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Autore: niny95    18/12/2021    8 recensioni
[Modern AU] [Zutara] [Accenni Tyzula e Sukka] Zuko dopo la morte della madre non ama festeggiare il Natale. Basteranno gli occhioni da cucciolo di una certa ragazza a farlo capitolare?
[Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento 2021 di Fanwriter.it]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azula, Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quattro volte in cui Zuko non vuole festeggiare il Natale e la quinta in cui si trova costretto a farlo.
 


 
I
 
Era la vigilia di Natale, le strade erano piene di lucine e decorazioni vivaci.
I candidi fiocchi di neve cadevano  uno dopo l’altro imbiancando tutto, quando il suo cellulare suonò. Zuko sbuffò pronto a infarcire di frasi fatte gli ennesimi auguri.
«Tua madre è morta.» gli rispose invece la voce di suo padre.
Seria. Fredda. Letale.
Zuko boccheggiò a quelle poche parole «C … come?» sussurrò.
«Ha perso il controllo del veicolo mentre guidava. A quanto dicono i medici ha avuto un infarto.» rispose Ozai.
Per un attimo il cuore del ragazzo si fermò e Zuko si chiese se non stesse per avere un infarto anche lui. Le luci dell’albero improvvisamente erano troppo forti e in un moto di stizza staccò la presa.
«Ehi sei ancora lì?» chiese suo padre, la sua voce fredda, distante. Come se la morte di sua moglie fosse una questione di poco conto.
Zuko sospirò, prendendo il controllo di sé «Sì.»
«La cerimonia sarà il 27 dicembre.» disse Ozai.
Zuko annuì, nonostante suo padre non potesse vederlo «Non mancherò.»
 
 
 
Non si poteva certo dire che Ozai si fosse contenuto in spese: il funerale era pieno di fiori e il rinfresco traboccava dei piatti più prelibati.
Durante l'intera funzione Zuko era stato in disparte mentre il parroco elogiava Ursa per il suo essere caritatevole e non mancare mai di fare offerte per i più poveri.
Zuko sbuffò, come se la bontà di una persona si misurasse così.
Mise le mani nelle tasche dei jeans allontanandosi, una lacrima gli scivolò giù quasi bruciandogli la vecchia cicatrice sull'occhio.
Il ragazzo aveva fatto di tutto  per non incontrare nessuno, ma come era inevitabile non funzionò «Zuko, mi dispiace tantissimo. So come eravate legati.» disse infatti Mai, la sua voce di solito atona aveva lasciato il posto a un sincero dispiacere.
«Grazie per essere venuta. Non eri tenuta dopo … lo sai.» Zuko e Mai erano stati insieme per diverso tempo, poi le cose tra loro non erano funzionate e si erano lasciati in malo modo.
Lo sguardo di Mai mutò con dispiacere «Zu' pensavi davvero che solo perché ci siamo lasciati non sarei venuta? Resti comunque mio amico!» disse.
Zuko abbassò lo sguardo imbarazzato. «È solo che … pensavo … non sono stato poi così amichevole, ho escluso tutti e …»
«Beh pensavi male!» sbuffò la ragazza.
Zuko fece spallucce «Beh, in ogni caso grazie. Ti sono davvero grato.»

