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Autore: brielleofpotidea    09/12/2021    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Ratched]
Ambientato nel 1950, la madre single Gwendolyn, malata di cancro, teme che questo possa essere l'ultimo Natale che trascorrerà insieme a sua figlia, Idgie. Per non dipendere totalmente dalla giovane ventenne, la signora Briggs assumerà l'infermiera Ratched, con la speranza che possa darle un importante sostegno sia psicologico che affettivo. Come reagirà la ragazza nei confronti della nuova arrivata?
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Intro



Gwendolyn è una madre single, dolce e premurosa. Ma non come le altre; in lei c'era qualcosa in più: un amore forte e incondizionato, un sentimento che ti aveva sempre messo al primo posto. Ti sembrava ingiusto vedere un fiore tanto bello appassire in quel modo. Eppure, nonostante questo, il pensiero di Gwendolyn era sempre rivolto a te. Temeva per la tua vita, più di quanto potesse temere per la sua. E talvolta lo trovavi ridicolo, scuotevi la testa e cercavi di dissuaderla dall'avere simili pensieri, ma lei, testarda quanto te, non lasciava mai cadere il discorso.

"Ho bisogno di sapere che starai bene quando non ci sarò più"

Un sospiro fuoriesce dalla tua bocca. "Non ho alcuna intenzione di avere questa conversazione con te", replichi, senza guardarla. Sei tentata di darle le spalle, ma una parte di te sente la necessità di stare in allerta. Però non incroci il suo sguardo, questo puoi concedertelo. D'altronde se l'avessi fatto, saresti crollata. E in quel momento, lei avrebbe capito e avrebbe ottenuto la risposta che cercava. Perché no, non saresti stata bene, e come avresti potuto?

"Sono settimane che continui a ripeterlo", continua, tentando di controllare il suo tono di voce, nonostante tutto sempre carezzevole. Si avvicina a te, e tu ti stringi nelle spalle, strofinandoti le braccia come se avessi avessi avuto freddo. "So che fa male, ma dobbiamo mettere in conto che", sospira e allunga la mano, per sfiorarti il viso.

Indietreggi appena alle sue parole. "Fa male?", ripeti, con leggero sarcasmo. Scuoti la testa e rastrelli i tuoi capelli castano chiaro con le dita in un gesto di pura esasperazione ed impotenza anche. "Credo che sia un eufemismo, madre"

Gwendolyn si ammutolisce, senza però mai distogliere lo sguardo. Ti volti e le palpebre tremano sotto il peso delle lacrime che cerchi di trattenere. A tua madre è stato diagnosticato un tumore al seno sinistro, grande quanto una noce, ma che a parere dei medici, destinato a crescere e nel peggiore dei casi, espandersi. "E' straziante", ammetti, con voce rotta dal pianto. Gwendolyn deglutisce a vuoto e il suo labbro inferiore trema distintamente. "Tesoro...", tu scuoti la testa e ti maledici per il modo in cui stai reagendo. Tua madre ti si avvicina, e con tenerezza cerca di tranquillizzare il tuo respiro corto ed irregolare. Pronunzia il tuo nome, ti accarezza i capelli e ti stringe, e tu ti sfoghi. "Non puoi pretendere che starò bene quando non ci sarai più", le dici debolmente. "E vorrei essere capace di mentirti, dirti che non verserò neppure una lacrima quando quel maledetto giorno arriverà, ma come faccio? Come posso guardarti negli occhi e affermare il falso?", l'ennesima lacrima fa capolino dalle tue ciglia, percorrendo rapidamente il contorno del tuo viso.

Gwendolyn abbassa la testa pacatamente, per guardarti negli occhi, anche lei si lascia andare ad un pianto, ben più silenzioso del tuo, ma pur sempre amaro. Le lacrime le rigano ben presto il viso pallido e smunto. "Amore mio", un singhiozzo sfugge dalle sue labbra rosee e sottili, quando ti raccoglie il volto tra le mani. "Hai ragione", trattiene una risata amara. "Hai perfettamente ragione", ripete e porta i polpastrelli sotto i tuoi occhi arrossati. "E' ingiusto da parte mia pensare che tu possa uscire da tutto questo indenne, solo per alleggerire il mio cuore", confessa debolmente. Lasciarti sola al mondo è la sua più grande paura. Purtroppo, per fortuna o per sfortuna, avevi solo lei; Gwendolyn era la tua unica famiglia.

Scuoti nuovamente la testa, donandole un piccolo sorriso. "No", sollevi entrambe le mani sulle sue braccia per poi stringere le dita attorno ai suoi polsi con tenerezza. "Tu non hai colpe, hai capito?", mormori, accarezzandole la pelle. Lei si appoggia a te, non perché stanca, quanto più per la necessità di saperti vicina e inalare il tuo dolce profumo, che sapeva di vita, di casa. "Non voglio che tu pensa sia colpa tua. Sei mia madre, e ti amo profondamente. E voglio che tu comprenda una cosa; hai ancora tempo. Devi smetterla di parlare come se dovessi lasciarmi domani. Non accadrà tanto presto, e forse, chissà, magari non accadrà affatto", una risata sfugge dalle labbra di Gwendolyn alla tua ultima affermazione, e tu la segui, nonostante a differenza sua, la tua è genuinamente colma di innocente speranza.

Annuisce e solleva le mani per sfiorarti i capelli. "Sarebbe un miracolo di Natale", ti massaggia la cute e tu inclini la testa di lato a quella dolce coccola. "Quand'è che sei diventata una donna, mhm?", mormora, con fare adorante, portandoti a sorridere. Scuoti leggermente il capo; incatenando il tuo sguardo in quello di tua madre. La tua fonte di ispirazione. "Conservo ancora il coniglietto di stoffa che mi regalasti quando c'incontrammo la prima volta"

"Diventare grandi non significa liberarsi delle cose a cui teniamo, anche se queste possono apparire infantili", puntualizza, e tu custodisci gelosamente un'altra delle sue preziose perle di saggezza. "Ascoltami bene, non permetterò alla malattia di portarmi via da te prima del dovuto"

Un minuscolo sorriso si fa spazio sulle tue labbra. "Me lo prometti?", le chiedi, seppur con leggera esitazione e voce ancora scossa.

Gwendolyn poggia le labbra sulla tua fronte, indugiando a lungo e schiudendo le palpebre con forza. Le sue lacrime presto umettano il tuo viso, mischiandosi alle tue. Fatica a trovare le parole, perchè un nodo alla gola le impedisce di tirarle fuori. Stringi gli occhi in due fessure e un gemito strozzato fuoriesce dalla tua bocca. "Promettimelo", il tuo cuore palpita così forte da far male.

Gwendolyn sospira profondamente. Le sue iridi verde-azzurre riflettono le tue. "Te lo prometto", ammette infine, e ti avvicina, lasciando che la tua guancia si posi sul suo seno, ancora così caldo e soffice.

 

   
 
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