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Autore: evil 65    17/12/2021    4 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Lo so, è un po’ in ritardo, ma tra lavoro, università e altre fan fiction non ho davvero molto tempo per dedicarmi a tutte le mie storie quanto vorrei, quindi spero che almeno mi farò perdonare per i computer.
In questo capitolo ci sposteremo un attimo da Spider-Man e compagnia per concentrarci su ciò che sta accadendo nel resto del mondo.
Vi auguro una buona lettura!

 



Capitolo 12


Loki apparve in un turbinio di fiamme verdi davanti alle imponenti figure di Odino e Thor.
Dietro di loro, su una piccola collina, intravide un bagliore luminoso circondato da enormi monoliti: la loro prossima destinazione.
<< Loki >> disse Odino, con la sua voce fredda e inflessibile.
L’ingannatore dovette trattenere un sorrisetto. Il Padre degli dei era sicuramente infastidito per qualcosa…e sapeva di esserne la causa.
<< Padre >> salutò con un inchino beffardo << Thor. >>
<< Fratello >> ribattè il dio del tuono, suonando quasi esasperato.
Odino strinse il suo unico occhio buono. << Sei in ritardo. >>
<< Uno stregone non è mai in ritardo, Padre, né in anticipo. Arriva esattamente quando dovrebbe arrivare >> fu la pronta risposta dell’Aesi, il volto ora contratto da un ghigno beffardo.
Thor si ritrovò incapace di trattenere un gemito.
<< Gli dei maledicano Stark il giorno in cui ti ha fatto scoprire Tolkien >> borbottò stancamente.
Loki si portò una mano al cuore, simulando un’espressione delusa. << Thor, mi deludi veramente. E io che pensavo che saresti stato felice di sapere che ho cominciato a rispettare almeno uno dei tuoi amati mortali! >>
<< Basta con queste sciocchezze >> li interruppe bruscamente Odino, sbattendo il fondo di Gungnir sul terreno << Abbiamo una missione da compiere. Non indulgiamo oltre. >>
Il dio degli Inganni si cimentò in un altro inchino.
<< Come Padre Tutto comanda >> disse con tono falsamente servile.
L’ex sovrano di Asgard si limitò a roteare l’occhio e cominciò a incamminarsi in direzione del bagliore dorato. Thor e Loki seguirono subito dopo, tenendosi ad una rispettosa distanza.
Dopo qualche passo, il dio del tuono lanciò un’occhiata laterale in direzione del fratello.
<< Come stava? >> domandò all’improvviso, sorprendendo l’ingannatore.
Solo anni e anni passati a nascondere le sue emozioni gli permisero di non rivelare niente del suo stato d’animo.
<< Dovrai essere più specificato >> ribattè disinvolto.
Thor sbuffò sprezzante.
<< Non giocare con me, Loki >> disse con un sorrisetto << Come stava Sigyn? >>
Il moro sospirò internamente. Ancora una volta, aveva sottovalutato la perspicacia di suo fratello.
Da quanto tempo aveva scoperto di lui e Sigyn? Li aveva forse spiati? Oppure aveva mandato altri per fare il lavoro sporco?
Gli era sempre più difficile associarlo al buffone piantagrane che aveva conosciuto fin da quando erano bambini. Ormai, gli anni passati dal suo tradimento lo avevano temprato in un guerriero dalla mente acuta.
Per certi versi, era stato lui stesso la causa di questo cambiamento...quindi non poteva che esserne orgoglioso.
<< Affranta…ma comprensiva >> rispose, perché in fondo non aveva più senso evitare la questione.
Thor grugnì comprensivo.
<< Ancora non capisco perché tu voglia nascondere la vostra relazione >> borbottò a bassa voce << Padre non è più quello di una volta. Ormai la accetterebbe…e madre ne sarebbe entusiasta. Sono sempre andate d’accordo… >>
<< Dubito che i miei nemici sarebbero altrettanto comprensivi >> ribattè Loki, lanciandogli un’occhiataccia.
Il fratello sospirò stancamente, come se avesse già sentito questo argomento almeno un centinaio di volte.
<< Loki… >>
<< Sai bene quanto me che in questo mondo camminano molte anime che vi ho condotto io stesso. Non pensi anche tu che gioirebbero al pensiero di colpire coloro a cui tengo? >> continuò l’ingannatore, beffardo.
Negli occhi del tonante balenò un luccichio commosso. << Sappiamo badare a noi stessi… >>
<< Lo so >> lo interruppe Loki << Credimi, lo so meglio di chiunque altro. Ma lei non è mai stata una guerriera... e non voglio costringerla in una situazione in cui dovrà scegliere tra la sua natura e la sua sopravvivenza. >>
Perché le aveva già portato via troppo.
Non direttamente…ma era comunque responsabile di molte delle tragedie che le erano capitate. E tutto perché non era riuscito a nascondere quello che provava per lei.
Quindi non avrebbe fatto niente che potesse metterla in una posizione difficile!
Thor lo scrutò tristemente e il dio dell’inganno si ritrovò a digrignare i denti. Odiava quando gli altri lo guardavano con pietà.
<< Possiamo proteggerla >> sussurrò il biondo, suonando molto più incerto di quanto avrebbe voluto.
Loki lo fissò freddamente. << Come sei riuscito a proteggere il nostro popolo da Thanos? >>
Si pentì all’istante di aver posto una simile domanda.
Il corpo del fratello si irrigidì di colpo e l’ingannatore lo vide stringere la presa sul manico di Mjolnir.
Diverse emozioni balenarono sul volto scolpito del tonante. Paura, rabbia, rammarico…e infine, qualcosa che Loki aveva imparato ad odiare: rassegnazione.
<< Scusa, io…ho parlato senza pensare >> borbottò, distogliendo lo sguardo.
Thor fece lo stesso.
<< Non ti preoccupare >> disse, cercando di sorridere fiducioso << E…capisco cosa intendi. Non posso essere in ogni posto contemporaneamente. Ecco perché dovresti affidare la sua vita anche a coloro che ti hanno perdonato. Saresti sorpreso di scoprire quante persone ti sono davvero grate per quello che hai fatto durante il Ragnarok. >>
Loki avrebbe voluto ridere di fronte ad una simile proposta.
Lui? Il dio degli inganni…che si fidava di perfetti sconosciuti? Di persone che non avevano fatto altro che schernirlo per tutta la vita?
Per certi versi, e malgrado il suo ritrovato acume, Thor era rimasto l’ingenuo sempliciotto di un tempo.
Fu assai tentato di farglielo notare…ma i suoi propositi vennero meno nell’istante in cui i suoi occhi incontrarono l’espressione speranzosa del biondo.
<< Dovrò pensarci >> rispose neutrale.
Non era un accordo…ma neanche un rifiuto, e fortunatamente suo fratello ne sembrò soddisfatto. Ma per quanto sarebbe bastato?
<< Siamo arrivati >> disse all’improvviso Odino, distogliendolo dal suo rimuginare.
Guardando davanti a sé, la coppia di Aesi scoprì che avevano raggiunto la fonte del bagliore dorato: un enorme voragine al cui centro spiccava un vortice di pura luce.
Si trattava dell’unico punto di accesso del Valhalla. Un portale che collegava quel piano di esistenza a quello mortale...e Poteva essere attraversato solo con il permesso del Padre degli Dei.
<< Loki, riesci ancora a percepire l’anima di Stark? >> domandò questi, l’occhio fisso sul vortice dorato.
L’ingannatore chiuse gli occhi…e li riaprì dopo quasi un minuto buono.
<< È…strano >> borbottò, il volto arricciato da un cipiglio perplesso.
Thor si mise subito in allerta. << Cosa intendi? >>
<< Percepisco la stessa firma energetica su Midgard >> rispose Loki, suonando perplesso << Ma è…divisa. Come se si trovasse in due posti contemporaneamente >>
Alzò lo sguardo verso Odino. << Non so a quale delle due appartenga l’anima di Stark. Forse il suo rapitore ha deciso di allontanarsi dal bottino. >>
<< Allora dovremo dividerci anche noi >> disse il Re degli Dei, aumentando la presa su Gungnir.
Thor lo fissò a disagio.
<< Padre…sei sicuro che sia saggio? Potrebbe essere una trappola >> osservò guardingo.
Loki dovette trattenere un’altra risata. Eccolo qui, lo stesso Thor che per anni aveva caricato a testa alta senza mai preoccuparsi dei pericoli a cui andava incontro…che metteva in guardia suo padre per una possibile trappola! L’universo stava davvero impazzendo.
<< In quel caso… >> disse Odino, mentre sollevava la sua fidata lancia << Questo nuovo nemico comprenderà presto la follia del suo inganno! >>
Loki poteva solo sperare che queste parole si sarebbero rivelate profetiche.


