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Autore: ineffable    09/12/2021    2 recensioni
L'acqua nella vasca da bagno era tiepida, Crowley si prende cura di Aziraphale, delle sue ali ferite, mentre qualcosa aleggia su di loro. Crowley vorrebbe conoscere la verità ma l'angelo non è pronto a rivelargliela, non ancora almeno.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'angelo caduto






L'acqua nella vasca da bagno era tiepida, c'era abbastanza schiuma da coprirlo nelle zone più intime, a dire il vero quello era l'ultimo dei suoi pensieri in quel momento, stranamente non si sentiva in imbarazzo, lo era stato in molte occasioni ben più innocenti di quella, ma quel particolare momento era troppo pregno d'altro da non lasciare spazio a imbarazzi di alcun genere.
Con una morbida spugna il demone massaggiava le sue ali, la imbeveva nell'acqua, la strizzava lasciando che le gocce scivolassero tra le piume e poi di nuovo la passava sull'estremità dell'una e dell'altra ala, era una sensazione piacevole per Aziraphale, il tocco di Crowley era delicato, riusciva a passare in mezzo a tutte le piume senza fargli male, le toccava con rispetto e reverenza come se avesse paura di romperle.
Erano grandi e maestose, così forti da riuscire a reggerlo in volo, gli permettevano di planare nel cielo e le sue piume anche erano resistenti, persino le più piccole che andavano a ricoprire la parte superiore, erano forti ma dall'altro lato, presa una per una quelle piume erano fragili, delicate e sì, potevano staccarsi se non trattate con cura.
L'angelo quella sera ne aveva persa più di una, temeva che lasciandole immerse nell'acqua, tramite lo sfregamento della spugna avrebbe rischiato di perderne ancora, e invece il tocco di Crowley era così delicato che non sembrava nemmeno star esercitando alcun tipo di forza, quello che otteneva era solo lavare via lo sporco, le macchie grigie di terra che le imbrattavano, e Aziraphale lo voleva più di ogni cosa, desiderava veder scivolare via quell'acqua sporca che si mischiava a quella pulita della vasca, voleva tornare ad essere candido e pulito come era sempre stato.
Nessuno dei due parlava di ciò che era accaduto, per Aziraphale era troppo presto, non sapeva nemmeno lui se lo aveva metabolizzato oppure no, e Crowley beh lui si stava dannando l'anima -che sì, era già dannata ma lui era sicuro che quella sera si era dannata per una seconda volta- voleva sapere che cosa fosse successo al suo angelo, le sue stesse viscere si stavano corrodendo a furia di trattenere quelle parole che salivano fino alla gola ma venivano rimandate giù.
Proviamo a capirlo, l'angelo gli era piombato dentro casa sfondando il vetro della finestra, come se fosse un meteorite, le ali aperte, ferite probabilmente dai cocci di vetro, sporche come sporchi erano i suoi vestiti e la sua pelle, ma la cosa che più fece male a Crowley, e che gli impediva di porre domande all'angelo era proprio l'espressione che quest'ultimo aveva sul volto. Quando Aziraphale alzò il viso da terra aveva gli occhi sgranati, avevano perso il loro naturale colore, erano grigi e in essi era contenuta una quantità di terrore tale da mettere i brividi anche al più spietato demone, la prima cosa che pensò Crowley fu che gli occhi di un angelo non avrebbero mai dovuto essere macchiati da un sentimento simile, in particolar modo gli occhi del suo angelo. La seconda cosa che lo fece raggelare fu la reazione di Aziraphale poco dopo essersi schiantato sul suo pavimento, il demone si era avvicinato a lui per capire come stava, quando si era chinato e aveva allungato la mano verso il suo viso, Aziraphale si era ritratto con un sussulto spaventato, come se Crowley gli avesse appena dato la scossa.
Il demone pensò che non volesse ricevere contatto fisico e invece, dopo un istante, giusto il tempo che gli servì per mettere a fuoco dove fosse finito, gli occhi di Aziraphale cambiarono espressione riconoscendo in Crowley un amico, il suo amico, il miglior amico che aveva, lo sguardo si ammorbidì, la muscolatura del viso si rilassò per lasciare spazio a un debole sorriso, un sospiro scosse il petto dell'angelo che scoppiò in un pianto sommesso, soffocato, lanciandosi tra le braccia di un demone più che mai confuso.
A Crowley non servì molto per capire che quasi sicuramente il suo angelo doveva aver vissuto una brutta avventura, per caso o con volontà non poteva saperlo, era finito a casa sua e dopo lo sconvolgimento iniziale aveva capito di essere al sicuro e si era lasciato andare.
Il demone aveva semplicemente fatto alzare l'angelo, lo aveva portato nella sala da bagno dove già una vasca era presente, la ingrandì solamente, si posizionò di fronte a lui, gli strinse le mani delicatamente per un istante, poi chiuse gli occhi, alzò le braccia e con le dita affusolate sciolse il nodo del cravattino facendolo scivolare a terra, si occupò degli altri abiti, sempre stando attento a non metterci troppa forza, voleva essere il più delicato possibile. Le sue dita slacciavano bottoni, spostavano vestiti lasciandoli scivolare via dalla pelle dell'angelo, si muoveva abilmente come se tutti i giorni non facesse altro che quello, e invece era la prima volta che si ritrovava a svestire qualcuno. Mentre lo spogliava dalle vesti, Crowley stava attento a non sfiorare nemmeno per sbaglio un lembo di pelle, non voleva mettere a disagio l'angelo, non voleva in alcun modo che si sentisse più esposto di quanto non fosse.
L'angelo di rimando per quanto si sentisse a disagio nell'essere nudo di fronte a qualcun altro, in particolar modo se questo qualcuno era Crowley, in quel momento si sentiva troppo debole per protestare e soprattutto sentiva il bisogno di fidarsi ciecamente di qualcuno, e chi meglio di Crowley che era stato al suo fianco per millenni, aveva il bisogno viscerale di affidare la sua vita a chi sapeva se ne sarebbe preso cura, e Crowley lo stava facendo.
Aziraphale apprezzò la cura di Crowley nei suoi riguardi, il suo tenere gli occhi chiusi per non metterlo ancora di più in imbarazzo, sentì uno schiocco di dita e un profumo dolce invadergli le narici, il demone lo prese per mano e lo guidò fino a farlo immergere nella vasca, finalmente potè aprire gli occhi e godersi quello spettacolo meraviglioso che era il suo angelo.
Aziraphale sorrise pieno di gratitudine, anche se quel sorriso nascondeva dell'altro, Crowley rispose al sorriso allo stesso identico modo, entrambi avevano sulle labbra parole non dette, frasi mai pronunciate, i loro occhi si parlavano, quelli di uno dicevano "ti prego dammi tempo" quelli dell'altro "hai tutta l'eternità angelo."
Per questo motivo ancora Crowley taceva, lo amava troppo per costringerlo a parlare, non voleva convincerlo o mettergli pressioni che gli avrebbero fatto solo male, sperava solo che prima o poi il suo angelo, semplicemente si sarebbe fidato così tanto di lui da concedergli il suo cuore, e lui se ne sarebbe preso cura, oh se lo avrebbe fatto.
Ma ora era presto e lo sapeva, si allungò sul bordo della vasca per insaponargli i capelli, quei soffici ricci biondi gli solleticavano le dita, aveva sempre desiderato toccarli, sentire che sensazione gli avrebbero trasmesso tra le dita, mai si sarebbe immaginato di poterlo fare in un'occasione simile, Crowley pensò quanto fosse bello massaggiargli la cute, essere coinvolto in un'attività così personale e intima con la persona che più amava.
Si era appena reso conto di quanto amasse vedere la testa del suo angelo insaponata, stare attento che la schiuma non gli finisse negli occhi, d'un tratto si morse le labbra, il magone gli salì alla gola, non solo perché quello che stavano facendo non era frutto di una seratina romantica fra due innamorati, ma perché lui si stava occupando dell'angelo il quale chissà cosa aveva da poco subito.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce dell'angelo, che spaccò il silenzio come la lama della spada di un samurai divide in due una mela.
<< Avresti fatto prima a fare un miracolo, stai perdendo un sacco di tempo a causa mia >> soffiò fuori Aziraphale, la voce colma di senso di colpa.
Crowley cacciò indietro il magone che gli si era formato in gola, si schiarì la voce.
<< Un bagno caldo è un toccasana per i nervi >> rispose.
<< Lo dicono gli umani sai... Dicono anche che aiuta il rilassamento, e in effetti tutte le volte che l'ho provato ho finito per addormentarmi dentro la vasca. E non mi stai facendo perdere tempo >> arrossì.
<< Non avevo nulla da fare comunque >> borbottò.
