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Autore: Lita_85    17/12/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Happiness does not wait - Ólafur Arnalds

Seduto a ridosso della scultura il "Grande Toscano" contemplavo ancora una volta quel cielo e quelle stelle che mi avevano accompagnato per tutta quella serata infernale. Quella scultura che conoscevo a malapena, ma che avevo cercato minuziosamente su Google, si chiamava anche mezzo busto e ritraeva questo uomo con una testa al posto del cuore. Mai scultura più azzeccata per descrivere il mio stato fisico e psichico. Io non avevo un cuore, e questo l'avevo sempre saputo fin da bambino. Chiamiamola ironia della sorte o scherzo beffardo del destino, ma durante quegli attimi da peccatore davanti a quella chiesa, gli anni infelici della mia vita si susseguivano davanti ai miei occhi ricordandomi quando nella vita fossi stato inadeguato. Un fallito. Mia madre, fin da piccolo, faceva schioccare quelle paroline dalla sua bocca come fossero acqua fresca. Un'acqua che aveva bagnato la mia testa più e più volte. Non so dire se il mio essere un menefreghista donnaiolo sia scaturito da lì, da quell'acqua fresca, ma il mio modo di vedere le cose era alterato e con lui anche il mio modo di amare. Solo mio nonna Amalia sapeva come riportarmi, quando ero in sua compagnia, verso quella via che sembrava quella giusta. Le sue parole sempre dolci e sincere sapevano sciogliere quel cuore di ghiaccio che si frizzava ogni volta che ero in compagnia dei miei genitori. Gli stronzi, come li avevo da sempre definiti, vivevano la loro vita in simbiosi tra di loro buttandomi fuori. Io non esistevo. Boyscout, nuoto, corsi di danza e di fotografia erano solo alcuni dei "passatempi" architettati dai coniugi Mancini pur di togliersi il loro unico figlio dalle palle. Le feste poi erano i momenti peggiori. Natale, Capodanno e Befana, solo per citarne qualcuno, erano i momenti che loro preferivano per dileguarsi facendo i turni all'ospedale. Mai un regalo sotto l'albero, mai un babbo natale, mai quella magia che raccontiamo ai bambini sperando che ci credano. Io, fortunatamente, non avevo avuto il trauma di sapere che quella magia non esisteva, l'avevo sempre saputo grazie a loro. Avevo sempre creduto di essere stato un errore. Quella scopata andata male o quel coito interrotto mal riuscito. Qualcosa di non voluto e da buttare nella spazzatura. E adesso, quella rabbia e quella frustrazione l'avevo riversata su me stesso e di conseguenza su di lei. Lei, l'unica persona al mondo che mi avesse mai amato, trattata a pesci in faccia dal sottoscritto. Mi odiavo, mi odiavo con tutto me stesso. Seguitai a fumare stringendo a me quel cappotto blu rivolgendo gli occhi nuovamente verso quella chiesa che aveva attirato la mia attenzione stringendo tra le mani quella piccola miccia. 

« Eccomi! Eccomi! », gridò Saverio avvicinandosi a me a grandi falcate. Si vedeva che era scosso e che aveva corso per tutto il tempo.

« Eccoti…  », sospirai prima di imboccare nuovamente la sigaretta tra le labbra, quasi non curante del fatto che fosse lì per quel coglione del suo amico in crisi esistenziale. « Hai detto a Ginevra quello che provi?...  », chiesi soffiando fuori il fumo che si era accumulato in bocca.

« Che?!...  », chiese con sguardo spaesato mentre si teneva sulle ginocchia nel tentativo di riprendere fiato.

« Le hai detto che sei innamorato di lei? »

« Da, non mi sembra il momento…  »

« Invece è il momento giusto cazzo! Dimmelo! », gridai alzandomi da quella scultura che era diventata un tutt'uno con il mio sedere.

« Sì…  », sibilò guardandomi sottecchi annaspando.

« Bene, da quello che vedo capisco che lei ricambia… sono felice per te, so che la renderai felice… », dissi tenendo la sigaretta con le labbra guardandolo convinto.

« Adesso per favore la smetti di fare il coglione e mi dici che cosa hai combinato? »

« Hai ragione, sono un coglione… ho detto ad Anita che non la amo…  », affermai brandendo la sigaretta per l'ultima boccata  fumo prima di buttarla via.

« Cosa hai fatto?! », esclamò facendo uscire gli occhi dalle orbite.

