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Autore: dragun95    14/12/2021    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
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CAPITOLO 1
 
 
 
[Quattro mesi dopo]
 
Giran sfregò l’osso che aveva ricavato da una preda del giorno usando una pietra per scheggiare la parte inferiore.
Alzò gli occhi, vedendo in lontananza, una formazione rocciosa che ricordava delle gigantesche radici appassite che si univano a formare una punta che toccava il cielo come una grande e imponente torre. Che si stagliava in lontananza.
 
Si trattava del: Picco fossilizzato. Tutto ciò che rimaneva del grande albero sacro, che si trovava proprio al centro delle Terre dimenticate. Ormai morto e appassito.
 
Scosse la testa riprendendo a lavorare. Nonostante il luogo ostile, se eri forte da sopravvivere e ti trovavi qualcosa da fare, allora sapevi come passare il tempo.
 
Prese un’altra roccia che aveva trovato nelle vicinanze, alzandola in contro luce per guardarla meglio, ed infine leccarla. Le sue papille gustative sentirono il sapore metallico del ferro. Non era puro ma meglio di niente.
 
Strinse la pietra sfregandola con forza contro la parte scheggiate per affilarla il più possibile. Era una cosa a cui era abituato. Ricavare utensili da ciò che gli offriva la natura, lo facevano i suoi antenati e lui aveva appreso le tecniche dai membri più anziani.
 
-Così dovrebbe andare!- esaminò il falcetto osseo che aveva appena ottenuto, lanciandolo in aria sentendo che veniva tagliata per poi riprenderlo al volo. Strinse il manico muovendola velocemente per tastarne la manualità ed infine si recise una piccola ciocca di capelli.
 
Il lavoro era ottimo e lo soddisfaceva. Agganciò la lama alla cintura prima di rimettersi in piedi e farsi scrocchiare le ossa del il collo.
 
“Credo sia ora di raggiungerla” si disse ma prima che potesse saltare giù dalla sporgenza rocciosa, avvertì qualcosa.
Si voltò di scattò vedendo un’imponente nuvola di sabbia che si muoveva nella sua direzione.
 
“Una tempesta di sabbia!” sospirò infilandosi il cappuccio di cuoio ornato con frammenti ossei animali dandone l’impressione di un teschio completo.
 
 
 
Le tempeste di sabbia erano abbastanza frequenti, almeno due volte alla settimana. Dentro la visibilità era davvero scarsa, tanto che anche gli animali preferivano aspettare che finisse.
 
In mezzo a quel turbine rosso, la figura del Brashak si muoveva incurante del forte vento che gli sferzava contro. Le raffiche di vento erano molto intense tanto che doveva infilare con forza i piedi nella sabbia per restare in equilibrio.
La vista annebbiata, l’olfatto ostacolato e le sue orecchie sentivano solo il rumore del vento. Ma anche se non poteva usare i sensi il suo istinto naturale che non lo deludeva mai.
Seguendo la sua bussola interiore, arrivò ad una piccola caverna rocciosa che si estendeva sotto terra. Quando vi entrò notò che sulle pareti c’erano dei disegno simili a radici che si estendevano  dall’alto verso il basso seguendo la galleria. Vi passò sopra la mano sentendole le scanalature dei disegni sotto il suo tatto, provando una sensazione di familiarità
 
Continuò a scendere fino ad arrivare ad un’ampia stanza scavata nella roccia, piena di simboli di una lingua dimenticata incisi dappertutto . Appena ci mise piede si ritrovò una lama puntata al collo.
 
-Bel modo di salutare- disse guardando la figura femminile che lo stava minacciando. Era una donna abbastanza alta e dal fisico snello e le curve proporzionate, con un’insolita carnagione rossa. Il viso delicato era incorniciato da dei capelli grigio cenere legati in una lunga treccia, un naso greco e due profondi occhi color oro.
Un’altro tratto che la caratterizzava erano le corna che si estendevano da sopra alle sopracciglia ricurvandosi vicino alla testa e delle orecchie appuntiti.
 
