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Autore: musa07    08/12/2021    2 recensioni
"- Ti avevo detto di chiamarmi! - fu la secca ammonizione non appena Dino gli aprì la porta, mentre varcava la soglia di casa senza tante cerimonie. Compreso il portare all’interno il gelido vento artico che stava attanagliando la città in quei giorni.
Il sottinteso della suddetta frase era: prima di combinare uno dei tuoi soliti casini, dato che Kyoya sapeva quanto Dino riuscisse ad essere maldestro.
- Kyoya sei serio? Se ti avessi chiamato per chiederti un aiuto per le decorazioni natalizie mi avresti ucciso. -
- Altamente probabile. -
- Io direi certo più che probabile. - ci tenne a precisare Dino, con quel suo solito tono divertito che non faceva altro che aumentare l’irritazione in Hibari, sorreggendosi su di un piede solo, zoppicante, non facendosi intimorire per niente dallo sguardo “fulmina et uccide” dell’altro, anzi: allargando ancora di più il sorriso sulle labbra, per quanto il dolore al fianco glielo permettesse. Dopo cinque anni che lo conosceva ci era così abituato ormai [...]"
Scritta per l'Advent Calendar, gruppo Facebbo Hurt/Comfort Italia
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incredibilmente non ho nessuna
scemenz ehm... nessuna cosa da dire,
ma tranquilli, arriveranno sulle note finali lol

Enjoy

 

Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia
Prompt: “Ti avevo detto di chiamarmi!”

 

 

Ti avevo detto di chiamarmi!”

 


- Ti avevo detto di chiamarmi! - fu la secca ammonizione non appena Dino gli aprì la porta, mentre varcava la soglia di casa senza tante cerimonie. Compreso il portare all’interno il gelido vento artico che stava attanagliando la città in quei giorni.
Il sottinteso della suddetta frase era: prima di combinare uno dei tuoi soliti casini, dato che Kyoya sapeva quanto Dino riuscisse ad essere maldestro.
- Kyoya sei serio? Se ti avessi chiamato per chiederti un aiuto per le decorazioni natalizie mi avresti ucciso. -
- Altamente probabile. -
- Io direi certo più che probabile. - ci tenne a precisare Dino, con quel suo solito tono divertito che non faceva altro che aumentare l’irritazione in Hibari, sorreggendosi su di un piede solo, zoppicante, non facendosi intimorire per niente dallo sguardo “fulmina et uccide” dell’altro, anzi: allargando ancora di più il sorriso sulle labbra, per quanto il dolore al fianco glielo permettesse. Dopo cinque anni che lo conosceva ci era così abituato ormai.
- Però hai ben pensato di chiamarmi dopo esser volato giù dalla scala mentre stavi appendendo le luci sulla porta di ingresso. – solo a dirlo c’era da farsi venire una crisi isterica o scoppiare a ridere. Nel dubbio meglio fingere indifferenza, tanto ci pensava già abbastanza a ridere il suo molesto compagno, che si trovava di fronte a lui proprio in quel momento. In evidente difficoltà fisica.
- Fortuna che son caduto sulla neve, così ha attutito un po' il colpo. -
- Non me lo ricordare, che è già tutto abbastanza agghiacciante. Come tutto ciò che succede quando ci sei tu di mezzo del resto. - scoccandogli un’occhiata severa, mentre scuoteva la testa esasperato. E fu allora che se ne accorse. Il biondo stava tremando. Ed era incredibilmente pallido.
Dino fu conscio di come l’altro lo stesse scandagliando e del motivo – sapeva di non avere una bella cera e, a dirla tutta, non è che si sentisse in formissima quella mattina quando si era alzato – ma mantenne la sua solita calma.
- Controlliamo questa caviglia intanto. Poi ci occuperemo del resto. - proferì avvicinandosi piano a lui, con le sue solite movenze feline. Lo fece sedere sullo sgabellino posto a fianco all’entrata, abbassandogli il calzino – e appuntandosi mentalmente di doversi sciacquare gli occhi con la candeggina per rimuovere l’immagine di quegli agghiaccianti calzini traboccanti di renne, improbabili quanto inquietanti omini di marzapane, babbi natale stilizzati altrettanto inquietanti – e nel momento in cui gli posò le mani sulla caviglia, facendola delicatamente muovere, sentì che il corpo del biondo non era caldo, era bollente! Sollevò di scatto il volto verso quell’altro, giusto in tempo per vedere il suo bel volto piegarsi in una smorfia di dolore.
- Stai tremando e sei bollente. - constatò serio, piantandogli gli occhi grigi in volto e posandogli il dorso della mano sulla fronte.
- È l’effetto che mi fai tu. - cercò di sdrammatizzare Dino ma non ottenne, ovviamente, l’effetto sperato.
- Idiota! -
- Diciamo che prima quando mi sono alzato, non è che mi sentissi in splendida forma… - non voleva assolutamente farlo preoccupare, quindi tentò di minimizzare anche se adesso, con il passare delle ore, si sentiva come se gli fosse passato sopra un tir in corsa, per non parlare della caviglia pulsante che però fortunatamente non pareva essersi gonfiata più di tanto.
- E hai anche pensato genialmente di farti un triplo carpiato in un metro di neve. - proferì Hibari, inarcando un sopracciglio perplesso. Dove poteva arrivare l'imbecillità di quello che ormai era un uomo di quasi ventotto anni?, si chiese. Era pari solo a quella dell’uomo con i decibel più alti dell’intero universo e di quell’altro molesto dall’altrettanta paralisi facciale proprio come quell’inetto biondo che gli stava di fronte in quel momento e che lo stava fissando fiducioso. E Kyoya, al solito, di fronte a quello sguardo, capitolò. Sospirando, lo aiutò ad alzarsi per portarlo verso il divano, anche se il metro e ottantatre dell’altro non è che gli fosse di molto aiuto.
Una volta che l’ebbe fatto distendere, diede la sua diagnosi.
- La caviglia ha solo una lieve storta, basterà fasciarla. Adesso ci mettiamo del ghiaccio intanto. Misuriamo la febbre e poi capiamo il da farsi anche lì. Tu sta fermo! - lo ammonì. Ma Dino non si sarebbe mosso da lì neanche se glielo avessero imposto sotto tortura: aver il proprio compagno che si prendeva cura di lui, non aveva prezzo. Non è che Kyoya non si prendesse cura o non avesse a cuore gli altri, semplicemente aveva la sua maniera di dimostrarlo. Cioè non lo dimostrava.

