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Autore: nefertiry85    03/09/2009    14 recensioni
E se alcuni componenti della famiglia Cullen di notte trovassero una bambina umana??? Cosa succederebbe?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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GRAZIE PER CHI ABBIA DECISO DI VALUTARE ANCHE QUESTO CAPITOLO DI UNA NUOVA E STRANA STORIA CHE MI è VENUTA IN MENTE…SPERO VI PIACCIA…LASCIO A VOI LA SCELTA, QUINDI DITEMI VOI SE LA STORIA VI PIACE E QUINDI VALE LA PENA CHE LA CONTINUI, O SE è MEGLIO CHE LA LASCI PERDERE…

 

 LA TROVATELLA

 

POV ROSALIE

 

Da tre anni ci eravamo trasferiti a Phoenix, non era una delle solite città che sceglievamo, il sole splendeva in cielo quasi tutto l’anno e noi eravamo costretti ad uscire solo dopo il tramonto, ma volevamo fare una pausa dalle solite città piovose che sceglievamo ad ogni trasferimento. Come scusa all’intera cittadinanza che non ci vedeva mai alla luce del giorno, noi eravamo i figli addottivi del dottor Cullen e sua moglie che come loro soffrivamo di una rara allergia alla luce solare.

Come tutte le sere mentre il resto della città dormiva noi ci intrattenevamo ognuno con attività diverse.

Carlise studiava nuovi tomi sulla medicina, Esme progettava una delle nostre prossime case, Jasper ed Alice erano impegnati in una partita a scacchi che ormai durava da tre ore e mezzo, Edward come al solito era nella sua stanza nell’apatia più totale, mentre io e il mio scimmione Emmett, beh diciamo che eravamo nella nostra stanza a goderci il nostro amore.

<< Alice cos’hai? >> sentimmo Jasper dal piano di sotto smuovere con forza il corpo di Alice e subito scendemmo a controllare, se nostra sorella rimaneva imbambolata più del solito per una visione, significa che qualcosa di grosso stava per succedere, qualcosa che avrebbe cambiato la nostra vita.

Arrivammo di sotto pochi istanti prima di Edward, come al solito lui già sapeva cosa Alice avesse visto, per colpa del suo odioso potere di leggere nel pensiero.

<< Sai che se potessi resterei fuori dalla testa di chiunque, specialmente la tua >> mi disse Edward con aria sprezzante, ecco come sempre non si poteva pensare liberamente.

<< Alice, ero distratto, non ho capito la tua visione >> chiese Edward preoccupato.

<< E cosa stavi facendo?? Sfogliavi qualche giornale vietato ai minori? Lo sai che non puoi, non sei ancora maggiorenne, hai solo 17 anni >> disse Emmett assestando un debole pugno alla spalla di mio fratello Edward.

<< Simpatico… Emmett, si dal caso che sono più vecchio di te >> rispose allo scherzo Edward.

<< Ma io sono il più grosso >>  indicando quel suo bel fisico muscoloso.

<< Si, si ok…sai come si dice, tutto muscoli e niente cervello >> Edward continuava a prenderlo in giro.

<< Ehi non è vero, se tu sai più cose di me, è perché le leggi nella mente delle persone >> rispose Emmett con aria imbronciata.

Non ce la facevo più del loro battibecco, avevamo interrotto le nostre attività per ben altro e no per ascoltare quell’asociale di mio fratello che prendeva in giro il mio Emmett.

<< Finitela >> dissi quasi ringhiando, aggiudicandomi uno sguardo glaciale da parte di Edward, come se potesse fregarmene.

<< Alice ci puoi dire cosa hai visto? >> chiese bonario Carlisle.

<< Cara cosa succede? >> questa volta fu Esme a parlare con la sua voce amorevole non le si poteva negare nulla, anche se quando si arrabbiava era meglio fuggire dal suo raggio d’azione, diventava una mamma veramente severa.

Finalmente Alice si decise a parlare << Niente era una sciocchezza >>.

<< Se era una sciocchezza perché ora mi tieni fuori dalla tua mente pensando a tutta la nuova collezione di Chanel? >> Edward cercava di scoprire qualcosa leggendole la mente, ma Alice era l’unica in grado a saper raggirare il potere di mio fratello nascondendogli ciò che non voleva che lui sapesse; come la invidiavo.

