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Autore: NyxTNeko    05/12/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 126 - La passione è tempestosa, l'amore è calmo -

- Generale Buonaparte - esordì la vedova de Beauharnais quella sera, mentre quest'ultimo degustava la cena - Spero che sia di vostro gradimento, ho fatto preparare solo ciò che vi è piaciuto ieri

Napoleone, che teneva lo sguardo fisso su di lei, rapito dai suoi occhi dolcissimi e dal suo sguardo languido e provocante, annuì arrossendo leggermente - S-sì, tutto squisito...davvero...la vostra cucina è-è così particolare...ma piacevole - disse, lui che era un tipo piuttosto abitudinario e non amava particolarmente le novità, soprattutto se improvvise. Ma l'universo di Joséphine, come ormai chiamava Madame de Beauharnais, si stava inglobando nel proprio e divenendo personale.

- Ciò mi rende felice, generale - sorrise Rose nel vederlo infatuato, perso, di lei. Non credeva che sarebbe stato tanto facile ammaliarlo e conquistarlo dal punto di vista sentimentale. Tutti le avevano riferito di quanto quel generale fosse un uomo difficile da raggiungere, imperscrutabile; invece era arrivata dritto al suo cuore con una facilità disarmante - Anche perché c'è tutta la mia passione in questi piatti - allungò la mano verso la sua, poco più grande. Non era ruvida o spessa come quella di altri uomini, specialmente di guerra, ma anzi era delicata, sottile e morbida.

Il giovane generale si accorse del gesto ed evitò di soffermarvisi troppo, ma quel tocco leggero accresceva la passione che lui stava provando nei suoi confronti. Non gli era mai capitato di innamorarsi perdutamente, visceralmente di una donna, era la prima volta che qualcuno gli scatenava una marea di sentimenti e pulsioni che credeva di poter controllare o addirittura di non possedere più. Erano bastate qualche occhiata e un tocco per scioglierlo; in altre occasioni avrebbe tentato di riprendere il controllo, stavolta, però, non ci riusciva o meglio non voleva farlo - Lo so, madame - disse fissandola dolcemente - Avete detto che tali pietanze provengono dalla vostra isola e sono cucinate secondo le tradizioni di famiglia, anche per questo ho voluto degustarle, perché vi è dentro la vostra storia, la vostra anima

La vedova de Beauharnais rimase stupita da quell'affermazione, in quanto non era stata sincera prima, con quella frase sulla passione, era soltanto una tecnica per abbindolarlo. Invece quel generale aveva colto qualcosa al quale nemmeno lei aveva fatto caso direttamente. Era davvero un tipo strano; forse era questo che intendevano quando affermavano che fosse difficile, in effetti era complicato da inquadrare, da comprendere. "Il suo cuore è facile da penetrare, la sua anima, il suo cervello probabilmente no" rifletté.

I loro sguardi si incrociarono, lei poté osservare meglio la tonalità del grigio dei suoi occhi. Quando erano colpiti dalla luce, le sottili iridi sembravano quasi trasparenti, al contrario, con l'ombra o con poca luce assumevano le tonalità del cielo tempestoso, a volte anche una tenue sfumatura marrone; se gli occhi erano lo specchio dell'anima, allora doveva essere davvero mutevole e sfuggente, imprevedibile.

Anche lui si soffermò sulle iridi di madame de Beauharnais, di un colore quasi comune, ma che a lui piacevano molto, probabilmente perché in famiglia li avevano tutti chiari, seppur fossero una rarità da quelle parti. O semplicemente perché appartenevano alla donna che amava e, di conseguenza, qualsiasi suo aspetto costituiva per lui la bellezza ideale e perfetta.

Quello sguardo acuto, penetrante, tuttavia scosse profondamente la donna, la quale fu destata da un lungo brivido freddo che le attraversò la schiena. Pareva che le stesse scrutando l'anima nel profondo, per sviscerare i segreti che celava a chiunque, persino a sé stessa. Si voltò dall'altra parte. Napoleone la vide impallidire e allungò l'altra mano verso il suo viso - Tutto bene, Joséphine? - le domandò senza rendersi conto di averla chiamata con l'altro nome - Vi vedo pallida, avete bisogno di un po' d'aria? - continuò apprensivo.