 
Il rinfresco era finito, ormai se ne erano andati quasi tutti i partecipanti. Era rimasta solo Ty Lee che abbracciava una tremante Azula consolandola.
Zuko era seduto nei gradini del pianerottolo, il cappuccio del cappotto a coprirlo dal freddo e dagli sguardi indesiderati.
La porta si aprì rivelando la figura di Azula e Ty Lee, le due ragazze si stavano salutando con un lungo bacio. Quando le due si accorsero della sua presenza, Ty Lee gli si avvicinò sedendosi accanto a lui, strinse il ragazzo in un abbraccio «Mi dispiace tanto, Zuko.» lo confortò «Adesso avrete bisogno l'uno dell'altra.» disse con inaspettata saggezza.
Dopo che Ty Lee se ne fu andata Azula si sedette accanto a Zuko in silenzio, per molto tempo nessuno osò romperlo fino a quanto Zuko disse «Non avrei dovuto andarmene.»
Azula sbuffò in risposta «Non sarebbe cambiato niente.»
«Forse o forse sì.» replicò Zuko «Magari avrei potuto …» il ragazzo cercò le parole ma quando non le trovò sospirò sonoramente.
«Niente, non avresti potuto fare niente.» rispose Azula, il suo solito sarcasmo era completamente sparito dal volto della sorella minore.
«Forse Ty Lee ha ragione.» disse Zuko dopo poco «Adesso dobbiamo davvero contare solo su di noi.»
A queste parole Azula strinse il proprio fratello in un abbraccio, insieme silenziosamente i due fratelli caddero a pezzi.
«Ehi Zuzù?» prese parola la ragazza dopo poco, il volto ancora sepolto nell'incavo del collo di Zuko «Hai fatto bene ad andartene, almeno tu hai trovato la forza di ribellarti a papà .»
«Potresti riuscirci anche tu.» rispose Zuko, lei fece spallucce.
Zuko e Azula non erano mai andati d'accordo, ma quel giorno qualcosa era inevitabilmente cambiato.
 
 
II
 
Da quando l'anno prima sua madre era morta inaspettatamente, Zuko aveva iniziato a odiare il Natale. Era bastato solamente l'inizio di dicembre, con le sue lucine colorate e canzoncine allegre per dargli su i nervi. Quell'anno non aveva fatto neanche l'albero: onestamente perché avrebbe dovuto festeggiare se dentro sentiva il sangue gelarsi? Il suono del campanello lo spaventò preso com'era dai suoi pensieri. Aprì la porta trovandosi davanti Sokka, il ragazzo stava sfoderando il suo classico sorriso genuino «Ehi, amico!» lo apostrofò «la tua è la casa più Grinch di sempre, sai?» Zuko si spostò facendo passare l'amico, lasciando a Sokka il compito di riempire il silenzio. Onestamente non era proprio in vena degli scherzi del compagno di università. «Caspita! Non hai fatto neanche l'albero?» chiese Sokka sorpreso, spalancando la bocca sembrando quasi un  pesce. In un'altra occasione Zuko avrebbe riso delle buffonate dell'amico; ma in quel periodo l'unica cosa che voleva fare era starsene seduto sul divano mangiando schifezze e guardando qualche stupido film. «Domani è la Vigilia di Natale!»
Zuko fece spallucce «Non mi va di festeggiare.» rispose, la voce un sussurro. Si passò una mano tra i corti capelli neri, cosa che negli ultimi giorni aveva fatto spessissimo, un segno evidente del suo stato d'animo.
Gli occhi azzurri di Sokka lo scrutarono con comprensione «Oh già, adesso fa un anno. Scusami di essere stato insensibile.»
«No, anzi perdonami per essere stato un cattivo padrone di casa. Posso offrirti qualcosa?» chiese Zuko. Non poteva certo prendersela con l'amico per essersene dimenticato.
Sokka scosse la testa «No. In realtà ero passato per portarti questi.» disse allungando gli appunti che Zuko gli aveva chiesto il giorno prima «Sicuro di voler stare solo domani? Sono sicuro che a papà e Katara non dispiacerà preparare un posto in più.»
Zuko scosse la testa «No, ma grazie del pensiero.» disse.

