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Autore: NymeriaStark    09/12/2021    2 recensioni
One shot ambientata in una serata d'inverno. Segue Reginald e il suo flusso di pensieri per poi coinvolgere anche Thomas.
I personaggi potrebbero risultare OOC.
Non è un racconto particolarmente ricercato, semplicemente sono stata ispirata dalla nevicata di qualche giorno fa e ho sentito il bisogno di scriverla. Spero possa piacervi
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryoga/Shark, Thomas Arclight/ Four
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Reginald si svegliò di soprassalto, ansimando, non era la prima volta che accadeva e sapeva fin troppo bene che non sarebbe stata l'ultima. Si alzò con rassegnazione dal letto, dirigendosi verso il bagno. Il riflesso che gli restituì lo specchio sul lavandino lo lasciò interdetto, un viso pallido, scavato, con due prominenti occhiaie a testimonianza delle numerose notti insonni e due occhi blu, spenti e vacui, voragini aperte sull'abisso di disperazione che, ormai da troppo tempo, aveva assunto il controllo della sua vita. Osservò con cupa accettazione l'immagine di sé stesso o, per meglio dire, l'ombra che era rimasta di ciò che era un tempo.

Si sciacquò la faccia per poi dirigersi verso la porta d'ingresso, l'idea di provare nuovamente a riposarsi non lo sfiorò nemmeno. Uscì, nel freddo della notte, e si ritrovò davanti l'ameno paesaggio di sempre, una città ricca di luci, scintillii e risate, con un cielo trapunto di stelle e dominato da una luna piena e splendente. Nell'aria riecheggiavano risate e canzoni natalizie e un velo di neve ammantava tutto, donandogli un'aria fiabesca. In lontananza un enorme albero di Natale torreggiava sulla piazza, circondato da bambini sorridenti che si inseguivano, lanciandosi palle di neve.

Guardò tutta la meraviglia che lo circondava e... Non provò niente, non molto tempo prima questa constatazione lo avrebbe devastato ma ora l'unico effetto che riusciva a sortire era farlo sentire intorpidito, quasi anestetizzato e, considerate le emozioni provate di recente, gli sembrava uno sviluppo assolutamente positivo e gradito.

Si incamminò per le strade, circondato dal clima di gioia e speranza precedente le feste. C'era un infinito viavai di persone, tutte indiffarate e di fretta, che si muovevano tra le vie della città alla ricerca degli ultimi regali. Notò qualche sguardo smarrito, gente che, come lui, si sentiva totalmente scollegata dalla felicità circostante, infastiditi dalla sua invadenza e irruenza, desiderosi solo di poter tornare a casa il prima possibile e sprofondare nell'autocommiserazione, continuando ad anelare anche solo un assaggio di quella emozione che sembrava essergli preclusa.

Evitò di incrociare altri sguardi, era ben conscio del suo aspetto e sapeva di non passare inosservato. Aveva notato alcune madri stringere a sé i bambini e bisbigliare loro qualcosa. Proseguì a camminare, raggiungendo la meta del suo viaggio, la via delle celebrità, ricca di ville e cinema scintillanti. Era totalmente fuori posto lì e un sorriso amaro gli si dipinse sul volto al solo ripensare all'ingenuità con cui si era convinto di potersi ritagliare un suo spazio in quel luogo. Non gli era mai interessato essere una persone di successo, fama e popolarità erano pesanti fardelli di cui non sentiva il bisogno. L'unico motivo che lo aveva spinto a ritagliarsi dei piccoli momenti di celebrità era stare accanto a lui, fare parte del suo mondo e non essere solo uno spettro nella sua vita. Si era illuso che questo avrebbe potuto sistemare le cose, che ufficializzare la loro relazione in diretta TV avrebbe semplificato tutto ma non era andata così.

"Sei stato un idiota a pensare che potesse funzionare" si ritrovò a bisbigliare mentre i ricordi dei momenti trascorsi con Thomas invadevano la sua mente, prendendone brutalmente possesso come barbari invasori e lasciando terra bruciata sul loro cammino.

