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Autore: deborahdonato4    15/12/2021    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando Will uscì dalla cabina, Hazel rimase per un attimo a guardarlo, mordendosi il labbro. Voleva seguirlo e prenderlo a calci nel didietro per avergli strappato una promessa giurata sullo Stige. D'accordo, l'abito che Will aveva scelto per lei era carino, ma non era adatto ad un'uscita. Perché non poteva indossare un paio di jeans e una felpa larga? Perché doveva vestirsi bene?

Un'uscita che non significava niente e che non doveva significare niente nemmeno per Raul Aviles, figlio di Ecate. Aveva accettato di uscire con lui solo perché aveva bisogno del suo aiuto per eliminare le tracce di vomito lasciate da Will nel suo bagno. Se l'avesse fatto lei, sicuramente avrebbe rigettato a sua volta, peggiorando la situazione.

Con un sospiro, Hazel si allontanò dalla porta e si avvicinò al divano, ripiegando la coperta. Si sentiva un po' stordita, e fu tentata di rimandare l'uscita. Ma il problema era proprio questo: il pensiero di dover uscire con un uomo la faceva stare male. Non voleva uscire con Raul, non voleva ritrovarsi da sola con lui. Certo, era un bravo ragazzo, lo conosceva da settimane ormai, da quando era tornata al Campo con Will. Aiutava lui e i suoi vari fratelli con le pozioni, gli amuleti, e tutto ciò in cui poteva aiutare con le sue conoscenze. L'aveva fatta ridere in più di un'occasione, ma lo considerava soltanto un amico, un collega.

Hazel si sedette sul divano, stringendo la coperta, lasciando scivolare lo sguardo su e giù per la stanza. Certe volte si sentiva così sola che le veniva voglia di piangere, un po' come in quel momento. Voleva raggomitolarsi sul divano, nascondersi sotto la coperta, e piangere pensando a lui.

Frank Zhang.

Non lo vedeva da quasi dieci anni.

L'ultimo ricordo che aveva di lui era anche il peggiore.

 

Frank la guardò negli occhi, tenendole una mano sulla guancia. La sua pelle era così calda, e il suo profumo così delizioso che Hazel impiegò qualche secondo a capire cosa le stesse dicendo.

«Mio padre vuole che parto per una missione.» mormoò Frank, accarezzandole le guance. «Devo partire oggi stesso.»

«Non puoi andartene così.» sussurrò Hazel, gli occhi puntati in quelli scuri. Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata mentre il gelo cominciava a farsi strada dentro di sé.

«Mi dispiace, Haz, ma devo andare.»

Frank tolse la mano dalla sua guancia e si alzò in piedi. Andò all'armadio e prese una borsa grande, color verde militare, e cominciò a riempirla.

«Lasciami venire con te.» disse Hazel, alzandosi a sua volta. «Non puoi partire da solo.»

«Ma non sarò solo.» disse Frank, senza guardarla. «Anche sei dei miei fratelli hanno ricevuto la chiamata.»

Hazel lo guardò, spaventata. Sette romani, figli di Marte, erano stati chiamati dal dio in persona? Non era un buon segno, non era di buon auspicio. Era spaventoso, rischioso.

«Cosa dovete fare?» domandò Hazel, guardando Frank mentre faceva avanti e indietro per la stanza, prendendo vestiti e medicinali. Ne tenevano un po' nel cassetto per ogni evenienza.

«Non posso dirti niente.»

«Non puoi dirmi niente... o non sai niente?»

Frank non le rispose. Si limitò a chiudere la borsa e a sollevare lo sguardo su di lei. Hazel riconobbe la paura in quegli occhi scuri che amava così tanto, e anche parecchia determinazione.

«Devo andare, ora.» mormorò, avvicinandosi a lei. Le prese il volto tra le mani e la baciò, un bacio che sapeva tanto di addio.

«Fai attenzione.» sussurrò Hazel, passandogli le braccia attorno alle spalle. «Ti prego, Frank, fai attenzione.»

Frank sorrise contro le sue labbra e la baciò ancora, con passione. Hazel sperò che quel bacio non finisse mai, ma il ragazzo si spostò da lei.

«Tornerò presto da te.» le disse, baciandola sulla fronte con dolcezza. «Tornerò presto.»