 
Zuko quel giorno si svegliò al suono del cellulare che suonava, si stropicciò gli occhi color miele prima di prendere il dannatissimo affare.
Sospirò, chi diamine chiamava alle nove del mattino la vigilia di Natale?
Azula.
«Che diamine di problema hai?» apostrofò la sorella senza tante cerimonie.
Dal altro capo del telefono si sentiva la risata sarcastica di Azula «Il problema devi averlo tu che sei ancora a letto. Alle nove del mattino. Della vigilia di Natale.»
Zuko sbuffò «Vieni al dunque, Azula.»
«E dai volevo solo essere carina!» disse la sorella «La famiglia di Ty Lee da una festa oggi. Niente di che, mangiamo qualcosa insieme aspettando la mezzanotte. Vuoi venire?»
Zuko scosse la testa, nonostante la sorella non potesse vederlo «No, grazie.»
Azula sbuffò chiaramente infastidita «Oh e di grazia cosa hai intenzione di fare? Restare a piangerti addosso?» fu infatti la risposta sarcastica della ragazza.
«Sì, ho intenzione di restare a casa a mangiare schifezze e guardare stupidi programmi in TV. È un problema?» la voce di Zuko si alzò di diversi toni.
«La mamma non vorrebbe che passasti così la vigilia di Natale.» la voce di Azula si era addolcita e persino il suo caratteristico sarcasmo era sparito.
«Già, ma lei non è qui, no?» rispose Zuko con tristezza.
 
Erano … onestamente Zuko non sapeva con esattezza che ore fossero; era stravaccato sul divano a guardare la TV, senza prestargli poi troppa attenzione … non sapeva con assoluta certezza neanche cosa stesse guardando.
Quando il telefono squillò, Zuko sospirò. Sapeva benissimo che nelle ultime ore il telefono avrebbe suonato spesso e che le voci allegre e arrochite dall’alcool dei suoi compagni gli avrebbero augurato Buon Natale in diverse sfumature.
Sbuffò, non ne aveva proprio voglia.
«Ehi, ragazzo!» gli rispose invece la voce bonaria di zio Iroh.
«Zio Iroh! Ciao.» fu la risposta di Zuko. Apatica. Spenta.
Zio Iroh parlò ininterrottamente per qualche minuto, aggiornandolo sulla sua vita, il lavoro, a cui il nipote rispondeva giusto con qualche cenno di assenso. Era risaputo infatti, che Zuko non fosse un gran chiacchierone, in quel momento poi … parlare era l’ultima cosa che voleva fare.
«Perché non avvicini? Io e Lu Ten saremmo felici di averti con noi in questa giornata.» propose poi Iroh, quasi a brucia pelo.
Zuko sospirò «Grazie zio. Ma non me la sento.»
Quanti altri inviti avrebbe dovuto declinare prima che tutti capissero che voleva stare solo?
 
 
Quel giorno Zuko fu svegliato dal suono insistente del campanello, grugnì coprendosi la testa con un cuscino. Ma quello non accennava a smettere.
Il ragazzo sbuffò coprendosi con la vestaglia.
«Ma insomma qual è il vostro dannato problema?» chiese aprendo la porta, trovandosi davanti nientemeno che lo zio Iroh.
«Zio, che ci fai qui?» chiese squadrando l’uomo: indossava un largo cappotto e aveva una busta tra le mani.
L’uomo sorrise, baciò il nipote e si fece strada dentro «Finalmente ti sei alzato, dormiglione! Per un attimo ho pensato che volessi lasciarmi a congelare ancora per molto.» consegnò la busta al nipote con un occhiolino «Ti ho portato la nostra specialissima ciambella e una nuova specialità di tè.» Zio Iroh infatti era il proprietario di un sofisticato negozio da tè, al Jasmine Dragon potevi trovare le più rare qualità di tè da accompagnare con una fetta di torta o qualche biscotto.
Zuko stava per obbiettare ma lo zio lo interruppe.
«Ho lasciato che passasti da solo il Natale, ma non posso più restare fermo senza fare niente. Non posso lasciarti vivere così. Tua madre non me lo perdonerebbe mai.» disse Iroh.
Zuko sospirò «Lei non è più qui.»
Iroh passò una mano tra i capelli del nipote «Capisco perfettamente come ti senti. Quando è morta mia moglie mi sentivo vuoto, pensavo che niente avesse più senso. Ma poi ho capito che non potevo più stare così, che dovevo farmi forza. Per Lu Ten, per te e per Azula.» l’uomo sorrise gentilmente «Non fare questo a te stesso. Non escludere tutti dalla tua vita. Non ne vale la pena.»
A queste parole le lacrime scorrevano una dopo l’altra negli occhi di Zuko, Iroh non perse tempo strinse il nipote in un abbraccio, confortandolo.
 
