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Autore: Ciarax    08/12/2021    1 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XI
                    Now you're walking alone
                    It's all that you've ever known
                    So sick of being the one betrayed
 


 
Verdi. Erano occhi verdi i suoi. Si era fidata. Le ispiravano fiducia e lei aveva provato a ritornare come era prima dell’incidente, ingenua e felice.

Come puoi riportare allo stato originale qualcosa che è rotto. Un giocattolo difettoso anche se viene riparato saprai sempre che una volta era stato difettoso. Cambia l’apparenza ma la sua sostanza rimaneva quella.

Kintsugi. L’arte della riparazione di ceramiche con l’oro. La credenza che qualcosa di rotto sia più forte e incantevole proprio grazie alle sue imperfezioni, per la storia che portano con sé. Proprio per il suo stato alterato, perché gli errori non dovrebbero venire considerati solo negativamente.

Era un concetto che l’aveva interessata, in una delle poche e brevi chiacchierate con Splinter. Una delle tante tradizioni giapponesi rivolte alla valorizzazione dei difetti, delle unicità. Erano rotti, ma una volta riparati divenivano una meravigliosa testimonianza di sopravvivenza quando la maggior parte delle persone si sarebbe solo limitata a farne piazza pulita dei cocci.

Alexis ebbe l’impressione che quel vecchio e saggio ratto non le stesse raccontando solo una raccolta di ciò che sapeva e che aveva appreso con gli anni. Era una silenziosa punzecchiatura rivolta nei suoi confronti, dove anche lei trovò una particolare somiglianza con quella curiosa tecnica.

Ma lei non era una ceramica o un vaso che poteva venire riparato, era stata rotta, in più punti. Era frammentata ma col tempo era stata in grado di rimettere precariamente insieme i cocci che le rimanevano, non era una riparazione magistrale ma fece il suo dovere per un paio di anni. Una timida corazza per coprire quelle cicatrici che, anche se vecchie, continuavano a bruciare come il primo giorno sulla carne viva.

E poi Raph.

Aveva una predilezione per lo sguardo della gente, trovare con vivace curiosità la particolare croma di cui fossero tinti e l’ingenua associazione con quello che poteva rispecchiare in chi li possedeva. Non sempre il colore degli occhi rispecchiava il carattere di qualcuno, ma aveva sempre trovato che lo sguardo fosse particolarmente espressivo, molto più di altri tratti somatici.

Per un po’ aveva diffidato di quello che percepiva guardando la gente negli occhi, per un po’ aveva evitato del tutto lo sguardo delle persone. Non si fidava. E come poteva, specialmente quando non era la prima volta che cascava come una pera cotta quando trovava uno sguardo interessante.

Quasi quattro anni di lento recupero e ci era ricascata di nuovo. Non che Raffaello fosse totalmente considerabile un essere umano, forse era anche quel dettaglio che le aveva reso più facile aprirsi con lui. E aveva degli occhi interessanti.

Non nascondeva affatto le emozioni che provava, intense e perlopiù con connotazioni rabbiose. Aveva un radicato profondo di esprimere quel sentimento che lo logorava, lo rendeva ingestibile, a tratti animalesco. E lei era rimasta in mezzo a quella cortina di fumo, si muoveva a tentoni mentre cercava di districarsi nel carattere turbolento di Raffaello.

Era stata colpa sua? Forse Michelangelo non aveva avvisato gli altri del suo arrivo e lei era piombata lì come un’intrusa. Aveva invaso la loro casa senza degnarsi di chiedere permesso? Avrebbe dovuto essere più cauta? Meno precipitosa?

Alexis riportò l’attenzione sul soggiorno del suo appartamento, avvolto nel caso. Non era mai stata particolarmente dedita all’ordine ma in quel momento ebbe l’impressione di essere rimpiombata a quattro anni prima. Dopo aver rimesso piede in casa per la prima volta in settimane, non aveva riposato finché non aveva rimosso qualsiasi cosa glielo ricordasse.

Il volume della musica era probabilmente troppo alto rispetto al solito ma così riusciva a sentirla chiaramente, in barba alle possibili lamentele dei vicini. Scorreva disattenta tra i canali, guardando disinteressata una delle vecchie repliche di Una mamma per amica. Quel televisore era stato acceso talmente tante poche volte che si meravigliò quando ne aveva trovato Il telecomando, anche abbastanza facilmente.

Faye era comodamente abbarbicata sulle sue gambe, dormiva da un pezzo. Coccolata dalle carezze di Alexis che per un po’ trovò conforto nel morbido pelo cenere del cincillà.

Chiamare Flynn era fuori questione, non avrebbe avuto la forza di spiegargli tutto. Non sapeva neanche come avrebbe potuto, non era una situazione facile. Ma aveva altro su cui stava cercando di riportare forzatamente l’attenzione. L’università.