- No... generale...sto bene - riuscì a rispondere lei, togliendo rapidamente la mano dalla sua, distolse nuovamente lo sguardo - Ma preferirei fare due passi con voi generale - simulò un leggero mancamento, nell'istante in cui si alzava, per vedere la sua reazione. Come aveva previsto, infatti, si precipitò immediatamente nell'afferrarla delicatamente e stringerla tra le braccia. Nonostante l'aspetto gracile, Buonaparte aveva una forza notevole; quell'ufficiale era una continua sorpresa per lei - Vi ringrazio...forse non mi sento bene come pensavo... - sussurrò lentamente.

Napoleone ebbe la pelle d'oca - Oh Joséphine - la abbracciò ancora, aveva bisogno del contatto fisico con lei, ora che gli aveva provocato quel turbine di passione incontrollabile ed era allarmato dal suo stato di salute, senza accorgersi che stava recitando la parte della donna debole che aveva bisogno di sostegno - Perché non mi avete detto che eravate stanca... non vi avrei fatto preparare tutto questo per il nostro incontro - aggiunse, quasi sentendosi in colpa "Perché non me lo avete detto, Joséphine? Perché? Non voglio che stiate male...per uno come me..." urlava nella testa, quasi disperato.

Era veramente preoccupato, tremava, Rose lo percepiva distintamente tra le dita, non si aspettava tanta sensibilità in un uomo del genere e comprendeva che, a differenza sua, non stava fingendo nel mostrarle tutti quei turbamenti "Chi se lo sarebbe mai immaginato che fosse tanto emotivo? Dovrei rassicurarlo o potrebbe svenire, sentirsi male per la troppa afflizione" rifletteva la donna - Generale...adesso mi sento meglio, era solo un piccolo mancamento...nulla di grave - ricambiò l'abbraccio e lo accarezzò sulla schiena.

- Davvero Joséphine? - emise staccandosi bruscamente, il volto illuminato da un ampio e speranzoso sorriso, pose una mano sul cuore ed emise un profondo respiro - Meno male allora, ma non dovete sforzarvi troppo se non ne avete la forza, capito? - le prese il viso e la rimirò teneramente, sfiorò le sue guance lisce - A me basta soltanto che ci siate voi, il resto non conta, è solo la cornice che delimita il nostro amore - era arrossito violentemente.

"Ha davvero perso la testa?!" ammise la donna, con lo sguardo seguiva i suoi gesti: aveva preso le mani e le riempiva di baci. Se non fosse stata totalmente disillusa degli uomini e indifferente nei suoi riguardi, ammetterebbe che fosse tenero e sdolcinato. Ma ormai nel suo cuore c'era spazio solo per i figli, l'amore non sarebbe mai sbiadito per loro; non disdegnava ricevere le attenzioni premurose, per non dire ossessive, di un uomo, anzi, era ciò che voleva per ottenere stabilità. Pur essendo povero in canna, non diversamente da lei, era convinta che potesse arrivare in alto, era il suo sesto senso femminile a suggerirglielo "Se sapesse che in realtà non ho un becco di quattrino, non so cosa farebbe, speriamo solo che Barras non glielo riferisca per allontanarlo da me".

- Volete fare due passi... - ridacchiò il generale, porgendole il braccio cortesemente - O avete cambiato idea, Joséphine?

- Assolutamente no, generale - si appoggiò a quel braccio - Anche se mi dovete spiegare perché mi chiamate Joséphine anziché Rose come tutti

- È una domanda più che legittima da parte vostra - emise ridendo Napoleone - Anzi aspettavo che me la faceste, perché avevo letto nel vostro sguardo lo stupore e l'incomprensione - aggiunse, abbassando il mento - Come in questo momento - rise ancora.

- Ah volete burlarvi di me, generale - rise a sua volta, celando la bocca dietro il ventaglio - Non vi facevo così birbante - glielo puntò all'altezza del naso - E comunque sto aspettando ancora una risposta da voi, briccone di un generale!

