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Autore: Shireith    05/12/2021    3 recensioni
Quando Wylan entrò in infermeria Jesper era melodrammaticamente sdraiato sul letto con un braccio a coprirgli metà della faccia.
«Sei tu, Wy?»
«Sì.»
«Se nomini una sola volta i compiti o gli esami o qualsiasi altra cosa giuro che urlo.»

[Jesper Fahey/Wylan Van Eck; Hogwarts!AU in cui i sei corvi hanno tutti la stessa età e frequentano il quinto anno]
‣ Storia partecipante all'iniziativa “Regali di inchiostro tra i tavoli del pub” organizzata dal gruppo Facebook “L'angolo di Madama Rosmerta”.
‣ Storia scritta per il Calendario dell’avvento organizzato da Cora sul forum Writing games – Ferisce più la penna.
Per VigilanzaCostante.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Inej Ghafa, Jesper Fahey, Wylan Van Eck
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Hogwarts!AU
Per VigilianzaCostante.

Il mondo di grafite


 Appena sveglio, la prima domanda che si presentò nella mente di Jesper assieme a una fastidiosissima emicrania fu: chi l’aveva preso a mazzate in testa come a volergliela aprire in due?
 La seconda era: dove si trovava?
 Per un attimo, la luce lo accecò. Poi man mano la vista si abituò al sole che le finestre aperte gli sparavano in faccia e Jesper riconobbe gli interni dell’infermeria della scuola. Era sdraiato su uno dei tanti letti, senza nessun indizio o ricordo sul perché fosse lì.
 «Sei sveglio finalmente.»
 Jesper notò solo allora un ragazzino che se ne stava seduto un po’ timidamente su una sedia alla sua sinistra. Nei suoi riccioli che sotto i raggi del sole parevano infuocati Jesper riconobbe Wylan Van Eck, il Tassorosso che nell’ultimo periodo gironzolava sempre più spesso attorno a Kaz. E se c’era una cosa che l’intera Hogwarts sapeva era che Kaz Brekker non amava la compagnia di nessun tipo, a meno che quella compagnia non fosse Inej. O Jesper stesso, al massimo, per cui comunque Kaz provava sentimenti ben differenti.
 Per la cronaca, Jesper ricambiava. Con tutto il rispetto, Kaz non era il suo tipo. Preferiva… qualcun altro.
 Con la propria coscienza non si può scendere a patti, non le si può mentire né si riesce a ingannarla; questo Jesper lo sapeva, e almeno a lei non poteva nascondere che , Wylan Van Eck l’aveva notato eccome. Qualcuno che s’intenda di storie d’amore avrebbe scritto di lui che ormai conosceva a memoria la forma dei ricci di Wylan, o il momento esatto in cui i suoi occhi raggiungevano il blu più scuro e intenso.
 La coscienza lo accusò di codardia quando Jesper assottigliò appena gli occhi e chiese: «Tu sei…?»
 «Wylan. L’amico, cioè… il Tassorosso che sta aiutando Kaz. So che sai che gli sto facendo un favore, ma non posso dirti cosa. Kaz non ne sarebbe contentissimo.»
 Jesper conosceva Kaz abbastanza da sapere che Wylan aveva ragione. Comunque, con la testa che gli scoppiava come un calderone contenente una pozione andata a finire male, nemmeno gli interessava, almeno non al momento.
 «Perché sono in infermeria?»
 «Un bolide al parco ti ha colpito dritto in testa.»
 Una botta in testa, ma non esattamente una botta d’autostima.
 «E perché ci sei anche tu?»
 Wylan alzò le spalle. «Sono quello che per primo ti ha visto svenire.»
 «Quanto ho dormito?»
 «Due giorni.»
 Jesper sarebbe volentieri tornato a dormire quando Wylan si ricordò dei compiti e tirò fuori una tale pila di appunti da fargli domandare se avesse dormito due giorni o due mesi.
 
*
 
 Jesper tornò in infermeria altre due volte. La seconda fu perché aveva rintracciato e fatto a botte col ragazzo che gli aveva spedito il bolide in testa, la terza perché il ragazzo, risentito, gli aveva spedito un altro bolide. E davvero, avrebbe potuto continuare così all’infinito.
 La parte preferita di questa nuova routine erano, per Jesper, le visite di Wylan. La prima volta, gli aveva fatto visita più volte finché non si era svegliato. La seconda e terza volta, pure.
 Anche Inej, Kaz, Nina e Matthias andavano a fargli visita. Inej e Nina erano le uniche due visite gradite, seconde solo a Wylan: con Inej chiacchieravano di fatti divertenti avvenuti a scuola, anche se Inej non mancava di fargli notare quanto stupido fosse stato ad attaccar briga con lo stesso ragazzo tre volte; a volte si aggiungeva anche Nina. Più alle chiacchierate, meno alle raccomandazioni. La parte preferita d Jesper era che gli portava caramelle e schifezze di tutti i tipi che Nina aveva raccattato prima a Diagon Alley, poi sul treno per Hogwarts e poi ancora a Hogsmeade.
 Kaz e Matthias gli facevano visita di rado, e tutto sommato a Jesper non dispiaceva. Una volta erano capitati allo stesso momento e tutti e tre erano rimasti venti minuti buoni a fissarsi avvolti da un silenzio imbarazzante e più scomodo di Matthias su una sedia troppo piccola per lui.
 
