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Autore: eddiefrancesco    03/12/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Nell'atrio, Edward si guardo' attorno. La scala era tornata perfetta, senza traccia di danni. I massicci candelieri di ottone scintillavano alla luce del sole che entrava dalle finestre. «Pip ha un aspetto migliore» affermò, sforzandosi di portare avanti una conversazione normale. «Wychford le piace. Ci siamo divertite tanto.» disse Octavia. «Voi la viziate.» lei scosse il capo. «Oh, no! Pip non è una bambina viziata. Mi mancherà moltissimo quando dovrà tornare da sua zia.» Si morse il labbro, poi aggiunse vivacemente: «Lisette mi ha sorpreso. Ho sempre pensato che lei e Harry sarebbero stati bene insieme, ma mai che sarebbe sbocciata così. Ne deduco che Harry ora ha la vostra approvazione?» «Aspettate ancora un minuto e ve lo diranno loro stessi.» Octavia lo precedette nel salottino. Sul tavolo c'erano un vassoio con dei bicchieri e alcune delle specialità di Mrs. Dutton. In fresco in un secchiello, attendeva una bottiglia. Lei esitò, poi guardò Edward. «Volete...?» Edward stappo' e versò il vino frizzante nei calici. Octavia ne tese uno a ciascuno, passandone perfino uno a Pip. Alzò il bicchiere. «Prima di tutto, bentornati a Wychford!» esclamò. E attese, con un lieve sorriso sulle labbra, guardando suo fratello e Lisette. Harry si schiari' la voce. «Tavy, siamo venuti qui oggi per darti un importante annuncio. Lisette e io... Insomma... Lisette ha accettato di sposarmi. E i suoi tutori hanno dato il loro consenso.» Pip lanciò un urlo di gioia e il sorriso di Octavia si allargò. «Miei cari! È una splendida notizia!» Posò il bicchiere e abbraccio' Lisette. «Harry, sei sempre stato il più fortunato della famiglia! Non potrebbe esserci un'altra persona che più mi piacerebbe avere per sorella.» Edward intervenne. «Col vostro permesso, contessina Octavia... A Harry e Lisette! Lunga vita e felicità!» Brindarono. Pip era così eccitata che assaggio' appena il suo vino, poi pregò tutti di scusarla. Aveva qualcosa in camera sua per Lisette. Sparì, dopo aver fatto promettere a tutti di non parlare dei loro progetti fino al suo ritorno. Seguì un momento di silenzio. Harry attirò Lisette in disparte. Edward guardò Octavia. Per un attimo si persero l'uno nello sguardo dell'altro, nei loro ricordi... Poi Octavia scosse la testa e si girò. «Così non... non va! Non posso...»Tirò un respiro. «Chissà cos'ha preparato Pip» riprese con determinata vivacità. «Credo che dovremmo andare a vedere.» Uscirono nell'atrio e si impietrirono. Mrs. Dutton, chiaramente terrorizzata, era circondata da alcuni uomini armati di pistole. «Sono... desolata, milady. Sono entrati di forza quando ho aperto. Non ho potuto fermarli...» Lanciò un piccolo grido quando uno degli uomini la spinse oltre la porta del quartiere di servizio e la chiuse dentro a chiave. Il suo capo teneva ancora la pistola spianata. Harry fece un impulsivo passo avanti e la pistola fu puntata immediatamente nella sua direzione. «Non muovetevi, nessuno di voi!» intimo' Ricardo Arandez. «I miei... amici hanno il grilletto facile. State fermi dove siete!» Gli uomini si schierarono di fronte a loro. Erano in quattro, e anche se all'occhio esperto di Edward sembravano dei poveri sbandati, erano armati e pericolosi. Gli occhi fissi su Arandez, Edward disse bruscamente: «Meglio fare come duce, Petrie. Un eroe morto non serve a nulla.» Arandez andò a porsi all'estremità dell'atrio, dietro i suoi uomini. Octavia era inorridita dal cambiamento che si era verificato in lui. Qualunque somiglianza con Tom Payne era svanita dai suoi lineamenti emanciati. La carnagione era pallida e chiazzata, gli occhi azzurri iniettati di sangue. Sembrava sull'orlo di una crisi nervosa, e proprio per questo era ancora più pericoloso. Arandez notò come Edward e Harry stessero valutando le proprie possibilità e disse ai suoi uomini: «Non avvicinatevi troppo, stupidi! Non