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Autore: Darlene_    04/12/2021    0 recensioni
Una telefonata nella notte e il mondo della famiglia Regan precipita nel buio
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge "come as you are not" del gruppo fb Hurt/comfort Italia 


Personaggi: Frank e Henry Regan 




Goodbye




 
Quando fu svegliato dallo squillo del telefono nel cuore della notte Frank non si crucciò perché non si trattava della prima volta (e sicuramente nemmeno l’ultima) in cui qualche suo collaboratore particolarmente ligio al dovere lo contattava per ragguagliarlo su un nuovo caso di omicidio, una sparatoria in un quartiere malfamato oppure un rapimento perciò si stiracchiò per qualche istante, si mise seduto e cercando la vestaglia con una mano arraffò il cellulare posato sul comodino. 
La conversazione fu breve, solo un paio di parole quasi sussurrate (come se a dirle a voce troppo alta divenissero più reali), un paio di colpi di tosse e un silenzio imbarazzante quando, invece di rispondere, il comandante lasciò cadere a terra l’oggetto. All’improvviso sentì il peso del mondo sulle spalle, un opprimente senso di vuoto e un dolore che sarebbe più riuscito a colmare. Frank non aveva mai pianto in vita sua nonostante gli orrori a cui aveva assistito durante il servizio (prima come militare e poi come agente di polizia) ma quella notte si concesse di liberare le emozioni. Suo padre lo trovò così, ancora seduto sul bordo del letto, i piedi posati sulla moquette voluta da Mary e il corpo scosso dai singhiozzi. Si avvicina senza produrre alcun suono posandogli una mano sulla spalla. I capelli bianchi sembrano risplendere nella penombra della stanza. Il comandante alzò gli occhi arrossati. “Si tratta di Joe. C’è stata una sparatoria. Lui è…” Non termina la frase, sanno entrambi cosa significhi. Henry trasse un respiro profondo, maledicendo la stupida tradizione dei Regan per cui tutti erano entrati in polizia. Avrebbe voluto lasciarsi andare lui stesso, ma non poteva, doveva essere forte per suo figlio. Lo strinse in un abbraccio di quelli in cui i suoi nipoti si divincolavano per scappare via. Per un po’ Frank non si mosse, quasi che il burattinaio avesse lasciato i fili e la marionetta fosse tornata senza vita, poi si scosse dal suo torpore. “Danny.” Sussurrò, negli occhi ancora il volto sorridente del suo terzogenito. Si alzò raccattando i vestiti del giorno precedente. Il padre lo seguì con lo sguardo cercando di convincerlo a restare a casa, ma l’uomo fu irremovibile. 
“Danny ha il turno di notte, non voglio che lo scopra per caso.” Si passò una mano tra i capelli. “E se lo avesse già saputo? Era compito mio…” 
Il vecchio gli strinse gli avambracci: “Hai appena perso un figlio, Frank, non darti colpe che non hai. Adesso ti preparo una camomilla e poi chiamo Daniel. Gli dico di raggiungerci qui insieme ad Erin e Jamie. Mi occupo di tutto io, d’accordo?” 
Il comandante annuì titubante, ancora troppo scosso per ribattere. Aveva appena perso suo figlio. Le parole rimbombano nella sua mente e pensa a Joe con il casco quando impara ad andare in bici. Il suo primo giorno di scuola, l’accademia militare, il suo orgoglio nell’indossare la divisa. Ed ora Joe non c’era più. Ucciso da un balordo mentre svolgeva il lavoro che tanto amava.
  
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