Era all’inizio del terzo anno e già era rimasta fin troppo indietro, senza il problema degli impossibili orari di lavoro alla stazione radio non aveva più la scusa per rimandare. Anche se continuava a non capire come Scienze Naturali potessero centrare con la facoltà di Tecnologia musicale alla Steinhardt University. Non era mai stata ferrata nelle scienze e già immaginò il lento declino che quella materia avrebbe avuto su di lei.

Forse le repliche di Una mamma per amica non sarebbero state poi tanto male da vedere per passare il resto di quel deprimente pomeriggio. Non poteva uscire. La neve stava ricoprendo l’intera metropoli, piccoli fiocchi candidi che volteggiavano dal cielo grigio e carico mentre attecchiva al suolo sotto la gioia dei più piccoli.

L’appartamento era caldo, e Alexis era ben imbottita sotto una coperta e con Faye che le teneva compagnia. Non era esattamente stato il momento migliore quello per decidere di eliminare qualsiasi cosa gli ricordasse Raph, così come aveva già fatto una volta. Non aveva però avuto il coraggio di buttare i ritratti che aveva fatto settimane prima, durante il loro primissimo incontro. Immortalati sulla carta con solo la memoria a farle da testimone.

Le fotografie che aveva scattato invece qualche sera fa erano state ancora più difficili da guardare. Sorridevano tutti lì, non sembrava esserci nulla fuori posto. E con sua sorpresa ci fu anche una foto che la ritraeva nel mentre di una canzone, senza che se ne fosse accorta. Probabilmente scattata da Michelangelo, la ritraeva di tre quarti, attenta al ritmo della canzone con la testa leggermente inclinata di lato per sentire meglio, e Raph.

C’era anche lui al margine della foto, che la osservava. E non era lo sguardo pensieroso con cui l’aveva colto lei in flagrante e neanche quello frustrato degli ultimi attimi prima che la serata venisse rovinata. Era rilassato, il volto non era contratto nella solita espressione corrucciata come quando era occupato ad essere in collera con il resto della popolazione mondiale. Lì era semplicemente qualcuno che si stava godendo una serata con la sua famiglia.

Alexis incrociò per sbaglio con lo sguardo il suo quaderno degli schizzi, aperto e con quasi tutte le proprie matite fuori dall’astuccio.

Lo fissò per qualche secondo di troppo.

«Al diavolo, più male di così non posso farmene» borbottò scostando la coperta e facendo un lungo sospiro, sconfitta.

 

 
‘Ma sei impazzito, fratello?’

‘Cosa ti è passato per la testa, Raph? Questa volta hai veramente esagerato’


Raffaello ne aveva la testa piena. Non aveva fatto altro che sentire i rimproveri di Leonardo e le vivaci proteste di Michelangelo che non la smetteva un attimo di lamentarsi per quello sbotto d’ira che lo aveva colto nel momento meno opportuno. Anche se il peggio forse era Donnie.

Donatello non aveva quasi aperto bocca, era rimasto in silenzio ad osservare tutto, a pensare. Ma forse fu proprio quello che lo gelò quando aprì finalmente bocca dopo che anche le proteste di Michelangelo si acquietarono, «Il maestro ci aveva avvertito che ne avremmo dovuto parlare con Alexis del Clan del Piede… e anche se così le stiamo evitando altri pericoli, l’abbiamo ferita. L’hai ferita tu, Raph perché sei quello a cui lei tiene di più tra noi. Si vede. Ma anche noi l’abbiamo ferita, non abbiamo detto nulla per difenderla. È imperdonabile»

«Donatello ha ragione» la voce calma di Splinter fece voltare tutti e quattro i fratelli riuniti vicino il divano e la postazione di comando di Donnie. Raffaello fu l’unico ad alzare a malapena lo sguardo.

«Raffaello, -iniziò Splinter, quasi cercando le parole più adatte per la tartaruga più irrazionale tra le quattro, -tra tutti sei quello che da meno ascolto alla propria testa. Non sei equilibrato come Leonardo, né razionale come Donatello… ma neanche irrazionale ed infantile come Michelangelo» quelle parole anche se inizialmente irritanti catturarono l’attenzione di tutti, specialmente di Raph che non riuscì ad interrompere sul nascere quel discorso anche a causa dell’occhiataccia che gli rivolse il vecchio ratto prima di riprendere a parlare.
«Non c’è difetto in come sei, ma la tua mente viene fin troppo facilmente offuscata dalla rabbia e dalle emozioni forti. La mente è come un fiume, figlio mio. Se è agitato l’acqua è torbida, ed è difficile vedere, è difficile ascoltare qualcosa che non sia il proprio punto di vista. Perdi la concentrazione anche su quello e su chi ti circonda, e rischi di ferire involontariamente il prossimo. Ma se permetti alla tua mente di ritrovare la calma che le serve… la risposta è limpida in attesa»

Non erano affatto parole scontate e molto spesso Splinter aveva dedicato loro alcuni minuti per dispensare quelle particolari metafore che poi, specialmente in quel momento, non sembrarono poi dal significato tanto astruso e nascosto.