III
 
Dicembre non era iniziato neanche da un giorno che Zuko si era trovato Iroh, Lu Ten e Azula sull’uscio di casa.
Il ragazzo alzò un sopracciglio interrogativamente «Cosa posso fare per voi?» chiese.
«Siamo venuti ad addobbarti casa!» rispose prontamente Azula, si fece strada in casa come se le appartenesse: si tolse il giubbotto rosso appoggiandolo nella spalliera di una sedia, prese l’elastico che aveva al polso legando i propri capelli neri in una coda di cavallo. «Allora dove tieni tutto l’occorrente?» chiese, facendo un occhiolino al fratello maggiore.
Zuko suo malgrado sorrise, si fece da parte facendo entrare zio e cugino «Vi siete coalizzati, eh?»
Lu Ten sorrise mostrando i denti bianchissimi «Papà mi ha detto che l’anno scorso non hai addobbato nemmeno l’albero. Dovevamo rimediare!»
«Allora dove sono le decorazioni?» domandò nuovamente Azula, reclamando l’attenzione del fratello maggiore.
Zuko sospirò, prima di fare strada alla sorella.

 
Alla fine ognuno si era occupato di qualcosa: Iroh aveva sistemato ghirlande e soprammobili lungo tutto il soggiorno. Azula aveva decorato l’albero. E Lu Ten, essendo il più alto, si era occupato di mettere le luci e le decorazioni più in alto, e adesso stava posizionando il puntale sull’albero.
Azula sorrise guardando il cugino «Ogni volta che facciamo l’albero, arrivati al puntale devo sempre prendere in braccio Ty Lee.»
«Come se ti dispiacesse!» la prese in giro Lu Ten.
Azula ghignò «Non me ne sto lamentando.»
Zuko scosse la testa ridacchiando «A proposito quant’è che andrete a vivere insieme?» chiese alzando un sopracciglio.
Azula arrossì, distolse lo sguardo «In realtà me l’ha chiesto ma … non le ho ancora risposto.» rispose, la sua voce un sussurrò «Il fatto è che …  se me ne vado anche io papà rimarrà solo. So che non è stato perfetto però …» non trovando le parole scosse la testa.
Zuko annuì comprensibilmente, nonostante lui non avesse un buon rapporto con suo padre capiva come doveva sentirsi Azula «Però devi darle una risposta, qualunque essa sia. Ty Lee se lo merita.»
«Lo so.» sospirò Azula.
Lu Ten, che era sceso da un pezzo dalla scala ed era rimasto in silenzio fino a quel momento, prese parola «Dovresti andare a vivere con lei.» disse «Allo zio non farà male un po’ di solitudine, magari l’aiuterà ad essere più un buon padre.»
 

 
Quel giorno era insieme a Sokka, i due amici erano fermi in un bar a bere una cioccolata calda.
Sokka stava parlando di come avrebbe passato il Natale; a quanto pare Suki, la sua ragazza di lunga data l'aveva invitato a passare le vacanze di Natale con la sua famiglia e adesso l'amico sembrava non stesse più nella pelle.
«E tu con chi passerai il Natale?» chiese l'amico a brucia pelo «Adesso che la tua casa non sembra più quella del Grinch presumo che lo festeggerai con qualcuno, no?»
«Oh sì, certo.» rispose Zuko, bevve un sorso di cioccolata calda poi continuò «Festeggerò con me stesso.»
Sokka scosse la testa alla risposta sarcastica dell'amico «Io ci ho perso le speranze.» ridacchiò bevendo un sorso della sua cioccolata calda «Oh ma vicino casa tua stanno affittando?» chiese poi.
Zuko lo guardò confuso al cambio repentino di argomento «Beh sì. Perché?» si incuriosì.
«Katara dovrebbe trasferirsi qui, sta cercando casa.» rispose Sokka.
Zuko si incuriosì, Katara per lui era un grande mistero, aveva sentito parlare spesso della sorella minore del suo migliore amico ma non l'aveva mai incontrata «Oh? Sarà un piacere conoscerla finalmente.»
«A tal proposito, dovrebbe venire qualche giorno dopo Natale. Io sarò ancora da Suki, ti dispiacerebbe farle fare un giro?» chiese Sokka.
Zuko annuì.

