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Autore: Shireith    10/12/2021    6 recensioni
[Kaz/Inej]
Inej gli ha messo un dito sul petto (nessuna ferita si è aperta; Kaz non si è sentito sanguinare e nessuna ragnatela invisibile gli ha tagliato il petto).
«Ti avrò senza armatura, o non ti avrò», gli ha detto.

‣ Storia scritta per il Calendario dell’avvento di Fanwriter.it.
‣ Storia scritta per il Calendario dell’avvento organizzato da Cora sul forum Ferisce più la penna.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orchestra, in quattro atti


(Tre.)
  Inej è un soffio nel vento, una bambola di porcellana che s’incrina al primo polpastrello che la sfiora con esitazione. A Kaz basta applicare un minimo di pressione in più per veder comparire su di lei una ragnatela di crepe che attende solo un ultimo tocco per spezzarla come un vaso di terracotta. 
  Pelle su pelle, e Inej non c’è più. 
  Pelle su porcellana, si corregge Kaz. 
  Non deve toccarla. Non può. Se si togliesse i guanti l’aria gli brucerebbe le dita come tizzoni ardenti e con quelli Kaz lascerebbe ferite indelebili sul corpo di Inej – l’unica persona che non può né deve ma vuole in realtà toccare.

(Due.)
 Inej è una melodia; lei e Kaz sono un’orchestra incredibilmente solitaria. Ma, sola, Inej non vuole rimanere, e difatti non lo è più. Nemmeno Kaz lo è, malgrado tutto: e si spaventa a riconoscere che ne è grato. 
  Quando Kaz prende il violino, Inej tende le corde e lo segue: è disposta a lasciare che l’archetto diriga l’orchestra. 
  Quando Inej prende il violino, Kaz irrigidisce le corde come pietra: non è disposto a lasciare che l’archetto diriga l’orchestra. 
  E allora Inej non è disposta se Kaz non è disposto – un’altra volta il violinista rimane solo senza nemmeno il violino. 

(Uno.)
  Inej è un volto amico, una mano nel buio che si tende nell’ammasso di corpi senza vita e gli offre un caldo rifugio. Inej è casa, e una parte di Kaz vorrebbe buttarsi tra le sue braccia e lasciarsi semplicemente andare. Perché è stanco. Perché l’essere umano non è fatto per evitare il contatto di un altro. 
  Vorrebbe quasi baciarla. Si sorprende a farlo, una volta. In sogno. Inej appare come una figura nebulosa, un fantasma bianco in mezzo agli incubi, e Kaz non capisce mai se riescano a toccarsi o se le loro essenze si sovrappongano come anime che non hanno un corpo. 

Inej gli ha messo un dito sul petto (nessuna ferita si è aperta; Kaz non si è sentito sanguinare e nessuna ragnatela invisibile gli ha tagliato il petto). 
«Ti avrò senza armatura, o non ti avrò»,
gli ha detto. 

(Tre.) 
A Natale, 
Wylan sparge disegni in giro;
Jesper finge di non rimanere fisso
a guardarli per ore. 
(Due.)
A Natale, 
Nina dispensa cioccolatini, frittelle,
biscotti, caramelle e altre mille cose
come se non ci fosse un domani; 
Matthias finge di non mangiarli 
(Uno.)
A Natale, 
Inej è contenta; 
Kaz non finge di non vederla. 
A Natale,
Inej bacia Kaz 
e Kaz non deve nemmeno togliersi l’elmo.
   
 
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