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Autore: Cherry__Blossom    09/12/2021    1 recensioni
Il vecchio druido stava ancora mescolando il suo intruglio quando la figura un po' ingobbita e dai capelli canuti – pure ben curati e tenuti insieme da un nastro di raso, per non dire dell'elegante fragranza luteziana accompagnatasi al suo ingresso nell'antro - fece capolino nella cavità del rovere.
Da molti decenni Panoramix è rimasto l'ultimo abitante del Villaggio degli Irriducibili. Ma qualcuno non l'ha ancora dimenticato.
(Dedicata al Maestro Uderzo.)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Falbalà, Panoramix
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[ 5 AC ]

[ Armorica ]

 

 

Il vecchio druido stava ancora mescolando il suo intruglio quando la figura un po' ingobbita e dai capelli canuti – pure ben curati e tenuti insieme da un nastro di raso, per non dire dell'elegante fragranza luteziana accompagnatasi al suo ingresso nell'antro - fece capolino nella cavità del rovere.

Le riservò uno sguardo di sottecchi, più con l'aria di chi proprio non ama essere distolto dall'adempimento dei propri doveri druidici: e, potete giurarlo, il vecchio druido non aveva certo idea di che farsene della compagnia di chicchessia, tanto meno – figurarsi – di quella di una vecchia bisbetica da sempre rintanatasi a fare la bella vita nei recessi più lussuosi d'Armorica.

“Ti saluto, Druido.”

Panoramix non le rispose, ma piuttosto – togliendole anche il privilegio di quel mezzo sguardo di sbieco che le aveva poc'anzi concesso - grugnì con fastidio qualcosa che probabilmente, nella sua mente malandata, rassomigliò un po' a un saluto di malavoglia.

La donna non se ne ebbe comunque a male: sospirò con fare paziente e, con prudenza, superò il viottolo di legno di quercia costeggiato dal mensolame utile a reggere gli alambicchi del druido.

Negli anni aveva mantenuto quel fare dispettoso e risoluto, così tipico delle donne armoricane e così stravagante da notare in quella che, diversamente, sarebbe stata solo una vecchia signora d'altri tempi: incurante del fastidio che avrebbe potuto provocare al vegliardo, poggiò i gomiti sul paiolo di rame nel quale egli andava mescolando il proprio intruglio, e aprì bocca solo quando Panoramix ebbe lasciato scivolare nell'intingolo fumante un rametto di vischio (l'odore pungente che ne stillò, considerò la donna, doveva essere qualcosa di simile al petra oleum; e che lo pensasse pure, perché il fatto che Panoramix avesse sostituito da decenni quella roba con estratto di barbabietola era un segreto da tramandarsi di druido in druido, non certo alla prima comare pettegola giunta a visitarlo nell'orario più sbagliato).

“Ti trovo bene.”

Stava mentendo, e questo lo sapevano entrambi. Panoramix aveva attraversato indenne, attraverso più generazioni, quella che nel suo caso era sempre apparsa come una vecchiaia gioviale e arzilla ma costante: ora, tuttavia, il suo mescolare si era fatto stanco e affaticato, tanto fu che la donna si ritrovò costretta a sforzarsi di non aiutarlo; l'orgoglio druidico, in fondo, era una gran brutta bestia, e il caratteraccio di Panoramix non era certo migliorato da quando anche l'ultimo abitante del Villaggio degli Irriducibili se n'era andato a cercar fortuna altrove.

La Storia non aveva mai riportato alcunché circa il Villaggio dei Pazzi o, men che meno, la sua caduta: ma questo solo perché la caduta non c'era mai stata. La sua storia si era semplicemente conclusa, e di certo a Panoramix non avreste mai potuto rimproverare di non sapersi adattare al cambiamento dei tempi; ma il fatto che tutto fosse finito in silenzio, senza un rumore né un'ultima bella gazzarra con le legioni di Cesare, aveva lasciato il Druido amaro e disilluso.