L'angelo sospirò solamente, se ne rese conto dal lieve spostamento delle sue spalle. Crowley si siede mentalmente dello stupido, aveva detto qualcosa che probabilmente lo aveva ferito.
<< Non che se avessi avuto qualcosa da fare io... Lo avrei fatto comunque angelo, mi sarei preso cura di te in ogni caso. >>
Il demone trattenne istintivamente il respiro, non sapeva se era riuscito a rimediare allo strafalcione di poco prima, sperava di sì, era talmente abituato a fingersi scorbutico che non gli riusciva proprio di dire una cosa carina senza poi doverla correggere, per farla aderire alla sua presunta personalità.
L'angolo delle labbra di Aziraphale si alzò leggermente, segno che stava sorridendo, il demone tirò mentalmente un respiro di sollievo, prese in mano il soffione e alzandosi in piedi cominciò a sciacquarlo dalla schiuma in eccesso.
<< E io te ne sono grato Crowley >> disse l'angelo poco dopo.
A Crowley si strinse il cuore.
Il demone notò che sul braccio dell'angelo era rimasto ancora un batuffolo di schiuma, avvicinò il soffione, la sua mano scivolò sulla pelle dell'altro per aiutare l'acqua a mandare via tutto il sapone, Aziraphale in quel momento ebbe un lieve sussulto, Crowley si chiese il motivo ma presto lo capì, un livido a forma di dita e mano spiccava violaceo sulla pelle diafana dell'angelo, il demone avrebbe voluto urlare ma si trattenne, aiutò l'angelo ad uscire dalla vasca, lo avvolse in un ampio e morbido asciugamano bianco e poi gli disse:
<< Vado a prepararti un tea bello bollente, tu intanto asciugati, i vestiti se vuoi...- >>
<< Ci penso io Crowley, grazie >> sorrise l'angelo.
Il demone annuì e uscì dalla stanza, si diresse in cucina, appoggiò entrambe le mani sul ripiano dei fornelli stringendolo fino a farsi sbiancare le nocche, i muscoli gli vibrarono, per un momento credette che le gambe non lo avrebbero più retto, ripensò all'angelo terrorizzato al centro del suo salotto, a quel livido, e da quell'immagine non potè fare a meno di pensare che oltre a quello ce ne potessero essere altri. Un suono basso e gutturale uscì dalla sua gola, il petto si alzava e si abbassava, se fosse stato umano qualcuno poteva pensare che stesse avendo un attacco di panico, fece qualche respiro per provare a calmarsi, quando sentì la porta del bagno aprirsi e richiudersi si staccò dal ripiano, osservò per un attimo la sua mano tremante, doveva calmarsi, schioccò le dita e sui fornelli comparì una teiera piena d'acqua che già borbottava.
Quando Aziraphale entrò in cucina Crowley si girò verso di lui sforzandosi di sorridere.
<< E' quasi pronto >> disse.
Allungò la mano per prendere la teiera, ma quando toccò il manico la ritrasse di scatto.
<< Ah! >> si trattenne dall'imprecare
L'angelo si avvicinò allarmato << ti sei bruciato, fa vedere >> disse allungando le mani verso di lui, Crowley si ritrasse << non è niente angelo, non preoccuparti. >>
Per la seconda volta in quella sera Crowley si diede dello stupido, si era ferito come un incapace e aveva fatto preoccupare l'angelo, non era lui che avrebbe dovuto pensare a preoccuparsi quella sera, Aziraphale aveva bisogno di tranquilità e non certo di un demone che sembrava aver perso le più banali facoltà intellettive.
Versò il tea nelle tazzine, le posò nel vassoio e superò Aziraphale dirigendosi verso la sala.
<< Vieni angelo >> disse mentre gli passava accanto.
Crowley con la mano libera miracolò un tavolino basso dove appoggiare il vassoio e una poltrona, l'angelo prese posto su quest'ultima mentre il demone si accomodò su un lato del divano, presero entrambi le proprie tazze e sorseggiarono quella bevanda che proprio al demone non era mai piaciuta, Aziraphale non mancò di farglielo notare.
<< Tu non bevi mai tea, le poche volte che ti ho convinto a farlo ti sei lamentato per giorni interi. >>
Alle orecchie di Crowley quella frase sembrava così normale, profumava di quotidianità, e invece era solo una maschera, un mantello posto appositamente per coprire la verità che ancora al demone era sconosciuta, bevve un sorso di quella bevanda amara, come sempre una smorfia comparve sul suo volto, era veramente orribile.
<< Questa sera posso fare un'eccezione, non credo che l'alcol sia l'ideale >> disse Crowley.
<< Perché no? >> domandò l'angelo, tirando su il naso dalla tazza.
Il demone emise un verso strozzato, un miscuglio tra un borbottio e chissà che altro, non sapeva cosa rispondergli, non che non conoscesse il motivo della sua decisione, ma non era sicuro di volerlo dire all'angelo, non sapeva se sarebbe stato opportuno o se avrebbe finito con il turbarlo.
Crowley non aveva proposto l'alcol perché sapeva che, molto probabilmente, avrebbero finito con l'ubriacarsi, l'alcol era un ottimo inibitore dei sensi ma era anche parecchio utile per far uscire tutte quelle emozioni che normalmente restavano sopite o represse, temeva che avrebbero perso il controllo, e si sa cosa succede quando si perde ogni freno inibitorio, si possono commettere azioni di cui ci si pente il mattino dopo, e Crowley non voleva accadesse.
Se Aziraphale avesse cercato un certo tipo di conforto da lui, o gli avesse rivelato qualcosa che non era pronto a rivelare, come avrebbero potuto affrontare la cosa l'indomani? Avrebbe rischiato di farlo allontanare ancora di più, no doveva accontentarsi di ciò che gli stava dando, l'angelo si era rivolto a lui, è da lui che era andato, avrebbe potuto rifugiarsi nella sua libreria evitando di farsi vedere in quelle condizioni, evitando domande, e invece aveva scelto di andare lì e lasciare che si prendesse cura di lui.
<< Beh angelo, sinceramente non mi va di vederti ubriaco, non credo tu sia nelle condizioni giuste ecco. >>
No, decisamente quelle non erano le parole adatte, implicavano che fosse successo qualcosa, e anche se a tutti gli effetti era così, non voleva che l'angelo pensasse che stava tentando di farlo parlare, avrebbe dovuto usare quell'arma che proprio gli riusciva difficile tirare fuori, quella parte di sé che si vergognava a mostrare, ma solo perché la sua natura diceva così, essere gentile.
<< In verità angelo, stavo solo cercando di metterti a tuo agio. So bene quanto ti piaccia un bel bicchiere di vino, ma dopo aver fatto un bagno caldo e rilassante, credevo che il tea fosse la cosa migliore, pensavo che tu avresti scelto quello. >>
Non era una menzogna, perlomeno era una parte della verità.
Aziraphale sussultò, le guance gli si imporporarono di un adorabile colore rosso, il demone non riuscì a trattenere un sorriso a quella vista, il petto gli si accese riempendosi di calore, lo amava così tanto e tenersi tutto quell'amore dentro stava diventando sempre più doloroso.
<< Non riesco a farle sparire >> disse improvvisamente l'angelo.
Crowley tirò su il viso.
<< Mh? >>
<< Le ali, ho provato a richiuderle dentro di me ma non ci riesco >> gli spiegò, possibile che si sentisse in colpa anche di quello?
Crowley lo rassicurò.
<< Non importa angelo, a me non danno fastidio, anzi forniscono un perfetto contrasto con le pareti di casa mia. Potresti prestarmele ogni tanto >> disse con un sogghigno.
L'angelo ridacchiò con quella sua voce cristallina, e per Crowley quello fu il suono più bello dell'intero universo, non ci aveva nemmeno sperato di sentirlo ridere durante quella serata, e invece grazie a una sua sciocca battuta era riuscito a sollevargli il morale, seppur di poco.
<< Tranquillo, vedrai che si rimetteranno al loro posto prima o poi >> aggiunse posando la tazzina semi vuota sul tavolino.
Aziraphale arricciò le labbra in una tenera smorfia.
<< Spero non troppo poi, sarebbe un po' difficile tenerle nascoste >> disse, con l'espressione di chi stava pensando veramente all'eventualità di andarsene in giro per la terra con un paio di gigantesche ali.
<< Nah angelo credimi adesso se ne vedono di tutti i colori in giro, risulteresti solo un tipo un po' eccentrico, anzi, finiresti per lanciare una nuova moda! >> Crowley si lasciò andare ad una risata.
Dopo un lieve sorriso, il viso di Aziraphale si incupì di nuovo.
<< Si sono strappati anche i vestiti, inevitabilmente, per... a causa di questa ali >> la sua voce era piena di malinconia, Crowley sapeva quanto l'angelo ci tenesse ai suoi abiti.