-Magari se avvertissi, invece di piombare qui!- disse la donna che apparteneva alla razza dei Fiers e che si chiamava Maya. Allontanando la spada dal corvino.
 
-Sfortunatamente non ne ho i mezzi- rispose.
 
Lei sospirò facendogli segno di accomodarsi, mentre riprendeva a studiare i simboli incisi sulle pareti. Giran si avvicinò ad una parete iniziando a guardare anche lui i simboli.
 
-Questo è un tempio!-
 
-Non ti sfugge niente. Ma dopotutto è stato il tuo popolo ad erigerlo!- questo era il motivo per cui quel posto gli metteva nostalgia, era stato costruito dai suoi antenati.
Si avvicinò ad una colonna crollata, sopra alla quale c’era un quaderno con annotati dei simboli già tradotti.
 
-Ne hai tradotti molti- dopotutto la Fiers era una ricercatrice, era il suo mestiere.
 
-Questo simbolo…- iniziò lei indicandone uno che sembrava raffigurare una donna prosperosa col pancione e le braccia alzate. Anche se in modo molto grezzo e primitivo -…è Gaia!-
 
I Brashak, era uno dei primi popoli che discendevano dalla terra e per questo loro legame venerano la dea della terra: Gaia.
Giran sentendola nominare, portò la mano al collo dove c’era un ciondolo con una piccola statuetta in pietra intagliata attaccata ad un filo, raffigurante proprio il simbolo della dea come era inciso anche sulla parete.
 
-Qui ho finiti. Ma dovrei confrontare i risultati con quelli della Cittadella- disse guardando il corvino che stava bevendo da un vaso di argilla.
 
-Quello cosa sarebbe?- gli chiese. Il vaso era già lì da quando era arrivata e nonostante la curiosità, non aveva trovato il tempo di aprirlo. Lui si asciugò le labbra col braccio prima di rispondere.
 
-E’ Hunkgrok. Un distillato ottenuto dai fiori di cactus…ne vuoi un po’?- offrendogli un po’ di distillato. Maya prese il boccale improvvisato ottenuto da un dente cavo e vi guardò il contenuto. Il distillato era di un insolito color bianco-verdastro con un forte odore di erba. Storse il naso, ma si fece coraggio mandandone giù un piccolo sorso.
Subito dopo sgranò gli occhi sputandolo a terra e tossendo.
 
-Ha un sapore orribile!- affermò, era troppo forte, sapeva di erba e decisamente troppo alcool. Il corvino diede uno sguardo al Hunkgrok nel vaso con aria pensante.
 
-Non saprei, l’ho messo ad invecchiare per solo cinquant’anni. Per me è venuto bene…ma forse servirebbero altri cinque anni di invecchiamento- sospirò mandando giù il resto. Maya avrebbe voluto ribattere, ma infondo era una ricetta di un altro popolo, chi era lei per giudicare i gusti degli altri.
 
-Torniamo alla Cittadella- disse infine iniziando a prendere le sue cose.
 
 
 
I due tornarono in superficie e Maya si portò le dita alla bocca fischiando, un fischio lungo e continuo. Dopo un po’ una nuvola di sabbia si avvicinò e davanti a loro si fermò un Geork.
Un grosso uccello simile ad un uccello corridore con un’altezza di quasi due metri contando anche il collo, aveva un piumaggio color sabbia con alcune penne verdi. Le zampe erano forti e robuste con tre dita artigliate, il becco era a piccozza, spesso e appuntito che usava per mangiare i cactus di cui era composta la sua dieta.
 
L’uccello si avvicinò alla Fiers strofinando la testa contro la sua mano per cercare attenzioni. Quegli uccelli terrestri erano le tra le poche creature addomesticabili delle Terre desolate e anche quelle cavalcabili.
 