 
Era passata la mezzanotte quando Zuko fu svegliato dal cellulare che suonava, sbuffò chi diamine chiamava a notte fonda? Cercò a tentoni il cellulare nel comodino.
«Zuko! Mi dispiace chiamarti a quest'ora. Ma si tratta di Katara.» rispose Sokka, la voce di solito allegra adesso era sinceramente dispiaciuta «Il suo aereo ha ritardato e adesso deve aspettare due ore per la prossima corsa dei taxi. Potresti farmi il favore di andare a prenderla?»
«Certo.» fu la risposta di Zuko, la voce impastata di sonno «Alloggia da qualche parte?»
«Sì, ma mi chiedo se visto l'ora ci sia qualcuno sveglio!» ridacchiò Sokka.
«Può … -» iniziò Zuko mentre si infilava la felpa «Può restare qui, se vuole.»
Sokka lasciò andare il sospiro che evidentemente stava trattenendo «Grazie, amico sei la nostra salvezza.»
Zuko sorrise mentre prendeva il cappotto e le chiavi dell'auto «Puoi sdebitarti con un caffè.» scherzò.
Zuko arrivò puntuale, la sorella di Sokka l'aspettava all'uscita dell'aeroporto.
Era proprio una bella ragazza: pelle color cioccolato come quella del fratello, graziosi occhi blu e lunghi capelli castani.
Il ragazzo scosse la testa, non era il momento di perdersi ad ammirare la bellezza della sorella minore del suo migliore amico. Aiutò la ragazza a mettere i bagagli in macchina.
«Sokka mi ha detto che ti sei offerto di ospitarmi per questa notte. » disse una volta che fu salita in auto «Grazie, te ne sono molto grata.» sorrise.
E Dio, aveva proprio un bel sorriso.
Zuko ricambiò un sorriso «Era il minimo che potessi fare, mi dispiace solo di non poterti far trovare nulla di pronto, ma lo scarso preavviso non ha aiutato.»
«Andrà benissimo.» rispose Katara «È un piacere conoscerti finalmente, Zuko.»
«Il piacere è mio.» rispose il ragazzo.

 
Fedele alla sua parola Zuko accompagnò Katara a girare per New York. E standole accanto il ragazzo si rese conto che, la sorella del suo migliore amico, non era soltanto bella: era simpatica, intelligente, altruista, gentile. Tutte qualità che Zuko apprezzava in una donna, in più ogni volta che sorrideva sembrava che potesse sciogliere il più grande dei ghiacciai.
«Quindi quando hai intenzione di trasferirti?» chiese Zuko curioso.
«Spero tra non più di tre-quattro mesi.» rispose Katara, il viso assorto «Quando ho inviato le domande ai vari college, sapevo che in qualunque posto mi avrebbero accettato avrei voluto un posto mio, quando mi hanno accettato alla Columbia avevo già un bel po’ di risparmi messi da parte. Quello che manca adesso è il posto materiale in cui stare.» ridacchiò.
«Come mai non hai considerato di alloggiare al college? Non ti piace avere altri in stanza con te?» chiese il ragazzo più grande.
Katara camminò per un po’ in silenzio, poi ricominciò a parlare «Sì, non sono schizzinosa o robe simili. Ma avendo passato gran parte della mia vita con papà e Sokka – che sono meravigliosi! – vorrei un posto che sia solo mio, dove io sono la sola padrona del mio spazio. È strano, vero?»
Zuko scosse la testa «No, posso capirlo» disse. Ed era vero: lui aveva lasciato gli Hamptons perché non sopportava più suo padre che progetta a la sua intera vita senza mostrare il minino interesse di quello che lui voleva davvero fare. Aveva scelto di vivere da solo per poter gestire ogni minima cosa senza l’aiuto di nessuno.
Quindi sì, capiva perfettamente quello Katara provava. «Ehi, dopo la fine delle vacanze posso provare a informarmi.» propose pensando alla domanda che Sokka gli aveva posto qualche giorno prima «Non so se Sokka te l'ha detto, vicino casa mia stanno affittando, non mi costa niente tendere un orecchio.»
Katara lo guardò sorpresa «Lo faresti davvero?» chiese.
Zuko annuì «Certo.»
«Grazie, te ne sarei grata.» rispose Katara scoccandole un bacio sulla guancia.
Il cuore di Zuko sussultò.
 