« Quello che ti ho detto…  »

« Ma non è vero! Adesso andiamo da lei e risolvi tutta questa situazione del cazzo, subito!! », disse prendendomi per un braccio accorgendosi della mia mano sanguinante. « Che cazzo hai fatto alla mano?! »

« Ho dato un bel pugno al muro ruvido di casa di Anita…  », dissi sorridendo come uno stupido quasi contento.

« Ok Rocky, adesso andiamo da Anita e le dici cosa provi veramente! », strinse l'altro braccio tra le sue mani cercando di spostarmi, ma io avevo i piedi sigillati al suolo.

« Io non posso…  », sibilai facendo forza.

« Cosa non puoi?! Amare?! Andiamo Dario lo sappiamo tutti che sai farlo!  »

« No…  »

« Forza! »

« Ti ho detto di no!!! », sbraitai con tutta la forza che avevo in corpo spingendolo. « Per te è tutto facile! Lo è sempre stato! Non hai avuto una famiglia come la mia! Non hai mai dovuto lottare per una carezza o un abbraccio!! Come posso solo pensare di poterle dare quell'amore?! Eh?! Mi dici come posso pretendere che lei mi ami veramente se neanche i miei genitori ne sono stati capaci di farlo!! Dimmelo Saverio!!! Dimmelo!!! »

« Dario...»

« Ecco, lo vedi, neanche tu mi sai dare una risposta del cazzo! Perché sai qualè la verità caro avvocato?! La verità è che io sono destinato a rimanere da solo! Lei non merita questa sofferenza!»

« Non è vero! Tu non sai cosa vuole lei! »

« Invece lo è! Io non mi merito una come lei! Le ho solo rovinato la vita!! Le ho rovinato la vita Sa! Non mi merito nulla! Nulla!!! », gridai nuovamente prima di farmi ricadere su quella scultura e scoppiare in un pianto liberatorio.

Fu in quel momento che sentii stringere le braccia di Saverio intorno al collo. Spalancai gli occhi sulla sua camicia bordeaux cercando di capire quanto schifo facessi. La sua stretta non fece altro che alimentare quel pianto che per certi versi volevo fermare. Strinsi gli occhi e gridai, gridai come se mi avessero strappato di netto il cuore dal petto. Un grido che sembrò squarciare il silenzio della notte, quella notte che si era mostrata maestosa e limpida davanti ai miei occhi e che mi aveva regalato per qualche istante la speranza di potercela fare. Il mio pianto disperato, continuò come se fossi tornato quel bambino spaurito raggomitolato in un angolo in attesa di quell'abbraccio. Quel urlo  graffiato dal mio pianto, fece stringere ancora di più le braccia di Saverio, che per un attimo mi parve sentirlo piangere. Ancora una volta, era riuscito a non farmi cadere in quel limbo di solitudine. Alla fine, avevo davvero confessato i miei peccati. Quei peccati che mi portavo da bambino e che finalmente avevo tirato fuori non rispettando la mia felicità.


                               ****  
Sdraiata su quel pavimento, seguendo le venature del parquet color ghiaccio, avevo perso quasi i sensi. L'indice tracciava la circonferenza degli ovali scivolandoci quasi dentro con la mente. D'improvviso i miei pensieri confusi e deliranti si susseguirono in rapida successione trascinandomi al suo interno: Il nostro incontro al Rencontre, la Villa, gli occhiali… potevo vederli dalla mia posizione ancora poggiati sul letto. Brillavano al contatto con la luce notturna che entrava dalla finestra. Quella visione mi fece singhiozzare in un attimo. Come una bambina che viene lasciata da sola per la prima volta, cercai di reprimere quello stato di angoscia che stava tornando più forte di prima. Cercai di concentrarmi sul mio respiro e il silenzio che mi aveva circondata da quando lui era uscito da casa mia. Quel silenzio assordante che mi aveva avvolta fino a poco prima venne interrotto dal suono incessante del campanello. Per un attimo mi sembrò quasi di sognare. Osservai la porta semiaperta della camera da letto spaventata e quasi speranzosa. Chi poteva essere nel cuore della notte? Era Dario? Mi alzai piano quasi trascinandomi verso il salotto. Arrivata davanti alla porta di casa l'aprii senza vedendo l'unica persona che avrei visto volentieri in quel momento.

