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Autore: Soul Mancini    10/12/2021    2 recensioni
[Scritta per il compleanno di Price.]
I cinque ragazzi dei Nothing But Thieves sono intenzionati a radunarsi a casa del batterista per festeggiare il suo compleanno come si deve, ma non tutto è destinato ad andare secondo i piani: Phil e Dom hanno bisogno dell'aiuto di Joe per giungere alla festicciola, così il chitarrista è costretto a lasciare Conor e Price da soli.
I due, tuttavia, non avranno tempo né modo di annoiarsi.
«Nessuno dei due però si era accorto che il tappo non era stato ben avvitato, ma era soltanto poggiato sulla sommità della bottiglia; all’ennesimo strattone, un fiume di Pepsi si riversò al di fuori, inondando le dita dei due ragazzi e la tovaglia. [...]
Ma Price non l’aveva nemmeno ascoltato, attirato da un oggetto in particolare: in un angolo della tovaglia, col display completamente inondato di Pepsi, stazionava un cellulare.
Gli mancò il fiato.
“Conor… quello è tuo?”
Il cantante seguì il suo sguardo, sobbalzò e poi aggrottò le sopracciglia. “No, penso sia… oh cazzo!”
“Se non è mio e non è tuo, allora non può essere che…” rifletté il batterista. No, non poteva essere.»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conor Mason, James Price
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And there’s… not us on the podium
 
 
 
 
“Che c’è?” Joe si portò il cellulare all’orecchio e roteò appena gli occhi.
Le candeline sulla torta erano accese, la stanza era decorata a festa, tutto era pronto: Joe, Conor e Price erano già radunati attorno al tavolo da svariati minuti, ma il resto degli invitati – Dom e Phil, che sarebbero dovuti giungere insieme – non si erano ancora visti.
Price si sporse appena nella direzione del biondo, cercando di carpire qualcosa: dall’altro capo del telefono si levava forte e chiara la voce di Dom, ma il suo tono era talmente concitato che le parole si confondevano tutte insieme.
“Come sarebbe a dire?” sbottò Joe, tentando comunque di rimanere calmo.
Conor lanciò un’occhiata perplessa ai suoi due amici.
“E come pensate di fare adesso? Noi siamo già qui, vi stiamo aspettando da più di mezz’ora!” proseguì ancora il chitarrista.
“Che cazzo avranno combinato?” borbottò tra sé il cantante, a metà tra l’incuriosito e il preoccupato.
Price si strinse nelle spalle.
“Ho capito, sto arrivando.” Joe chiuse la chiamata, poggiò il telefono sul tavolo e si alzò con un sospiro.
“Che succede?” si informò Price.
“Dom ha avuto un guasto alla macchina o qualcosa del genere, ora lui e Phil sono a piedi e mi hanno chiesto se posso andare a recuperarli.”
“Cazzo” commentò Conor, battendosi una mano sulla fronte.
Il batterista, nonché festeggiato, soffiò sulle candeline e si levò dal capo il cappellino a forma di cono che i suoi amici l’avevano costretto a indossare. “Meglio spegnerle, altrimenti si consumano” commentò, accennando alla torta ricoperta di panna e caramelle gommose.
“Spero di non metterci troppo. Auguratemi buona fortuna” esclamò Joe, avviandosi di tutta fretta verso l’uscita e lasciando l’appartamento col cappotto infilato solo per metà.
Conor e Price, rimasti soli, si scambiarono un’occhiata stralunata: la stanza era piombata nel silenzio e ora non avevano nulla da fare se non attendere e placare la tentazione di far fuori quella bellissima torta che svettava davanti ai loro nasi.
Che compleanno bizzarro, si ritrovò a pensare Price mentre reprimeva uno sbadiglio.