 

Ripensando a quell'ultimo giorno insieme, Hazel si lasciò scappare uno sbuffo. Tornerò presto. Esistevano bugie peggiori? Odiava quelle parole, odiava quando qualcuno provava a parlare di tempo con lei. O quando le dicevano “andrà tutto bene”... Come poteva andare bene, se ormai Frank era sparito da un decennio? Non aveva più avuto sue notizie, neanche un messaggio Iride o una chiamata. Era scomparso, come i suoi sei fratelli. Gli altri, quelli rimasti al Campo Giove, non avevano più avuto loro notizie.

Hazel si passò una mano tra i capelli, con un sospiro. L'unica cosa certa era che Frank non era morto. Lo avrebbe sentito. E Nico anche. Le aveva già promesso che, se avesse percepito qualcosa su Frank, l'avrebbe informata. Purtroppo non sentiva Nico da mesi, nonostante gli avesse spedito diversi messaggi. Il fratello non l'aveva più cercata da quando era andata via con Will, forse perché sapeva che nelle mani del biondo era al sicuro.

Hazel fu sul punto di sospirare per l'ennesima volta, ma si trattenne. Era stufa di sospirare, come di aspettare. Avrebbe affrontato quella serata sperando che Raul si comportasse bene nei suoi confronti, e in caso contrario avrebbe chiamato Will per farsi salvare.

Afferrò il computer e passò il resto del pomeriggio a guardare film dei supereroi Marvel. Il piccolo James non faceva altro che parlarne quando lo incontrava, e ormai si era incuriosita.

 

Quando ormai mancava solo più un'ora all'appuntamento, Hazel spense il pc e si alzò dal divano, dirigendosi in bagno, spogliandosi non appena chiuse la porta. Era più forte di lei, sebbene fosse sola nella cabina di Ade. Quando viveva con Will, non sempre il biondino chiudeva la porta, e Hazel aveva preso l'abitudine di bussare anche quando era certa che Will fosse al lavoro.

L'acqua calda della doccia schiarì i suoi pensieri. Hazel rimase qualche minuto con gli occhi chiusi, lasciandosi scaldare. Non sapeva più se pensare a Frank o a Raul, quindi decise di cantare sotto la doccia, in modo da allontanare qualsiasi pensiero su quei due uomini. Cantò tutte le canzoni che riusciva a ricordare di Taylor Swift, scacciando dalla mente tutti i concerti ubriachi di Will con la spazzola in mano.

Quando ebbe finito la doccia, Hazel afferrò l'accappatoio e vi si infilò dentro. Guardò in direzione dello specchio, cercando di scorgere la sua figura, senza successo. Si asciugò, chiedendosi se Raul fosse già pronto o se si stesse preparando proprio come lei.

Mentre si asciugava i capelli, Hazel si rese conto che Raul doveva provare qualcosa di forte nei suoi confronti. Chi altri si sarebbe offerto di togliere il vomito dal suo bagno altrimenti? Cercò di pensare se gli avesse mai fatto capire che poteva starci, ma non era sicura. Si comportava in modo amichevole con tutti, soprattutto con Will e i suoi fratelli. Forse aveva fatto qualcosa di diverso con Raul, qualcosa che gli aveva fatto capire di poter avere una chance nei suoi confronti.

Quando i capelli furono asciutti, Hazel uscì dal bagno e si diresse nella sua camera. Guardò i vestiti che Will aveva scelto per lui e si ringraziò per non avergli fatto scegliere la biancheria. Fu tentata di chiedere a suo padre una cintura di castità, ma evitò. Era tardi per quella. Si infilò le prime cose che trovò nel cassetto e borbottò tra sé quando prese il vestito azzurro. Se non l'avesse indossato, il giuramento sullo Stige le si sarebbe ritorto contro. E conoscendo la sua fortuna, poteva finire per innamorarsi di Raul Aviles e vederlo scomparire nel giro di qualche mese. Se l'avesse indossato, però, era certa che a fine serata il giuramento si sarebbe sciolto, lasciandola ibera di poter tornare a casa e cambiarsi. Non vedeva l'ora che arrivasse quel momento.

Una volta vestita, Hazel si guardò allo specchio, cercando di sistemarsi i capelli. Una volta Will le aveva detto che con quei riccioli biondi somigliava molto a River Song. Hazel, che sapeva a chi si stesse riferendo l'amico, decise di non dargli peso. Le piaceva River Song, sebbene fosse sicura di non avere molto in comune con lei, a parte i riccioli.