                                                                                                                                 * * *


Terra – Harpswell

Stephen Strange si svegliò con una profonda sensazione di nausea.
Il mondo attorno a lui puzzava di sangue e carne bruciata…e poteva sentire il sapore della terra e della polvere sulla lingua.
Lentamente, aprì le palpebre e si guardò  subito attorno: era ancora ad Harpswell.
Da una parte, i cadaveri ancora freschi degli abitanti uccisi da Cletus. Dall’altra…il corpo svenuto della donna conosciuta al grande pubblico con il soprannome di Scarlett Witch.
Gli occhi dello stregone si spalancarono per la preoccupazione.
<< Wanda! >> urlò, mentre correva subito fino alla sua pupilla.
Un rapido incantesimo diagnostico gli confermò subito che era viva…e che le sue condizioni non erano troppo gravi.
Sospirando sollevato, compì alcuni rapidi movimenti con le mani e il corpo della donna venne avvolto da una specie di aura dorata.
Quando il bagliore cominciò a dissiparsi, Wanda aprì lentamente gli occhi.
<< Stephen… >> sussurrò, nell’istante in cui mise a fuoco il volto del suo maestro.
L’uomo le sorrise dolcemente e la aiutò pian piano ad alzarsi.  << Come ti senti? >>
<< Come se fossi stata appena colpita da un autobus >> borbottò la strega, portandosi una mano alla fronte.
<< Poteva andarti peggio >> disse una voce alle spalle della coppia << Potevi farti colpire DAVVERO da un autobus…ugh, che male cane.  >>
Entrambi si voltarono e videro l’inconfondibile figura di Jessica Jones ancora sdraiata a terra.
Dopo essersi assicurato che Wanda potesse restare in piedi da sola, Strange camminò subito da lei.
<< Rimani immobile >> ordinò, mentre compiva gli stessi movimenti di poco prima.
Gli occhi della mora si strinsero sospettosi. << Che cosa vuoi fa… >>
<< Un semplice incantesimo di guarigione >> la interruppe lo Stregone Supremo, mentre la stessa aura dorata circondava il corpo della Detective.
Quando si dissipò, la donna si mise a sedere e scrutò il proprio corpo con un’espressione meravigliata. Tutti i suoi lividi erano completamente spariti! E si sentiva anche…più lucida.
<< Beh…cazzo >> borbottò << Sembra che abbia funzionato…anche troppo bene. Non mi sentivo così sobria da anni. >>
Strange inarcò un sopracciglio, ma decise di non soffermarsi troppo sulla questione. Al momento avevano questioni più importanti di cui preoccuparsi.
Tornò da Wanda e vide che la pupilla si stava massaggiando le tempie. Stava per avere una ricaduta?
<< Riesci a stare in piedi >> le chiese, mentre le metteva una mano rassicurante sulla schiena.
La donna gli lanciò un’occhiata laterale e se la scrollò di dosso.
<< Per chi mi hai preso? >> domandò con un sorrisetto << Non sono mica una fanciulla delicata. >>
Lo stregone alzò gli occhi al cielo.
<< Magari lo fossi >> sbuffò divertito << La mia vita sarebbe molto più facile. >>
<< Stronzo >> sbottò l’altra, senza però metterci troppo mordente. Poi, la sua espressione si fece improvvisamente seria. << Dov’è Kasady? >>
A quella domanda, anche sul volto di Stephen sembrò calare un’ombra.
<< Quella cosa…non è più Kasady >> rispose cupamente.
Wanda non riuscì a trattenere un brivido.
Accadeva raramente che Stephen Strange fosse preoccupato per qualcosa. E in questo momento…l’uomo era SICURAMENTE preoccupato da quello che era successo.
<< Allora…che cos’era? >> domandò esitante.
Lo Stregone Supremo prese un respiro profondo e disse: << La Morte. >>
Sull’intera cittadina sembrò calare il silenzio.
Il cinguettio degli uccelli mattutini, il rumore delle cicale…tutto divenne semplice rumore di fondo, mentre quella risposta riecheggiava nelle orecchie della strega.
Sia lei che Jessica si lanciarono occhiate piene di disagio.
<< …Ooooook. Non era per nulla inquietante >> borbottò la detective.
Cercò di afferrare la sua boccetta per il Whisky…ma scoprì che era scomparsa dalla tasca. Doveva averla perso durante la battaglia.
Imprecò a bassa voce, mentre Wanda posava una mano sulla spalla del suo maestro.
<< Stephen…con cos’abbiamo a che fare? >> domandò seriamente.
Il sospiro che ricevette in cambio fu il più rassegnato che avesse mai udito dall’uomo.
<< Con una creatura di incalcolabile potere >> rispose questi << Un essere vecchio quanto il tempo stesso. Un’entità di puro male…caos…una calamità su scala cosmica. >>
Jessica gemette sonoramente.
<< Rettifico. QUESTO era inquietante >> disse indicando l’Avenger.
