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Autore: Ghostclimber    08/12/2021    1 recensioni
[Dear Evan Hansen]
Il Connor Project è invitato al castello che ha ospitato il set di Harry Potter per una conferenza.
Evan Hansen si defila, e siccome è Evan Hansen si perde nella Foresta Proibita.
Ma un aiuto verrà sempre dato a Hogwarts... a chi lo richiederà.
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Into the woods, the time is now,
we have to live, I don't care how
.






“No.” rispose lui, poi ricominciò a canticchiare il tema di Into The Woods.

“Quella canzone è irritante!”

“Sei solo scocciato perché ti sei perso nei boschi.”

“Sì, sono scocciato perché mi sono perso nei boschi, contento, adesso?”

“No, sono scocciato anch'io, ti faccio presente che in questa cazzo di foresta ci sono anch'io.”

“Diamineee...” gemette Evan. Tra tutti i posti che poteva scegliere per perdersi come un imbecille, proprio la Foresta Proibita.

E va bene, lo sapeva che era solo il set di un film, ma era anche un film molto convincente. Dannazione a Jared e dannazione alla sua gioia incontenibile quando li avevano invitati a tenere una conferenza del Connor Project nel castello che aveva ospitato il set di Harry Potter.

E dannazione alla propensione di Evan stesso a prendere il largo e allontanarsi dalla folla alla prima occasione possibile: era stato proprio per evitare di imbarcarsi in discorsi sempre uguali e immancabilmente imbarazzanti che aveva deciso di darsi alla macchia.

E ovviamente, quale idea migliore se non andarsi a cacciare nella Foresta Proibita? Evan cercò di consolarsi ripetendo a se stesso che Acromantule e Centauri non esistevano nel mondo reale, poi Connor lo precedette saltellando.

“Connor, tu sei un fantasma.”

“Dici davvero?” Evan roteò gli occhi.

“Non hai bisogno di camminare.”

“E questo è uno dei lati positivi, insieme alla questione che non mi scappa più la pipì.”

“Se non hai bisogno di camminare...”

“Sì?”

“PIANTALA DI SALTELLARE COME UN CAPRIOLO!” sbottò Evan. Connor si bloccò.

“Ehi, tu hai paura sul serio.” disse.

“Sì!” rispose Evan, “Siamo in una foresta, non sappiamo che animali ci sono, non saprei riconoscere un fungo commestibile neanche con uno schemino a colori e non c'è neanche campo sul cellulare! Come facciamo ad uscire di qui?”

“Per prima cosa, fermiamoci un attimo.”

“Perché?” chiese Evan.

“Perché qui c'è un po' di sole, è meno angosciante del bosco fitto. Fermiamoci, cerchiamo di capirci qualcosa, va bene? Non sfasarmi.”

“Una parola...” si lamentò Evan, ma senza molta energia. Si sedette sotto a un grosso pino nodoso, si punse il sedere con gli aghi caduti e decise di spostarsi sotto ad una quercia.

“Connor, non potresti... che so, volare sopra alle cime degli alberi e guardare da che parte è il castello?” chiese, abbracciandosi le ginocchia.

“Sono un fantasma, non un drone. Non ci arrivo, così in alto.”

“E non puoi arrampicarti su un albero?”

“Lo stai chiedendo allo stesso tizio che entra in camera tua passando dal muro?”

“Merda.” disse Evan, poi raccolse un sassolino dalla forma curiosa, così, tanto per avere le mani occupate.

Connor prese a fluttuare a mezzo metro da terra, le braccia dietro la testa, il viso rivolto al cielo, come se si stesse rilassando sul letto.

A corto di idee, Evan se ne rimase seduto sotto alla sua quercia, rigirandosi in mano il sassolino che aveva trovato. Pensò incoerentemente a quanto avesse cominciato a sentire distante Connor: per quanto esistessero praticamente in simbiosi, sempre più spesso Evan avvertiva il peso che, nonostante lui fosse lì, e si potessero parlare, e potessero persino abbracciarsi, Connor era, in effetti, morto, morto come il chiodo di una porta, per citare Charles Dickens.

Il che significava che non sarebbero potuti invecchiare insieme.

Quella riflessione aprì una prospettiva agghiacciante: e se lui avesse vissuto una vita soddisfacente, e fosse poi morto senza rimpianti? Il suo spirito sarebbe “andato avanti”, come dicevano anche in Harry Potter. Sapeva che invece, l'unico motivo per cui Connor era rimasto sotto forma di spirito era che aveva delle questioni in sospeso, quindi non si sarebbero potuti incontrare nell'aldilà.

O ancora, orrore degli orrori: e se un giorno Connor avesse trovato il modo di rimediare a ciò che aveva lasciato in sospeso, magari senza nemmeno farci caso, e fosse scomparso senza nemmeno avere il tempo di salutare?

“CAZZO!” esclamò Connor.

Evan alzò gli occhi dal sassolino che si stava rigirando in mano e lo vide a terra, intento a massaggiarsi un gluteo.