Quando, alle sette e mezza in punto, sentì bussare alla porta, Hazel sussultò. Si affrettò a raggiungere l'armadio del fratello e prese una delle sue vecchie giacche di pelle, sicura che Nico non se la sarebbe presa. La indossò, sentendo il vecchio profumo di Nico e si rilassò. Quella sera avrebbe portato con sé il fratello, che lui lo sapesse o meno.

Hazel aprì la porta e rimase per un attimo incantata di fronte all'espressione di Raul Aviles. Il figlio di Ecate la guardava come se non avesse mai visto una ragazza più bella di lei. E Hazel si sentì piuttosto lusingata di quello sguardo, pensando che erano ormai anni che nessuno, oltre Will, la guardasse in quel modo.

«Ciao, Hazel.» la salutò Raul, senza smettere di guardarla. «Sei bellissima.»

«G-Grazie.» balbettò Hazel, imbarazzata. Avrebbe dovuto chiedere a Will qualche consiglio. Cosa doveva rispondere ad una frase del genere? Ma soprattutto, di cosa avrebbero parlato per il resto della serata?

«Ehm, bella camicia.» aggiunse Hazel, decidendo che rispondere al complimento con un complimento fosse la strategia migliore.

Raul sorrise e le tese il mazzo di tulipani che teneva in mano. «Li ho visti e ho pensato subito a te.»

Hazel fissò i tulipani, cercando di trovare una risposta adatta. Erano dei fiori bellissimi, e profumavano molto. Li prese, accettandoli con un sorriso, e scoprì che le tremavano le mani.

«Sono meravigliosi.» disse. «Li... li porto dentro, arrivo subito.»

Raul annuì e Hazel si affrettò ad andare in cucina, recuperando un barattolo di marmellata vuoto e riempiendolo d'acqua. Si lanciò un'occhiata alle spalle, scoprendo di aver lasciato la porta aperta. Ma Raul non si era mosso dalla soglia e stava osservando il Campo, lasciandole un po' di intimità.

Hazel infilò il mazzo di fiori nell'acqua e prese la borsetta vicino alla porta, cercando di ricordare quando fosse uscita l'ultima volta per un appuntamento. Frank la portava sempre in un milione di posti diversi, facendola trovare unica e affascinante. Era da tanto tempo che non si sentiva più così.

«Possiamo andare?» le chiese Raul osservandola mentre chiudeva la porta alle spalle.

«Sì.» annuì Hazel, stringendosi nella giacca di pelle. Non sentiva freddo, solo un po' di paura. Non per la prospettiva di passare la serata con un ragazzo che non le piaceva, ma perché aveva ripreso a sentirsi come una donna. Voleva essere corteggiata, amata. E non lo era stata per moltissimo tempo. Forse, aspettare non era più una gran idea...

 

Uscirono dal Campo a bordo della Spider rosso fiammante di Lou Ellen. Adorava le auto cabrio e Hazel capì presto il perché. Il vento che le sferzava i capelli durante il viaggio era meraviglioso, la faceva sentire libera.

Durante il tragitto, Raul tenne gli occhi fissi sulla strada, ma le chiese dove volesse andare a mangiare. Discussero per un po' e alla fine optarono per un ristorante italiano, non molto lontano dal luna park dove decisero di andare dopo cena.

Ad Hazel piacque l'atmosfera giocosa del locale, per niente romantica. E le piacque che Raul non le facesse domande troppo intime durante la cena. Parlarono del Campo Giove, di Nuova Roma, delle grandi differenze tra semidei greci e romani. Le guerre romane erano preparate e precise, quelle greche... be', l'obiettivo era sopravvivere e colpire per primi.

Raul pagò la cena, nonostante le proteste di Hazel, che decise di offrire il dolce in un locale poco distante, che vendeva cheesecake alla frutta, le sue preferite. Di nuovo si ritrovarono uno di fronte all'altra e Hazel non poté fare a meno di notare i scintillanti occhi violacei del figlio di Ecate.

«Ho due fratelli umani.» disse Raul, rispondendo all'unica domanda personale che Hazel si sentì in grado di fare. Parlare dei propri fratelli doveva essere un territorio neutro. Poi ricordò il suo, e si maledì per averli tirati in ballo. «Javier e Pablo. Siamo portoricani, loro vivono a San Juan con la madre mentre io mi sono trasferito qui con nostro padre.»

«Oh... e lo vedi spesso?»

«L'ultima volta che l'ho visto è stato un anno fa, quindi direi di no.» Raul abbozzò un sorriso. «È più sicuro per entrambi, rischio di metterlo in pericolo con la mia sola presenza. Però ci sentiamo spesso per telefono.» Raul prese un altro pezzo della sua cheesecake al cioccolato. «E tu, invece? Hai fratelli?»