Edward mi guardò con un mezzo sorriso che sembrava più un ghigno, per poi tornare a concentrarsi su Alice.

<< Perché sto scegliendo i miei prossimi acquisti, ecco perché!! >> la solita Alice; la sua mania dello shopping superava di gran lunga anche la mia.

<< E allora perché nel frammento di visione che ho visto ero presente anche io in un luogo che non era casa nostra o questa città e con vestiti che non conosco? E poi c’era qualcosa di sfocato in quella visione e non ho capito >> insisteva Edward.

<< Stavo progettando di rifarti il guardaroba ed era ovvio che tu fossi con me in un’altra città per fare acquisti >>.

<< Perché Phoenix non ha abbastanza negozi? >>

<< Edward ma ormai qui li abbiamo visti tutti >> Alice si stava parando dietro la sua mania , per non svelare ciò che aveva visto, me ne ero accorta anche io, ma se lei non voleva dircelo, era inutile insistere mai avrebbe svelato ciò che sapeva.

<< Ogni tanto pensi qualcosa di sensato >> anche questa volta il commento di Edward era rivolto a me.

<< Io me ne vado a caccia >> quando Edward stava per girare e i tacchi e andarsene, Alice lo fermò.

<< NO!! >> tutti la guardammo con sorpresa, perché mai aveva gridato così e non voleva che Edward andasse a caccia?? Quando si accorse dei nostri sguardi, si giustificò subito.

<< Edward, Esme sono mesi che vorrebbe sentirti suonare il piano, perché non ci allieti con la tua musica? >> come lei nessuno sapeva inventare scuse.

Ma era vero Edward aveva smesso di suonare da parecchio tempo, troppo e devo ammettere che lui è molto più bravo di me con i tasti bianchi e neri.

<< Non mi va >> il solito zoticone, teneva la nostra famiglia sempre in tensione con i suoi molo modi, la sua solitudine se la meritava.

Un ringhio basso e cupo provenne da Edward, ovviamente rivolto a me.

<< La volete smettere voi due? Mi fate venire il mal di testa con i vostri umori cattivi >> e un’armonia invase tutta la stanza investendoci in pieno, era  Jasper con la sua empatia che non sopportava i nostri litigi fatti solo di sentimenti d’odio e disprezzo.

<< Edward ti prego, suona per me >> quando nostra madre Esme usava quel suo tono dolce e quasi supplichevole, non c’era scampo, avresti fatto di tutto per lei.

<< Ok >> e così dicendo Edward prese posto sullo sgabello del suo magnifico pianoforte a coda.

<< Zuccherino noi torniamo di sopra? >> mi disse Emmett mentre mi solleticava il collo con le sue labbra;

<< Andiamo scimmione >>

Stavamo per salire le scale quando Alice ci fermò.

<< Potreste farci godere la melodia di Edward senza i vostri versi amorosi di sottofondo? >> mia sorella era adorabile, ma a volte avrei voluto staccarle la testa a morsi per ciò che diceva.

Poi continuò avvicinandosi di più a noi << Ho visto che avreste distrutto la vostra camera e fatto qualche danno alle colonne della casa ed Esme si sarebbe arrabbiata molto, quindi vi conviene andare nella foresta >>.

<< Esme che si arrabbia?? No, no, non ci tengo affatto, l’ultima volta che si è arrabbiata con me è stata più pericolosa di una mamma orso a cui hanno sottratto un cucciolo >> Emmett sembrava essere seriamente terrorizzato.

<< Così la prossima volta impari a far dei murales sulla facciata della nostra casa >> disse Esme seria ma sempre con la sua voce melodiosa.

<< Ma era per dare un tocco di colore… sono un’artista incompreso >> disse Emmett piegando la sua testa e facendola dondolare a destra e sinistra.

<< Si, si, ok artista, perché ora non vai a scolpire nel legno o nella pietra una statua che raffiguri la tua musa?? C’è uno spiazzo con grandi rocce proprio a dodici chilometri a nord da qui >> ci disse Alice aprendoci la porta.