<< Ci posso pensare io, l'ho già fatto una volta, ricordi quando siamo andati alla ricerca del bambino? >>
Aziraphale alzò lo sguardo in cerca di quel ricordo felice, come se potesse vederlo comparire sul soffitto di casa del demone, sorrise e lo guardò annuendo.
<< Sì, sei stato molto... >> si fermò come per soppesare le parole.
Crowley capì perché si fosse fermato, l'ultima volta che lo aveva definito "gentile" era finito sbattuto contro un muro, ma quella volta non gli era sembrato spaventato, forse il suo titubare di adesso era dovuto al fatto che non voleva usare parole poco gradite al demone, o era talmente terrorizzato da quel che gli era successo da temere un qualsiasi scatto d'ira, vera o presunta che fosse.
<< Puoi dirlo angelo. >>
Aziraphale sembrava stupito da quella rivelazione.
<< Davvero? >> gli domandò.
Crowley alzò le spalle.
<< Puoi sempre usare un sinonimo o quello che ti pare >> lo incalzò gentilmente.
<< Oh beh, sei stato... educato e disponibile >> annuì soddisfatto.
Il demone ridacchiò, non erano proprio i termini che si aspettava ma apprezzò l'impegno dell'angelo.
<< Questa sera puoi dormire qui, se ti va >> gli propose Crowley.
L'angelo si agitò sulla sedia.
<< Oh no ti ho giò arrecato troppo disturbo, i-io non posso davvero... >>
<< Angelo, mettiti in testa che tu non mi disturbi mai. Io mi appoggio qui sul divano e tu in camera mia, il letto è quasi nuovo praticamente, ed è infinitamente comodo. >>
Aziraphale si morse il labbro, guardava tutto tranne che Crowley, si torturava le dita delle mani.
<< Ma non posso derubarti del letto, starò io sul divano >> la sua voce ricordava il pigolio di un pulcino.
L'angelo non voleva rimanere solo, aveva sperato che Crowley lo invitasse a rimanere per la notte, ma quando era successo si era sentito obbligato a rifiutare, almeno inizialmente, per l'educazione rigida che si era auto imposto.
<< Non se ne parla nemmeno >> sbottò Crowley.
<< Non devi essere cortese a tutti i costi Crowley, solo perché sono tuo ospite...- >>
<< Ma quale ospite, questa è casa mia e decido io. Tu starai nel letto e non ne parliamo più >> forse era stato un po' brusco, ci teneva che il suo angelo stesse comodo ma non poteva lasciarsi scappare l'ennesima frase gentile, altrimenti Aziraphale avrebbe potuto pensare che si era rammollito.
L'angelo sospirò rilassando le spalle.
<< Come vuoi, ti ringrazio >> sorrise.
Crowley emise solo un verso imbarazzato.
Mentre lo stava accompagnando nella camera sentì una mano stringersi al suo braccio, si accorse solo in quel momento che tutte le luci erano spente, la casa era immersa nell'oscurità, loro non avevano bisogno della luce per vedere, per questo non si era curato di accendere le lampadine, ma non aveva tenuto conto del fattore emotivo.
<< Hai paura angelo? >>
Forse non avrebbe dovuto chiederglielo, ma non ne poteva più di fingere di non vedere tutti quei segnali che l'amico gli lanciava, almeno qualcosa, un piccolo spiraglio doveva concederglielo.
<< N-no io... io sto bene >> rispose balbettando Aziraphale.
Crowley schioccò le dita e accese le luci, avrebbe decisamente fatto prima a fare così ma era comunque felice, l'angelo perlomeno una risposta gliela aveva data, certo era una bugia ma la considerava pur sempre qualcosa, meglio che il nulla assoluto.
Quando la luce delle lampade illuminò il corridoio, Crowley sentì la presa della mano di Aziraphale rilassarsi leggermente, anche se non abbandonò comunque il suo braccio, e questo lusingava il demone, significava che il suo angelo si fidava di lui, che lo riteneva un appoggio, un'àncora alla quale aggrapparsi per non affondare ancora di più.
Arrivarono in camera da letto, non era poi così diversa dalle altre stanze, i muri erano scuri, il letto era enorme, coperto da una trapunta di seta nera e i cuscini avevano le federe rosse, c'era una sedia e un armadio, ma il demone li aveva comperati solo perché avevano un certo stile, non perché realmente gli servissero.
<< Preferirei tenere la luce accesa, s-se non è un problema. >>
Gli occhi dell'angelo erano pieni di timore e vergogna, sambravano quelli di un bambino e il demone non potè fare altro che intenerirsi, a volte quando si era fermato ad osservare le piccole creature umane, si era domandato se i bambini e gli angeli fossero fatti della stessa cosa, ma poi quando aveva sentito gli strilli che erano in grado di emettere quei fagottini, aveva semplicemente allontanato il pensiero.
<< Io ho qualcosa di meglio angelo sta a vedere. >>
Spense la luce e con uno schiocco di dita aveva illuminato il soffitto di lucine simili a stelle, Aziraphale rimase a bocca aperta, lo sguardo illuminato da quella meraviglia, gli si strinse il cuore, Crowley aveva creato tutto quello solo per lui, per metterlo a suo agio, si girò a guardarlo e trovò gli occhi del demone pronti a perdersi nei suoi, deglutì sentendo la gola improvvisamente secca.
<< C-Crowley grazie, io, i-io non so come... è stupendo >> gli sembrava riduttivo ciò che aveva detto, ma faticava a trovare le parole giuste, adatte a descrivere ciò che stava provando.
Il demone arrossì e sorrise semplicemente, anche lui sentiva la gola secca e le gambe erano improvvisamente diventate troppo molli.
<< Buonanotte angelo. >>
<< Notte Crowley >> soffiò Aziraphale a fil di voce.
Il demone uscì dalla camera, ovviamente non avrebbe lasciato l'angelo dormire da solo, avrebbe aspettato che si fosse addormentato per poi entrare in camera e rimanere lì a vegliarlo tutta la notte, non sapeva che cosa sarebbe potuto succedere, ma sentiva che voleva rimanergli accanto, nulla di più. Lui conosceva bene le abitudini di Aziraphale, sapeva che non era solito dormire ma quella notte gli era sembrata la cosa più opportuna che potesse fare, e infatti l'angelo non aveva opposto resistenza, Crowley immaginava si fosse già addormentato e in effetti, quando andò a controllare, l'angelo giaceva già nelle braccia di Morfeo.
Prese posto sull'unica sedia presente nella stanza, stando attendo a non emettere il minimo rumore, non voleva rischiare di svegliarelo di soprassalto, la sedia scricchiolò sotto il suo peso, il demone digrignò i denti e imprecò mentalmente, la minacciò -sempre nella sua mente- di gettarla nel camino e usarla come legno per ardere, la sedia non emise più alcun suono.
Le prime ore passarono tranquillamente, l'angelo dormiva non beato, aveva comunque le sopracciglia corrugate, segno che qualcosa lo stava turbando, ma non era successo nulla di significativo, almeno fino a quel momento, Aziraphale cominciò presto ad agitarsi, le sue labbra si contrassero in una smorfia, le palpebre tremarono, emise dei mugugnii che si trasformarono in parole sconnesse e ben presto in grida di terrore.
Crowley accorse immediatamente, dapprima lo scosse piano dalle spalle chiamandolo, << angelo, angelo svegliati >>, Aziraphale però continuava ad agitarsi, afferrò le braccia di Crowley chiamando aiuto, un aiuto che forse nel sogno non arrivava, il demone allore gli afferrò i polsi tenedoli stretti, senza tuttavia stringere troppo, si chinò su di lui e lo chiamò ancora.
<< Angelo sono io, sono Crowley, va tutto bene, sei al sicuro. >>
Aziraphale a quel punto spalancò gli occhi, una goccia di sudore scivolò dalla tempi destra, deglutì a fatica e guardò con l'espressione ancora scossa chi aveva davanti. Si calmò all'istante.
<< Scusa io... io ho fatto un brutto sogno. Spero di non averti svegliato. >>
Era incredibile pensò Crowley, l'angelo si stava preoccupando per lui invece che per se stesso, aveva appena avuto un incubo e la prima cosa che gli veniva in mente era di sperare di non averlo svegliato.
<< No angelo, non dormivo >> lo rassicurò.
<< E come mai? >> domandò Aziraphale.
Crowley si sedette sul bordo del letto, il suo bacino che sfiorava le ginocchia ranicchiate dell'angelo, sospirò, probabilmente era davvero in pena per lui e non era un tentativo di spostare l'attenzione su qualcos'altro, ma al demone fece male comunque.
<< Avevo delle cose da fare, urlare alle mie piante e sai... cose così >> borbottò il demone, non riuscì a trovare una scusa migliore.