- Semplicemente l'ho preso da uno dei vostri nome, Joséphine - iniziò, nel frattempo raggiungevano l'ampio e lussuoso salotto - E siccome volevo un nome che soltanto io potessi pronunciare riferendomi a voi, mia adorata, ho scelto Joséphine, se non è di vostro gradimento però, posso ritirare tutto e chiamarvi Rose come fanno tutti gli altri - ammise con sincerità, esibendo un inchino - L'ultima cosa che desidero è mancarvi di rispetto...

A Rose non dispiacque affatto che la chiamasse in tale maniera, soprattutto come lo pronunciava, con quel suo accento particolare che rendeva strano il suo francese, pur essendo comprensibile. Cominciava ad abituarsi e a piacerle, aveva ormai compreso che per lui era diventata la sua fidanzata e stava attendendo, con celata impazienza, il momento in cui sarebbero andati a letto insieme. Aspettò che si sedessero entrambi per rispondergli, non le aveva tolto quegli occhi, glaciali e magnetici, di dosso per tutto il tragitto. Non esisteva che lei, in quel momento.

Una volta accomodatisi, su una splendida poltrona di un nero lucente, decorata da fiori e ghirlande dorati, rispose - Non mi spiace affatto generale, anzi posso chiamarvi solo Buonaparte? - domandò sorridendo a labbra chiuse.

Napoleone allungò la mano sulla spalla coperta e toccò la stoffa di una foggia pregiata e di ottima qualità - Ma certamente, Joséphine, mi sembra una proposta equa, anche se penso di volerlo modificare un po', renderlo più francese - sorrise divertito - Me lo storpiate sempre

- Ma penso anche perché vi sentite francese, giusto? - chiese la donna ricordando quanto gli aveva detto la sera scorsa, dopo aver scoperto della sua origine creola.

- Sì, la mia patria è la Francia e nessun'altra! - rispose con determinazione - Ho deciso di mettere a disposizione la mia intera esistenza per la sua gloria ed è ciò che farò, a costo della mia vita! - l'espressione addolcita che aveva assunto fino ad ora, ritornò dura e seria come sempre.

Joséphine percepì la grande ambizione in quell'uomo, anche perché era generale e comandante dell'armata dell'interno a soli ventisei anni - Sono convinta che riuscirete a servire la patria meglio di tanti altri, Buonaparte, avete delle qualità militari eccezionali, le avete dimostrate il 13 vendemmiaio - sbatté provocante le palpebre - Ma mi piacerebbe conoscere anche le altre...

Napoleone capì all'istante a cosa stesse alludendo, d'altronde era stata lei a prometterlo la scorsa notte, era andato lì soprattutto per quel motivo. Da una parte era eccitato eroticamente da lei, aveva desiderato quel momento per tutta la giornata, non riuscendo a darsi pace, a placare la sua voglia di abbracciarla, stringerla, baciarla, averla dentro di lui.

Dall'altra aveva paura di non sentirsi all'altezza, lei era una donna esperta della vita sia mondana che quotidiana, più grande di lui, aveva avuto già un marito e dei figli, per non parlare degli amanti, tutti facoltosi ed esperti quanto lei; mentre lui, l'unica vera esperienza che aveva avuto da quel punto di vista, era stata con una prostituta, più di dieci anni prima, se l'era cavata, ma ciò non lo rendeva affatto sicuro delle proprie doti a letto. Si chiese se lei non lo stesse illudendo con tutta questa storia, se per lei fosse importante o soltanto una delle sue avventure di una serata. Ebbe un barlume di razionalità che gli insinuò il dubbio.

- Buonaparte? - chiese lei. Si era adombrato improvvisamente; si avvicinò a lui, aveva intuito il perché del suo improvviso silenzio - Avete qualche pensiero che vi preoccupa? - gli lisciò alcuni ciuffi di capelli che scendevano sulle spalle e fissava quel suo caratteristico profilo aquilino.