<< Che idea!! Andiamo Rose, ti farò una scultura che neanche Michelangelo nei suoi tempi migliori è stato in grado di fare >> e mi prese per mano correndo eccitato in questa sua nuova avventura, se vogliamo chiamarla così, mi trascinò nella foresta lasciandoci alle spalle le risate dei nostri familiari, “ Questa me la paghi Alice Cullen ”.

 

Ero da un ora e mezza ferma immobile in questa odiosa posizione, la stessa della Venere di Botticelli e Emmett sembrava un pazzo che picchiava un grande masso ad una velocità assurda.

<< Emmett ne vuoi ancora per molto? Mi sto annoiando >>

<< Tesoro quando avrò finito vedrai che capolavoro >> rispose Emmett sicuro.

Mi toccava rimanere ancora così, è vero che non mi stancava mantenere la stessa posizione per molto tempo, però era tremendamente noioso quando non avevi a cui pensare.

Ma un momento cosa è stato??

<< Emmett hai sentito? >>

<< Di cosa stai parlando? >> mi chiese smettendo di picchiare quella povera roccia.

Mi concentrai sull’udito, passi leggeri venivano nella nostra direzione, accompagnati da singhiozzi ripetuti, contemporaneamente io ed Emmett prendemmo un bel respiro.

<< È un umano >> dicemmo all’unisono.

<< Ma è tardi, che ci farà un umano da solo nel bel mezzo della foresta? E poi i centri urbani sono lontanissimi >> Emmett cercava di darsi una spiegazione.

<< Non lo so, ma è meglio andare a vedere, sembra che stia piangendo e poi ha un odore buonissimo >>

<< Rose, non vorrai mica.. >>

<< Non essere stupido Emmett, era solo una considerazione >> detto questo ci avviammo verso quell’incredibile profumo.

Eravamo distante dal quell’essere umano di parecchi chilometri, ma già potevamo vedere che l’essere da cui provenivano quei singhiozzi non era altro che una bambina.

Cosa ci faceva una bambina  a quest’ora della notte da sola nei boschi?

Ci avvicinammo a lei con molta cautela.

<< Piccola che ci fai da sola in mezzo al bosco? >> le chiesi chinandomi per guardarla in viso.

<< Cerco… la mia… mamma…l’… avete vista?? >> mi rispose con la voce rotta dai singhiozzi.

Mi guardava con uno sguardo perso, ma non aveva paura di noi.

Le porsi la mia mano << Vieni con noi la cerchiamo insieme >>, la bambina mise la sua piccola mano nella mia senza indugi, era così tenera e innocente.

Al contatto con la mia pelle gelida non la ritrasse, sembrava quasi non accorgersene, e quando la toccai capì il perché, la sua pelle era fredda, infatti quella notte era più fredda del solito.

<< Facciamo una cosa piccola, ora andiamo a casa nostra e domani cerchiamo la tua mamma tutti insieme, ok? >> lei mi guardò con aria spaventata.

<< Non sarete cattivi con me come quell’altro signore che ha portato via la mamma, vero? >>

<< Di chi parli? >> chiese Emmett

<< Di quel signore con la pelle bianchissima che ringhiava come un cane… ti assomigliava, era grande e grosso e i suoi occhi facevano paura >>

La presi in braccio sembrava stanca, chissà da quanto tempo cercava sua madre nei boschi, ormai avevamo capito che un vampiro l’aveva portata via e sicuramente l’aveva uccisa.

<< Non ti preoccupare io non ti farò del male e neanche lui >> dissi indicando Emmett.

<< Lo so, lui assomiglia a quel signore, ma la sua faccia è buffa >>

<< Come buffa?! Così? >> ed Emmett iniziò a fare divertentissime smorfie.

<< Si, ah ah ah >> la sua risata era cristallina.

Ci incamminammo verso casa, volevo portarla il prima possibile da Carlisle, doveva visitarla per assicurarsi che stesse bene.

Tra le mie braccia il suo respiro si fece più profondo, si stava addormentando.

Povera creatura così piccola si era ritrovata sola.

Non le avevo ancora chiesto come si chiamava.

<< Piccola come ti chiami? >>

E con voce debole e assonnata mi rispose.

<< Isabella, ma la mamma mi chiama Bella >> e poi cadde in un sonno profondo. 

 

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