Aziraphale alzò le sopracciglia sorpreso.
<< Tu urli alle piante? >>
In effetti l'angelo non era mai venuto a conoscenza del suo modo di "comunicare" ai vegetali che teneva con tanta cura in casa sua. Crowley mugugnò qualcosa di incomprensibile, sapeva che Aziraphale non avrebbe approvato il suo atteggiamento.
<< Ricordi che cosa hai sognato? >> spostò la conversazione su quello che più gli premeva.
L'angelo scosse la testa.
<< No >> mentì, << so solo che era orribile >> questo invece era vero.
Il demone sospirò.
<< Dovresti dormire >>
<< No, non voglio rischiare di disturbarti di nuovo >> rispose l'angelo turbato.
A quel punto Crowley non riuscì più a trattenersi.
<< Per l'amor del paradiso angelo! Hai appena avuto un incubo, non è di me che dovresti preoccuparti! >>
La razione di Aziraphale non fu proprio quella che si immaginava, abbassò solo la testa e lasciò andare un sospiro.
<< Lo so, scusa, mi dispiace Crowley >> continuava a tenere lo sguardo basso.
Al demone, che si era alzato in piedi poco prima, caddero le spalle verso il basso, come se un macigno enorme si fosse appoggiato sopra di esse, cadde in ginocchio, le braccia appoggiate al bordo del materasso.
<< Angelo non devi chiedermi scusa >> la sua voce uscì più incrinata di quanto non volesse.
<< Non è me che devi temere, io... io non... non ti farei mai del male e non sono nemmeno arrabbiato con te, sono solo... >>
Si tirò su in piedi, era sconvolto, spaventato e preoccupato, nei suoi occhi si leggeva la pena che provava, si sentiva spiazzato, Aziraphale alzò il viso e guardò nella sua direzione, i loro occhi si incontrarono nel buio.
<< Lo so Crowley, io non ho paura di te >> disse, parlando così piano che un qualsiasi umano avrebbe fatto fatica a sentirlo.
Il corpo del demone inevitabilmente si rilassò, il cuore smise di fare male per un momento, si avvicinò di nuovo a lui e si sedette sul letto, l'angelo non lo guardava più, si era chiuso nuovamente in se stesso, nella sua personale bolla e Crowley si sentì tagliato fuori, non sapeva come comportarsi, tutto quello che faceva sembrava avere conseguenze sbagliate.
<< Hai ragione tu, meglio se provo a dormire. >>
Detto questo Aziraphale si sdraiò d'un fianco, le ali ripiegate il più possibile vicino al suo corpo, non gli aveva detto di andarsene, ma Crowley non lo avrebbe fatto comunque.
Quando vide il respiro dell'angelo farsi sempre più rilassato posò delicatamente una mano sul suo braccio, lo accarezzò spostandola verso l'alto e verso il basso, il tessuto del pigiama che gli scaldava le dita sfrigolando al di sotto del suo palmo, fermò il movimento in un punto imprecisato, senza tuttavia perdere il contatto.
<< Angelo tu non sai quanto mi dispiace, quanto vorrei poterti aiutare, vorrei poter fare di più per te. Ma sono solo un demone codardo, parlo con te quando so con certezza che non puoi sentirmi, mi piacerebbe poterti dire tutte queste cose ad alta voce ma ho troppa paura della tua risposta capisci? N-non sai quanto è difficile essere un demone e... e... >> la voce gli tremò.
L'angelo in quel momento spostò la mano sopra la sua, Crowley sussultò credendo si fosse svegliato e invece si rese conto che ancora dormiva, tirò un respiro di sollievo, deglutì e finalmente lasciò andare quella lacrima che da quando era arrivato l'angelo premeva di uscire.
<< Ti prometto che farò di tutto per tenerti al sicuro, che mi scoprano pure, ormai niente ha più importanza, niente se non tu, e non lo sai nemmeno, non sai quanto io... quanto io ti... >>
Un singhiozzo gli uscì strozzato dalla gola, chinò il capo fino a metterlo in corrispondenza del braccio di Aziraphale, la fronte toccava la sua spalla, iniziò a singhiozzare, tenendo le labbra strette fra i denti per soffocare ogni rumore, si addormentò così il demone Crowley, tra le sue lacrime e il profumo dell'angelo a cui aveva donato il cuore.
Fu un urlo a svegliarlo, scattò in piedi come se non si fosse nemmeno addormentato, un altro incubo pensò il demone, scosse le spalle di Aziraphale, ma questa volta doveva essere molto più terribile di prima perché l'angelo aveva iniziato ad agitare le ali, con la parte superiore di una colpì lo zigomo di Crolwey, che indietreggiò gemendo e portandosi una mano sula zona colpita.
A quel punto Aziraphale aprì gli occhi e rendendosi conto di ciò che era accaduto si sentì morire, si alzò in piedi raggiungendo Crowley.
<< Ti ho colpito... non sai quanto mi dispiace Crowley, non... non l'ho fatto apposta, io... io sono mortificato, è molto grave? Fa vedere. >>
Il demone tolse la mano dalla sua guancia, un segno rosso aveva adombrato la sua pelle ma con la luce tenue creata dalle stelle sul soffitto non si vedeva bene, Aziraphale tentò di accendere la luce ma Crowley glielo impedì.
<< Angelo non è niente, sto bene, davvero. >>
<< No, non è vero che stai bene! >> strillò con voce acuta, si sentiva colpevole e il demone lo capiva ma non sopportava che si desse tanta pena, non era stata colpa sua, non lo aveva colpito volontariamente.
Crowley si avvicinò all'angelo, gli prese le mani e se le porto al viso.
<< Angelo senti sto bene, sono io, sono vivo, non c'è niente che non va. Non mi hai fatto niente >> la sua voce era delicata e gentile.
Le mani di Aziraphale tremarono sotto quelle del demone, sentire la pelle del suo viso a contatto con la sua era una sensazione così bella che all'angelo venne quasi da piangere, aveva il cuore in subbuglio, tormentato da incubi, incertezze, da verità che ancora non aveva avuto il coraggio di rivelare.
<< Non ho più il controllo di niente >> soffiò l'angelo.
<< Lo avrai >> gracchiò Crowley, la voce impastata da un'emozione troppo grande anche per lui.
Langelo abbassò il viso, appoggiò la fonte sul petto di Crowley, in un gesto così delicato da sembrare addirittura inesistente, il cuore del demone prese a martellare furiosamente, galoppava talmente veloce che per un attimo temette che gli sarebbe schizzato fuori dalla gabbia toracica, stranamente non aveva paura che l'angelo potesse sentirlo, anzi quasi lo sperava, forse quello era l'unico modo per fargli capire finalmente quello che provava per lui.
<< Crowley? >>
Il cuore del demone fece una capriola.
<< Sì angelo? >> stentava a riconoscere la sua voce.
Aziraphale esitò, secondi che al demone parvero ore.
<< Niente, non ha importanza >> si tirò indietro.
Però il demone non aveva perso la speranza. Ormai avevano condiviso troppo, in particolar modo quella sera, per quanto non avessero parlato se non del nulla, per quanto non fossero uscite verità importanti, però tutto il contorno, quei gesti così intimi e naturali valevano ben di più delle semplici parole.
<< Se ti dicessi che per me ne ha? >>
L'angelo a quel punto tremò di nuovo, tutto il suo corpo venne scosso da brividi, sentì una scossa risalire lungo la sua spina dorsale, erano emozioni pericolose quelle, e lui lo sapeva bene, per questo decise di non parlare, mandò giù quel rospo che gli si era formato nella gola, si costrinse a tacere perché le parole che avrebbe voluto dire erano troppo rischiose, sarebbero aleggiate in mezzo a loro e franate sui loro corpi schiacciandoli.
Non avrebbero potuto più fingere di non amarsi, di non desiderarsi, l'angelo non avrebbe più potuto fare finta di non guardare Crowley come se fosse la creatura più bella dell'universo, i suoi occhi non avrebbero più potuto urlare ti amo senza essere sentiti, faceva male restare zitto di fronte all'evidenza per l'ennesima volta.
Ma lui ormai aveva assunto quel ruolo, metteva un freno ad entrambi, tutte le volte che stavano per avvicinarsi troppo stava a lui compiere quel doloroso passo indietro, ma questo non significava che non soffrisse.
Probabilmente il demone avrebbe scalato le stelle per lui, con lui, avrebbe sfidato paradiso e inferno a testa alta per proteggere ciò che avevano, ma era un angelo, aveva un ruolo e dei doveri, e quei lividi che aveva sul corpo ora glieli ricordavano bene, non poteva commettere un passo falso, non più, e non per lui ma per Crowley.
