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Autore: Ortensia_    14/12/2021    1 recensioni
[ Itto/Sara ]
Ricorda la linea imprecisa dei capelli tagliati corti e grondanti di pioggia, a coprire interamente il viso della donna. E ricorda le sue mani, raccolte a conca attorno allo stelo di un Dendrobium. In quel momento aveva pensato che un fiore così appariscente non le si addicesse, eppure tutte le volte che rammenta questa immagine viene sopraffatto dalla tenerezza e dalla fragilità di quelle dita affusolate docilmente flesse sulle foglie rosse, come se lei si fosse trovata lì solo per riparare i boccioli dalla pioggia.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lady of the Lycoris




    Spesso gli ritorna in mente l’immagine di una donna, ma non ha mai saputo dire con certezza se l’abbia soltanto sognata o vista per davvero.

    Quando pensa a lei la prima sensazione che torna alla memoria è quella della pioggia fredda che scivola sulla pelle, ma non è d’aiuto qui a Inazuma, dove cade con frequenza.

    L’ha vista – o sognata – presso le antiche tombe che si trovano sui ripiani attorno alle Miniere Jakotsu e rammenta con facilità particolari ancora molto nitidi. Al tempo stesso, però, la fumosa visione d’insieme dello scenario annebbia la sua capacità di giudizio. Si domanda se sia stata la pioggia a rendere indefiniti i contorni delle lapidi e le foglie degli alberi, o se i margini evanescenti dello scorcio non siano piuttosto traccia della sua coscienza all’interno di un sogno, la premura del cervello che tenta di proteggerti da nient’altro che un’illusione.

    Ricorda la linea imprecisa dei capelli tagliati corti e grondanti di pioggia, a coprire interamente il viso della donna. E ricorda le sue mani, raccolte a conca attorno allo stelo di un Dendrobium. In quel momento aveva pensato che un fiore così appariscente non le si addicesse, eppure tutte le volte che rammenta questa immagine viene sopraffatto dalla tenerezza e dalla fragilità di quelle dita affusolate docilmente flesse sulle foglie rosse, come se lei si fosse trovata lì solo per riparare i boccioli dalla pioggia.




    «Kujou Tengu! Allora, quando possiamo sfidarci?!»

    Quante volte glielo ha chiesto? Lo ha scritto su così tanti pezzi di carta che forse alcune delle sue parole si trovano ancora accartocciate in un angolo della città. O magari il vento le ha portate fino al mare e l’acqua le ha inghiottite.

    «Se non la smetti ti faccio arrestare.»

    Anche quel giorno Sara ha risposto con l’inflessibilità che l’ha sempre contraddistinta. Non si spiega perché lo ricordi ora; forse perché in una rara giornata di sole e nel suo ambiente naturale, l’accampamento Kujou, le era sembrata ancora più bella, la brezza fresca che le scombinava i capelli scuri facendoli scivolare morbidamente sulle curve alte degli zigomi, seguire le linee della mandibola fino alle labbra rosa e piene.

    «Non hai qualche lotta clandestina di onikabuto su cui scommettere?» gli sembra di poter sentire ancora lo schiocco della sua lingua contro il palato e subito dopo quello della freccia che si conficca al centro del bersaglio. Un fiore rosso pitturato sull’arco ancora teso fra le mani di lei.

    «Ti ho già detto che non voglio essere disturbata quando mi alleno.»

    Ma Sara si allena sempre.

    Gli unici momenti in cui non l’ha vista impegnata a tirare frecce o uccidere per la Shōgun sono stati quelli in cui l’ha trovata china fra i Dendrobium o nuda e ansimante sopra di lui.

    Questo, per lo meno, è certo di non averlo sognato. E gli fa male che sia reale, perché sono attimi fugaci, troppo accelerati nella sua testa, frammenti che si perdono in tutti quei giorni uguali in cui lei ha scelto il dovere. Miseri scorci di gioia, così pochi che non riesce proprio a farseli bastare.

    E ci ha provato. Ci ha provato migliaia di volte a sciogliere quei nodi in cui Sara stessa si costringe, fallendo sempre.

    Eppure, ne è certo, anche lei vorrebbe più scorci di felicità. Lo ha capito quando una mattina, svegliandosi, l’ha trovata seduta sul bordo del letto, la schiena bianca ricurva, muscoli e cicatrici messi in evidenza dalla contrazione del busto. Era impegnata ad accarezzare un’ala con la punta delle dita, che tuttavia allontanava a più riprese in fremiti e sussulti, come se il solo sfiorare le piume nere le provocasse un dolore indicibile.

    In quel momento ricorda di aver pensato a lei come a un magnifico volatile chiuso in una gabbia troppo stretta, le ali tarpate atrofizzate fra le sbarre d’oro che, così lucenti, attirano l’attenzione più dell’uccello stesso. In fin dei conti un relitto non interessa a nessuno.