Wanda le lanciò un’occhiata infastidita e la mora alzò subito le mani in segno di resa. Dopo ciò che le aveva visto fare, l’ultima cosa che voleva era far arrabbiare quel concentrato di magia caotica.
La rossa tornò a fissare Stange. << Spiegare. Ora. >>
Lo Stregone Supremo esitò per qualche istante. Era come se il solo pensiero di parlare dell’argomento lo mettesse a disagio!
Wanda non l’aveva mai visto così…e francamente stava cominciando a spaventarla.
<< Nessuno sa davvero cosa sia >> disse l’uomo << Quei pochi che sono a conoscenza della sua esistenza sanno solo che viene da un universo molto lontano dal nostro…e che ha vissuto sulla Terra per molto tempo. >>
<< E tu come la conosci? >> chiese Jessica, incrociando ambe le braccia davanti al petto.
Strange scrollò le spalle. << Qualche anno fa, ricevetti una chiamata di soccorso da Spider-Man e Capitan Marvel. Mi dissero che erano entrati in contatto con questa creatura, durante una delle loro missioni. Proprio in questa stessa cittadina. >>
Alzò lo sguardo verso il cielo.
<< Nei mesi successivi… >> riprese << ho visionato molti testi sacri e leggende per cercare di capire cosa fosse… ma era come se gli stregoni di un tempo avessero avuto paura di mettere il suo nome anche solo per iscritto. Come se volessero dimenticarlo. >>
E Wanda sapeva bene che simili circostanze non erano mai un buon segno. Perché se volevi dimenticare qualcosa fino a questo punto…allora dovevi avere delle OTTIME ragioni per farlo.
<< Mi avevano detto di essere riusciti a sconfiggerla…ma a quanto pare, non in maniera definitiva >> continuò Stange, cupo << In qualche modo, questo essere è riuscito a entrare in contatto con Cletus Kasady e lo ha convinto a realizzare un rituale di evocazione per riportarlo in questo mondo.  >>
<< Per fare cosa? >> domandò Wanda, con apprensione.
Strange rimase in silenziò per un po’.
<< Non lo so >> ammise, infine << Ma dubito che sia niente di buono. >>
“Ovviamente” pensò Wanda, rassegnata. A volte sembrava quasi che l’universo odiasse questo piccolo pianeta blu.
<< E ora che si fa? >> chiese all’improvviso Jessica << Non sono certo entusiasta al pensiero di lasciare un incarnazione del male cosmico in giro per gli Stati Uniti…ma certe cose vanno un po’ al di là della mia portata. >>
Strnage annuì comprensivo.
Non potevano certo fargliene una colpa. Dopotutto, stavano parlando di un’entità che era riuscita a sconfiggerli senza alcuno sforzo…anche se si trovava ancora in uno stato indebolito.
Non c’era molto che una persona priva di abilità mistiche potesse fare contro un avversario del genere.
<< Torneremo a New York >> decise << Ho bisogno di consultare i vecchi tomi. Devo capire meglio con cosa abbiamo a che fare. >>
La Detective si mosse a disagio sulla punta dei talloni.
<< Siete liberi per un passaggio? >> domandò imbarazzata << Sono venuta qui in Treno, e non voglio restare in questa cittadina da film horror un secondo di più. >>
Strange si limitò a sorriderle ed evocò un portale di fronte a loro.
Jessica fece una faccia disgustata.
<< Ugh, odio la magia…ma credo che dovrò accontentarmi >> borbottò, mentre tutti e tre attraversavano il cerchio dorato.
Il mondo attorno a loro cambio all’istante, e presto si ritrovarono nella magione conosciuta come il Sancta Sanctorum: la base dello Stregone Supremo e ultima roccaforte contro le minacce mistiche alla Terra.
Jessica si guardò attorno e lanciò un fischio.
<< Bel posto >> commentò impressionata.
Wanda le lanciò un sorrisetto. << Dovresti vederlo a Natale… >>
Non ebbe la possibilità di finire la frase.
Sentì un forte dolore alle tempie e cadde in ginocchio, mentre la sua visione diventava rossa.
Urlò per la sorpresa…era come se la testa le stesse per scoppiare! Come se qualcosa l’avesse appena colpita alla testa.
<< Wanda! >> esclamò Strange, mentre sia lui che Jessica si accucciavano accanto a lei per sorreggerla.
Ma la donna non se ne accorse. La sua mente era troppo concentrata su quel terribile dolore!
Sembrava quasi che una seconda mente stesse cercando di penetrare le sue difese psichiche. Una mente MOLTO familiare.
Poi…tutto cessò.
La rossa spalancò gli occhi e cominciò ad ansimare pesantemente. Aveva difficoltà a respirare e non riusciva a distinguere bene i suoi dintorni.
Lo Stregone le scostò i capelli dal volto.
<< Che cosa è successo? >> domandò preoccupato.
La donna si portò una mano alla fronte.
<< Io…ho sentito una presenza… >> borbottò << Una presenza che non sentivo da… >>
I suoi occhi si spalancarono improvvisamente per il terrore e il riconoscimento.
<< No…non è possibile! Non LUI! >>