Solo all'idea che succedesse al demone quello che era successo a lui faceva raggelare le viscere all'angelo, se immaginava che quei lividi invece che essere su di lui, avrebbero potuto essere sul corpo del demone impallidiva, non lo avrebbe mai permesso. Crowley una volta gli aveva detto che all'inferno non scherzavano, quella volta lui aveva capito che anche in paradiso non ci andavano leggeri.
Il demone sembrò capire, almeno in parte, l'esitazione da parte di Aziraphale.
<< Ricordo che una volta con queste >> fece una pausa per indicare le ali bianche dell'altro, si staccò da quel contatto, che avevano instaurato, per girare intorno all'angelo e ritrovarsi dietro alle sue spalle, Aziraphale aveva ancora le mani a mezz'aria, come se tra di esse ci fosse ancora il viso di Crowley, << mi hai riparato dalla prima piogga, sulle mura dell'Eden, ricordi? >> disse, mentre con le mani scendeva ad accarezzare il profilo delle ali dell'angelo.
Aziraphale annuì, sorrise a quel ricordo, ma il suo corpo era un fascio di nervi, le mani di Crowley, perse tra le sue piume lo stavano mandando in paradiso.
<< Pensi sia un peccato? Un demone che gioca con le ali di un angelo, che le tocca, le sfiora, io credo di no >> rispose a se stesso, mentre le sue dita giacevano tra le piume dell'altro.
<< Anche le mie erano così un tempo, bianche, candide e luminose, adesso sono un mucchio di fuliggine, da lontano non sembrano nemmeno piume >> si avvicinò di un passo, i loro corpi erano solo a un piede di distanza l'uno dall'altro, vibravano come strumenti suonati da un perfetto musicista, Crowley abbassò leggermente il viso verso il collo dell'angelo, il suo fiato che si infrangeva sulla poca pelle scoperta dell'altro, lo vide rabbrividire, alzando leggermente le spalle, quella semplice reazione ebbe il potere di scatenare un vortice nel cuore del demone, aveva voglia di abbracciarlo, stringerlo e non lasciarlo più andare. Avvicinò di poco le labbra, ma quando vide che era molto vicino dovette fare uno sforzo enorme per fermarsi, strinse i pugni e si ritrasse, il tutto sotto l'inconsapevolezza di Aziraphale.
<< Forse Dio lo ha fatto di proposito, mi ha lasciato le ali di un angelo ma dal colore nero, scuro, di modo che io possa ricordarmi sempre chi ero e chi non sono più >> con quest'ultima frase il demone spostò le mani nella parte di schiena dove le ali dell'altro si congiungevano, massaggiò piano quel punto e le ali solamente scomparvero, come se fossero sotto il completo controllo di Crowely.
Aziraphale sussultò appena, si sentì improvvisamente alleggerito e quasi faticava a stare in equilibrio, troppo abituato ad avere due pesi ai lati del corpo, abbassò le mani lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
<< Io penso che le tue ali siano bellissime Crowley >> disse senza voltarsi.
"Io penso che tu sia bellissimo angelo" pensò Crowley ma non lo disse.
Aziraphale si voltò trovandosi molto più vicino al demone di quanto immaginava, i loro occhi si specchiavano come mai avevano fatto prima d'ora, l'angelo con essi stava facendo una muta richiesta al demone, e lui chissà come, forse per magia, forse perché era una creatura ultraterrena o forse per ciò che loro due rappresentavano, la capì.
<< Per questa sera possiamo fingere che vada tutto bene, che non siamo un angelo e un demone, ma solo Crowley ed Aziraphale. Possiamo farlo e nessuno lo saprà mai. Chiedimelo angelo >> si avvicinò di un passo, Aziraphale non si mosse.
L'angelo strinse gli occhi, avrebbe dovuto essere più forte, avrebbe dovuto resistere e lo sapeva, non quella sera si disse, aveva ragione Crowley per quella sera, per una sola, singola volta avrebbero potuto essere chi davvero sapevano di essere, Aziraphale tremò, Crowley strinse la mascella pregando di non avere un attacco cardiaco proprio in quel momento.
<< Voglo che resti, resta con me stanotte >> soffiò fuori, la sua voce era tremula ma decisa, aveva fatto uno sforzo enorme, era andato contro i suoi principi angelici ma era felice.
Il demone rilassò le spalle e tutti i muscoli, tornò a respirare, l'ombra di un sorriso gli dipinse il volto, avanzò allungando le braccia, tirò l'angelo verso di sé e lo strinse in un abbraccio, Aziraphale ricambiò all'istante, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall'odore della pelle del demone, dal suo petto magro e forte, casa pensò, quella era casa per lui ma purtroppo sapeva che non avrebbe potuto rimanerci a lungo, un tremito alla gola lo colse di sorpresa, stava piangendo. Crowley posò la guancia sulla testa bionda dell'angelo.
<< Questa sera possiamo angelo, non pensarci, non pensare a niente, non pensare al resto >> lo prese per mano e lo guidò verso il letto.
Azraphel si sistemò accoccolato d'un fianco e Crowley lo stringeva da dietro, era una posizione fin troppo intima e loro lo sapevano bene, ma quella notte avrebbero finto di essere una cosa sola, avrebbero finto di potersi amare senza più segreti o vergogne, l'angelo si sentì protetto dalle braccia di chi, in teoria, avrebbe dovuto temere, e il demone che per natura avrebbe dovuto approfittarsi di un angelo, sentiva solo di volerlo proteggere.
La notte durò poco, troppo poco per un amore durato seimila anni, si erano addormentati ed erano rimasti nella stessa posizione per tutto il tempo, nessuno dei due sembrava aver voglia di districare quelle braccia, quei corpi stretti l'uno all'altro, Aziraphale non aveva avuto incubi, solo qualche sussulto di tanto in tanto, ma quando succedeva Crowley lo stringeva ancora più a sé.
Il demone fu il primo ad abbandonare quel tiepido nido che si erano creati, lo aveva fatto soprattutto per la sua sanità mentale, per mantenere intatto almeno un briciolo del suo cuore; quando si era svegliato quella mattina, la prima cosa che aveva fatto era stata sollevare di poco il busto, appoggiando una mano sul fianco di Aziraphale, aveva sorriso alla vista di quel bellissimo angelo addormentato tra i suoi cuscini, si era chinato per baciargli una guancia, stava per farlo quando si ricordò che loro non erano amanti, né tanto meno fidanzati, quella notte in cui si erano concessi un minimo di calore in più, era stata solo una parentesi, ne avevano bisogno entrambi, soprattutto Aziraphale e il demone non aveva saputo né potuto negarsi, perché lo desiderava anche lui, desiderava ardentemente quella normalità che due creature come loro non avrebbero mai potuto avere.
Una volta in salotto il demone miracolò una colazione ricca di leccornie, non sapeva che cosa l'angelo avrebbe avuto voglia di mangiare ma immaginava che avrebbe avuto fame, lui non aveva voglia di uscire così sperò che quel ben di Di... qualcuno, lo accontentasse, si buttò malamente sul divano e attese che Aziraphale si svegliasse.
Non dovette aspettare molto fortunatamente, l'angelo dopo una mezz'oretta si era presentato in sala, con i capelli scarmigliati, mentre con un dito si stropicciava un occhio, il demone rischiò di scorporarsi dalla dolcezza, ma oltre un lieve borbottio non fece trapelare nulla del suo stato.
<< Non so come tu faccia >> proruppe Aziraphale.
<< A fare che? >> domandò il demone con la sua solita finta insofferenza.
<< Questa cosa del dormire, ti svegli più assonnato di quando sei andato a letto >> uno sbadiglio lo colse impreparato, facendogli dimenticare cos'altro voleva dire.
<< E' questione di abitudine angelo >> lo rassicurò.
<< Beh non fa decisamente per me, mi piace essere sempre sveglio, attivo e non un... >>
Il demone lo interruppe sistemandosi meglio sul divano, beh meglio secondo i suoi standard.
<< Sai cosa manda in bestia gli umani? >> gli domandò, attirando l'attenzione dell'angelo ancora assonnato.
<< Non saprei, i vicini rumorosi? >> tentò Aziraphale, << ho sentito molti umani lamentarsi che...- >>
Crowley fece una smorfia.
<< Lascia perdere i vicini angelo, quelli sono la migliore invenzione demoniaca. No, quello che fa impazzire gli umani, sono i chiacchericci alle prime ore del mattino, o a qualsiasi ora in realtà, non sopportano che qualcuno gli parli appena sono svegli. >>
L'angelo sembrava dubbioso.
<< Ma come fanno a comunicare allora? Voglio dire se...- >>
<< Non ho detto che non lo fanno angelo, semplicemente non lo sopportano. >>
La conversazione finì lì, ma solo perché le narici di Aziraphale avevano fiutato un odorino davvero invitante, si era chiesto come aveva fatto a non sentirlo prima, spostò lo sguardo sui vassoi coperti, lo stomaco emise un ruggito davvero poco elegante che lo fece arrossire.