« Ginny!! », esclamai buttandogli le braccia al collo. Ero felicissima di vederla, ma al contempo sapevo che lei sapeva. « Lui non mi vuole… non mi ha mai voluta veramente! »

Singhiozzai nuovamente stringendo a me i suoi ricci castani trovandoci rifugio come quando eravamo bambine. La strinsi forte tornando a gridare, tornando a sanguinare, tornando a sperare di essermi sbagliata. Di aver sentito male o di aver fatto un incubo lì su quel pavimento ghiacciato. La sentii tirare con il naso e stringermi più forte a lei, sintomo che stava piangendo anche lei.

« Mi dispiace Anita… io non credevo… », disse con voce flebile accostandosi al mio orecchio sinistro.
 
« Ginny non potevi saperlo… neanche io lo sapevo… ma adesso lo so… »

«Tesoro… », disse dolcemente guardandomi negli occhi.

« Sono stata una stupida a credere il contrario… una povera illusa… »

« No, non lo sei! Hai creduto a quell'amore a quella felicità che non aspetta… »

« Ginevra io…io non so cosa farò adesso... », risposi quasi in procinto di tornare a piangere.

« Anita… vieni, andiamo in cucina, ti preparo un po' di tè caldo... », asserì prendendomi per mano dopo aver asciugato le mie mani con entrambe le mani cercando di farmi calmare.


Mi appoggiai al tavolo strisciandoci sopra. Non avevo la forza di fare altro, non avevo la forza di reagire. Sentivo le movenze di Ginevra mentre si destreggiava per tutta la cucina in cerca dell occorrente per quel tè non avrei bevuto mai. 

« Ti ricordi quando eravamo bambine e volevamo disperatamente andare a vivere a Los Angeles? », chiese Ginevra rimanendo di spalle mentre armeggiava con il bollitore. « Non ci avrebbe fermato nessuno… Avevamo deciso tutto… la spider gialla, l'appartamento in uno dei quartieri più belli, e noi tre. Bastavamo noi tre… »

Alzai il capo ricordando e sorridendo davanti a quelle parole nostalgiche. Eravamo davvero delle inguaribili sognatrici. 

« Poi siamo cresciute, e quei progetti di vita sono diventati frutti di un sogno che mai si sarebbe realizzato… ma di una cosa eravamo certe, e di una cosa sono ancora certa… bastiamo ancora noi tre, siamo sempre noi tre… E non importa se quello stronzo ti ha chiuso le porte del suo cuore! Ci siamo noi, sempre e solo noi… ricordalo sempre Anita! », esclamò Ginevra avvicinandosi a me stringendo la mia mano destra nella sua. I suoi occhi si inumidirono un'altra volta, e sul suo viso comparve quel sorriso dolce che l'aveva sempre contraddistinta. « Ripartiamo da noi, ripartiamo da te! », finì guardandomi negli occhi e cercando il mio sorriso prese le due tazze che aveva appoggiato vicino al piano cottura.

Annuii asciugando nuovamente le lacrime che stavano scendendo lungo le mie guance. Bastavamo noi. Le parole di Ginevra erano state balsamo per il mio cuore. Era ancora flagellato dalle parole di Dario, e sicuramente non lo avrei dimenticato così facilmente come voleva farmi credere lei, ma adesso aveva una nuova  spinta per andare avanti. Avevo visto un piccolo spiraglio di luce in quel tunnel buio. Avrei ricominciato da me, avrei vissuto la mia vita senza di lui, e magari avrei trovato la felicità altrove. Sarei caduta altre mille volte, e avrei pianto come una fontana, ma non avrei mai abbandonato l'idea di essere nuovamente felice. Dopotutto la felicità non aspetta.



Note: Capitolo Cinquanta. Buonasera a tutti, e bentrovati in questo nuovo capitolo. Come avete potuto notare, Ginevra e Saverio sono arrivato in soccorso dei nostri cari piccioncini. Saverio cerca di convincere Dario a tornare su suoi passi, invece Ginevra dice ad Anita di andare avanti e di trovare quella felicità altrove. Chissà cosa succederà adesso che il matrimonio è davvero alle porte?! Come si comporteranno i nostri eroi incontrandosi al matrimonio? Ma soprattutto, seguiranno quello appena suggerito dalla strana coppia? Lo vedremo presto! 🤭 Il prossimo capitolo penso che sarà l'ultimo e magari sarà più lungo degli altri! Ma è ancora tutto da vedere! 😅🤣 Ci aspetta davvero il "meglio" quindi preparate i fazzoletti! Grazie sempre a chi mi segue❤️ e alla prossima ❤️
   
 
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