“Beh… che si fa? Mettiamo su un po’ di musica?” propose Conor, mettendosi in piedi e sorridendo raggiante: non avrebbe certo rinunciato a festeggiare e rallegrare la giornata del suo amico solo perché c’era stato un piccolo inconveniente. In fondo la festicciola era stata solo rinviata.
“Okay, la cassa bluetooth è sulla mensola in corridoio. Io intanto sto morendo di sete…” ribatté il batterista, allungando una mano per afferrare una bottiglia di Pepsi.
“Eh no! Sei il festeggiato, quindi devi essere servito e riverito: te lo verso io!” obiettò Conor, agguantando a sua volta la bottiglia.
“Servito e riverito, addirittura! Che cosa cambia? Tu non dovevi mettere su un po’ di musica, poi?” Price strattonò leggermente il contenitore in plastica.
“Lasciati coccolare dal tuo amico preferito almeno oggi!” insisté il cantante, rafforzando la stretta sulla plastica e facendola scrocchiare.
Nessuno dei due però si era accorto che il tappo non era stato ben avvitato, ma era soltanto poggiato sulla sommità della bottiglia; all’ennesimo strattone, un fiume di Pepsi si riversò al di fuori, inondando le dita dei due ragazzi e la tovaglia.
Istintivamente Conor lanciò uno strillo e tentò di arginare il disastro tenendo la bottiglia dritta, mentre Price mollò la presa e si affrettò a sollevare la torta dal tavolo prima che si inzuppasse della bibita gassata.
“Ma che cazzo…” commentò il batterista confuso.
“Non era chiusa bene! Vedi? Dovevi lasciarla a me, così non sarebbe successo niente!”
“Sì, vabbè.” Il padrone di casa poggiò il vassoio con la torta sul piano cottura e tornò al tavolo per constatare i danni: la tovaglia era completamente zuppa, i tovaglioli erano inservibili così come alcuni bicchieri di carta; fortunatamente le patatine si erano salvate, dal momento che erano ancora sigillate dentro le loro confezioni impermeabili.
“Penso che bisognerà dare una pulita anche al pavimento…” commentò Conor, notando una piccola pozza che si era formata accanto alla gamba del tavolo.
Ma Price non l’aveva nemmeno ascoltato, attirato da un oggetto in particolare: in un angolo della tovaglia, col display completamente inondato di Pepsi, stazionava un cellulare.
Gli mancò il fiato.
“Conor… quello è tuo?”
Il cantante seguì il suo sguardo, sobbalzò e poi aggrottò le sopracciglia. “No, penso sia… oh cazzo!”
“Se non è mio e non è tuo, allora non può essere che…” rifletté il batterista. No, non poteva essere.
“Joe! Se l’è dimenticato nella fretta di uscire!” Disperato, Conor tappò la bottiglia incriminata e la lanciò dentro il lavandino, si asciugò le mani e corse a constatare i danni, timoroso di cosa avrebbe trovato.
Price si alzò e lo affiancò, sporgendosi oltre la sua spalla. “Si accende?”
Conor cliccò il tasto di accensione dello schermo, ma il display rimase nero. “Merda!” Provò a tenere premuto il tasto, sperando che il dispositivo si riaccendesse: quest’ultimo emise una breve vibrazione, poi ripiombò nel silenzio e nel buio totale senza dare altri segni di vita.
“Non è possibile, dobbiamo fare qualcosa per asciugarlo! Joe ci ammazzerà!” Price, che cominciava a essere divorato dalla disperazione, prese l’apparecchio dalle mani di Conor e lo avvolse in un canovaccio, sperando che servisse a qualcosa.
“No, no, cazzo, no! Adesso come facciamo?” continuava a borbottare Conor col volto sepolto tra le mani. “Perché cazzo quella bottiglia non era ben chiusa?”
“E perché cazzo Joe ha lasciato il telefono qui?”
“Beh, se non erro è stato proprio lui a versarsi la Pepsi per l’ultima volta… quindi alla fine è colpa sua se si è rovesciata” ricollegò i fatti il cantante, pronunciando le ultime parole con un’ostentata convinzione che non possedeva affatto.