 
                                                                                              * * *


Sulle colline che circondavano Los Angeles sorgeva uno dei centri di ricerca più importanti delle Pym Industries.
Nella zona più interna del complessa era stata allestita una camera di quarantena con un diametro di almeno duecento quadrati e un’altezza considerevole, perfetta per il tipo di esperimenti che si svolgevano nell’edificio.
Al momento, il centro della stanza era occupato da un totale di sei persone, quattro delle quali erano impegnate a calibrare le ultime specifiche di alcuni grossi macchinari disposti a semicerchio attorno alla coppia restante: un uomo sui quarant’anni vestito con una tuta rossa e indossante un casco cromato e una donna vestita in maniera molto simile.
La differenze più sostanziale? Un paio di ali che le spuntavano dalla schiena, simili a quelle di una vespa.
Costoro non erano altri che Scott Lang e Hope Van Dyne Lang, rispettivamente i supereroi conosciuti come Ant-Man e Wasp. Ed erano anche i presidenti delle Pym Industries, il complesso di ricerca molecolare più importante e avanzato dell’intero pianeta.
La donna del duo cambiò improvvisamente dimensioni, diventando poco più grande di un insetto. Poi, cominciò a posizionare alcune ventose mediche sul corpo di Scott.
<< Come ti senti, tesoro? >> chiese l’Avenger, mentre svolazzava di fronte al marito.
Questi le rivolse un sorriso incerto. << Come un bambino di dieci anni che sta per affrontare la pubertà. >>
La donna gli si posò delicatamente sulla sua spalla.
<< Preoccupato? >> sussurrò a bassa voce, così che gli altri scienziati non potessero sentirli.
Scott prese un lungo respiro calmante.
<< Un pochino >> sussurrò altrettanto silenziosamente << E tu? >>
La donna gli lanciò un’occhiata eloquente.
<< Mio marito si è offerto volontario per fare da cavia in un esperimento non testato sull’amplificazione molecolare >>  disse impassibile << Perché mai dovrei essere preoccupata? >>
Il sorriso di Scott divenne un po’ più fiducioso, mentre Hope tornava alle sue consuete dimensioni.
<< Andrà tutto bene, vedrai >> disse, afferrandole le mani << Dimmi…chi ha messo a punto questi calcoli? >>
<< Io >> rispose la donna, più incerta di quanto avrebbe voluto.
Scott annuì in accordo. << Chi ha modificato le particelle Pym per l’esperimento? >>
<< Io? >>
<< E chi è la moglie più intelligente e fantastica su questa palla di roccia? >>
Questa volta, Hope non riuscì a trattenere una risata.
<< Ok, rubacuori, hai fatto il tuo punto >> sbuffò, mentre lo colpiva scherzosamente sul petto.
Scott si chinò in avanti e la baciò dolcemente. Quando si tirò indietro, vide che la moglie era arrossita e lo stava scrutando con un sorriso imbarazzato.
Sembrava così diversa dalla donna fiduciosa e inflessibile con cui interagiva la maggior parte del tempo…ma era un lato di lei che aveva sempre apprezzato. Qualsiasi manifestazione d’affetto in pubblico era sufficiente per farle cambiare marcia!
<< Mi fido di te, Hope >> le disse dolcemente << Cominceremo l’esperimento solo se ci darai il via libera. In caso contrario… >>
Lasciò in sospeso la frase, perché non aveva nemmeno il coraggio di pensare ad una simile eventualità. Non dopo tutto il lavoro che avevano fatto per arrivare fino a questo punto.
Hope lo fissò in silenzio per quasi un minuto buono, poi passò lo sguardo verso i macchinari della stanza. Infine, prese un respiro profondo e…
<< Va bene >> borbottò << Procediamo >>
Il sorriso sul volto di Scott avrebbe potuto illuminare l’intera stanza. Hope non ne fu troppo sorpresa, perché sapeva quanto suo marito tenesse a questo progetto…anche se non ne comprendeva appieno il motivo.
Per quanto fosse importante, Scott non aveva mai mostrato un simile entusiasmo per gli altri progetti scientifici a cui avevano lavorato. Era sempre stato il muscolo delle operazioni, l’esploratore sul campo…eppure, negli ultimi tre anni aveva partecipato attivamente allo sviluppo delle nuove particelle Pym, offrendo anche diversi spunti interessanti.
Hope non se ne era certo lamentata, ma in cuor suo voleva capire cosa stesse frullando nella testa dell’uomo.
Con quel pensiero in mente, lo condusse fino al centro della stanza e uno degli scienziati camminò fino a loro con una siringa in mano.
Hope la accettò con un cenno di gratitudine e spinse l’ago nel braccio destro di Scott.
L’uomo strinse i denti e si irrigidì come un topo morso da un serpente.
<< Tutto bene? >> chiese Hope, leggermente preoccupata. Sapeva che non sarebbe stata un’operazione semplice, ma non per questo dovevano abbandonare la cautela.
Il compagno Avenger prese un altro respiro calmante e le diede un pollice in alto.
<< Sì…sono solo…più forti del normale >> sibilò.
Hope gli diede una pacca sulla testa. << Questo perché useremo una variante delle particelle molto più aggressiva. Saranno integrate direttamente alla tua struttura molecolare, anziché farne parte solo attraverso il casco.  In un certo senso, vivranno dentro di te. >>
Detto questo, fece qualche passo indietro e si voltò verso gli scienziati.
<< Aumentiamo la massa. Facciamo…quaranta piedi >> ordinò.
L’uomo della coppia annuì e girò una manopola rosso accesso. Subito, il corpo di Scott cominciò a cambiare.
Dapprima poco più basso di un essere umano medio, iniziò a crescere sempre di più, fino a sovrastare tutti gli altri occupanti della stanza.
Hope aspettò il via libera per proseguire e lo ricevette dopo che gli scienziati ebbero controllato gli schermi della macchina.
<< Ora cinquanta >> disse, e le dimensioni del marito crebbero di pari passo << Ora sessanta. >>
Ormai, il corpo di Scott aveva raggiuntò metà dell’altezza della stanza.
Hope assunse subito la sua forma di Wasp e svolazzò ancora una volta fino al volto del marito.
<< Sei pronto per l’ultimo passo, tesoro? >> chiese con tono colmo d’aspettativa.
Questa volta, il sorriso che ricevette in cambio fu decisamente fiducioso.
<< Come Neil Armstrong quando mise piede sulla Luna >> fu la pronta risposta dell’uomo.
Hope si sentì rinvigorita dal suo entusiasmo e tornò dal resto degli scienziati.
<< Alzate fino a cento piedi >> ordinò.
I tecnici fecero subito come richiesto e la stazza dell’uomo aumentò ulteriormente.
<< Wooooooow! >> commentò questi, mentre cercava di mantenersi in equilibrio.
Non aveva mai raggiunto dimensioni simili. Aveva superato il suo ultimo traguardo di ben quaranta piedi! E francamente, il solo pensiero di essere diventato così grande era a dir poco disarmante.
