una stanza inutilizzata al piano di sopra. Potresti usarla. Che ne pensi?)”

Tom spalancò gli occhi per un breve istante e disse: “I’m fine with it, sir! Thanks (Mi va bene, signore. Grazie)”. Lo ringraziò ancora una volta, forse la decima o la quindicesima nell’arco di 10 minuti, da quando l’ha praticamente incontrato. Ma d’altronde, era felice, anzi felicissimo. Aveva appena ottenuto un lavoro e subito dopo anche un posto gratuito dove dormire.
‘Comincio ad amare, quest’uomo’ Si disse, non troppo serio. D’altronde, lui era un ragazzo a cui piacevano solo le donne. Non gay, non bisex, solo e puramente etero.

Il datore di lavoro poi continuò: “Near the room there is also a bathroom where you can take a shower. I had these two rooms built for emergency situations. So you can use it for free. (Vicino la stanza c’è anche un bagno che puoi utilizzare. Ho fatto costruire questi due ambienti per situazioni di emergenza. Quindi puoi usufruirne liberamente)” Aprì un cassetto della scrivania e prese dei soldi. “This is 15,000 yen. I guess you don't have much money on you, do you?. Take these and buy yourself something. Keep the change. This money will be taken from your salary, so you don't have to pay it back to me. See it as an advance payment. (Questi sono 15.000 yen. Immagino tu non abbia tanti soldi con te, vero? Prendili e comprati qualcosa. Tieni il resto. Questi soldi verranno detratti dal tuo stipendio, quindi non me li devi ridare. Vedilo come un pagamento anticipato.)” Gli diede poi i soldi. Tom stava esaminando le banconote. ‘Sono molto diverse dalle banconote europee. Non sono nemmeno mai stato fuori l’Italia, quindi mi sembra strano avere in mano queste banconote.’

“Alright, I will. (Va bene, lo farò.)” Disse Tom, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso l’ormai suo titolare. Quest’ultimo aggiunse, inoltre: “Speaking of salary, you will earn 155,000 yen every first of the month. (Parlando dello stipendio, guadagnerai 155.000 yen ogni primo del mese.)” Il ragazzo spalancò gli occhi, insieme alla bocca. Dire che era stupito sarebbe un eufemismo. ‘Sono tantissimi, questo è davvero lo stipendio che mi spetterebbe?’

“I know it may seem like a lot, but believe me, it's the minimum wage for an average worker in japan. I believe that in euros it corresponds to around 1200 euros. (So che possono sembrare tanti, ma, credimi, è lo stipendio minimo per un lavoratore medio in Giappone. Credo che in euro corrispondano intorno ai 1200.)” Finì Takaha, vedendo la faccia del ragazzo. Quest’ultimo, sapendo ora questo, si calmò e lo ringraziò un’altra volta.

“You can go now, Amato-kun. You have the day off for today, so do whatever you want. I suggest you do some shopping with the money I gave you. Tomorrow morning at 10 you will start working here. Oh, and here are the keys to your room and bathroom. (Puoi andare ora, Amato-kun. Oggi hai la giornata libera, quindi fai quello che vuoi. Ti suggerisco di fare un po’ di shopping con i soldi che ti ho dato. Domani mattina alle 10 comincerai a lavorare qui. Oh, ecco qui le chiavi della tua stanza e del bagno.)”

“Alright. Thanks, sir, and have a good day! (Va bene. Grazie, signore, e buona giornata!)” Tom salutò e uscì dal suo ufficio.

TO BE CONTINUED!
 
 
 
 
   
 
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