IV
 
Azula era impegnata con il trasloco, finalmente la sorella aveva accettato di andare a vivere con Ty Lee. Quindi non aveva tempo per introdursi a casa di Zuko e zio Iroh probabilmente non se la sentiva di affrontare due ore di auto senza il supporto della nipote o forse Zuko era stato abbastanza bravo da convincerlo che quell’anno non avrebbe fatto troppo il Grinch.
Eppure Zuko si ritrovò comunque qualcuno sull’uscio di casa: Sokka e Katara.
La ragazza si era trasferita, come aveva pianificato, quattro mesi dopo aver conosciuto Zuko. L'appartamento di fronte era libero quando il ragazzo si era informato e adesso la sorella del suo migliore amico viveva lì.
Negli ultimi tempi molto di rado Zuko era solo: capitava spesso infatti che la ragazza lo invitasse a cenare a casa sua o a guardare un film insieme a Sokka. Zuko apprezzava davvero tanto quelle serate in compagnia e non perdeva occasione di invitare lui stesso i due fratelli: in questo modo raramente c'era un giorno in cui i tre non erano insieme. Il ragazzo sorrise vedendo i due ospiti «Cosa vi porta qui, così di buon’ora?» scherzò.
«Ci siamo improvvisati i tuoi personali elfi!» scherzò Katara.
Zuko sbuffò ironicamente «E non avete le vostre case da addobbare?»
«Già fatto!» rispose prontamente la ragazza con un occhiolino. Bastò quel semplice gesto a mandare il cuore di Zuko in cortocircuito.
Okay, forse aveva una piccola cotta per Katara, non era mica il momento di farne un dramma! Si spostò per far passare i due fratelli.
«Già, e Suki mi ha mandato via.» rispose Sokka «Dice che sembro un elefante in un reparto di cristalli.» da qualche mese, infatti, Sokka e Suki avevano iniziato a convivere «Non è mica vero!»
«Certo che è vero!» lo prese in giro la sorella.
«Quindi sei venuto a mettermi soqquadro casa?» scherzò Zuko.
«Idiota!» rispose Sokka, ma stava ridendo.
 

 
«Allora come va con quella ragazza?» aveva chiesto Azula quel giorno, la sua voce suonava divertita dall'altra parte della cornetta.
Zuko sbuffò, ecco che ricomincia, Azula si era messa in testa che tra lui e Katara ci fosse del tenero e quando Azula si metteva in testa una cosa difficilmente era possibile dissuaderla.
«Non si può avere un'amica senza secondi fini di mezzo?» domandò contrariato.
«Certo.» rispose sua sorella «Ma non è il tuo caso!»
Zuko sospirò «Tu non demordi proprio mai, vero?» chiese, ma un piccolo sorriso decorava le sue labbra. Dopo la morte della madre i due fratelli si erano avvicinati molto e questo, a parer di Zuko, era un vero peccato. Ursa  sarebbe stata felicissima di vedere i suoi figli andare d'accordo.
«Credo solo che … non devi mentire a te stesso. Non fare l'errore che stavo per fare io. Meriti di essere felice.» rispose Azula, il suo caratteristico sarcasmo era scomparso sostituito da una dolcezza tutta nuova.
«Ma io sono felice. Siamo amici, cosa chiedere di meglio?» rispose Zuko. Odiava il fatto che sua sorella riuscisse a leggerlo così bene.
Azula sbuffò di derisione «Sappiamo entrambi che l'amicizia non basterà.» disse.
Zuko fece spallucce nonostante la sorella non potesse vederlo «Basterà.»