<< Come sono i valori? >> chiese Hope, senza mai distogliere lo sguardo dall’imponente figura del marito.
Uno degli scienziati rimase in silenzio per qualche secondo, prima di lanciarle un sorriso entusiasta.
<< Si mantengono stabili, dottoressa Van Dyme! Penso che possiamo considerarlo un successo… >>
Lo schermo che misurava la pressione cardiaca di Scott cominciò improvvisamente a lampeggiare.
Fu una fluttuazione rapida, improvvisa, e durò solo per qualche secondo…ma fu abbastanza per mettere in allerta ogni singola persona posta vicino ai macchinari.
Gli occhi di Hope si strinsero per il sospetto.
<< Che succede? >> chiese mentre si avvicinava agli schermi.
<< Abbiamo qualche oscillazione nel campo delle particelle >> rispose un altro degli scienziati, indicando un diagramma multicolore << Vede questi valori? Sono in cascata…e si avvicinano allo 0. La biologia di suo marito sta rigettando alcune delle particelle. Una percentuale esigua, non penso che sia niente di grave.  >>
L’Avenger cominciò a mordicchiarsi un’unghia.
Se il corpo di suo marito stava davvero rigettando alcune delle particelle…c’era il rischio che avrebbe rigettato il trattamento in maniera piuttosto violente. E le previsioni matematiche ad una simile eventualità erano state tutt’altro che rosee.
<< Sarebbe meglio interrompere l’esperimento… >>
<< No! >> la interruppe Scott << Continuiamo! Fatemi arrivare a 120 piedi. >>
La donna gli lanciò un’occhiata preoccupata. << Scott, non credo che sia una buona idea… >>
<< Fatelo! Posso gestirli…argh! >>
L’uomo si portò improvvisamente una mano alla testa e per poco non cadde in ginocchio, mentre un forte dolore gli attraversava le tempie.
Gli occhi di Hoppe si spalancarono per la paura.
<< Scott! >> urlò, per poi voltarsi verso gli scienziati << Interrompete l’esperimento! Riducete subito i valori delle particelle! >>
Gli scienziati non se lo fecero ripetere due volte.
Subito, cominciarono a modificare i valori dell’esperimento, affinchè il corpo di Scott potesse tornare alle dimensioni standard.
L’uomo continuò ad urlare e dimenarsi, fino a quando non raggiunse la stazza di un essere umano normale. Infine cessò di muoversi, ansimando pesantemente.
I suoi valori metabolici smisero di lampeggiare e nella stanza calò il silenzio.
Hope corse subito verso di lui.
<< Scott! >> sussurrò, mentre si avvicinava alla figura prona del marito << Ti senti bene? >>
L’uomo si alzò come una furia, allontanandosi da lei.
<< Hai appena distrutto tre anni di lavoro! >> ringhiò, indicandola con fare accusatorio << Potevo farcela! >>
Hope non riuscì a trattenere un sussulto di sorpresa. Lei…non aveva mai visto Scott così arrabbiato. Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta in cui le aveva urlato contro!
Prese lungo respiro calmante e lo fissò freddamente.
<< Scott…sei arrabbiato, e lo capisco. Ma prova ad alzare di nuovo la voce con me e ti sparo un tranquillante in corpo. Sono stata chiara? >> disse impassibile.
L’Avenger strabuzzò gli occhi e si guardò rapidamente attorno. Gli scienziati nella stanza li stavano guardando con vari livelli di disagio.
<< Scusami >> borbottò, incapace di credere a quello che aveva appena fatto.
 Lui…non aveva mai alzato la voce con Hope. Non si era mai comportato come aveva fatto suo padre con sua madre.
La donna non rispose. Semplicemente lo avvolse in un caldo abbraccio, tirandolo a se.
<< Scott…perché ti stai spingendo così? >> sussurrò nel suo collo << Non capisci che stai mettendo in pericolo la tua stessa vita!? Vuoi che nostro figlio cresca senza suo padre? >>
L’uomo sospirò stancamente.
Aveva sperato che non se ne fosse accorta…ma a quanto pare era stato meno discreto di quanto avrebbe voluto. Non poteva più nasconderglielo.
<< A causa di quello che è successo tre anni fa >> borbottò, mentre appoggiava la fronte sulla testa della moglie.
Subito, la mente della Van Dayne venne invasa dai ricordi della tragedia.
Gli edifici in fiamme…la gente che urlava disperata…il sapore del sangue e della cenere mischiati assieme…e il ruggito di Ghidorah, mentre faceva scempio della città di New York.
<< Abbiamo perso così tante persone, Hope >> continuò Scott << Così tanti dei nostri amici. E…non sono riuscito a fare niente per impedirlo. >>
La donna si tirò indietro e gli posò una mano sulla guancia.
<< Non tutti possono affermare di essere sopravvissuti ad una battaglia con un drago tricefalo distruttore di mondi >> sussurrò dolcemente.
Scott scosse tristemente la testa.
<< È proprio questo il punto, Hope. Siamo sopravvissuti…ma solo grazie a coloro che hanno sacrificato la propria vita per salvarci >> sputò, cercando di ignorare il dolore fantasma provocato da quei ricordi << E se quel mostro dovesse tornare? Chi altro dovrà sacrificarsi per farci vivere un altro giorno? >>
La donna chiuse gli occhi.
Ora tutto cominciava ad avere finalmente un senso.
Scott non stava cercando di diventare più forte per una questione di ego, né per convenienza, e neppure a causa del proprio orgoglio. Lui…voleva solo proteggerla. Proteggere tutti loro, come non era riuscito a fare dopo che Ghidorah aveva scatenato la sua furia sul mondo.
Lo capiva…perché lei stessa si era ritrovata nella medesima situazione. La sensazione di impotenza, il pensiero di tutti coloro che erano morti durante lo schiocco di Thanos, lei compresa…moniti da incubo che avevano accompagnato le sue notti insonni per molto tempo.
Se non fosse stato per la presenza costante di suo marito, dubitava che avrebbe resistito tanto a lungo.
Beh…ora sarebbe stata lei ad offrirgli un po’ di conforto.
<< Scott, io…>>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, perché la stanza attorno a loro cominciò a tremare.
Sia la donna che il suo compagno Avengers non reagirono abbastanza in tempo e caddero a terra insieme agli altri scienziati. Al contempo, i macchinari del progetto presero fuoco in un turbinio di scintille, mentre pezzi di calcestruzzo e soffitto caddero sul pavimento.
Poi…tutto cessò.
Scott gemette sonoramente e fece una rapida panoramica della stanza. Fortunatamente, nessuno sembrava essersi ferito.
<< Che diavolo è stato? >> borbottò, mentre aiutava la moglie a rialzarsi << Un terremoto? >>
Fu allora che un potente ruggito scosse le fondamenta dell’edificio. Un ruggito…MOLTO familiare.
Hope sentì il proprio cuore mancarle un battito.
<< Io…non penso che fosse un terremoto. >>