“Connor! Ti sei fatto male?” chiese, dandosi dell'idiota subito dopo: ormai avrebbe dovuto imparare che i fantasmi non si fanno male.

“Cazzo, mi sono fatto male sì, ho una ghianda nel culo!” rispose Connor, voltandosi: una ghianda, con tanto di cappellino, gli si era conficcata in una chiappa e ora sporgeva da lì come un assurdo bubbone marroncino.

“Aspetta, ti aiuto...” disse, spontaneamente, e rimosse la ghianda con delicatezza, estraendo il picciolo dalla carne di Connor.

Stava per gettarla a terra, mentre Connor borbottava una serie di creativi improperi sulle mamme delle ghiande, quando notò un piccolo, insignificante particolare.

“Ehm... Connor?”

“La mamma puttana della quer... cosa?”

“Stai... stai sanguinando?” disse Evan. Più come una domanda che un affermazione, in effetti, perché a quel punto dava per scontato di essere così in ansia da poter avere allucinazioni. E i fantasmi, tecnicamente, non dovrebbero sanguinare.

Connor si passò una mano sul gluteo offeso e si guardò le dita. La sua bocca si aprì in una O di stupore, ed Evan notò un altro particolare: non riusciva più a intravedere gli alberi attraverso il suo corpo. Connor lo fissò, poi gli passò di fianco e diede un pugno ad un pino: una pioggerella di aghi secchi cadde dall'albero in seguito all'urto, e Connor ritirò le nocche arrossate.

“Hansen...”

“Connor?”

“Hai trovato la fottuta Pietra della Resurrezione?” Evan si guardò la mano con la quale ancora stringeva il sassolino con cui aveva giocherellato.

“Ma...”

“Ma cosa? Hansen, mi hai riportato in vita, te ne rendi conto?”

“Ma non funziona così.” ribatté Evan, “La storia dei Tre Fratelli lo dice chiaramente: la Pietra non può riportare in vita nessuno, perché chi se n'è andato appartiene alla Morte.”

“Hansen, francamente, ti sembro forse appartenere al mondo dei morti?”

“Beh... no, ma...” Evan esitò e deglutì, “Ecco... neanche a quello dei vivi.”

“No.” ammise Connor, poi si avvicinò di un passo e alzò le mani tremanti per stringere le spalle di Evan. Distolse lo sguardo, chinando il capo, poi disse: “L'unico mondo a cui sento davvero di appartenere è il tuo.”

“Connor...” disse Evan, esitando. Era ciò che aveva desiderato, certo, eppure ora esitava, preda di mille se e mille ma: per quanto avessero condiviso tutto negli ultimi due anni, era come se ora le cose potessero andare improvvisamente storte.

Alzò gli occhi su Connor, ancora intento a fissare la sua spalla sinistra, e il cuore gli mancò un battito per l'orrore: Connor stava di nuovo sbiadendo.

Era ora o mai più.

Evan si lanciò tra le sue braccia, lo strinse a sé come non aveva mai fatto; poi, un po' impacciato per l'inesperienza, stampò le labbra sulle sue.

Erano morbide, un po' secche e calde, tanto calde.

Connor rispose al bacio dopo pochi istanti, e lo abbracciò così forte da sollevarlo da terra.

Si baciarono per un'ora, o forse per mille anni, poi finalmente si staccarono, in carenza di ossigeno. Il respiro corto, si fissarono negli occhi, e Connor scherzò: “Ti voglio vedere a spiegarla al mondo.”

“Non me ne frega un accidente, Connor.”

“Non frega nemmeno a me.” si baciarono di nuovo, con ancora maggior trasporto. Evan stava cominciando a pensare che avrebbero saltato tutti i passaggi e sarebbero finiti a fare l'amore lì, pungendosi il sedere con aghi di pino e ghiande figlie di meretrici, quando Connor si staccò da lui con un “Mh!”, come se gli fosse improvvisamente venuto in mente qualcosa.

“Che c'è?”

“Dobbiamo levare le tende.” disse Connor.

“Ma dai?”

“Cazzo, Hansen, se esiste la Pietra della Risurrezione, potrebbero esistere anche le Acromantule. Non so tu, ma l'idea di scappare da un ragno di tre metri non mi esalta per niente.”

“Siamo d'accordo, ma come ne usciamo?”

“Il castello è a nord, il nord è di là.” disse Connor con calma, poi prese per mano Evan e lo guidò in un intrico di sottobosco.

Quando furono finalmente in vista del limitare della foresta, Evan fu colpito da un'illuminazione: “Aspetta un attimo. Connor, tu hai sempre saputo come uscire dalla foresta!” Connor gli rivolse il peggior sorriso sornione sulla peggior faccia da schiaffi di sempre.

“Corri.” minacciò Evan, e rincorrendosi tornarono al castello.






Per arashinosora5927.
Kudos per essere sopravvissuta alla terza dose <3

 
   
 
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