<< Mmh che odorino, arriva da lì? >> domandò l'angelo già con l'acquolina in bocca.
Crowley sogghignò, fece schioccare le dita e i coperchi si sollevarono mostrando tante di quelle prelibatezze da mandare in visibilio anche l'umano meno goloso del mondo.
<< E' ancora tutto miracolosamente caldo >> lo informò Crowley.
All'angelo brillarono gli occhi, non perse tempo, si sedette sulla poltrona e iniziò ad arraffare tutto quello che poteva, il demone semplicemente restò a guardare, non aveva molto appetito, come sempre del resto, a lui piaceva il cibo solo quando era tra le labbra di Aziraphale, amava guardarlo mangiare, vedere come le dita reggevano le posate, il modo in cui portava un pezzettino di cibo alla bocca, come la sua espressione mutava in preda all'estasi nata dal sapore dolce, amaro o salato di quel boccone. Crowley si era ritrovato più volte geloso di quei pezzetti fortunati che finivano tra le labbra del suo angelo, Aziraphale perdeva ogni freno inibitorio quando si trattava di mangiare, lasciava andare tutte le sue barriere e mostrava le sue reali emozioni, il demone avrebbe voluto tanto che l'angelo perdesse ogni inibizione solo per lui, voleva vederlo in preda all'estasi sotto i suoi tocchi, il demone voleva tante cose, ma sapeva che sarebbero rimaste solo entro i confini della sua immaginazione.
<< ...piante? >>
La voce dell'angelo lo riportò alla realtà, non aveva capito una parola di quello che gli aveva detto, troppo perso com'era a contemplarlo, ovviamente non lo diede a vedere, tirò solamente su il viso e disse:
<< Mh? >>
<< Ho chiesto se posso vedere le tue piante >> ripetè gentilmente Aziraphale.
<< Oh, oh sì certo, sono nell'altra stanza >> indicò con la mano, << ma non essere troppo gentile con loro o si vizieranno. >>
<< D'accordo >> rispose Aziraphale alzandosi, non era certo che con la gentilezza si potesse viziare davvero qualcuno.
Quando entrò nella stanza dedicata a loro rimase meravigliato, quasi a bocca aperta, erano le più verdi che avesse mai visto ma c'era anche qualcosa di strano, quella che percepiva era paura, possibile? Si guardò intorno sempre più estasiato alla vista di quelle meravigliose creature.
<< Siete davvero bellissime >> disse con entusiasmo e nell'aria l'energia cambiò.
Aziraphale si avvicinò ad una pianta dalle foglie larghe, ne sfiorò una con le dita facendo attenzione a non farle male.
<< Davvero complimenti, sulla terra non credo esistano piante belle come voi. >>
Le piante, che non erano abituate a ricevere tutti quei complimenti, arrossirono, o meglio si inverdirono, quella sensazione di timore era svanita e ora nell'aria si respirava solo gentilezza e gratitudine.
<< E guardati tu che belle foglioline a forma di cuore. >>
La pianta si chiese che cosa fosse un cuore, pur non sapendolo però sentivano già di amare quell'uomo tanto ben disposto nei loro confronti.
<< Non so come faccia Crowley a tenervi in questo modo, siete davvero splendide...- >> l'angelo continuò con una sfilza di complimenti da far invidia a un poeta.
Il demone aveva rizzato le orecchie già al primo "bellissime", ma dopo una sfilza di squittii entusiasti e il settimo complimento non resse più, si alzò sbuffando dalla poltrona ed entrò nella stanza delle piante.
<< Angelo ti avevo detto di non essere troppo gentile! >> sbottò.
Aziraphale lo guardò indignato.
<< Non sono stato gentile ma solo educato. >>
Crowley fece una smorfia di disappunto.
<< E' la stessa cosa non tentare di fregarmi. >>
<< Beh ho detto solo la verità, e poi sono un angelo ricordi? La gentilezza fa parte della mia natura. >>
<< Ma così vizi le mie piante, le piante di un demone abituate a terrore e distruzione! >> possibile che non ci arrivasse, si domandò il demone.
<< Oh quindi è questo che fai, le spaventi! Crowley quello che...- >>
<< Quello che faccio con le mie piante non è affar tuo angelo! >> sbottò.
<< Sei uno zuccone! >> lo insultò Aziraphale, era il massimo dell'imprecazione per lui.
Il demone si fece avanti puntondagli un dito contro, stava per rispondere in maniera concitata ma la reazione dell'angelo lo bloccò, Aziraphale si ritrasse intimorito, tutto quello che era successo e che ancora non aveva racontatto cadde di nuovo, pesantemente, su di loro.
Quel momento di leggerezza, colorito dai loro soliti battibecchi, svanì come un cumulo di polvere spazzato via dal vento, avevano commesso l'errore di comportarsi normalmente, di fingere che non fosse successo niente e ne avevano pagato le conseguenze, entrambi. Crowley semplicemente girò le spalle ed uscì dalla stanza, Aziraphale rimase a guardare davanti a sé, il vuoto prima occupato dalla presenza del demone ora si infiltrava nel suo cuore, scavando grossi buchi, e quel vuoto non aveva mai fatto così male come in quel momento.
Tutta via passò poco tempo prima che la situazione precipitasse.
<< Crowley! CROWLEY! >>
Il demone si era fiondato nella stanza allarmato da quelle urla, l'angelo sembrava spaventato e così lo trovò, era seduto a terra con la schiena appoggiata al muro, una mano che si teneva al ripiano dove erano appoggiati i vasi, una pianta a terra con tutto il terriccio intorno, lo sguardo terrorizzato puntato in avanti. Probabilmente doveva essere caduto pensò Crowley.
Si avvicinò a lui inginocchiandosi, non azzardò alcun movimento, anche se desiderava moltissimo toccarlo, stringelo a sé.
<< Che c'è angelo, che cosa è successo? >> la sua voce lo tradiva, voleva sembrare calmo per infondere tranquillità a quell'angelo così spaventato, ma come aveva presto imparato, alle emozioni non si comanda.
<< C'era... c'era, io ho visto... >> indicò davanti a sé con il dito che tremava, la voce era un fruscio debole, respirava a fatica e Crowley si sentiva impotente di fronte a quella scena.
<< Cosa angelo? >> lo incalzò.
Non credeva che qualcuno fosse entrato, se ne sarebbe sicuramente accorto, forse l'angelo aveva avuto un'allucinazione, il demone lo guardava sperando parlasse, che gli comunicasse qualcosa, qualsiasi spunto andava bene purché si aprisse con lui, ma Aziraphale in quel momento era troppo terrorizzato, forse si era reso conto anche lui che a parte loro due, in casa non c'era nessuno.
Nessuno aveva tentato di entrare, nessuno aveva provato a fargli di nuovo del male, Crowley non lo avrebbe mai permesso, non sotto ai suoi occhi.
<< M-mi dispiace Crowley la... la tua pianta >> si scusò mentre il demone tentava di farlo alzare.
<< Chi se ne importa di quella fottuta pianta! >> non aveva urlato, ma il suo tono era duro, forte, ed era disperato.
L'angelo indietreggiò spaventato ricadendo all'indietro.
<< Scusa >> disse, mentre gli occhi celesti gli si riempivano di lacrime.
A Crowley si spezzò il cuore, non lo stava aiutando, stava solo contribuendo ad aumentare le sue pene, si inginocchiò di fronte a lui, gli prese il viso tra le mani e lo guardò con lo sguardo più colpevole di sempre, era distrutto dal dolore e più cercava di rimediare, più l'angelo sembrava sfuggirgli dalle mani.
<< Angelo mi dispiace, mi dispiace, non ce l'ho con te. Non devi neanche pensarla una cosa simile, ti prego, ti supplico non avere paura di me, io... io morirei piuttosto che ferirti, ero solo, solo stanco angelo. Tu sei qui terrorizzato sul mio pavimento e ti preoccupi delle mie dannate piante, ti preoccupi per me, ti preoccupi di tutti meno che di te stesso! E io vorrei che ti aprissi con me, che mi urlassi contro se necessario, voglio che tu mi dica che cosa c'è che non va, che cosa ti è successo di così tremendo da farti tremare come una foglia anche per un semplice spostamento d'aria. Ho provato a fingere che non ci fossero problemi, giuro su, su qualsiasi cosa angelo, ci ho provato. Ma come pretendi che io possa ancora riuscirci, dopo... dopo questo? >>
Le labbra di Aziraphale si arricciarono, tremarono.