                                                                                                  * * *


( Track: https://www.youtube.com/watch?v=zR2p8NhrGKk )

Los Angeles non era certo estranea ai terremoti.
Costruita su una delle faglie sismiche più instabili degli Stati Uniti d’America, era stata testimone di innumerevoli catastrofi geologiche. Solo tre anni prima, l’immenso terremoto provocato dall’avvento di una certa creatura spaziale era riuscito ad eliminare almeno il 20% della popolazione.
Era stato uno dei sismi più potenti e distruttivi che gli abitanti della città avessero mai dovuto affrontare…ecco perché il ricordo di quegli eventi era ancora molto fresco nelle loro menti. Così come lo era il nome di colui che aveva scatenato il cataclisma: King Ghidorah.
Il drago tricefalo che aveva attacco il Pianeta tre anni prima…aveva lasciato un’ombra indelebile su tutti i suoi abitanti. E sebbene la portata delle sue azioni non era stata altrettanto significativa come lo schiocco di Thanos, la devastazione che aveva portato sulla Terra era assai più recente, quindi più terrificante.
E paura fu ciò che sentirono i cittadini del centro di Los Angeles, nel momento in cui i loro occhi incontrarono quelli rosso sangue di tre teste draconiche che li scrutavano dall’alto dei loro centocinquanta metri di scaglie dorate.
Con gran parte del corpo già avvolto nel fumo e nelle fiamme degli edifici distrutti, il mostro avanzava imperterrito tra le strade della città.
Non era obbligato a farlo. I suoi obbiettivi erano ben diversi dalla mera devastazione, e per poterli raggiungere gli sarebbe bastato semplicemente sorvolare la città con le sue immense ali.
Ma la creatura aveva deciso di muoversi a terra. Non per una questione di comodità…semplicemente perché voleva provocare il maggior numero di morti possibile.
Questo pianeta e i suoi abitanti, che avevano osato sfidarlo tre anni prima, avrebbero pagato con il sangue per ciò che gli avevano fatto! E lui si sarebbe assicurato di prolungare quell’agonia il più a lungo possibile.
La testa centrale si abbassò e scrutò malignamente i civili che scappavano terrorizzati, urlando e squittendo come topi che fuggivano da una tigre.
<< Vedo che questo mondo non è cambiato molto, da quando l’ho visitato >> commentò, e la sua voce tonante arrivò tanto potente e inaspettata da far cadere alcuni dei fuggiaschi.
Ghidorah chiuse gli occhi e la sua mente cominciò ad espandersi. Le urla di paura e dolore lasciarono il posto alla canzone del Pianeta…ai miliardi di pensieri che correvano nei cervelli dei suoi abitanti.
Il drago tricefalo li toccò tutti e sorrise con quel suo ghigno tutto denti.
<< Così tanto dolore…così tanta sofferenza >> sibilò, mentre la testa di sinistra scoppiava in una risata gracchiante e piena di sadico piacere.
<< E gli umani che gridano nel buio! >> continuò, mentre i suoi occhi si posavano su alcune persone che lo guardavano terrorizzate dalle finestre degli edifici circostanti << Uccidervi tutti sarebbe una benedizione. >>
All’improvviso, alcuni scoppi riecheggiarono ai suoi piedi.
Sorprese, le tre teste si abbassarono all’unisono e videro alcuni umani in uniforme che puntavano contro di loro quelle che avevano tutta l’aria di essere delle armi da fuoco.
Avevano appena cercato di sparare contro di loro? Il solo pensiero li fece sorridere per l’assurdità della situazione.
<< Ma che bei giocattoli >> disse la testa centrale, lanciando occhiate consapevoli alle altre due.
Quella di sinistra annuì energicamente, mentre quella di destra scoprì le zanne in un ghigno ancora più predatorio. Non avevano bisogno di parole per comprendere il pensiero che attraversò la mente del loro capo.
<< Ricompensiamo i loro sforzi >> disse questi, sollevando il collo e spalancando le fauci.
I sottoposti lo seguirono senza esitazione…e le loro gole cominciarono a illuminarsi di un intenso bagliore dorato.
I civili che avevano assistito in diretta alla lotta tra il drago e gli Avengers sapevano cosa sarebbe successo di lì a poco, e così aumentarono il passo e si lanciarono il più lontano possibile dalla traiettoria del mostro. Purtroppo per loro…non sarebbe stato sufficiente.
Sì udì il rumore di un tuono e il centro di Los Angeles venne illuminato da una luce dorata.
Le tre teste vomitarono un torrente di fulmini e gravitoni che disintegrò in meno di un secondo qualunque essere vivente nel raggio di almeno mezzo chilometro. Gli edifici che si trovavano in zona esplosero in una miriade di detriti e cocci vaganti, e molte altre persone ne vennero falciate.
Un fumo color pece cominciò a salire dalla città, mescolandosi all’uragano che aveva già iniziato a prendere forma sulla faglia di San Andreas. Perché lui era Ghidorah…e portava la tempesta!
Le tre teste gioirono della morte appena dispensata e ammirarono con oscuro compiacimento la devastazione che avevano provocato. Troppo tempo era passato dall’ultima volta in cui avevano dato libero sfogo al loro potere!
Ma non potevano perdere altro tempo. Avevano un lavoro da fare, per quanto il pensiero di sottostare agli ordini di un’entità cosmica fosse a dir poco sgradevole.
Il drago spalancò le ali…e venne investito in pieno da una raffica di proiettili azzurri.
Niente che fosse capace di intaccare la resistenza delle sue scaglie, ma riuscirono comunque a provocargli un fastidioso pizzichio.
La testa centrale scosse il muso e puntò lo sguardo verso il punto da cui era partita la raffica. In cima ad alcuni grattacieli, vide delle strane torrette argentate con le bocce rivolte proprio verso di loro.
Questi umani avevano ovviamente preso dei provvedimenti in caso di un’altra invasione…e avevano appena osato sparargli! Tale impudenza non poteva essere tollerata.
<< Insetti >> ringhiò, mentre spalancavano le bocche ancora una volta.
I tre raggi di gravitoni colpirono in pieno la prima linea di torrette, riducendole ad una pioggia di ceneri fumanti.
<< Brucerete! >> continuò la bestia, mentre ripeteva l’attacco contro gli edifici successivi.
Altre urla risuonarono per la città, a cui seguì l’odore della carne bruciata mista al sangue versato. Quale profumo meraviglioso per le loro menti primordiali!
<< Non c’è alcuna salvezza, qui…solo la Morte! >> esclamò, per poi allargare ambe le ali.
Il suo corpo cominciò a sollevarsi lentamente da terra, portandosi dietro una nuvola di polveri e detriti. E mentre sorvolava la città, il drago chiuse gli occhi e inviò un messaggio telepatico ad uno dei suoi nuovi alleati.
<< Darth Vader…è il momento >>


                                                                                                                               * * *


Spazio – Orbita della Terra

(Track:
https://www.youtube.com/watch?v=EYes5TtD26U)
La Flotta Imperiale fuoriuscì dall’Iperspazio nell’istante in cui Ghidorah cominciò a portare la sua devastazione sulla città di Los Angeles.
Navi lunghe diversi chilometri comparvero dal nulla poco sopra la Luna, proiettando le loro immense ombre sopra un paesaggio pallido e desolato.
Pochi secondi dopo, alcune sonde cominciarono a staccarsi dai corpi metallici, puntando in direzione del pianeta più vicino: la Terra. Il mondo non vide avvicinarsi i proiettili che solo i telescopi e le telecamere più sofisticate riuscirono a scorgere mentre precipitavano dal cielo.
Sopra la Terra, la stazione spaziale conosciuta come il Pico si sporgeva sul pianeta e sul resto del cosmo. Quartier generale del Sentient World Obserbvation and Response Departmente (SWORD), il suo scopo era quello di gestire i pericoli extraterrestri che minacciavano la sicurezza mondiale. E così, una volta avvistate le prime navi della flotta d’invasione, lo SWORD diede subito l’allarme.


Sulla plancia dell’Esecutore, Darth Vader soppesò con sguardo critico il pianeta blu sottostante.
Non era un mondo particolarmente grande, ma le sue dimensioni rientravano nella media prevista dai corpi celesti abitabili.
Entro la fine della sua prossima rotazione, simili distinzioni non avrebbero più avuto importante. Di quel mondo sarebbero rimaste solo le ceneri fumanti e nubi di polvere stellare.
Sperava solo che Carol Danvers si sarebbe goduta lo spettacolo.
I suoi occhi gialli puntarono brevemente verso una scia di satelliti che circondava l’orbita della Terra, al cui centro spiccava quella che aveva tutta l’aria di essere una stazione spaziale.
<< Ordini, mio Signore? >> chiese l’ologramma di Thrawn, comparendo di fronte a lui.
Vader rimase in silenzio solo per un paio di secondi.
<< Cominciate l’attacco >> rispose freddamente << Fate a pezzi le loro difese atmosferiche, incenerite la loro flotta e lanciate una sonda planetaria sulla superficie della Terra. Li lasceremo isolati. >>