«Ho solo Nico, che tu conoscerai di certo.» mormorò Hazel, chiedendosi quanta torta potesse mettersi in bocca per non rispondere.

«Oh sì, lo conosco. Non vi somigliate molto.»

Hazel sorrise. «Mamme diverse.» gli ricordò, poi aggiunse: «E anche nostro padre. Lo stesso dio, ma... con due lati diversi.»

Raul annuì, divertito. «E Nico come sta? Non lo vedo al Campo da molto.»

Hazel pensò a suo fratello, a Percy Jackson, alla loro storia... Nemmeno lei lo vedeva da tanto tempo, da quando era partita con Will due anni prima. Le si strinse il cuore al pensiero, ma non voleva disturbare Nico.

«Sta bene.» mentì Hazel, senza sapere se fosse vero. «È lontano da qui.»

«A Nuova Roma, giusto?»

Hazel annuì, giocherellando con la forchetta. Finì di mangiare la cheesecake alla frutta, guardandosi attorno. Si erano allontanati dalla Spider, ma si erano avvicinati al Luna Park. Riusciva a sentire la musica sparata a tutto volume.

«Andiamo alle giostre?» domandò Raul. «O... al cinema?»

«Preferisco le giostre.» ammise Hazel, con un sorriso, felice che avessero cambiato argomento. «Non ci vado da... da un sacco di tempo.»

Era stata alle giostre dieci anni prima, con Frank Zhang. Il ricordo poteva anche essere doloroso, se non fossero stati presenti Leo Valdez e Calipso. Era uno degli ultimi giorni mortali di Leo, chissà se il figlio di Efesto se lo ricordava.

«Allora vada per le giostre.» disse Raul, portando una mano al portafogli prima di ricordare che la ragazza aveva già pagato.

Fianco a fianco, camminarono verso le giostre. Parlarono di libri, scoprendo di averne letti molti in comune, ed Hazel fu entusiasta di aver trovato un uomo che non si vergognava di leggere romanzi d'amore. Se solo fosse stata pronta a rinunciare a Frank, forse Hazel avrebbe pensato all'aspetto piacevole di Raul.

Quando arrivarono all'entrata del Luna Park, fecero a gara per pagare il biglietto e vinse Raul perché, con un piccolo colpetto di magia, aveva fatto in modo che la borsa di Hazel non riuscisse ad aprirsi. Lei rise per il suo gesto e decise di rilassarsi. Ormai aveva inquadrato Raul, un uomo dolcissimo che si sentiva in dovere di pagare per il semplice fatto di averla invitata, nonostante Hazel gli avesse fatto rimuovere indecenti quantità di vomito dal pavimento del bagno.

«Cosa ti va di fare?» domandò Raul, guardandosi attorno.

Hazel individuò gli autoscontri, lo stand con le pistole, la ruota panoramica... «Un po' di tutto.» disse la figlia di Plutone, lasciando Raul sorpreso e piuttosto compiaciuto.

 

Più il tempo trascorreva, più Hazel si rendeva conto di non essersi mai divertita tanto nella sua vita. Certo, uscire con Will era sempre stato piacevole e il biondino l'aveva sempre trattata bene. E molte delle uscite con Frank erano ormai sbiadite dalla sua memoria. Si divertiva anche con Nico, quando il fratello era in vena di scherzi, ed era formidabile sentirlo ridere.

Ma con Raul... era diverso. Era sé stessa, felice e libera come non si sentiva ormai da tempo. Forse perché Raul era una persona nuova, diversa da quelle che frequentava di solito. Oltre Will e i figli di Apollo, Piper e Annabeth, qualche volta Reyna e Lou Ellen, non aveva molti amici e non le piaceva conoscere gente nuova, soprattutto uomini che potevano farle proposte indecenti. Con Raul era semplice divertirsi.

Hazel riuscì a colpire tutti i barattoli nella postazione di tiro al bersaglio e vinse il peluche di un pinguino, che si tenne ben stretta mentre salivano sulla ruota panoramica. Non le piacevano le altezze, ma finché era in compagnia di Raul poteva farlo. Senza contare che con un po' di foschia, non avrebbe notato la distanza da terra.

«È bellissimo da quassù.» mormorò Hazel, stringendo il pinguino e osservando la città illuminata sotto di loro. Le venne solo una leggera contrazione allo stomaco per l'altezza, ma nulla di irrisolvibile.