E forse egli se ne sentiva anche un po' in colpa, perché la voglia di darsele di santa ragione coi legionari era sparita sin da quando il portatore di menhir del villaggio s'era sacrificato un'ultima volta per ricacciare indietro l'avanzata dei Romani in un momento in cui la Pozione era mancata se non per quella contenuta nella fiaschetta che il Piccolo Prode Gallo, come d'abitudine, aveva sempre tenuto con sé: ma in fondo, come pure l'aveva messa in un raro momento di lucidità il suo compare 'robusto, non certo grosso!', se proprio si doveva sacrificare qualcuno allora era giusto che quel sacrificio avesse un senso, e così l'ultima fiasca di Pozione l'aveva tracannata Obelix; e da allora, nessuno aveva mai più spostato dai campi a ridosso dell'accampamento di Laudanum (ora abbandonato come la buona parte dei presidi gallici degli eserciti repubblicani) la statua di marmo nella quale egli s'era tramutato al termine della battaglia.

“Cosa posso fare per te?”

“Sei un druido, Panoramix. Dovresti sapere con un'occhiata per quale motivo io sia qui.”

“Sì.”, borbottò senza troppo trasporto lui, continuando a mescolare il proprio intruglio “Stai morendo.”

La donna socchiuse gli occhi, sorridendo più con comprensione che con gentilezza.

“Volevo salutarti.”
“Avresti avuto molte occasioni di farlo in questi anni.”
“E tu l'avresti apprezzato?”
“Naturalmente no.”

L'altra sorrise con gentilezza e, mossi alcuni brevi passi al di là del paiolo, avvolse delicatamente il collo del vecchio druido con le proprie braccia un po' rovinate e rugose, e per quanto egli avrebbe voluto pensarla diversamente, fu piuttosto sicuro che nessuna delle sue impagabili conoscenze potesse essere in quel momento utile a spiegare per quale ragione la sua mente stanca e malandata stesse suggerendogli che ad abbracciarlo, ben altro che non una vecchia, fosse piuttosto la bella scapestrata dei decenni già trascorsi.

“Grazie, Panoramix.”

Il vegliardo sgranò gli occhi e, per un attimo, i suoi vecchi occhi si velarono di una sottile nota di stupita melanconia.

“No, davvero.”, mormorò (con un tono di voce nuovo, come se fosse un'altra persona – più buona) “Grazie a tutti voi.

Forse il vecchio druido non si sentiva deluso tanto dalla manzanza di baldanze e battaglie: forse era solo tremendamente offeso all'idea che il Villaggio degli Irriducibili fosse finito senza che nessuno l'avesse mai nemmeno ringraziato per tutti quei secoli nei quali egli, pur di poter servire, non si era mai nemmeno concesso il bel lusso di invecchiare e morire.

E allora, adesso che finalmente qualcuno si era preso la briga di farlo, che male ci sarebbe stato a raggiungere gli altri a festeggiare?

Si era solitamente abituati a credere che Panoramix, anche al non guardarti, ti stesse in verità fissando lo stesso: ma quelle erano leggende che riguardavano il Panoramix riverito druido del Villaggio degli Irriducibili, né più di certo il povero vecchio tutto solo che da anni mescolava il proprio intruglio lì nel rovere a ridosso di un simulacro moribondo per ricordare a sé stesso i tempi nei quali la sua vita era servita a qualcosa.

Ma ora le cose si erano chiuse con un finale così semplice, e così la vecchia signora, bene accorta a non guardarsi indietro (non sarebbe stata certo felice di fissare la cavità ora vuota del rovere di un druido che, finalmente in pace con sé stesso, era immaginabile si fosse concesso il proprio giusto riposo), se n'era già andata da un pezzo, e stava già percorrendo da chissà quanto la via di sabbie scaldate dal sole che la separava dal modesto galeone del mercante fenicio che, in corrispondenza di un giusto prezzo, aveva accettato di accompagnarla sin lì.

Giunta ad un passo dal pontile della nave, annuì con tranquilla risolutezza non appena il vegliardo dalla pelle di cartapesta simile a caramello invecchiato male le si rivolse.

“Pronta alla partenza, Falbalà?”
“Certo.”

“Se posso chiedere, cosa ti ha portata così lontana da Condate?”