                                                                                                                                  * * *

<< Come abbiamo fatto a non rilevarli!? >> grido Nicholas Fury dalla plancia della Stazione Pico, il suo unico occhio buono rivolto verso le navi che avanzavano minacciosamente verso  la Terra.
L’uomo era stato messo a capo del sistema di difesa principale del pianeta solo due anni prima, dopo che lo SHIELD era stato forzatamente inglobato dall’organizzazione governativa.
<< Difficile rispondere, signore >> replicò Maria Hill, il suo fidato braccio destro. Proseguì solo dopo che Fury le ebbe schioccato un’occhiataccia. << Sono venuti fuori dal nulla. I sistemi di rilevamento della stazione coprono la distanza situata tra la terra e Giove…ma sembra che per arrivare fin qui abbiano usato un sistema di trasporto capace di viaggiare più veloce della luce stessa. >>
L’ex Direttore dello SHIELD rilasciò un sospiro frustrato.
<< 10 miliardi di dollari per costruire questo posto…e non siamo nemmeno capaci di avvertire l’arrivo di un’astronave grande quanto il monte Everest >> borbottò amaramente.
Maria si ritrovò concorde con il significato nascosto dietro a quell’affermazione. 
Anche adesso, dopo tutte le precauzioni prese nel corso degli anni, la Terra sembrava ancora incapace di prevenire attacchi provenienti da altri mondi. Era una prospettiva a dir poco frustrante.
<< Che cos’hanno lanciato? >> chiese all’improvviso Fury, distogliendola dal suo rimuginare.
La donna lesse rapidamente le informazioni che le erano state recapitate sul lap top.
<< Pensiamo ad una specie di ordigno elettromagnetico >> rispose diligentemente, sperando di non apparire troppo nervosa << Quando il primo oggetto ha colpito la Terra, nella zona si è verificato un Blackout istantaneo. Ciò è valso anche per i sistemi informatici e le comunicazioni. Hanno provato a riavviare il sistema…ma un secondo impulso ha messo di nuovo tutto a tacere. >>
Fissò intensamente il suo vecchio compagno d’armi. << Sembra che questi blackout si verifichino a intermittenza. Durano circa otto secondi, a quanto pare, ma per ripristinare un sistema serve tempo. >>
Hill  sapeva che in certi casi sarebbe bastato solo qualche minuto per ripristinare la corrente, ma i software richiedevano sempre più tempo a riavviarsi subito dopo ogni impulso, poiché i protocolli e sistemi di sicurezza andavano in sovraccarico mentre provavano e riprovavano a ripristinare le informazioni vitali.
<< Secondo i nostri analisti, questi blackout si stanno verificando in tutto il pianeta e sono chiaramente visibili dall’orbita >> proseguì << Nelle zone in cui le difese sono a prova di attacchi elettromagnetici, i danni sono stati minimi…ma le altre sono state del tutto compromesse. >>
Fury si portò una mano sulla fronte. Per quanto fossero un grave problema, quei blackout non erano che la punta dell’Icebarg.
<< Stanno cercando di isolarci >> sibilò, confermando i suoi stessi sospetti << Vogliono renderci vulnerabili…beh, mostreremo loro che non siamo così facili da intimidire. >>
Detto questo, attivò il comunicatore che lo collegava a tutti gli altoparlanti della stazione.
<< Ordinate alla flotta di ingaggiare il nemico! >> ordinò a gran voce << Noi ci occuperemo della rete Arcangel! >>

                                                                                                                            * * *

Numerosi oggetti cuneiformi cominciarono a fuoriuscire dalla stazione Pico e l’orbita della Terra si riempì improvvisamente di astronavi. Avevano tutte lo stesso bersaglio: la flotta Imperiale, che procedeva minacciosamente verso il Pianeta.
Nello spazio vuoto brillarono a poco a poco sempre più lampi. In un batter d’occhio scoppiò il caos: la battaglia infuriava ovunque si volgesse lo sguardo.
Prima un attacco e poi un altro scossero con violenza la Chimera, ma gli scudi ressero senza problemi.
<< Fuoco pesante da entrambe le parti >> ordinò Thrawn, con una calma impressionante.
Una nave esplose nelle vicinanze, accecandolo per qualche attimo con un lampo di luce bianca che svanì non appena i pezzi del relitto scivolarono dietro i loro oblò. Al suo posto sfrecciò un’altra navetta, facendo fuoco ad armi spianate.
Le minuscole figure dei Caccia che combattevano nello spazio sfrecciavano e zigzagavano intorno alle navette nemiche, trafiggendo i bersagli con precisione millimetrica.
<< I loro attacchi sono prevedibili >> commentò Chiss, visibilmente non impressionato << Sciatti. Frutto di una mente non addestrata. Dubito che molti di loro abbiano combattuto nello spazio, prima di oggi. >>
Arricciò appena le labbra in un sorriso divertito. << Potrei lodare la loro devozione al pianete…ma c’è una linea sottile tra devozione e stupidità. Avrebbero dovuto concentrare tutte le loro forze più tecnologicamente avanzate per proteggere la superficie. Tanto meglio per noi. >>
Detto questo, attivò il comunicatore della plancia e l’ologramma di un uomo magro e allampato gli comparve davanti.
<< Capitano Piett…avanzate come da programma. >>

                                                                                                                                     * * *
 
<< Presto, Hill! >> esclamò Fury, mentre tornava di volata al centro di comando << Sto accelerando il reattore Arc che alimenta i sistemi di difesa della stazione, ma avremo solo pochi istanti per agire! >>
All’esterno era cominciata una battaglia che stava riempiendo lo spazio di esplosioni.
La stazione Pico non era stata ancora colpita, ma la violenza dell’assedio scuoteva tutta la struttura.
<< Pochi istanti per davvero. Ho contato più di cinquanta astronavi >> replicò Maria, mentre raggiungeva un pannello di controllo << Abbiamo circa sessanta secondi, prima che triangolino sulla base e concentrino tutte le loro attenzioni su di noi. Dobbiamo raggiungere i gusci di salvataggio! >>
<< Solo DOPO che avremo assicurato le difese satellitari. Sistemi attivati! >>
Fury schiacciò una serie di pulsanti olografici che erano sospesi a mezz’aria di fronte a lui. << Batterie in funzione! >>
Il primo attacco…fu respinto. I sistemi di difesa stavano reggendo.
<< Ho il via libera sugli armamenti! >> confermò Hill << E adesso che facciamo? >>
<< Tu che dici? >>
Fury premette il pulsante di conferma.
<< Fuoco! >>
I satelliti che orbitavano attorno alla terra sprigionarono una raffica di proiettili energetici che colpirono molte delle navi con tanta forza da fermare la loro avanzata. Alcune di quelle più piccole furono polverizzate sul posto, e i danni provocati a quelle grosse erano per lo più accettabili.
Questo era il potere della rete Arcangel: una difesa orbitale costruita con i resti delle armate di Thanos. La prima linea di difesa contro le invasioni planetarie.
<< Il raggio di azione dei satelliti si estende per 100 chilometri >> borbottò Fury << Non è abbastanza…e ora abbiamo la loro attenzione. >>
Una delle navi si stava dirigendo verso la base. Secondo il contatore della stanza, mancavano solo trenta secondi al contatto.
<< Allora sarà meglio raggiungere i gusci di salvataggio >> disse Hill, deglutendo a fatica.
L’ex Direttore dello SHIELD annuì cupo. << Non ti sbagli… >>

                                                                                                                                 * * *

Vader osservò impassibile mentre la rete satellitare scaricava una raffica di proiettili di pura energia contro la sua flotta.
La tecnologia dispiegata da questi terrestri eccedeva di gran lunga quella dei rapporti forniti da Ghidorah dopo il suo attacco, ma rientrava comunque nei livelli gestibili dagli Star Destoryers. In poche parole, malgrado le perdite occasionali, non erano una minaccia di cui doversi eccessivamente preoccupare.
Gli abitanti di questo mondo stavano solo rallentando l’inevitabile.
<< Che ridicola fortificazione >> commentò il Signore dei Sith, mentre indicava gli oggetti fluttuanti << Fate fuoco!  >>
Le conseguenze di quell’ordine non tardarono a farsi sentire.
I turboblaster dell’Esecutore risposero con una vampata di colpi che scosse le fondamenta stesse del vascello. Pochi secondi dopo, la rete satellitare esplose in un turbinio di fiamme e detriti vaganti, illuminando l’atmosfera terrestre.
Dietro la maschera, Vader sorrise di fronte alla devastazione che aveva appena provocato.
<< Flotta Imperiale…cominciate a scendere. >>
 