«Già.» disse Raul, lanciando solo una rapida occhiata alla città, prima di tornare a guardare lei.

Hazel sentì su di sé lo sguardo dell'uomo e si ostinò a guardare in basso. Il cuore le batteva rapidamente nel petto, e i suoi pensieri vorticavano. Da un momento all'altro Raul l'avrebbe baciata... e la cosa terribile era che, probabilmente, le sarebbe piaciuto.

Raul le sfiorò la mano con la quale stringeva il pinguino. «Vuoi che lo tenga io?» mormorò il figlio di Ecate e Hazel sbatté le palpebre, sollevando lo sguardo su di lui. Il momento magico era finito e Hazel si rese conto che lui non l'avrebbe mai baciata. Temeva un rifiuto. Se desiderava così tanto il bacio, doveva soltanto... essere lei a baciarlo.

A quel pensiero, Hazel capì che non sarebbe mai accaduto. Non avrebbe mai baciato un ragazzo diverso da Frank Zhang. Poteva pensare di essere superiore, di non aver bisogno di un uomo qualsiasi per vivere, ma... Frank non era una persona qualsiasi. Era il ragazzo che l'aveva fatta innamorare, il ragazzo che aveva rischiato di perdere... e che poi era sparito. Finché non avesse saputo che fine avesse fatto – che fosse morto o felice con un'altra donna – non l'avrebbe mai superata.

E c'era davvero qualcuno che pensava fosse vero amore?

 

Quando scesero dalla ruota panoramica, Hazel disse di non sentirsi molto bene e si diressero al parcheggio dove ore prima avevano lasciato la Spider. Era stata una bella serata, e l'avrebbe ripetuta volentieri, se solo fosse capace di rinchiudere i pensieri su Frank Zhang in una scatola e lasciarla cadere nelle profondità dell'oceano. Avrebbe chiesto scusa a Nettuno per un tale affronto.

In un libro, Hazel aveva letto di questa scatola nella mente dove il piccolo protagonista chiudeva i ricordi del padre. I ricordi erano sempre lì, nella scatola, se solo avesse deciso di riprenderli. Ma lei aveva paura di non averne la forza.

In macchina, pur per non lasciare che il silenzio avesse la meglio su di loro, Raul le parlò di uno suoi passatempi preferiti, ovvero la musica. Adorava suonare il clarinetto, sebbene non fosse capace come un figlio di Apollo. Lo suonava ogni volta che si trovava da solo in cabina o nella foresta, vicino al Pugno di Zeus.

«Non te ne devi vergognare.» si ritrovò a dire Hazel, archiviando i pensieri di Frank e sorridendo a Raul. «Conosco i figli di Apollo, possono sembrare sicuri e pieni di sé, un po' pomposi e fastidiosi, ma se gli dici che ti piace suonare, ti daranno una mano e ti incoraggeranno. Suonare è il passatempo di molti.»

«Ed è anche il tuo passatempo?»

Hazel scosse la testa. «L'unica cosa che suono è la testa di Will quando mi fa arrabbiare.»

Raul scoppiò a ridere a quelle parole e Hazel arrossì, compiaciuta di aver fatto una battuta apprezzata. Avrebbe chiesto scusa a Will non appena lo avesse visto.

«Tu e Will...?» domandò Raul, mentre entravano al Campo.

«Siamo amici.» lo bloccò Hazel, prima che potesse insinuare dell'altro. «È il mio migliore amico.»

«Lo so, volevo chiederti se lo siete da tanto.»

Hazel aggrottò la fronte, riflettendo a quelle parole. «Direi di sì.» annuì la ragazza, lentamente. Dopo lo scontro di Gea, Will aveva passato molto, moltissimo tempo con suo fratello Nico, e Hazel aveva finito per diventare sua amica, visto che Will non aveva la tendenza ad andarsene quando la vedeva arrivare. Hazel aveva capito subito i sentimenti di Will verso Nico, e si pentiva di non avergli mai parlato di Percy. Nel corso degli anni, la loro amicizia era diminuita, ma poi si era rafforzata.

Hazel si ritrovò a pensare che Will fosse l'unica persona che era rimasta al suo fianco negli ultimi dieci anni. Certo, per un periodo non si erano parlati, ma poi avevano recuperato ogni momento. Will era un libro aperto per lei, ed era certa che, se il figlio di Apollo fosse stato realmente interessato a lei, Hazel in quel momento non avrebbe più pensato a Frank se non come un ex ormai passato e dimenticato.