-Dici che ce la fa a portarci entrambi?- appena il corvino si avvicinò, il Geork rizzò il collo di scatto gracchiandogli contro, per avvertirlo che non gli piaceva. Un’istante dopo aprì il becco, sputandogli contro delle spine di cactus che conservavano nei loro stomaci e usandole per difendersi
Per sua sfortuna un secondo dopo si sentì afferrare per il collo, venendo costretto ad avvicinare la testa al volto del corvino.
 
-Abbassa la cresta pennuto- gli disse Giran guardandolo negli occhi, l’uccello deglutì abbassando la testa in segno di sottomissione, percependo che era molto più forte di lui.
 
“Inizio a capire perché il tuo popolo abbia preferito la caccia all’allevamento!” pensò scuotendo la testa, sapeva che lui faceva questo effetto intimidatorio a molti animali e persone.
 
 
 
L’uccello correva sulla sabbia nonostante stesse trasportando un peso notevole sulla sua schiena. Giran stava dietro alla Fiers tenendola per i fianchi.
 
-Intendi confrontare i simboli trovati nel tempio, con quelli alla Cittadella?- gli chiese tanto per fare conversazione.
 
-Quello e anche fermarmi per qualche giorno- gli rispose sentendo la presa sui suoi fianchi. Anche se era leggera poteva percepire la forza dei muscoli delle mani dell’uomo.
 
Alla fine videro le mura della cittadella. Giran si tenne per le gambe al volatile e si abbassò a toccare la sabbia, questa vibro sotto di lui sollevandosi e creando un grande ponte fino al sopra il muro. La consistenza era talmente solida che il Geork poté corrervi sopra senza che questa crollasse arrivando a destinazione.
 
Però appena misero piede sulla mura vennero circondate dalle guardie armate di balestre e lance.
 
-Calma signori- disse subito il Giran mentre il ponte di sabbia crollava dietro di loro e lui scendeva dalla cavalcatura. Maya sapeva che non avrebbe voluto fargli abbassare le armi con la forza, ma non servì visto che quando lo videro le guardie si rilassarono.
Una folata di vento le fece cadere il cappuccio. Appena alzò la testa, la figura di un uomo seduta a gambe incrociate si presentò davanti a loro sospesa in aria come se levitasse.
 
Era bello ed atletico con la carnagione chiara, capelli castano chiaro coperti da un turbante di seta arancione. Con ben quattro braccia, di cui il secondo paio dietro alle spalle. Si trattava di un Vearii.
 
-Giran che piacere vederti. Potevi avvertire della tua visita- rise l’uomo atterrando sul muro e sistemandosi il turbante.
 
-Ciao anche a te Ajarys- lo salutò il corvino, mentre l’altro sorrise guardando la Fiers, avvicinandosi ad essa e facendole il baciamano. Lei non sembrò molto impressionata anzi ne era indifferente.
 
-Immagino che siate venuti per le ricerche?-
 
-Oltre che riposare- rispose lei.
 
-Certamente, prego seguitemi- così dicendo invitò i due a seguirlo.
 
 
 
La cittadella oltre le alte mura era composta da delle abitazioni modeste a forma quadrata, il tutto però era ricoperto da verde ed erba. Anche grazie al fatto che fosse stata fondata proprio su una lussureggiante oasi. Uno spazio raro in cui potevi trovare acqua e piante verdi
Le strade erano piene di bancarelle e gente. Maya si stupiva ogni volta che veniva, trovare un posto così tranquillo, quando al di là delle mura c’erano solo pericolo e probabile morte. Invece le persone che erano lì sembravano stare bene, anche se isolati.
 
-Sbaglio o ci sono facce nuove?- chiese Giran guardandosi intorno.
 
-Si abbiamo avuto nuovi arrivi dall’esterno- ammise Ajarys. Nella Cittadella vivevano tutti colore finivano per arrivare nelle Terre desolate, chi per sbaglio, sfortuna o anche per essere stato esiliato.
 
-Anche la ragazza che hai portato qui quattro mesi fa. Sta bene nonostante la perdita di una mano, comunque si chiama Pacifica- gli rispose il Vearii. Il corvino annuì, quando si sentì osservato. Un gruppo di bambini gli andò incontro.
 