Conosceva Thomas praticamente da sempre, c'era stato un momento della sua vita durante il quale lo vedeva come un modello da seguire, un utopico esempio di perfezione. Aveva avuto modo di cambiare idea negli anni successivi, per poi tornare sui suoi passi ed innamorarsi di lui. Non gli aveva parlato dei suoi sentimenti, gli aveva permesso di partire, diventare ancora più famoso e apprezzato e tornare come star internazionale e universalmente apprezzata. Rimembrava ancora i momenti trascorsi insieme, quando per ottenere anche solo un briciolo della sua attenzione, doveva sgomitare con giornalisti, fan accanite e semplici curiosi. Ogni passeggiata veniva interrotta da uno stuolo di persone impazzite che assalivano Thomas alla disperata ricerca di una foto, un autografo o di qualunque prova che dimostrasse il loro averlo incontrato, come se bastasse un pezzetto di una celebrità per raggiungere a propria volta la fama. Reginald si era sempre tenuto in disparte, aveva recitato alla perfezione la parte dell'amico invisibile, dimostrandosi comprensivo all'inverosimile e stando al suo posto, senza aspettarsi nulla. Quando Thomas aveva avuto la brillante idea di baciarlo Reginald era rimasto interdetto, incerto se ricambiare o meno quel gesto sconsiderato. Era davvero il caso di legittimare in quel modo i suoi sentimenti per lui? In fondo era possibile che per Thomas fosse solo una specie di test, un altro ruolo da recitare che lo aveva particolarmente incuriosito. Alla fine, contrariamente ad ogni buon senso, aveva deciso di farlo e, dopo un po'di imbarazzo iniziale, avevano iniziato a frequentarsi. Thomas era stato dolce e comprensivo, avevano trascorso un periodo meraviglioso che si era bruscamente interrotto quando la sua famiglia lo aveva scoperto.

"Non puoi stare con lui Thomas, è un danno alla tua immagine che non possiamo permetterci" quelle parole gli ronzavano ancora nelle orecchie come api impazzite. Non aveva reagito, era rimasto lì ad attendere la replica di Thomas, sperando, invano, che difendesse quello che c'era tra loro ma lui aveva ceduto, sottomettendosi al volere della sua famiglia. La conversazione che era seguita lo aveva segnato, ricordava il suo sguardo sconfitto, il fare rassegnato con cui aveva "accettato il suo destino" senza minimamente tentare di cercare altre soluzioni ma, soprattutto, ricordava la sua reazione. Era esploso, vomitandogli addosso tutto l'odio e il veleno accumulati in quegli anni di ombra e sotterfugi, tutta la frustrazione derivante dal non poter nemmeno vagamente dare l'idea di stare con lui, l'essere costantemente ridotto ad un semplice amante temporaneo di cui vergognarsi. Thomas non aveva risposto, si era limitato a scusarsi e andare via, senza aggiungere altro. Era stato quello il momento in cui aveva maturato la sua decisione, aveva raggiunto il più vicino studio televisivo ed era bastato che nominasse Thomas per avere la loro attenzione. Aveva parlato della loro relazione in diretta e detto chiaramente quanto fosse ufficiale, che l'unico motivo per cui era finita era la paura di Thomas di accettare i propri sentimenti, senza pensare alle ripercussioni economiche.

Ovviamente dopo aver scatenato il caos era stato raggiunto da numerose persone, avvocati, manager e semplici sciacalli desiderosi di uno scoop. Era stato citato in giudizio, aveva perso la causa ma, per qualche arcano motivo, non c'erano state ripercussioni. Sospettava ci fosse lo zampino di Thomas e lo odiò per questo, avrebbe preferito il carcere o la povertà al trattamento del silenzio che gli stava riservando.

Dopo la causa la situazione si tranquillizzò, Reginald diventò storia vecchia e tutti ripresero ad andare avanti, ignorando la sua esistenza. Reginald si era rassegnato a vivere così ma gli incubi e l'assoluta assenza di emozioni lo accompagnavano da allora. Sentiva di non aver ottenuto una chiusura, voleva parlare con Thomas, anche solo per una volta, scusarsi per quel che era successo e dirgli che, nonostante tutto, i ricordi del tempo trascorso insieme non lo avrebbero mai abbandonato. Non aveva intenzione di menzionare altro, sapeva di non poter pretendere di tornare con lui dopo il male che gli aveva fatto ma voleva poter andare avanti e per riuscirci doveva vederlo.