vedete che sono pronti a saltarvi addosso? Tenete le armi puntate contro la bella signorina in giallo. La mia futura moglie. Se qualcuno fa una mossa, sparate. Ma nessuno osera', vero, Barraclough? Non se ci rimetterà Lisette.» «Cosa pensate di fare?» chiese Edward con durezza. «Siete pazzo, Arandez!» «Forse, ma Lisette sarà mia, anche se dovessi uccidervi tutti per averla. Potrei perfino iniziare da voi, Edward Barraclough. Siete quello che ha causato tutti i miei guai! Il vostro dannato fratello era contentissimo che io sposassi Lisette finché non gli avete parlato delle mie attività in Giamaica! Sì! Potrei proprio cominciare da voi!» Alzò la pistola e la puntò contro Edward. «Implora per la tua vita, Barraclough, o morirai qui e subito!» In quel momento di tensione, quando gli occhi di tutti erano fissi su Edward, Octavia scorse un piccolo movimento sul ballatoio immediatamente sopra Arandez. Pip si stava arrampicando in silenzio sulla balaustra. Arandez e i suoi uomini, che le davano le spalle, non se n'erano accorti. Octavia trattenne il fiato e lanciò una rapida occhiata a Edward. Era chiaro che anche lui aveva visto Pip. Edward guardò Harry, poi alzò la voce. «Cosa volete che dica, Arandez? Che mi dispiace? Posso anche farlo, ma prima ordinate ai vostri uomini di distogliere le armi da Lisette. A me non paiono molto affidabili. Volete che uccidano proprio lei?» Pip era in piedi in cima alla balaustra. Arandez ordinò: «Molto bene. Mi divertirò a vedervi strisciare, Barraclough. Fate come dice!» Gli uomini abbassarono le pistole e in quell'istante Pip con indicibile velocità, iniziò una raffica di lancio di pietre sui quattro malviventi. Arandez barcollo' e la sua pistola sparò verso il soffitto. Harry e Edward avevano approfittato di quel momento di distrazione. Harry si lanciò deciso su Arandez. Edward con calci e pugni aveva steso i tre complici di Arandez sul pavimento e li aveva disarmati. Arandez stava ancora lottando con Harry. Inorridita, Octavia lo vide estrarre un coltello ferendo Harry e si lanciò contro di lui. «No! No, non fatelo!» Si aggrappo' alla mano che reggeva il coltello, tirandolo verso il basso con tutta la sua forza. Lui liberò la mano con un'imprecazione e spinse via Octavia con tanta violenza che lei cadde a terra a qualche metro di distanza e lì rimase inerte, la testa contro il gradino del camino. Edward aveva finito di immobilizzare l'ultimo uomo. Alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Octavia cadere e si lanciò verso di lei. Pip era già là. Inginocchiata, la chiamava disperatamente per nome. «È morta! Octavia è morta!» gemeva. Edward prese Octavia tra le braccia. «Non essere sciocca! Non è morta! Non può esserlo! Non deve!» Posò le dita ai lati del suo collo... Un' improvvisa raffica di vento spazzo' l'atrio, facendo oscillare violentemente gli enormi candelabri. Arandez fece un paio di passi verso Lisette. «Lisette...» iniziò incerto, tendendo una mano in un gesto implorante. Il candelabro sopra la sua testa a un tratto cedette con uno scricchiolio e si schianto' sopra di lui, seguito da una massa di intonaco e polvere. Il rumore fu assordante. Arandez crollò a terra. Il silenzio che seguì fu spettrale. Fu Edward a romperlo. «Grazie a Dio! La pulsazione c'è. È viva.» Per la prima volta si guardò attorno e vide il caos al centro dell'atrio. «Mio Dio» disse con voce costernata. Si girò verso i domestici che avevano abbattuto la porta e stavano in fondo al corridoio a occhi sgranati. «Vedete se potete aiutare quel povero diavolo sotto il candelabro. E chiamate un dottore immediatamente!» Harry, che nel frattempo si medicava alla meglio la sua ferita di striscio, intervenne: «Octavia dovrebbe essere messa a letto. La porto su io.» Disse, chinandosi sulla sorella. «Lasciatela a me! È mia! La prendo io!» gridò Edward ferocemente, spingendolo via. Harry lo guardò sbalordito, ma non protesto'.
   
 
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