- State facendo sul serio con me? Oppure è solo un vostro capriccio, Joséphine? - la scrutò silenzioso e attento. Di nuovo quello sguardo particolare la invase letteralmente, provò, all'improvviso, soggezione, come se avesse fatto emergere una timidezza che lei non aveva mai posseduto in tutta la propria esistenza - Devo saperlo prima di compiere quel passo - non voleva essere preso in giro ancora una volta da una donna, non sapeva come avrebbe reagito se fosse stato realmente così. La ferita d'amore avuta con Desirée non si era ancora rimarginata e non voleva farla sanguinare ulteriormente - Lo dico anche per il bene dei vostri figli, non voglio che debbano staccarsi da una persona a cui si stanno affezionando...

- Sì Buonaparte, ho serie intenzioni con voi, come potete dubitarne? - allungò il collo verso di lui e gli regalò un bacio sulla guancia liscia e curata, le lunge dita si fermarono vicino alle orecchie - E poi so quanto siete voi ad essere affezionato ai miei bambini - sorrise dolcemente. Poi posò la testa sul petto ampio del generale e toccò le mostrine. Napoleone avvampò violentemente, la razionalità dovette cedere di nuovo il posto all'amore e le credette sulla parola - Inoltre sono curiosa di vedere il corpo che nascondete dietro quest'uniforme che vi rende affascinante

Napoleone ingoiò la saliva, era scosso dall'eccitazione pura "Sì, allora è seria la storia, finalmente posso saziare la mia voglia di amore con una donna che non sia mia madre o le mie sorelle" il cuore riprese a battergli all'impazzata, il respiro accelerò, non riuscendo a calmarsi - Andiamo allora, Joséphine - riuscì soltanto ad emettere con emozione.

La vedova de Beauharnais, a quel punto, si alzò in piedi - Dovete prendermi, generale - e aumentò il passo, civettuola, enigmatica, volatile. Lo stava stuzzicando, sapendo che a Buonaparte una simile 'sfida' piaceva, avrebbe accresciuto il suo desiderio di possederla, di farla sua. Napoleone non se lo fece dire due volte e la rincorse ridendo, i tacchi degli stivali che rimbombavano veloci, seguendo quella scia di veli e seta che racchiudevano il corpo della donna che amava alla follia.

La raggiunse appena fuori la stanza matrimoniale e i due caddero sul letto, con il generale sopra di lei - Vi ho preso, Joséphine! - rise affannato e la strinse fra le sue braccia, riempiendola di baci. Le labbra scivolarono sul collo e il petto scoperti, fu inebriato dal suo profumo esotico e dalla freschezza di quella pelle che lo invogliava a spogliarla. Iniziò ad abbassarle le spalline con delicatezza - Amo tutto di voi Joséphine, non posso più vivere senza avervi accanto

Rose, per quanto colpita dalla furia della sua passione, non era accecata dall'amore al pari di lui e, svincolandosi dalla sua morsa amorosa, cominciò a sbottonare la giacca blu della divisa, che rivelava un altro strato di abiti - Buonaparte, non possiamo unirci se siamo vestiti, dobbiamo tornare allo stato originale, quando Dio creò l'uomo e la donna senza pudore, senza che nulla sia celato all'altro... - sussurrò lentamente, affinché si calmasse un po' e potesse spogliarlo comodamente.

Ottenne l'effetto sperato, Napoleone riacquistò la lucidità, la rimirò attentamente - Avete ragione - e si sollevò in piedi, si accorse della porta aperta alle sue spalle e la chiuse. Josephine si mise seduta, riprendendo fiato e lo fissava, era ancora stravolto dal vortice della passione. Doveva cogliere l'opportunità di sedurlo completamente, sapeva che era acerbo, ma aveva qualcosa di insolito che la incuriosiva - Eccomi di ritorno - la raggiunse.