Percorse la strada totalmente assorto nei suoi pensieri e si accorse di aver raggiunto la villa di Thomas solo dopo qualche istante. Si avvicinò all'ingresso, due guardie nerborute lo fermarono chiedendogli che intenzioni avesse

"Ho bisogno di parlare con Thomas e non me ne andrò finché non me lo permetterete" disse con quello che avrebbe voluto fosse un tono perentorio ma che si rivelò tremante e incerto.

"Thomas non riceve visite e soprattutto non da te" disse uno degli uomini calcando sul "te" finale in tono sdegnoso. Reginald sentì qualcosa rompersi dentro di lui, tutta la cieca determinazione che lo aveva portato lì stava pericolosamente vacillando e non era certo di poterla salvare.

"Lo so ma ho comunque bisogno di vederlo. Devo solo dirgli un paio di cose, non ci metterò molto e prometto che, dopo averlo fatto, non mi rivedrete mai più" lo disse con un tono neutro, incolore, dettato dal suo essersi aggrappato al gelido vuoto dentro di sé. Le guardie sembrarono accorgersi della cose e apparvero molto più turbate e incerte nelle loro successive repliche.

"Senti non dipende da noi, stiamo solo facendo il nostro lavoro. Possiamo chiedere a Thomas ma dubito che avrà voglia di vederti"

"Non importa, ho bisogno che proviate comunque"

"D'accordo, aspetta qui" una delle guardie si avviò verso il citofono, suonò per poi entrare e dirigersi verso l'ingresso. L'altra rimase lì, a guardarlo, chiaramente a disagio. Ci volle qualche istante prima che l'uomo tornasse riferendogli la risposta di Thomas

"Ha accettato di vederti ma solo a sotto che dopo tu sparisca senza farti più vedere"

"D'accordo, è una condizione che avevo già intenzione di rispettare".

Percorse la strada fino all'ingresso permeato da un'irreale calma, sembrava che finalmente sarebbe riuscito a mettere la parola fine a quella storia.

Fu Thomas ad aprirgli, lo osservò con uno sguardo stanco per qualche interminabile istante, dopodiché lo invitò ad entrare. Lo invitò a sedersi ma Reginald rifiutò, preferendo stare in piedi.

"Allora, perché sei qui?" chiese Thomas

"Lo sai, non abbiamo avuto modo di parlare dopo... Tutto quello che è successo"

"Non c'era molto da dire, hai fatto un bel casino..." esitò prima di aggiungere "ma continuo a pensare che avessi ragione, non mi sono imposto con la mia famiglia e posso capire ciò che ti ha spinto a farlo. Anche se avrei preferito che avessi usato un altro metodo" disse con un sorriso triste. Reginald avrebbe voluto dire tante cose ma, in quel momento, aveva la mente annebbiata, miriadi di pensieri sconnessi affollavano la sua mente come miriadi di falene intorno ad una fiamma. Questo treno impazzito di idee fu fermato da Thomas che riprese la parola.

"Sai, da quando ci siamo lasciati non sono più riuscito a girare film. Recitare non mi dava più la gioia di un tempo, ero demoralizzato e privo di ispirazione. Passavo le mie giornate a casa, sopraffatto dalle aspettative deluse della mia famiglia. Non me l'hanno mai detto apertamente ma credo di essere diventato un estraneo tra di loro, a differenza dei miei fratelli non ho raggiunto alcun traguardo importante. Sono solo riuscito a stroncare la mia carriera mentre ero all'apice del successo. Insomma sono un fallimento sotto ogni punto di vista ma non è stata questa situazione a ferirmi di più..." Sospirò, incerto su come proseguire "Insomma, avrei davvero voluto che le cose tra noi funzionassero, stavo bene con te e non mi sono mai perdonato per aver troncato in quel modo. Ad essere sincero non mi aspettavo che avresti reagito in modo così drastico ma non importa, credo di essermelo meritato e, in ogni caso, non hai detto nulla di sbagliato, solo verità che ho temuto di rivelare e che non sono riuscito ad accettare... Insomma so che è tardi e non servirà a niente ma mi dispiace Reginald, dico davvero" concluse, aveva gli occhi lucidi e distolse lo sguardo per evitare che se ne accorgesse ma non bastò. Reginald lo fissò interdetto, Thomas non mostrava praticamente mai il suo lato vulnerabile e vederlo crollare in quel modo, davanti ai suoi occhi, aveva risvegliato qualcosa in lui. Sembrava che, dopo un interminabile inverno, nel suo cuore fossero arrivati i primi raggi di sole primaverili, a sciogliere il gelido ghiaccio che aveva ricoperto tutto quanto.