                                                                                                                               * * *

Il Baxter Building era un grattacielo che sorgeva nella periferia di Washington.
Vera e propria guglia della scienza edificata nella capitale degli Stati Uniti, si trattava di un complesso privato a cui avevano accesso alcune delle menti più brillanti del pianeta. E Reed Richards era sicuramente uno degli uomini più intelligenti sulla faccia della Terra!
Si era laureato in ingegneria, matematica e fisica quando aveva solo vent’anni, e al momento si trovava nel laboratorio centrale dell’edificio che lui stesso aveva aiutato a progettare.
I suoi trattati di ricerca avevano rivoluzionato il campo dell’energia e della bioingegneria allo stesso modo in cui Tony Stark era riuscito a plasmare il futuro della robotica. Proprio per questo, il Presidente degli Stati Uniti aveva fatto del suo meglio per assicurargli una posizione lavorativa il più vicina possibile alla Casa Bianca.
Affianco lui, lavorava una giovane donna di grande bellezza, dai lunghi capelli biondi e gli occhi blu cielo: Susan Storm, la moglie dello scienziato e collega di lavoro, specializzata in bio-acustica e fisica quantistica.  
<< Susan, devi credermi, il mese scorso è stato a dir poco anomalo >> disse Reed, mentre esaminava alcune informazioni sul laptop che teneva tra le mani << Abbiamo avuto ben tredici incursioni di oggetti non identificati lungo la fascia compresa tra la Terra e Marte. Parliamo di una media di tre o quattro incursioni a settimana! Di questo passo… >>
<< Reed, non è detto che… >> cominciò la moglie.
<< Ahem! >>
Reed non era abituato alle interruzioni, così proseguì come se non ci fosse stata. << Di questo passo, considerando una curva esponenziale di crescita… >>
Prima che potesse continuare o che la donna lo interrompesse di nuovo, l’allarme sulla console che controllava l’unico hangar di volo dell’edificio si accese come un proverbiale albero natalizio.
<< Quello cos’è? >> domandò perplesso, poiché quella spia non aveva mai suonato prima di quel giorno.
Susan spalancò gli occhi e le sue dita volarono subito sui controlli del laboratorio, collegati a tutto l’impianto del complesso.
<< L’allarme di prossimità >> rispose, dimenticando la conversazione << è collegato al sistema di avvertimento della stazione SWORD che orbita attorno alla Terra. Ma questo significa che… >>
Si interruppe, mentre gli enormi portelli metallici che costituivano il soffitto del laboratorio scorrevano sui lati, rivelando il cielo sopra Washington.
Il Baxter Building si ergeva sopra gli edifici circostanti, offrendo ai due un panorama spettacolare delle forze d’invasione che stavano piombando sulla città. Erano decine, ed era impossibile dire quante ancora fossero in arrivo.
<< Mio Dio >> sussurrò la donna.
Le navi erano gigantesche e diventavano più grandi via via che si avvicinavano. Richards non riconobbe la loro forma, ma la tecnologia era sicuramente più sofisticata di quella della Terra.
<< Non sono Chitauri  >> mormorò << E in base alle informazioni fornite dallo SWORD, nemmeno Kree o Skrull. Abbiamo a che fare con qualcosa di completamente nuovo. >>
Stava succedendo anche altrove? Quanto era grande questa flotta?
Susan si spostò in tutta fretta in una saletta nel centro di comando per accendere le batterie dei cannoni di difesa montati su tutto l’edificio. Una precauzione che entrambi i coniugi avevano ritenuto fondamentale, visti gli avvenimenti dell’ultimo decennio.
Reed la seguì a ruota.
Nel giro di pochi minuti, furono pronti per difendere il Baxter Building al meglio delle loro possibilità…ma il resto della città non poteva vantare lo stesso privilegio.
Entrambi potevano solo sperare che i loro colleghi e amici più fidati – Ben Grimm e Johnny Storm – sarebbero sopravvissuti alle prossime ore.
Nel resto del mondo, l’invasione procedette ad una velocità senza precedenti.

                                                                                                                              * * *
 
Le navi stavano scendendo sulla Terra a decine.
Sul Pico, gli invasori ci avevano messo giusto una decina di minuti per prendere il controllo della stazione. Quei dieci minuti erano comunque bastati ai suoi occupanti per lanciare un segnale di soccorso a tutte le fazioni che si erano alleate con il pianeta dopo la battaglia contro Thanos.

In Russia, gli abitanti deposero le armi in fretta.
I supereroi del Cremilino erano divisi e la maggior parte di loro non era neppure reperibile. Il governo vide scendere le potenti astronavi e fece l’unica cosa sensata per sopravvivere: si arrese.
La nazione subì pochissimi danni.

Un milione di abitanti di Città del Messico fu ucciso ancora prima che i leader del Paese avessero l’opportunità di arrendersi.

La prefettura di Kobe, in Giappone, aveva già subito un massiccio attacco interplanetario a causa delle sonde elettromagnetiche. Il primo ministro nipponico fece inviare un messaggio di resa senza che la prima nave fosse ancora atterrata.

In Cina, la guerra durò alcune ore. Il governo si arrese solo dopo che furono distrutte svariate regioni. Poco dopo, anche i leader di Hong Kong optarono per la resa.

Le astronavi aliene sciamarono in tutto il pianeta, costringendo ogni nazione ad affrontare lo stesso problema: laddove i superumani si ergevano a difesa, la battaglia si protraeva più a lungo. I governi sprovvisti di supereroi dovevano cavarsela da soli. Alcuni furono saggi e si arresero all’inizio dell’invasione.
Altri no… e le conseguenze furono disastrose.
Solo una piccola nazione dell’Africa Centrale riuscì ad offrire una resistenza considerevole…



 
 
Come potete vedere, la Terra non se la sta cavando affatto bene. Da una parte abbiamo un Ghidorah scatenato e più vendicativo che mai…dall’altra, Vader ha cominciato la sua invasione del Pianeta. E Ultron è ancora in giro a fare chissà cosa!
Ma quali sono i loro compiti? IT non li ha certo scelti solo per portare morte e devastazione, al contrario. Tutti loro fanno parte di un piano ben preciso…ma per capirlo appieno dovrete aspettare ancora un po’!
Mi mancava davvero scrivere del nostro amabile drago tricefalo che faceva scempio della città di turno.
Oh, e abbiamo anche avuto una piccola introduzione dei Fantastici 4! Due di loro, in realtà: Reed Ricahrds (Mr Fantastic) e Susan Storm (la Donna Invisibile), ancora privi di poteri. Ho anche deciso di spostare il loro Baxter Building a Washington, perchè a New York abbiamo già due edifici che si contendono il primato di "Guglie della Scienza", ovvero la Oscorp Tower e la Stark Tower. 
Per chi non lo sapesse, lo SWORD è un’organizzazione molto importante dei fumetti Marvel, e recentemente è anche entrata nell’MCU grazie alla serie tv WandaVision. Ho anche deciso di farle inglobare lo SHIELD, visto che la suddetta agenzia era ormai agli sgoccioli da un po’ di anni.
  
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