-Giran sei tornato- quando vide i volti di quei piccoli sulle sue labbra si dipinse un sorriso. Si abbassò prendendo alcuni di loro facendoli salire sulle sue spalle e alzandoli con facilità.
Ajarys sorrise a quella scena, sebbene lui fosse l’attuale capo della Cittadella, non sarebbe mai esistita senza il contributo di Giran. Lui aveva guidato gli sventurati che volevano seguirlo a quell’oasi e aveva eretto il muro per proteggerli.
 
-Scusate bambini ma ora ho da fare- si scusò il corvino rimettendoli giù, una bambina gli si avvicinò, aveva in mano un frutto simile a spinato delle dimensioni di un mango. Lui sorrise alla piccola prendendo il frutto e con una delle sue unghie lo incise per poi spezzarlo in due.
Ridiede il frutto alla piccola, accarezzandole la testa, prima di salutarli e continuare a seguire Ajarys.
 
Arrivarono al centro della Cittadella nella parte dove c’era la fonte di acqua. Al centro della quale sorgeva una cupola in pietra dall’aspetto molto antico. Si avvicinarono ad essa usando uno dei quattro ponti disposti ai quattro punti cardinali, che permettevano di raggiungere la costruzione senza dover per forza nuotare.
 
Quando furono all’interno della cupola, Giran alzò la testa guardandone le pareti pieni di simboli, gli stessi che c’erano nella stanza sotterranea. Prese un profondo respiro, a naso percepiva l’odore di acqua e vegetazione. Ma ce n’era un altro che sentiva. Non riusciva a distinguere bene cosa fosse, sapeva solo che lo faceva sentire a casa.
 
-Giran- la voce di Maya lo riportò alla realtà.
 
-Tutto bene?-
 
-Si…stavo solo avendo……un ricordo sensoriale- rispose solo andando a sedersi proprio al centro della cupola alzando la testa per vedere il soffitto. Al centro di esso c’era il simbolo della dea Gaia.
 
-Scusa puoi aiutarmi con questi simboli?- ma la Fiers non ottenne alcuna risposta.
Si voltò a guardarlo, il Brashak si era privato del mantello rimanendo a torso nudo mettendo in mostra il suo corpo mentre i simboli su di esso si erano messi a brillare di nero.
Aveva le braccia allargate e la testa china verso il basso. Come se stesse rendendo omaggio a qualcuno, prostrandovisi davanti.
 
-Lascialo finire di pregare. Altrimenti non ti risponderà- gli ricordò il biondo porgendole un bicchiere di succo, lei lo accetto sospirando. Ma sapeva che doveva lasciarlo finire di rendere omaggio alla sua dea, altrimenti si sarebbe innervosito ed era meglio evitarlo.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il primo capitolo. Qui vediamo di come Giran passi la maggior parte del suo tempo nelle Terre desolate.
Inoltre facciamo la conoscenza di nuovi personaggi, tra cui l’amica ricercatrice Maya e diamo uno sguardo oltre le mura della Cittadella e conosciamo il capo di questo luogo Ajarys. Venendo anche a conoscenza che è stato lo stesso Giran a crearla e fortificarla.
Poi vediamo un altro animale delle Terre desolate: Il Geork, un grosso uccello corridore utilizzato come cavalcatura. Questo capitolo è relativamente tranquillo, ma vedremo che succederà nel prossimo.
 
Infine ecco l’angolo delle razze. Una nuova aggiunta, in cui descriverò brevemente le razze di mia creazione introdotte nella storia e che spero vi piaccia.
 
-Fiers: Si tratta di un popolo legato all’elemento fuoco e con una grande affinità con esso. Tanto da essere chiamati “Figli delle fiamme”.
Dato il loro aspetto avvolte vengono scambiati per demoni
 
-Vearii: Razza che si caratterizza per le quattro braccia. Sono ottimi utilizzatori di magia. Alcuni di loro nascono con una voglia a forma di terzo occhio sulla fronte.
  
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