“In effetti hai ragione,” convenne Price, “ed è colpa sua se si è dimenticato il cellulare sul tavolo! Noi non potevamo farci niente, giusto?”
“Esatto! È esattamente ciò che gli diremo quando tornerà!” concluse Conor risoluto.
I due annuirono, poi si scambiarono un’occhiata.
“Glielo dirai tu, vero?” ruppe il silenzio Price con un sorrisetto da finto tonto.
“E perché io?”
“Sei tu che hai tentato di strapparmi la bottiglia dalle mani!”
“Ma io volevo solo fare un gesto carino, le intenzioni erano buone! E poi tu hai continuato a strattonarla” controbatté il biondo, incrociando le braccia al petto.
“Sta di fatto che oggi è il mio compleanno e non voglio finire ammazzato dal nostro chitarrista in una giornata così speciale!” tentò allora Price, facendo leva sul suo ultimo asso nella manica per quel giorno.
“Appunto, è il tuo compleanno e questa è la tua festa dentro la tua casa, quindi qualsiasi cosa succeda qui è una tua responsabilità!" Conor non aveva nessuna intenzione di cedere.
Non che volessero gettarsi nei casini a vicenda, ma nessuno dei due aveva la più pallida idea di come comunicare a Joe che il suo smartphone – comprato appena quell’estate – aveva fatto un bel bagno di bollicine e sembrava del tutto irrecuperabile.
“Sai che ti dico?” Price si sistemò gli occhiali sul naso e rivolse all’amico un’occhiata di sfida. “Giochiamocela ai videogames! Chi perde dovrà dare la notizia a Joe!”
Per nulla intimorito, Conor sostenne il suo sguardo. “Lo stai proponendo solo perché giochi più spesso e pensi di potermi battere come se nulla fosse? Non sarà semplice come pensi.”
“Quindi ci stai?”
“Ci sto!”
Misero su un po’ di musica, posero rimedio al disastro in cucina – mentre puliva il pavimento, Conor si prodigò in vari balletti e mosse che fecero piegare il batterista in due dalle risate – e poterono finalmente recarsi nel piccolo soggiorno del batterista, in cui era situata la tv con tanto di consolle per il gaming.
Joe non sarebbe tornato a breve: era prevedibile che, dovendo percorrere il tragitto all’andata e al ritorno immerso nel traffico londinese, sarebbe stato lontano dalla dimora di Price per più di un’ora – il che era un bene per batterista e cantante.
“Allora… qui abbiamo il videogioco della Formula1, l’ho comprato da poco. L’hai mai provato?” propose Price, sventolando un dischetto davanti agli occhi del suo amico.
Conor scosse il capo. “Però i videogiochi con le macchine sono fighi.”
“Benissimo!” Price inserì il gioco, prese un joystick per sé e ne porse uno a Conor, poi i due si posizionarono sul divano.
Non era la prima volta che si sfidavano ai videogiochi, ma quel giorno c’era qualcosa di importantissimo in ballo.
Mentre scorrevano l’elenco dei piloti tra cui poter scegliere, i due si resero conto che la loro conoscenza in materia non era poi così ampia; qualche volta guardavano la Formula1, ma nessuno dei due era un fan sfegatato di quello sport.
“Okay, allora, visto che ci sono vari inglesi, vada per Lando Norris” decise Price, apparentemente convinto della sua scelta.
“Eh, ma io prendo Lewis Hamilton!” si pavoneggiò Conor.
Dopo aver scelto qualche altra opzione, finalmente sullo schermo apparve lo scenario con la griglia di partenza e la gara ebbe inizio.
In un silenzio ricco di tensione e concentrazione, Price e Conor armeggiarono con i loro joystick per alcuni secondi.