Hibari si muoveva in quella casa con estrema sicurezza e destrezza, poiché, un po' alla volta e con gli anni, aveva finito per passarci sempre più tempo e sempre per più giorni di seguito. Recuperò le coperte dall’armadio, mise su l’acqua per il tè (era convinto che il tè fosse sempre la soluzione, con il suo calore e il suo profumo confortante), recuperò termometro e ghiaccio.
Mentre aspettavano che il termometro misurasse la temperatura, Kyoya si sedette al fianco dell’altro, tenendogli il ghiaccio sulla caviglia, con attenzione, attento a non arrecargli troppo fastidio, controllando di tanto in tanto che non si fosse gonfiata. Appurato che la febbre era ad una temperatura tale che sarebbe stato sufficiente un po' di paracetamolo, che aveva già verificato essere presente nel mobiletto in bagno, e soprattutto starsene al calduccio sotto alle coperte, Kyoya si alzò.
- Dove vai? - chiese Dino, con le guance arrossate dalla febbre, facendo spuntare solo gli occhi marroni dalle coperte che l’altro gli aveva posato sopra, incredibilmente non lanciandogliele ma sistemandogliele con cura, mentre prendeva la pastiglia che Hibari gli stava porgendo insieme ad un bicchiere d’acqua.
- Esco. - fu la lapidaria risposta.
- Kyoya non puoi lasciarmi da solo, rischio di morire. - era troppo divertente dargli il tormento e vedere fino a dopo arrivava la sua labile pazienza.
- Muori pure per quello che mi riguarda. -
- Mi avrai sulla coscienza. -
- Me ne farò una ragione. - fu la replica imperturbabile, detta con il suo solito tono di voce basso e profondo.
- Kyoy… - ci riprovò ma il suono della voce dell’altro lo interruppe.
- Faccio un salto alla farmacia qui all’angolo a prendere quello che mi serve per fasciarti la caviglia. Non ti alzare da quel divano per nessun motivo! - lo ammonì, minacciandolo con lo sguardo mentre si infilava il giaccone e la sciarpa. Nel momento in cui si infilò il cappello ciò gli impedì di vedere la faccia felice del biondo.
- Tornando indietro ti fermi in panificio a prendere i biscotti di pan di zenzero? -
- No. -
- Oh! Kyoya: anche il pandoro che fanno alla pasticceria qui sotto. - non scomponendosi minimamente per l’atteggiamento per niente entusiastico dell’altro, come al solito tra l’altro.
- Men che meno… - dedicandogli un piccolo sorrisetto maligno.
- Che crudele che sei, è Natale dopotutto, siamo tutti più buoni. -
- Io non festeggio il Natale. -
- Kyoya lo so perfettamente che qui in Giappone, a differenza che da me in Italia, si festeggia in maniera diversa, che Natale non lo si passa con la propria famiglia ma con il proprio innamorato. -
E il sorrisetto maligno sparì dalle labbra di Hibari. L’aveva fregato. Com’è che quell’inetto riusciva sempre e comunque a fregarlo da cinque anni a questa parte?
Hibari si voltò a lanciargli un’ultima occhiata prima di varcare la porta pensando che doverne occultare il cadavere sarebbe stato indubbiamente una grossa seccatura e dal suo grugnito a mo’ di saluto, Dino fu consapevole che anche per quella volta Kyoya l’aveva perdonato.

 

FINE

 

 

Hibari: Com’è che passano gli anni ma io ti servo sempre e comunque come spalla comica?
Goku: Sì, spiega un po', razza di scimunita, come mai negli anni sei rimasta scema uguale e con gli stessi istinti suicidi nel prenderti gioco in questo modo di quel sociopatico.
Clau: Goku, devo dire che neanche la tua acidità ha subito dei miglioramenti nel tempo, eh. Tu, invece, Mr. Sociopatico hai indubbiamente arricchito il tuo vocabolario e le tue frasi.
Hibari: Hn!
Clau: Ho parlato indubbiamente troppo presto…
Yamamoto: Dobbiamo fare gli auguri di Natale?
Clau: Ohhh, Takeshi lovelove 😍
Goku: Mmmm, solita solfa anche qui!
Lambo: KYAAAAAAYAAAA Sono il grande Lambo-san, ho cinque anni e…
Goku: … e non gliene frega niente a nessuno. Possiamo chiudere qui?
Clau: No, Goku aspetta, devo dire un sacco di altre cose supersuperinteressanti.
Goku: Ehh, mi immagino guarda… di un interessante.
Clau: Ma come Goku non vuoi sapere quante e quali belline ficcine la mia mente sta partorendo su di te e Takeshi lovelove?
Goku: A parte il fatto che te lo dici da sola che son “belline” e la cosa è altamente inquietante, in ogni caso la risposta è no.
Dino: A me interessano invece *alza manina*
Clau: Ohhh Dino 🤤
Goku: Tch! È arrivato quell’altro.
Hibari: Hn!
Clau: E poi sarei io quella che non è cambiata di una virgola...
 

   
 
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