Falbalà assunse un'aria pensosa e, forse, anche un filo indispettita: a Grandimais ricordò un po' quando, molti anni prima, l'allora bella bionda s'era offesa a morte all'idea che un suo bacio non fosse stato sufficiente a riscattare Obelix dall'incantesimo che già una volta, molto tempo prima dell'occasione fatale, l'aveva tramutato in una statua di marmo.

Ma quegli anni a Condate l'avevano formata, e così, piuttosto che ostinarsi a restare inalberata, stavolta Falbalà si limitò a gettare uno sguardo un po' nostalgico alle rimanenze del vecchio Villaggio degli Irriducibili: immaginò che non fosse il caso di perdersi in rimpianti e che, per quanto ora la strenua resistenza dei Galli di Abraracourcix fosse da tempo giunta al termine, ognuno fosse fatto per vivere nel proprio tempo.

E sebbene il tempo degli Irriducibili fosse stato in fin dei conti una parentesi piuttosto breve, e il cielo fosse infine per davvero caduto loro sulla testa, ecco: a Falbalà non sembrò proprio che quel tempo fosse mai finito per davvero, ma che – proiettato alla stessa grande altezza delle memorie del loro passato - stesse allungandosi come in un divenire senza requie.

Nel gettare quell'ultima occhiata, un timido alito di vento le scompigliò la chioma di grano mentre, tutt'intorno a sé, Petibonum inviava i propri inetti legionari a rapire il druido del villaggio, e altrove il Piccolo Prode Gallo e il suo compare giravano la Gallia giocando i soldati di Cesare; ora Obelix colpiva per sbaglio Panoramix con un menhir causando un gran bel guaio, ora i due distribuivano la Pozione Magica ai rivoluzionari sotto i Goti, ora scovavano un deposito di falcetti d'oro nel sottosuolo di una foresta nei pressi di Gergovia e combattevano come gladiatori al Circo di Roma o, dall'alto di una duna di sabbia, miravano con Panoramix la Sfinge allora ancora adorna di un bel naso.

Adesso, ecco, mentre tutte quelle scene si svolgevano insieme a sovrastare le capanne – come congelate nel tempo – del Villaggio degli Irriducibili, Asterix e Obelix remavano oltre i mari d'Armorica per oltrepassare la fosca bruma che li avrebbe poi condotti alla Britannia, o tornavano vittoriosi con gli allori di Cesare per le mani, o ancora riportavano indietro Menabotte dai Normanni o, qui e lì, Automatix fissava minaccioso il Bardo e la sua lira.

Fra quelle avventure, in lontananza l'ultima battaglia dei Belgi sfumò alle prime luci del meriggio, e stavolta non ci fu alcuna nube a nascondere i bagliori del bel sole d'Armorica: così, anche a scomparire un'ultima volta, quelle vecchie storie le recarono un'ultima certezza - Falbalà non avrebbe mai dimenticato.

 

Nel 50 Avanti Cristo, tutta la Gallia è stata occupata dalle legioni di Cesare.

 

E quand'anche per ella fosse presto giunta l'estrema convocazione di Toutatis, non sarebbe stata poi tanto male l'idea che quelle storie, avendo fatto per una seconda volta il proprio tempo, se ne andassero con lei per lasciare spazio a nuovi orizzonti ancora da scoprire.

Sorrise a capo chino e, per la prima volta dopo tanti anni, si sentì certa della propria risposta.

“Oh, niente d'importante.”

Mise piede sul pontile della nave del mercante e, accompagnata dallo sciabordare delle onde a schiaffeggiare la chiglia, smise di guardarsi indietro.

 

Tutta? No!

 

Agli occhi dei marinai di Grandimais il ponte della nave era deserto, ma Falbalà fu assolutamente certa di dover alzare la voce per riuscire a sovrastare il chiacchiericcio becero e volgare, che pure amava tanto, dell'ultimo banchetto che gli Irriducibili Galli stavano dando sulla nave.

“Dovevo solo salutare un vecchio amico.”

 

Un piccolo villaggio resiste ora e sempre all'invasore.

 

(Dedicata al Maestro Uderzo.

Grazie di tutto e salutaci il tuo compare.

Till we meet again! ~)

   
 
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