“Vabbè, ma mi stanno superando tutti” commentò il batterista, tentando un’accelerata brusca col solo risultato di sbandare verso destra proprio in prossimità di una curva.
“Beh, forse ti sarebbe convenuto sfidarmi in un gioco con cui hai più dimestichezza!” commentò Conor con una risatina, prima che la sua auto sfiorasse appena quella di un avversario – fortunatamente senza conseguenze.
I due lanciarono un’esclamazione sorpresa.
“Un millimetro più vicino e sarebbe stato un incidente” commentò Price.
“Mi ha pure superato? Era una tecnica per distrarmi?”
I due, commentando e ridendo, cercarono di tenere le loro auto quantomeno sulla strada finché la gara non terminò: Conor arrivò al traguardo ma non salì sul podio, mentre Price, che aveva avuto più problemi in corso d’opera, non ebbe nemmeno il tempo di giungere in fondo che la cerimonia di premiazione era già partita.
“Addirittura! Ma non ho nemmeno finito la corsa!”
Conor rise. “Beh, comunque ho vinto io, quindi buona fortuna con Joe” disse poi, lasciando andare il joystick sulle gambe e incrociando le braccia dietro la nuca con fare rilassato.
“Non così in fretta. Nessuno dei due è arrivato sul podio, quindi tecnicamente nessuno ha vinto: ci vuole un’altra partita” obiettò Price.
“E chi l’ha deciso? Io almeno sono arrivato fino alla fine!”
“Ma non hai vinto.”
Il cantante sbuffò, ma sotto sotto si stava divertendo un sacco e non vedeva l’ora di giocare un’altra partita. “D’accordo! Del resto non mi sento minacciato dalle tue abilità da pilota.”
“Non che tu possa fare vanto delle tue.”
I due avviarono una nuova partita ed entrambi si concentrarono, ma stavolta più rilassati e divertiti rispetto alla prima partita.
“Ma possibile che questi tizi vadano così di fretta?” Conor tentò di accelerare, ma sbagliò il pulsante da cliccare e virò bruscamente verso sinistra; la sua auto andò a sbattere contro un ostacolo a bordo pista e si sfasciò completamente.
I due risero.
“Oh no, la mia macchina super costosa!” si finse disperato Conor, mentre una nuova auto compariva come per magia davanti ai suoi occhi.
“In tutto ciò io sono finito in mezzo all’erba al lato della strada e non riesco a tornare in pista” commentò Price con una risata.
“Non credo sia legale!”
Stavolta però le cose andarono leggermente meglio: entrambi riuscirono miracolosamente a tagliare il traguardo.
“E… non ci siamo noi sul podio” constatò il padrone di casa quando sullo schermo apparvero i risultati della corsa.
“Chi se lo sarebbe mai aspettato!” ironizzò il suo amico con un sorrisetto.
“Quindi siamo costretti a sfidarci di nuovo.”
I due si scambiarono uno sguardo complice e si immersero in una nuova partita, ormai dimentichi del motivo che li aveva spinti a prendere in mano i joystick,
 
 
Joe, Dom e Phil li trovarono ancora così quando arrivarono: ormai ridevano e imprecavano senza contegno ma, cosa ancora più importante, dopo innumerevoli partite nessuno dei due era riuscito a salire sul podio nemmeno una volta.
Quando però misero a fuoco il volto di Joe, l’entusiasmo di entrambi collassò e la realtà piombò loro addosso all’improvviso.
I cinque ragazzi si radunarono in cucina, attorno alla torta che finalmente poteva essere presa d’assalto; Dom e Phil diedero gli auguri a Price, che accettò di buon grado i loro abbracci ma in realtà stava morendo dalla paura.
“Ehi” esordì Joe guardandosi attorno, poco prima di far scattare la pietrina per accendere le candeline. “Non è che per caso ho dimenticato il telefono qui?”
