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Autore: Valerie    11/12/2021    1 recensioni
Continui a passare la carta vetrata sull’asse di legno della barca che, ormai ne sei convinto, non finirai mai di costruire. Non alzi lo sguardo neanche quando vedi un’ombra scendere le scale del seminterrato.
‘Che ci fai qui, Abbie?’ chiedi alla ragazza che con passo incerto scende lentamente ogni gradino.
In realtà lo sai bene perché si trova qui, ma speri che fingendo di ignorarne tu per primo la ragione, il motivo di quella visita possa diventare d’un tratto tutt’altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Leroy Jethro Gibbs
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dalla riva
 
 
Continui a passare la carta vetrata sull’asse di legno della barca che, ormai ne sei convinto, non finirai mai di costruire.
Non alzi lo sguardo neanche quando vedi un’ombra scendere le scale del seminterrato.
‘Che ci fai qui, Abbie?’ chiedi alla ragazza che con passo incerto scende lentamente ogni gradino.
In realtà lo sai bene perché si trova qui, ma speri che fingendo di ignorarne tu per primo la ragione, il motivo di quella visita possa diventare d’un tratto tutt’altro.
‘Gibbs…’ ti chiama lei una volta avvicinatasi un pochino, pur rimanendo ad una certa distanza, con l'intenzione di catturare la tua attenzione. 
Ruoti il capo giusto per appurare che lo spazio che vi separa sia quanto basta per tenerti al sicuro – tenere al sicuro lei-
‘Io…vorrei parlare dell’altra sera’ continua imbarazzata, torturandosi le mani in gesti nervosi.
Guardi fisso davanti a te e ti senti terribilmente in gabbia, costretto in un luogo asfissiante, senza vie d’uscita, così come la barca che stai costruendo da anni in quel maledetto seminterrato. Ogni giorno aggiungi un pezzetto in più ma, chiusa fra quelle quattro mura, è impossibile che possa uscire tutta intera per poter prendere finalmente il largo.
Inspiri profondamente aria, giusto per temporeggiare ancora qualche secondo.
‘Cosa vuoi sentirti dire?’ le chiedi quasi con tono sprezzante, guardandola finalmente in viso.
Abbassa gli occhi ferita. Vorresti dirle che l’unico destinatario di tutto quel disprezzo sei tu e tu solo, ma ti riesce a malapena di sussurrare il suo nome, con rammarico e dolore.
‘Abbie…’ ti volti totalmente verso di lei, avanzando di qualche passo.
‘Aiutami’ ti chiede con voce spezzata, tornando a guardarti negli occhi. I suoi sono velati di lacrime.
‘Aiutami a mettere un punto a tutto questo’.
I singhiozzi trattenuti mal celano il dolore che prova e che ti investe come un fiume in piena.
Le sue labbra, quasi innaturali senza il consueto rossetto rosso, sono arricciate per il pianto. Non puoi fare a meno di riportare alla mente quando, solo qualche sera prima, sei stato tu a toglierle quel sottile strato carminio dalla bocca a forza di baciarla.
In un attimo, la tua pelle sembra come riavvertire il calore della scia lasciata da quelle labbra il cui colore scarlatto era andato mano a mano sbiadendo.
‘Dimmi che mi ami, così come un padre ama una figlia’ ti supplica ancora.
Potresti accogliere quella preghiera, così come si accorda un’ultima grazia ad un condannato a morte per poi porre fine alle sue sofferenze.
Sarebbe la scelta giusta, quella saggia, dettata dal freddo autocontrollo che sei abituato ad esercitare da sempre, eppure ti esce una sola frase che, nella sua ambiguità, non definisce la tua posizione:
‘Ti aiuterebbe?’ le chiedi.
‘No’ ti risponde sussurrando ‘Ma mi aiuterebbe sapere che, qualsiasi cosa sceglieremo di fare, le cose fra noi non cambieranno’
Sai che quel ‘qualsiasi cosa’ ha un solo significato: chiudere.
Chiudere cosa, poi?
Sei terribilmente combattuto. Il fuoco che qualche giorno fa ti ha investito interamente, corpo e mente, bussa nuovamente in modo prepotente alla porta della tua razionalità, della stessa ragione che ti ha spinto, alla fine di quella serata, a staccarti dal corpo caldo e accogliente di Abbie.
Ma mai avresti voluto farlo, il tuo desiderio, libero come poche volte è stato in vita tua, avrebbe persistito in quei movimenti, in quei sussurri, in quei baci.
Non era giusto, però. Lei, così pura, trasparente, piena di speranza. Tu, vecchio, ammaccato, macchiato.
Mai ti permetteresti di sozzare il suo candore, smorzare la sua energia, con quei tuoi umori cupi, pieni di risentimento, tormento e sofferenza a cui sei legato da voto infrangibile, quasi fossero una maledizione a cui non puoi – vuoi – sottrarti.
Non potresti amarla. Non potresti amare nessuno. Questo è quello che ti ripeti come un mantra da quando la morte si è portata via metà della tu vita.
‘Sei come una figlia per me’ pronunci quelle parole con tutta la fermezza di cui sei capace, cercando di convincere entrambi del loro significato.
Ma un padre non tocca una figlia in quel modo.
Abbie chiude gli occhi e inspira profondamente. Con l’aria butta dentro anche quelle parole, amare, dure, fredde.

Annuisce lentamente con la testa. Se le fa andare bene, sono quello che cercava.
Sorride mentre torna a guardarti. Un sorriso triste che le taglia la faccia. Sa che è necessario.
Non ti chiede altro, pur avendo mille ragioni per reclamare e dissentire. Le carezze consumate solo qualche ora prima smentirebbero quell’affermazione in un niente.
‘E io ti amo come una figlia’ dice finalmente ‘E sarei disposta a tutto pur di non perderti’
Fino a rinnegare me stessa è quello che la senti chiaramente pensare. Ed è quello che sei sicuro farà.
La vedi voltarti le spalle lentamente, mentre si dirige verso la sommità delle scale. Ti fa un leggero cenno con la mano prima di sparire dietro la porta e lasciandoti uno strano vuoto all’altezza del petto.
Allarghi le spalle per respirare a pieni polmoni, cercando di cacciare via quella fastidiosa sensazione.
Ti poggi con le mani ad una delle assi di legno della barca lucidate di tutto punto . Fissi intensamente quelle venature messe in risalto dalle mani di cera e olio passate più e più volte nel corso del tempo.
Alzi gli occhi sulla struttura intera e poi guardi la stanza intorno.
Probabilmente dovrai buttare giù la parete per far uscire l’imbarcazione da lì dentro.
Buttare giù il muro.
Potrebbe essere una metafora calzante, ma decidi di non coglierla.
Non vuoi rimescolare le carte, mettere in discussione le scelte prese, benché il fuoco non abbia ancora smesso di bruciare e il desiderio che provi non ti dia tregua alcuna. Ma tu sei abituato a vivere il tormento.
Vuoi solo che Abbie sia libera. Merita una pienezza che tu, sei convinto, non puoi darle.
Le acque che lei navigherà, ti auspichi, saranno decisamente più tranquille di quelle che animano il tuo spirito. E quando quel giorno arriverà, tu starai a rimirare l’orizzonte acceso dai colori caldi del tramonto fermo sulla riva.
 
 
   
 
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