*
 
 Ci furono anche una quarta e quinta volta. La quarta fu un evento scollegato dal ragazzo dei bolidi, come l’avevano soprannominato lui e Wylan. La quinta invece riguardava sempre il ragazzo dei bolidi.
 Puntuale come un orologio, Wylan si presentò accanto al suo letto con la borsa piena di appunti. Era incredibile la mole di studio cui i ragazzi del quinto anno erano sottoposti in un solo giorno. Jesper avrebbe voluto che tutti la smettessero di ricordargli che c’erano gli esami: era tanto chiedere di poter tornare di nuovo al primo anno?
 Con un gesto svogliato Jesper prese un foglio dagli appunti. In alto al centro c’era scritto POZIONI: non di certo la sua materia preferita. C’era qualcosa che non andava, però. Ci mise qualche secondo a capire che si trattava di un disordine generale che le altre volte non c’era.
 «Non li hai presi tu questi?» chiese alzando lo sguardo su Wylan.
 «Uhm. In realtà sì. Quelli vecchi erano sempre di Inej, ecco perché ti sembrano diversi.»
 
*
 
 Wylan non sapeva né leggere né scrivere, diceva suo padre. In realtà Wylan sapeva fare entrambe le cose, aveva scoperto tempo dopo, quando effettivamente c’erano stati adulti capaci di comprendere le sue necessità. Le lettere si mischiavano sul foglio come aventi vita propria e gli ci voleva tempo per metterle al posto giusto, come fossero pezzi di un puzzle che andava risolto a poco a poco.
 Quando gli era arrivata la sua lettera per Hogwarts, un mondo sul quale suo padre babbano non l’aveva mai messo al corrente, per Wylan erano cambiate tre cose: aveva compreso davvero chi fosse sua madre, e di conseguenza anche suo padre; e si era sentito accettato. Perché in un mondo in cui puoi trasformare vasi in topi o far sfrigolare le pentole in cucina senza muovere un dito, non sembra così tragico saper fare le cose in modo diverso dalla maggioranza.
 La professoressa McGranitt era stata la prima a notare che non riusciva a leggere, un problema che i tutori di suo padre non erano mai riusciti a risolvere perché non avevano mai provato a capirlo, a spronarlo a seguire un metodo diverso da quello classico.
 Jesper alzò lo sguardo su di lui e indicò un punto del foglio. «Se Piton scopre che disegni durante le sue lezioni ti uccide.»
 «Finché vado bene nella sua materia dici che gli importerebbe?»
 Modestie a parte, Wylan era il miglior studente di Pozioni che Hogwarts avesse mai visto negli ultimi dieci o quindici anni. Se fosse stato un Serpeverde e non un Tassorosso immaginava che Piton l’avrebbe adorato, ammesso che fosse capace di esprimere emozioni che esulassero dal disgusto.
 Ci fu un silenzio durante il quale Jesper sfogliò altre pagine passando per Difesa contro le Arti Oscure e Babbanologia fino ad arrivare a Divinazione. Questa era per Wylan la materia più sciocca, eppure gli appunti che prendeva in quelle ore erano spesso i suoi preferiti perché aveva modo di schizzare tutte le cose strane che farfugliava la Cooman durante le sue lezioni, e sulla carta sembravano quasi acquistare un senso.
 «Prendi spesso appunti così?»
 «Sì.»
 Jesper annuì. «Sei molto bravo a disegnare», disse, pur senza guardarlo.
 
*
 
 La sesta volta (sì) in infermeria Jesper aveva un mal di testa così pesante che Inej si offrì di leggere per lui.
 Jesper amava Inej. Davvero. Erano amici stretti e si conoscevano dal primo anno. Le voleva molto bene. Moltissimo. E gliene avrebbe voluto di più se avesse smesso di leggergli Le Fiabe di Beda il Bardo come le implorava da venti minuti buoni.
 «Le conosco a memoria, Inej. E non ho otto anni.»
 «Storia di Hogwarts, allora? So che non l’hai letto, non mentire.»
 Se l’era cercata.
 