Raph aveva sbagliato, era stato precipitoso e si era fatto prendere dalla rabbia che gli montava in petto ogni volta che era frustrato. Lo sapeva. Lo sapeva ma non lo accettava, e quella ramanzina era una frecciatina anche in ottemperanza a quel suo comportamento verso i propri fratelli. Loro sapevano ben fronteggiare il carattere turbolento di Raffaello, ma non Alexis.

Non che non ne fosse in grado, ma non era stato quello, comunque, il modo di affrontare quella situazione, e non ci mise molto la tartaruga ad alzarsi di malo modo lasciando gli altri tre fratelli confusi. Aveva già sentito fin troppi rimproveri in meno di un paio d’ore, il suo ego non avrebbe retto altre umiliazioni.

Pazienza. Pazienza. La stessa cosa che si ripeteva ogni volta che nell’hashi era costretto ad usare quegli insulsi bastoncini metallici per lavorare della lana ai ferri. Una coperta, quello che stava finendo col realizzare. E che probabilmente avrebbe finito nell’arco di un paio d’ore vista la velocità con cui si era immerso in quel lavoro noioso e ripetitivo.

Era un lavoro semplice, che anche un bambino sarebbe stato in grado di fare ma che in quel momento gli permise di distrarsi quel poco che bastava per rimuginare in modo più pacato a tutto quello che gli era stato buttato addosso dopo la dipartita di Alexis dal nascondiglio. Nessuno sembrava essersi risparmiato nel dare voce ai propri pensieri e non poteva dar loro torto.

Non era stato educato. Era stato veramente un bastardo, e lei non se lo meritava. Se ne rendeva conto da solo, ma non aveva alcun modo per poter giustificare quell’ennesima azione istintiva e dettata dalla frustrazione e dalla rabbia che gli aveva occluso la mente per l’ennesima volta. E quella volta non si era ritrovato davanti uno dei suoi fratelli, tutti loro erano ben coscienti del carattere turbolento e irascibile di Raph e sapevano bene come tenergli testa, ognuno a modo loro. Difficilmente lasciavano che le sue parole le prendessero sul personale.

Erano stati sempre paragonati agli steli di bambù, tutti e quattro, fin da piccoli. Esclusi, emarginati, reietti. Rifiutati dagli umani e tirati fuori dalla loro società che tuttavia continuavano a proteggere nell’ombra, ombra nella quale erano cresciuti, si erano fortificati. Poco importava ciò che la vita buttata di fronte a loro, erano stati e sarebbero continuati ad essere resilienti, a crescere dritti senza alcun impedimento. Tutti e quattro, intrecciati a darsi sostegno.

Alexis era uno stelo spezzato. Reciso troppo presto e che non sembrava riuscire a ritornare dritto, forse permanentemente incrinato. Raph l’aveva incontrata quando c’era solo il timido accenno di una lenta e dolorosa ricrescita, e lui l’aveva infranta. Se n’era reso conto troppo tardi, ma l’aveva fatto. Quella timida ricrescita era stata recisa con troppa violenza.

Per quanto resiliente il bambù, c’era un limite alle ferite che poteva sopportare prima di cedere.


--- Note ---
Capitolo decisamente più breve del previsto, ma forse va bene così. Sentivo che sarebbe stato superfluo aggiungere altro, magari puà probabilmente risultare confusionario e non dico che anche per me non lo sia, in alcuni punti. 
Questo è un punto particolare per Alexis e Raph, qui non c'è stato un lieve battibecco ma è stato il danno fatto su una persona già fragile che spezza il cuore.

Ad ogni modo, con questo capitolo inizia ufficialmente la trama del film, quindi da qui si intreccierà con le scene del film in alcuni punti... in altri ci saranno ovviamente, cambiamenti. :3
A proposito, vi rinnovo l'invito a leggere ASSOLUTAMENTE la storia di Made of Snow and Dreams 'Mostro', un piccolo capovaloro che... si intreccia con Burning Bright. Eh giò, ci sarà un cross-over a quattro mani con due fanfiction. Quindi andate immediatamente a recuperarla.

P.S. c'è una 'piccola' citazione anche alla fanfiction di Elenatmnt 'Come tutte le più belle cose'... altro enorme capolavoro, che sto amando e che mi sta mettendo a dura prova ma ne vale veramente la pena leggerlo. Una mamma per amica, l'imperdibile serie di Splinter non poteva non essere presente qui, visto che ho dato parecchio poco spazio al vecchio sensei. Era un buon modo per rendere un piccolo omaggio al ruolo di guida che svolge in questo capitolo per entrambi, e anche un piccolo tributo alla fanfiction.

E c'è anche una citazione dal vecchio maestro Oogway, dove la mente è meravigliosamente paragonata all'acqua, limpida o torbida.

Ciarax

 
   
 
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