<< I-io non... non sei tu che mi spaventi Crowley, non esiste... Sono venuto da te, ti ho cercato proprio perché sapevo che eri l'unico di cui potevo fidarmi >> il petto dell'angelo tremò, le lacrime uscirono dai suoi bellissimi occhi.
<< E allora perché non me ne hai parlato? >> prese coraggio Crowley e gli pose quella tormentata domanda.
<< Perché io... io... non sono sicuro di voler dire ad alta voce quello che mi hanno fatto. >>
Dopo quelle parole l'angelo scoppiò in un pianto disperato, il demone lo strinse a sé più forte che poteva, stava odiando chiunque avesse ridotto il suo angelo in quelle condizioni, ma poi si rese conto che quello non era tempo per odiare, aveva un essere tremante tra le braccia, Aziraphale gli aveva appena confessato che si fidava di lui, non poteva deluderlo proprio ora,
Il pianto dell'angelo sembrava non volersi placare, la sua schiena era scossa da singhiozzi sempre più vicini l'uno all'altro, Crowley gli accarezzava la schiena mentre Aziraphale si stringeva al suo petto, le lacrime avevano formato due aloni sulla sua camicia nera, ma non gli importava, quello che voleva era far smettere il suo angelo di disperarsi così, desiderava prendergli il male che aveva dentro e farlo sparire.
<< Scusami Crowley... >>
<< Non scusarti angelo, vieni con me dai. >>
Lo prese per mano e lo guidò in sala, si sedettero sul divano, nessuna distanza questa volta, non esisteva che Crowley rimanesse a distanza proprio quando l'angelo aveva più bisogno di lui, miracolò una tazza di tea tra le mani di Aziraphale, sperava lo aiutasse a tranquillizzarsi, dopo qualche sorso in effetti l'angelo sembrava più sereno.
<< I miei capi mi hanno fatto capire chiaramente che cosa vogliono da me. >>
Crowley alzò la testa di scatto, Aziraphale stava per raccontargli quello che era successo e lui non voleva perdersi nessuna parola, si morse la lingua sforzandosi di rimanere in silenzio, avrebbe evitato qualsiasi commento negativo, almeno per il momento.
<< Loro mi hanno trovato, hanno detto che volevano parlare con me e... beh è buffo il loro modo di parlare >> Aziraphale fece un mezzo sorriso triste.
<< Io ero convinto che noi fossimo i buoni, per quanto la mia fazione sia ostinata a volere la guerra non credevo, non credevo sarebbero arrivati a tanto. Mi hanno picchiato e non solo... >>
A Crowley si raggelò il sangue, digrignò i denti, dovette stringere i pugni per controllarsi.
<< Che significa non solo? >>
<< Loro mi hanno... mi hanno umiliato, sono dovuto persino rimanere in ginocchio, mentre loro mi dicevano cose che preferirei non ripetere. Comunque mi considerano un fallimento come, come angelo... >> una lacrima lasciò lenta l'occhio di Aziraphale, posò la tazzina vuota sul tavolino.
<< Non la smettevano più Crowley, sono dovuto scappare, io... io non volevo usare le ali, qualcuno avrebbe potuto vedermi ma... ma non avevo scelta, non ce la facevo più >> sospirò, si stava torturando le dita, era evidente che ancora il ricordo gli faceva male.
<< Ma perché ti hanno fatto questo? >> la voce del demone era affilata come una lama.
Aziraphale scosse la testa.
<< Non è importante >> disse abbassando lo sguardo.
<< Angelo per favore. >>
Aziraphale chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, non avrebbe potuto mentirgli a lungo comunque.
<< Hanno scoperto di noi due, voglio dire della nostra collaborazione >> non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.
Il demone accusò il colpo, rimase qualche istante in silenzio prima di parlare.
<< Se io non ti avessi...- >>
<< Non è colpa tua Crowley, e lo sai bene. >>
<< No, non lo so Aziraphale. Non so più niente ormai, sono anni che mi domando come stiano veramente le cose e ora tu...- >>
<< Non è il caso di farne una tragedia. >>
<< Hai dei lividi addosso angelo! Come posso non farne una tragedia!? >> si alzò di scatto il demone.
Aveva rabbia che gli ribolliva nelle vene, disgusto e malessere, si sentiva in colpa, ma una parte di sé gli diceva che non era colpa sua, che lui non aveva fatto nulla di male, sentiva il disprezzo crescergli dentro verso quegli esseri eterei, ma non era dovuto al suo ruolo, non li odiava in quanto angeli, li detestava perché avevano fatto del male al suo angelo, al suo migliore amico, alla persone che amava.
E ora quello sciocco gli veniva a dire che non doveva arrabbiarsi, ridicolo.
<< Come puoi chiedermi di non essere furioso? Avrei voglia di ucciderli >> il demone sputò fuori quella parola con quanto più veleno possibile.
<< Ma non lo farai! >> sbottò l'angelo.
Si alzò in piedi fronteggiando il demone, gli occhi di Aziraphale erano lucidi, colmi di paura che Crowley facesse davvero ciò che aveva minacciato, anche se dentro di sé sapeva che non sarebbe mai arrivato a tanto, però in lui viveva pur sempre quella parte demoniaca che lo spingeva ad agire d'impulso, a non controllare gli istinti, Crowley era imprevedibile alle volte. Ed era proprio di questa che Aziraphale aveva paura, se lo avesse spinto a commettere qualcosa di terribile, poi Crowley avrebbe dovuto convivere per tutta l'esistenza con il senso di colpa, e già si sentiva abbastanza in pena per essere caduto.
<< E perché non dovrei farlo mh? >>
<< Perché tu non sei come loro, sei migliore Crowley. >>
Il demone rise amaramente.
<< Migliore? Io sono un demone, angelo non dimenticarlo. E se quei bastardi dei tuoi capi ci tengono tanto a sapere com'è la vita all'inferno, sarò ben lieto di accontentarli, ce li spedirò io stesso. >>
<< Non hai voluto uccidere l'anticristo, malgrado tra poco scoppierà la guerra. >>
Crowley alzò un sopracciglio, non capiva dove volesse andare a pare.
<< Hai proposto addirittura a me di farlo. >>
<< Ovvio che l'ho proposto a te! Il ragazzino è figlio dell'inferno, se laggiù avessero scoperto che a eliminarlo ero stato io... era più naturale che fosse un angelo a farlo. >>
<< Naturale? >> Aziraphale rise, ma sul suo viso non c'era traccia di divertimento.
<< Credi che un angelo non sarebbe stato punito per aver eliminato qualcuno? Seppur questo qualcuno fosse figlio del diavolo. No Crowley, tu non lo hai fatto per questo, non lo avresti ucciso comunque, perché non è nella tua natura. >>
<< IO SONO UN DEMONE! >> urlò Crowley con tutto il fiato che aveva nei polmoni, quel grido era rimbombato nella sua cassa toracica come un ringhio feroce, si era avvicinato all'angelo ma lui non aveva indietreggiato, non questa volta.
<< E guardati, hai accolto un angelo ferito e te ne sei preso cura. >>
<< Non è la stessa cosa angelo, e l'ho fatto perché eri tu. >>
Aziraphale sorrise dolcemente. Crowley aveva la testa voltata dall'altro lato, un pensiero che come un tarlo rosicchiava le sue emozioni.
<< Se lo facessi perderesti ogni stima di me? Mi considereresti un mostro? >>
Aziraphale scosse la testa.
<< No, saresti tu a farlo e io non voglio guardarti ogni giorno e leggere nei tuoi occhi la commiserazione e il disgusto per te stesso. >>
<< Odio quello che ti hanno fatto angelo, e odio non essere stato lì per te >> le labbra di Crowley si arricciarono, il pomo di adamo si alzò e abbassò, segno che stava trattenendo qualcosa.
<< Ci sei ora ed è questo che conta. >>
Aziraphale allungò una mano, la posò delicatamente sul viso del demone e lo fece voltare, erano occhi negli occhi, si guardavano, si studiavano, a Crowley parve di leggere qualcosa di più nelle iridi celesti dell'altro, ma non voleva essere ingenuo o sciocco, per cui allontanò quel pensiero pericoloso.
<< Sai qual è la cosa che mi spaventa di più dell'apocalisse? >> disse il demone, posando una mano sopra quella che l'angelo aveva posto sopra la sua guancia << dover passare l'eternità senza di te nel caso vincessimo noi, quelli della mia fazione. >>
L'angelo sentì una stretta al cuore, provava anche lui le medesime cose, ma non poteva dirle, ricordate no? Lui era quello che doveva tenere spinto il freno.
<< Oh Crowley, non dovresti dire queste cose, noi siamo... >> l'angelo non riuscì a trovare le parole, sentiva che ogni etichetta per loro era sbagliata.