*
 
 Quando Wylan entrò in infermeria Jesper era melodrammaticamente sdraiato sul letto con un braccio a coprirgli metà della faccia.
 «Sei tu, Wy?»
 «Sì.»
 «Se nomini una sola volta i compiti o gli esami o qualsiasi altra cosa giuro che urlo.»
 Wylan fu grato che Jesper non potesse vederlo sorridere a quell’affermazione. Si sedette come suo solito alla sinistra di Jesper e gli gettò sull’addome un pacchetto di Gelatine Tuttigusti+1, Mou Mollelingua e altre cose zuccherate.
 «Un omaggio di Nina», spiegò. «Le dispiace di non poter venire oggi.»
 Jesper mugugnò un «fa niente» in risposta senza tuttavia guardarlo.
 A Wylan il silenzio non dispiaceva. Avvicinò una sedia a sé cercando di far meno rumore possibile e vi poggiò sopra un album da disegno, poi prese un’altra sedia e vi sparse sopra matite colorate, acquerelli e altri strumenti.
 Aprì l’album all’ultima pagina cui aveva lavorato, uno scorcio del Castello di Hogwarts visto dal parco. Wylan si era spinto il più lontano possibile, costeggiando la Foresta Proibita, per assicurarsi di avere la visuale più ampia.
 Sua madre gli chiedeva spesso se Hogwarts gli piaceva. Gli domandava quanto fosse cambiata da quando c’era stata lei.
 «Non lo so», le diceva Wylan con un sorriso mezzo finto e mezzo vero, «non so com’era prima.»
 E allora, poiché non era bravo con le parole, aveva preso la sua arma migliore, la stessa che poi lo accomunava a sua madre, e aveva deciso che le avrebbe raccontato Hogwarts così: un mondo di grafite a volte a colori e a volte no che condividevano come un linguaggio segreto.
 Gli si strinse il cuore al ricordo di sua madre al San Mungo, mentre suo padre era in una villa da qualche parte nella Londra babbana. Villa a cui lui avrebbe dovuto far ritorno, quel Natale: non che ne avesse veramente voglia.
 Wylan dipingeva di tutto, ma soprattutto gli piaceva la normalità – costruzioni antiche in mezzo a una vegetazione che sembrava far parte dell’architettura stessa dell’edificio; gatti stanchi che si raggomitolavano negli antri più impensabili e lì sonnecchiavano; i volti rilassati delle persone quando pensavano che nessuno prestasse loro attenzione. Raffigurare persone ignare era la parte preferita di Wylan perché era in quei momenti di naturalezza che saltava fuori, come il gatto che abbia deciso di venir fuori dal suo antro, la vera essenza di qualcuno.
 E allora Wylan si trovò a disegnare Jesper. Un Jesper mezzo addormentato e a suo modo sereno. Un Jesper normale. Un Jesper che aveva appena aperto il pacchetto di Tuttigusti+1 e se n’era cacciata una in bocca.
 «Cavoletti di Bruxelles. Che schifo.»
 Wylan rise. Lo imitò e ne prese una anche lui. «Zucca.»
 «Fortunato.»
 Il silenziò piombò di nuovo su di loro: cadde come un lenzuolo, li avvolse gentile e rispettoso. L’assenza di suoni non disturbava Wylan, non si sentiva in dovere di colmare alcun vuoto. Nell’aria si mischiavano le voci ovattate che arrivavano dal parco e il rumore della grafite che sfregava sul foglio. Wylan si chiese se Jesper si fosse accorto di qualcosa.
 Come a intercettare i suoi pensieri Jesper soffiò: «Wy».
 «Mh?»
 «Ricordati che sono molto affascinante. Mi raccomando.»
 
*
 
 Nascosto nel fondo del suo baule ai piedi del letto a baldacchino c’era un ritaglio di carta su cui era disegnato il Jesper di grafite. Per fortuna questo Inej non lo sapeva, o Jesper era sicuro che avrebbe usato quest’informazione a suo vantaggio subito dopo «Il fatto che tu voglia rimanere a Hogwarts per le vacanze di Natale non ha nulla a che fare con Wylan, immagino» e «Inutile che fai finta di esserti imbattuto per caso in un regalo per Wylan, so che mi hai accompagnato a Diagon Alley apposta per questo».
 «Inej», rispose Jesper, mano sul cuore, «mi offende che tu abbia un’opinione tanto sbagliata di me.»
 Inej non lo guardò neanche. «Andiamo a cercare questi regali per Kaz e Wylan.»
   
 
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