"Io... Non so cosa dire Thomas... Insomma sapevo di aver fatto dei danni ma non credevo di averti fatto così male... Sarei venuto prima se fossi stato a conoscenza della situazione, anche se non sono sicuro che sarebbe servito..." si fermò un istante, ponderando con attenzione le sue parole successive "Dispiace anche a me Thomas, forse se avessi scelto un approccio diverso, se non mi fossi lasciato sopraffare dalla rabbia, le cose sarebbero potute andare in modo differente... Non posso cancellare ciò che ho fatto ma non voglio che continui ad avere un effetto così devastante su di te. Spero che avere una chiusura possa aiutarti ad andare avanti e a riprendere in mano la tua vita" sapeva che l'ultima parte era rivolta più a sé stesso che a Thomas ma aveva comunque sentito il bisogno di dirla ad alta voce. Stava ricominciando a sentire emozioni e aveva paura che lo travolgessero come un'onda, distruggendo la zattera di fortuna su cui si trovava.

"Reginald... So che sei qui per una chiusura e che riteniamo sia meglio non rivederci più ma... Ecco... Io non credo che sia così. Gli ultimi tempi sono stati un vero inferno per me, mi sembrava di non essere più in grado di provare qualcosa, tutto ciò che mi piaceva non mi dava più le stesse soddisfazioni di un tempo e... Non riuscivo a dormire bene, ogni notte mi svegliavo e fissavo il soffitto, incapace di riprendere sonno. So che è stupido, che non dovrei lamentarmi per una situazione creata da me ma non ce la faccio..." Si ammutolì, mentre le lacrime che aveva cercato di trattenere negli ultimi tempi straripavano dai suoi occhi, come un fiume da una diga distrutta. Reginald lo osservò restando immobile, non era mai stato in grado di confortare gli altri, a dirla tutta non aveva saputo farlo nemmeno con sé stesso... Eppure sentiva una sensazione di calore dentro di sé, qualcosa che gli era mancato per tanto tempo e che sembrava riportarlo in vita dopo un periodo di ibernazione. Si avvicinò a Thomas e, senza nemmeno rendersene conto, asciugò le sue lacrime con la punta delle dita. Quel contatto, così modesto e apparentemente insignificante sembrò offrire a Thomas un conforto che nessuna parola sarebbe stata in grado di offrire. Thomas si avvicinò a Reginald e appoggiò la testa sulla sua spalla, Reginald la cinse delicatamente con un braccio e iniziò ad accarezzargli i capelli. Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito, incapaci di privarsi di quel momento di conforto e calore di cui entrambi avevano disperatamente bisogno. Fu Reginald a staccarsi per primo, si alzò e guardò Thomas negli occhi prima di parlare

"Thomas, io non so quale sia la scelta giusta, non ne ho la più pallida idea. So solo che stasera sono stato meglio di quanto sia riuscito a fare da un po' di tempo a questa parte. Non so se significhi qualcosa o se sia semplicemente un conforto temporaneo che svanirà appena metterò piede fuori dalla porta ma...ecco...io, vorrei tanto poter continuare a stare così e se per farlo ho bisogno di averti al mio fianco beh...io...sarei ben felice di darci un'altra opportunità..." disse arrossenso per poi aggiungere un frettoloso "Sempre se è quello che vuoi anche tu" Thomas sorrise, non pensava di meritare una seconda occasione ma sentire Reginald pronunciare quelle parole gli aveva restituito la speranza. Si alzò in piedi, avvicinandosi a lui e lo strinse dolcemente a sé prima di rispondere "Certo, renderebbe felice anche me" disse in un sussurro. Reginald ricambiò l'abbraccio con fare incerto per poi bofonchiare qualche parola di commiato e uscire dalla porta.

La strada verso casa sembrò insolitamente breve e, finalmente, la gioia che sembrava permeare il mondo intorno a lui sembrava essere riuscita a raggiungerlo, donandogli pace. La chiusura che aveva così a lungo cercato era mutata in qualcosa di nuovo e meraviglioso, il bozzolo di paure e incertezze che albergava dentro di lui si era trasformato in una meravigliosa farfalla di speranza e nuove opportunità e Reginald avrebbe fatto di tutto per tenerla in vita.

   
 
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