«Mi piace Will.» disse Raul, fermando la macchina. «È sempre gentile con me in infermeria, anche quando non me lo merito e ha lo sguardo che mi fa capire che vorrebbe prendermi a schiaffi.»

Hazel ridacchiò. «Usa spesso quello sguardo.»

Raul rise a sua volta e uscì dalla macchina. Hazel fece lo stesso, pensando a quanto fosse tranquillo il Campo durante la notte. Ormai le arpie non giravano più da molti anni, perché altrimenti avrebbero portato via un sacco di semidei.

«Ti accompagno in cabina.» disse Raul, offrendole il braccio, e Hazel lo accettò dopo un attimo di esitazione. Dopotutto non si sentiva bene, nonostante il viaggio in macchina, e le risate, l'avessero rinvigorita.

«Ti ringrazio, Raul.» mormorò Hazel, stringendo il pinguino con la mano libera. «Sei... davvero molto gentile. Ti ringrazio per questa splendida serata.»

Raul non disse niente mentre dal parcheggio comune dei semidei si dirigevano alla cabina 13. Non c'era nessuno nei dintorni, ma Hazel riusciva a sentire la musica provenire dalla spiaggia. Qualcuno doveva aver dato una festa, e notò di non avere alcuna intenzione di parteciparvi.

«Anch'io devo ringraziarti.» disse Raul quando la cabina 13 comparve nella loro visuale. «Hai accettato di uscire con me, sebbene... be', spero tu sappia che era solo una scusa, ti avrei pulito il bagno anche se mi avessi detto di no.»

Hazel annuì, cercando di non fargli notare il suo rossore. Non se lo aspettava, ma dopotutto doveva immaginarlo. Raul era davvero un'ottima persona.

«Spero che tu ti sia trovata bene con me.» continuò il figlio di Ecate. «Perché io mi sono trovato davvero molto bene con te. E capirò se non mi vorrai più vedere.»

Hazel tenne lo sguardo puntato sulla porta della 13. «Io...» balbettò lei, ma Raul si fermò, interrompendola.

«Lo so.» la tranquillizzò, e Hazel lo fissò senza parole. «Ci sono passato anch'io, anche se non proprio così.» Raul si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo. «Capirò se non mi vorrai più incontrare così, se non vorrai più uscire con me. E vorrei anche dirti che, se mai lo vorrai, sarò qui ad aspettarti.»

Hazel lo fissò senza parole.

«Ognuno impiega tempi differenti a superare una relazione.» aggiunse Raul. «Io impiegai due anni a superare la storia con la mia ex, e conosco altri che ne sono ancora disperati. Quindi non voglio che tu ti senta in dovere di darmi una risposta stasera o domani. Se mai vorrai uscire di nuovo con me, quando... quando ti sentirai pronta, sarò qui ad aspettarti.» Raul sussultò appena, poi indicò la cabina 14 alle sue spalle. «Cioè, mi troverai lì, non qui davanti alla tua cabina. Anche se siamo effettivamente molto vicini...»

Hazel sorrise, trovandolo piuttosto dolce e tenero mentre farfugliava. Lo baciò sulla guancia, provocando un istantaneo rossore in entrambi.

«Ti ringrazio.» disse Hazel. «Per essere così... per capirmi. Sei un ragazzo meraviglioso, Raul Aviles.»

«Anche tu sei meravigliosa.» rispose lui di rimando, prima di fare un passo indietro.

Hazel lo guardò, e si voltò prima che potesse fare qualcosa di cui pentirsi. Salì i pochi gradini che la separavano dalla porta della cabina di Ade e vi entrò dentro. Fece un cenno di saluto con la mano e chiuse la porta mentre ancora Raul la salutava.

Hazel toccò l'interruttore vicino alla porta e osservò la sua cabina: era calda, ordinata, ma ogni mobile, ogni più piccolo oggetto, le trasmetteva solitudine. Si accasciò contro la porta, con gli occhi chiusi, cercando di trattenere le lacrime, e quel singolo nome che le aveva incatenato il cuore.

 

 

Nota autrice:

Grazie per aver letto fin qui! Vi auguro buone feste e buon anno nuovo!! Ci rivediamo l'anno prossimo con il nuovo capitolo!

Nel mentre, se avete in mente qualche personaggio di questa storia di cui vorreste un approfondimento, non esitate a dirmelo, potrei scrivere un extra proprio con lui!! :)

   
 
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