I successivi minuti trascorsero nel far scivolare vestiti, giacche, sottoveste, intimo, stivali e scarpette, l'uno dall'altro e nel lanciarli in aria, per terra, dovunque, un oceano di stoffa e cuoio, meno che sui loro corpi, tra sospiri, abbracci e baci appassionati. Napoleone dopo aver tolto gli ultimi gioielli dal collo della sua donna, la contemplò come se fosse una divinità; era il primo corpo nudo di donna matura che vedeva dal vivo, lo aveva immaginato attraverso la lettura od analizzato nei quadri e nelle statue che aveva avuto modo di vedere nei vari musei o nelle riproduzioni su carta. Ma stavolta era diverso, quello che aveva tra le mani, che stava toccando delicatamente, annusando, era reale, vero, vivo, con il sangue che pulsava nelle vene e rendeva naturale il colore della sua pelle.

Nonostante avesse passato i trent'anni e avuto ben due gravidanze, il fisico non ne mostrava troppo i segni, se non qualche smagliatura sbiadita ai lati del ventre piatto e i fianchi larghi e provocanti. Ai suoi occhi era la perfezione assoluta, poiché simbolo della maternità, della fertilità e dell'amore, proprio come Afrodite/Venere; inoltre le ricordava sua madre, forse era per quello che provava una fatale attrazione per una donna più grande di lui.

Joséphine, invece, non era particolarmente sedotta da lui, nonostante avesse un fisico asciutto e ben dotato; erano leggermente evidenti, tuttavia, delle macchie sparse sul corpo, l'antica traccia della scabbia che non era ancora del tutto guarita, ma che trattava quotidianamente. Però doveva ammettere che lo immaginava più macilento di quanto fosse in realtà, almeno avrebbe potuto toccare e palpare la carne, i muscoli, anziché le ossa.

- Oh Joséphine - emise sottovoce Napoleone guardandola commosso - Finalmente ho il piacere di avervi sotto le coperte, con me, lo bramavo da giorni, forse da sempre, stavo diventando pazzo per l'insonnia che non mi dava tregua e mi faceva pensare a voi, soltanto a voi - le loro bocche erano sempre più vicine e il respiro di entrambi si mescolava in un unico suono e si mutò in un lungo bacio colmo di amore e di sensualità che Napoleone assaporava estasiato. Per il corso era un sogno che diventava realtà, per la creola era una delle tante esperienze avute nella sua vita, Buonaparte era uno dei trofei che aggiungeva alla sua collezione di uomini con cui aveva avuto rapporti.

La mano del generale scivolava sulla pelle liscia e si fermò sul seno ancora sodo, accattivante, da baciare, da mordere; Joséphine tastava il pallido petto e il piatto addome del generale, privi di peli, che si alzavano e abbassavano rapidamente. I due fecero contatto nella parte inferiore, Napoleone sussultò, non era abituato, ma subito si avvighiò attorno alla sua donna; lei lo morse, accompagnandolo, gli stava suggerendo, in modo tacito, come doveva muoversi con lei. Il generale la assecondava e perfezionava la sua arte, era quello che voleva in fondo, essere il dominatore, ma, al tempo stesso, era guidato da lei, che aveva maggior esperienza. Joséphine palpava soddisfatta le natiche da cavallerizzo del generale, Napoleone faceva scendere le mani sui fianchi larghi e morbidi della vedova.

I loro gemiti si moltiplicarono rapidamente, i due penetravano senza risultare volgari e inopportuni, vi era quella sessualità che non rovinava l'atmosfera passionale e romantica che aleggiava attorno a quel letto, dove i due erano stretti in un caldo ed eterno abbraccio, la forza dell'uomo era addolcita dalla sensualità della donna. Per la prima volta Napoleone si sentiva rassicurato tra le braccia di colei che ormai era la sua fidanzata, lasciando andare tutta la tensione, le delusioni, che aveva accumulato nel corso degli anni, non si era mai sentito tanto rassicurato e leggero.

Bruciava di passione per lei, era sudato, accaldato, ma felice. Quella fu la notte più bella, appagante, della sua vita, difficilmente avrebbe potuto dimenticare una simile esperienza, che lo aveva reso definitivamente un uomo; quella che aveva avuto con la prostituta fu soltanto il passaggio dal mondo adolescenziale a quello adulto, invece con Joséphine, vi era entrato definitivamente e ne sarebbe uscito radicalmente cambiato.

 

 

   
 
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