Batterista e cantante si scambiarono un’occhiata colma di panico: alla fine nessuno dei due aveva vinto la sfida ai videogiochi e, allo stesso modo, nessuno dei due si era preparato psicologicamente per comunicare la notizia al loro amico.
“Ecco, può essere…” cominciò Conor.
“Però nel mentre è successa una cosa…” proseguì Price.
Joe inarcò un sopracciglio e anche Dom e Phil allungarono il collo, curiosi di sentire.
“Praticamente Price aveva sete, allora io ho deciso di versargli un po’ di Pepsi…” prese nuovamente la parola il cantante.
“Veramente non è andata così! io ho preso la bottiglia e lui me la voleva strappare di mano!” ci tenne a precisare Price.
“Volevo solo essere gentile!”
“Ma si può sapere cosa c’entra tutto questo col mio cellulare?” sbottò Joe, sempre più confuso e spazientito.
“Ecco, la bottiglia di Pepsi si è rovesciata” buttò fuori Conor tutto d’un fiato.
“E il tuo telefono era sul tavolo” aggiunse Price.
“È praticamente morto affogato.”
“Ci dispiace!”
“Cosa?!” esclamò Joe strabuzzando gli occhi. Com’era possibile che si fosse allontanato per un’ora e mezza e nel frattempo fosse successa una catastrofe?
“Non uccidermi, è il mio compleanno!” lo supplicò il batterista.
“Beh… tra sedici giorni sarà anche il mio!” aggiunse il cantante, arrampicandosi sugli specchi.
Joe stava per aprir bocca, quando Dom attirò l’attenzione su di sé battendo le mani e ridacchiando. “Ragazzi, che culo! Grazie mille! Adesso sappiamo cosa regalargli per Natale, io ero già disperato!”
 
 
 
 
♥ ♥ ♥ ♥ ♥
 
 
AUGURI PRICEEEEEEE *______________*
Potevo forse astenermi dallo scrivere una storia demenziale per il nostro cuccioloso batterista??? Del resto per i compleanni dei NBT non ho scritto nemmeno una storia seria quest’anno (e non avete idea di cosa vi aspetta per Conor eheheheheh) XD
Dunque, da dove cominciare? Innanzitutto ringrazio di cuore Carmaux per avermi letteralmente salvato la vita e avermi fornito l’idea che mi mancava per questa storia di compleanno! Innanzitutto ricordandomi l’esistenza di questo video:
https://twitter.com/NBThieves/status/1389958486700826626?s=09
Ebbene, Conor e Price diversi mesi fa si sono trasformati in due gamers (falliti, come potete vedere XD) e ci hanno resi partecipi delle loro sfide a suon di Formula1 – io nemmeno sapevo che esistesse tale gioco, però che figata XD
Ovviamente, anche se ho ricalcato alcune cose del video, mi sono solamente ispirata a esso ^^
Per il contorno, devo sempre ringraziare Carmaux perché mi ha dato lo spunto, dicendomi qualcosa del tipo “chi perde deve dire a Dom che si sono dimenticati di comprare le birre per la serata”… ma ho voluto rendere il tutto un po’ più drammatico XD
Infine, per quanto riguarda i balletti di Conor mentre lava il pavimento… io non mi invento niente:
https://www.instagram.com/p/CLH_iGDHYz2/?igshid=1hrltx54b87e6
Breve ma intenso AHAHAHAH poi comunque già solo il fatto che Conor stesse lavando il pavimento è ORO AHAHAHAHAH
Il titolo è semplicemente la didascalia con cui i NBT hanno accompagnato il video postato sui social, frase che Price pronuncia appunto sul finale.
Bene! Io spero che questa fesseria di storia vi abbia almeno strappato un sorriso ^^ e ringrazio di cuore chiunque sia giunto fin qui! :3
Alla prossimaaaa e ancora tantissimi auguri a Price, che tiene in piedi i NBT grazie al suo stupendo groove e alla suo incrollabile ottimismo ♥
 
 
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