    Senza che lui dicesse una parola, lei si è voltata per guardarlo. E solo per un istante ha trovato nei suoi occhi l’espressione più triste che avesse mai visto.

    Dietro di lei, in fondo alla stanza, dei Dendrobium immersi in una caraffa di cristallo.

    È stata quella la mattina in cui ha smesso di provare. Quella la maledetta mattina in cui il seme della consapevolezza è germogliato dentro di lui e gli ha permesso di capire che Sara non sarebbe mai andata via da lì, che le sue radici crescono nel cuore della Shōgun come quelle dei Dendrobium nel sangue dei soldati caduti.




    Eccola di nuovo. Anche in un momento come questo gli torna alla mente l’immagine di lei inginocchiata tra i fiori rossi di fronte alle tombe.

    L’ha chiamata, si è avvicinato, ma Sara non si è mai voltata a guardarlo.

    Si è messo di fronte a lei, ma anche questo non è servito.

    Il rosso vermiglio dei petali e delle foglie incastonato nel grigiore di Inazuma è la particella più viva nella sua memoria. Sara no, i suoi occhi sono fissi e spenti come quelli di una bambola, due pozzi d’oro arrugginito. Lei è grigia come tutto il resto, per ricordargli che apparterrà in eterno a questi luoghi sinistri.

    Forse è il sangue ad avergli riportato alla mente questo ricordo ora, mentre il suo corpo affonda nel fango e la pioggia fredda gli corrode la schiena. E ancora si chiede se in realtà non sia stato un sogno. Se tutto non sia stato soltanto un sogno.

    I petali di un Dendrobium che si inebria della pioggia ondeggiano poco distanti, mentre lo stelo scuro sembra rilucere di rosso. E forse è così visto che le radici del fiore affondano nel suo sangue. Forse se ne sta già nutrendo.

    La punta lucente di una spada si insinua nel suo campo visivo, eclissando il fiore.

    Quando solleva lo sguardo riconosce negli occhi di Sara la stessa angoscia che ha visto quella mattina.

    Sara ha sempre cercato di tenere saldi quei nodi per tutti e due, ma lui ha comunque volato. Per entrambi. Troppo in alto.

    Sogno o realtà, ora le mani di Sara attorno al fiore non gli sembrano altro che un cattivo presagio.

    «Perché?» la lama e la voce di Sara tremano insieme. «Perché sorridi?»

    «Perché i tuoi fiori preferiti…» si sorprende di quanto la sua voce suoni stanca, trafelata nell’aria elettrica che scuote e divelle il campo di battaglia «nascono dal sangue.»

    Sara sta piangendo. O forse è solo la pioggia. Non riesce a capirlo quando si specchia nei suoi occhi vuoti e grigi.

    Lui le sorride.

    «Così sarò sempre con te, Kujou Tengu.»

    La spada trema nel cielo nero in un ultimo istante di esitazione, mentre un petalo rosso trascinato via dal vento la accarezza per un istante, uscendo diviso a metà dalla collisione con la lama.

    Forse è solo un sogno.

    Sara è così bella che questa volta potrebbe esserlo per davvero.

    Vuole crederlo mentre la sentenza di morte della sua amata cala su di lui.




Angolo autrice:
Era da una vita che volevo scrivere qualcosa sul Lycoris e sono contenta che l'occasione si sia presentata con quella che probabilmente è al secondo posto delle mie ship predilette di Genshin!
Sapete, fino a una settimana fa giocavo pochissimo a Genshin perché lo avevo solo su cellulare, ma ora che sono riuscita a scaricarlo per PC ho modo di osservare bene gli scenari e per me Inazuma è fonte di continua ispirazione.
L'immagine che ricorda Itto è proprio quella che ho visto io e che mi ha dato l'ispirazione. Ho notato tutti i Dendrobium vicini alle tombe e mi sono detta: "Sai cosa? Mi ricordano un sacco i Lycoris Radiata". Così mi sono andata a informare riguardo al Dendrobium che, oltre a essere il materiale di ascensione per Sara, nell'universo di Genshin è un fiore rosso associato alla morte e al sangue (proprio come il Lycoris nella cultura giapponese). Se questo non bastasse il nome poetico del Dendrobium in Genshin è proprio "Lycoris" e quindi nulla, finalmente sono riuscita a scrivere il mio piccolo inno alla gioia (MA QUALE GIOIA?!) per questo fiore stupendo.
Era da un po' che non scrivevo storie tristi e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto tornare su questo registro, anche se spero di poter scrivere anche qualcosa di più allegro per loro in futuro!
E già che ci siamo, visto che esce stasera: buona fortuna a tutti quelli che pulleranno per Itto! (me compresa, GASP!)

   
 
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