Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Joy    12/12/2021    3 recensioni
Riconosce il tono vibrante di rabbia e passione, divenuto fantasma sul lato opposto del mare; riconosce anche fremito d'incertezza che gli vibra sulle mani, quando ritrae la lama e la posa arreso sul materasso.
[EreMika. Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autore: Joy Inblue

Fandom: Attack on Titan

Personaggi: Eren/Mikasa

Ambientata a Marley durante la quarta stagione.

 

Scritta per l'Advent Calendar, gruppo facebook Hurt/Comfort Italia

 

 

Prompt: Al buio.

 

 

 

Al buio

 

 

 

La sente arrivare, ovviamente.

Mikasa se lo aspettava.

“Cosa ci fai qui?” le chiede, prima ancora che abbia il tempo di scostare i vetri socchiusi della finestra e lasciarsi cadere all'interno della stanza.

Ha un tono greve che a stento riconosce, una cortina di capelli a schermare lo sguardo disilluso e una lama posata di poco sopra il ginocchio che ha già inciso una mezzaluna insanguinata nella sua carne.

“Potrei chiederti la stessa cosa, Eren.”

Siede al suo fianco, premurandosi di far aderire la coscia alla sua, sotto la traiettoria della lama.

“Non tagliare” gli dice.

Sono finiti i tempi in cui poteva afferrargli il braccio e avere la meglio su di lui, non sono più bambini.

Adesso riesce al massimo a stupirlo, se ne accorge dal modo in cui tutto in lui si congela, nell'istante in cui una delle sue azioni lo coglie impreparato.

“Sei pazza” le dice, ma la voce che risuona sulle pareti asettiche di quell'ospedale non è altrettanto freddo.

Riconosce il tono vibrante di rabbia e passione, divenuto fantasma sul lato opposto del mare; riconosce anche fremito d'incertezza che gli vibra sulle mani, quando ritrae la lama e la posa arreso sul materasso.

Come se la sua mente, in un costante fagocitare di immagini, si fosse fermata per farle spazio.

A lei. Che di quei ricordi, imboccati a forza nelle coscienze dei possessori, non sa proprio niente.

Una volta lui glielo ha detto, riemergendo tra i vapori dalla nuca del Fondatore, a malapena cosciente.

È tutto prevedibile, Mikasa” ha sussurrato, le braccia ancora legate al titano che dovrebbe appartenergli, “ma tu certe volte non lo sei. Sei la crepa. Uno spiraglio per la luce dentro a secoli di buio.”

Spera di esserlo, adesso che in quel buio lui si è già perso, ma la verità è che non ha mai saputo andare avanti da sola.

Era lui la fiaccola e lei...

Lei non sa cosa essere.

Sa che la sua stirpe la rende immune al potere dei giganti, ai loro giochi mentali, alle loro false memorie.

Eppure non è libera.

Quel sangue che pulsa nelle sue tempie ad ogni emicrania, quello che il suo cuore pompa in ogni cellula del suo essere, obbedisce ad un solo ed unico richiamo: il suo.

Ma Eren lo sa.

E forse è per questo che continua scacciarla.

Non ha mai amato le catene, neanche se ne stringe tra le mani le estremità opposte.

Lei però non ama separarsi da lui, quand'anche ad unirli fossero soltanto quegli anelli di ferro e una sciarpa ormai consunta.

“Il tuo occhio è molto arrossato. Sdraiati, ti farò degli impacchi.”

“Sai che non è necessario” commenta lui, “guarirà tra pochi istanti.”

“Quante volte ti sei accecato?”

Sospira e risponde ad altro.

Hanno sempre parlato lingue diverse, loro due.

“Non dovevi venire” chiarisce, palesemente esausto. “Dovevi aspettare il mio segnale e attaccare insieme agli altri”

“Non sono venuta per dar battaglia a Marley. Volevo parlare con te” replica, afferrando una garza dal tavolino vicino al letto e la posandola sulla sua gamba ferita.

“Non c'è niente da dire, Mikasa.”

“Torna a casa.”

“Non è casa, è una gabbia che finge di tenerci al sicuro mentre aspettiamo di venire sterminati”

È arrabbiato, non voleva che lo fosse, ma almeno lo riconosce.

“Combatteremo, come abbiamo sempre fatto” replica.

“E moriremo, come abbiamo sempre fatto?”

Non sa che dirgli.

“Ti voglio libera, Mikasa.”

Ma lui non lo è.

Legato alla ruota del mulino, costretto dalla corrente a ingoiare memorie, l'unica cosa che riesce a fare, è azionare la macina e ridurre tutto in polvere.

“Libera” ripete con sguardo assente.

“Anche da te?”

Sanno entrambi a cosa si riferisce. Non si è mai curata di nascondere il suo inappagabile bisogno di gravitare attorno a lui.

“Anche da me, sì.” Si sdraia sulla branda e le volta le spalle. “Soprattutto da me.”

Mikasa allunga una mano e la posa tra le sue scapole: “Non farlo” mormora, poi si china leggera su di lui, gli scosta i capelli dalla nuca e vi posa le labbra.

Lo sente tremare e il suo sangue vibra in risonanza. Fa male, come tante altre cose.

Come la sua forma, rannicchiata sulla branda di un ospedale nemico e non più addormentata su una distesa di erba soffice.

Un tempo lui aveva una schiena da cucciolo e un ruggito da leone.

Adesso è il contrario.

“Vattene via, Mikasa” mugola.

Tutto ciò che prova accanto a Eren convoglia sotto le sue palpebre gonfie e preme per uscire: Mikasa lo trattiene da una vita; quella che lui gli ha regalato strappandola all'oscurità e che non le permette di ricambiare.

Quello spiraglio da cui passa la luce, se esiste davvero, lui non lo vuole.

Si lamenta un'ultima volta, con voce distante secoli.

Stringe la lama in pugno.

Chiude gli occhi.

Chiude la crepa.

E resta al buio.

 

 

Fine.

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Joy