<< E' così e basta, solo perché abbiamo scelto di collaborare non significa che questo vada bene o che può durare per sempre. Sapevamo che prima o poi sarebbe finita. >>
L'angelo deglutì, dire quelle parole gli era costato fatica, sapeva di averlo ferito ma non potevano certo illudersi loro due, un angelo e un demone, cosa avrebbero potuto fare contro inferno e paradiso?
<< Mi stai dicendo addio angelo? >> Crowley lasciò scivolare via la mano da quella di Aziraphale.
<< No, ma non possiamo andare oltre, nemmeno con i pensieri, è pericoloso. >>
Il demone sbuffò aria dalle narici, gli veniva da ridere, davvero non si rendeva conto che erano già andati oltre, dal primo momento in cui si erano rivolti la parola avevano superato un limite invalicabile.
<< Angelo ma prova a guardarti intorno, tutto questo è già un limite, io che ti accolgo in casa mia, tu che sei gentile con me, che non mi temi, siamo già andati oltre e se non ci hanno puniti fino ad ora...- >>
<< Solo perché fino ad ora non ci avevano scoperti >> aggiunse Aziraphale.
<< Io credo che Lei ti avrebbe già fatto cadere se ritenesse il tuo comportamento tanto sbagliato. >>
<< Non... Crowley Lei non sta a guardare ogni mossa di ciascun angelo, di ciascuna persona, ci sono delle gerarchie proprio per questo! >>
<< Tu La sottovaluti >> lo sfidò il demone.
L'angelo come previsto si agitò.
<< I-io... io... non è vero! Solo... so meglio di te come funzionano le cose di sopra. >>
Crowley sogghignò
<< Ah davvero, non mi pare proprio visto quello che ti è successo. >>
Il demone comiciò a girargli intorno.
<< E sai che cosa penso anche,  che tu non credi fino in fondo nel Suo potere divino, e forse nemmeno nel grande piano, tu dubiti angelo, dubiti di Lei. >>
<< Basta Crowley! >> Aziraphale strinse i pugni, non aveva mai alzato la voce così tanto.
<< No, tu basta angelo >> sbottò il demone avvicinandosi a lui, lo prese per il bavero avvicinandolo a sé.
<< Sssono stanco delle tue sciocchezze, continui a dire cose senza senso, arriveresti perfino a negare la nostra amicizia pur di passare immacolato agli occhi di quegli spocchiosi dei tuoi capi. Ma ormai è tardi no? Loro sanno, e nonostante questo continui a tirarti indietro fingendo che tutto quello che abbiamo costruito non sia niente! Abbiamo già peccato angelo! E' troppo tardi per fingere che nulla sia successso. >>
Il demone lo lasciò andare, allentò la presa dalla sua giacca, le dita scivolarono via dalla stoffa beige, le sue pupille gialle sprizzavano scintille incandescenti, Aziraphale aveva un'espressione addolorata sul viso, ma si limitò solamente a sistemarsi gli abiti.
<< E' evidente che tu sei ancora molto turbato >> gli disse.
Il demone si agitò alzando e abbassando le braccia.
<< Ah ma va al di... >> si appoggiò al tavolo, dandogli le spalle.
Non sarebbe mai riuscito a continuare la frase, nemmeno se si trattava semplicemente di un insulto colmo di frustrazione.
<< Meglio se vado a casa >> disse Aziraphale.
Crowley sospirò.
<< No resta, ti prego angelo almeno resta. >>
<< I-io.. lo sai che non... >>
Un grande fascio di luce improvviso illuminò la stanza, un'odore sgradevole colpi le sue narici, si sentì afferrare per le braccia e tirare indietro, vide Gabriele e Michele comparire ai lati di Crowley, il demone non ebbe il tempo di girarsi che venne spinto a terra da Michele, lo teneva bloccato con un miracolo. L'angelo guardò verso l'alto e vide che erano due demoni a tenerlo stretto, lo spinsero in ginocchio, non ebbe nemmeno tempo di capire cosa stesse succedendo che accadde.
<< Osserva cosa accade ai disertori >> disse Gabriele con un sogghigno.
L'arcangelo miracolò una caraffa di acqua santa, il terrore deformò il volto di Aziraphale, ora aveva capito cosa avrebbero fatto, il suo cuore smise di battere.
<< No per favore, no! Non fatelo, non fatelo! >> tentava di agitarsi, di divincolarsi ma i demoni lo tenenevano stretto.
Grosse lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi celesti, un nodo alla gola lo attanagliava, voleva alzarsi, ribellarsi, urlare ma non riusciva a fare niente, li avevano colti di sorpresa e ora era troppo tardi per fare qualsiasi cosa.
<< Vi supplico, lasciatelo andare, voi siete i buoni! Non potete fare questo.
I due arcangeli fecero una smorfia disgustata.
<< Un angelo che supplica per la vita di un demone, sei un disonore Aziraphale, ma avrai la giusta punizione. >>
<< Sì, vivrai per l'eternità senza il tuo amichetto >> disse uno dei due demoni.
Michele schioccò le dita, Crowley riprese possesso delle sue facoltà giusto il tempo di guardare la faccia terrorizzata dell'angelo, alzò il viso verso l'alto.
<< Crowley guarda me, guarda me >> piangeva Aziraphale.
E Crowley lo fece, guardò il suo angelo, anche lui aveva capito che cosa stava per succedere.
<< Mi dispiace, mi dispiace Crowley, mi dispiace >> le lacrime gli rigavano il viso.
<< Di addio al tuo fidanzatino >> disse Michele.
Crowley sorrise, aveva accettato il suo destino, non aveva chiuso gli occhi, voleva che l'angelo fosse l'ultima cosa che avesse visto prima di morire, anche se era un viso travolto dal dolore e dalle lacrime. Gabriele inclinò la caraffa, l'acqua cominciò a scorrere senza pietà, quando le prime gocce toccarono la testa del demone un urlo agghiacciante esplose in tutto l'appartamento, il corpo di Crowley comincò a fumare e sciogliersi.
<< NO! NO! CROWLEY! >> urlò Aziraphale.
L'urlo dell'angelo arrivò fino dal profondo, sentì quasi le sue corde vocali lacerarsi tanto forte era stato il suono che aveva emesso.
<< BASTARDI! >>
Aveva urlato di nuovo mentre le lacrime continuavano a bagnargli le guance, con il corpo si era spinto in avanti, come se volesse raggiungere il suo amico, come se potesse ancora proteggerlo, i due demoni lo lasciarono, cadde in avanti sul pavimento, i demoni e gli arcangeli, soddisfatti del loro operato semplicemente scomparvero, come se avessero la coscenza pulita, non gliene importava niente di ciò che avevano appena commesso.
Aziraphale si avvicinò a quella pozza che prima era stato Crowley, singhiozzava e piangeva il suo nome, il petto si alzava e si abbassava provocandogli fitte di dolore indescrivibili, si sentiva morire, stava morendo di dolore.
<< Crowley... >>
Avvicinò la mano a quella sostanza appiccicosa, ne prese un po' sulle dita che tremavano, se le portò alle labbra, chiuse gli occhi e pianse, un altro urlo straziante gli squarciò il petto, cadde sdraiato d'un fianco, la testa vicina al suo ex amico, che ormai non c'era più, singhiozzava e piangeva l'angelo, si strinse in corrispondenza del petto mentre i singhiozzi sembravano volerlo soffocare.
Faceva male, faceva dannatamente male, era un dolore che andava al di là di ogni comprensione, sembrava partire dalle viscere della terra, forse cominciava a capire quello che sentivano i demoni, l'odio che aveva cominciato a provare per i suoi capi, per quegli arcangeli che gli avevano portato via Crowley era indescrivibile. Ma odiava anche i demoni, che non avevano fatto niente per difendere un loro simile, era un angelo pieno d'odio e dolore, mai in vita sua avrebbe immaginato di sentirsi così, di provare quelle emozioni tanto innaturali per un essere etereo.
Non smise mai di piangere, voleva che le lacrime lo svuotassero, che non gli facessero sentire più niente, voleva diventare un involucro vuoto, privo di contenuto, ma sapeva che non era possibile, non avrebbe mai potuto dimenticare il dolore, smettere di soffrire era quanto mai lontano dalla realtà, tra lacrime e singhiozzi, l'angelo aveva desiderato di morire, almeno in qualche modo avrebbe raggiunto Crowley.










Note:

Chiedo perdono per questo angst finale, ci ho dovuto pensare per giorni prima di scrivere questa scena, ci ho messo interi minuti perché tutte le volte dovevo fermarmi  per riprendermi, lo so che è brutta e dolorosa, ho sofferto anche io a scriverla. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che questa parte così sofferente non vi impedisca di proseguire. Grazie per aver letto fin qui.

Un saluto, Ineffable.












   
 
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