 
«Allora come passerai il Natale?» chiese Katara quel giorno, erano a casa sua. Stavano giocando a Dixit «Wooh- oooh. Non glielo hai chiesto davvero!» rispose Sokka, mettendo giù le sue due carte coperte.
Katara mescolò le cinque carte e le posizionò sotto il tabellone «Perché?»
Sokka rise mostrando i denti bianchissimi «Zuko è un Grinch. Non festeggia il Natale.»
Zuko scosse la testa «Non sono  un Grinch!» protestò «E lo festeggio il Natale … con me stesso!»
«Stai scherzando, vero?» chiese Katara.
«No.» rispose Zuko «Ma ehi. Non è niente male festeggiare il Natale con me stesso!»
Katara fece una smorfia contrariata «È così triste!»
Zuko fece spallucce, e iniziò a elencare quelli che per lui erano, i lati positivi dello stare da solo «Non dover condividere il cibo con nessuno. Nessuna caciara. Poter aprire i regali anche un po’ prima della mezzanotte e poi andare a letto. Il paradiso.»
«Sokka ha ragione: sei un Grinch.» rispose Katara.
Zuko protestò ancora per qualche minuto ma senza successo, sorrise.
Quella ragazza aveva la capacità di farlo sorridere come un idiota.
 
 

 
Natale era arrivato già da qualche ora, a differenza degli altri anni, stavolta Zuko aveva davvero aspettato la mezzanotte prima di aprire i regali. Adesso era seduto sul divano, gustando una cioccolata calda e guardando uno di quei film di Natale pieno di cliché. Morfeo non era ancora arrivato, normalmente sarebbe stato furioso col mondo intero per questa cosa ma non stavolta.
Che fosse entrato anche in lui un po’ di spirito natalizio?
Improvvisamente bussarono alla porta, Zuko perso nei suoi pensieri, sussultò talmente forte che la tazza che aveva tra le mani traboccò e un po’ di cioccolata gli finì addosso, bruciandolo. Imprecò.
Chi diamine bussava alle tre, la notte di Natale? Si alzò, posò la tazza sul tavolo e andò ad aprire.
«Katara?» chiese sorpreso aprendo la porta.
La ragazza si tormentava le mani imbarazzata. E questo lo preoccupò, Katara non era mai impacciata con lui «È successo qualcosa?» chiese.
«Ehm … ho dimenticato le chiavi.» disse «Se adesso chiamo la padrona di casa, quella mi uccide.»
Zuko rise, una risata che anni prima non sarebbe assolutamente stata da lui «Solo tu potevi dimenticare le chiavi di casa.» disse spostandosi per farla passare.
«Ti ho svegliato?» chiese Katara mentre si toglieva giubbotto, cappello e sciarpa.
Il ragazzo scosse la testa «No, stavo bevendo una cioccolata calda e guardando un film.»
«Oh sì? Cosa stavi guardando?» chiese Katara sbattendo le ciglia.
Zuko arrossì e distolse lo sguardo «L’amore non va in vacanza.» sussurrò.
«Davvero? Non ti facevo uno da commedie romantiche.» rispose la ragazza accomodandosi sul divano dove Zuko era seduto neanche dieci minuti prima.
«L’apparenza inganna.» disse «Vuoi una cioccolata calda?»

 
«Almeno ho reso il tuo Natale meno noioso!» esclamò Katara.
Zuko era seduto accanto a lei, un plaid drappeggiato sulle ginocchia. A vederli da lontano sarebbero sembrati quasi una coppia. Quasi.
Era passata mezz’ora da quando Katara era arrivata, ma nessuno dei due accennava ad addormentarsi.
«Tu rendi tutto meno noioso.» disse Zuko quasi impercettibilmente, ma evidentemente la ragazza lo sentì perché non un sorriso furbo si disegnò sul suo viso.
«Non mi hai mai detto come ti sei fatto quella cicatrice.» chiese poi Katara indicando il suo occhio.
Zuko ricordava bene: non ricordava quasi più le loro facce, eppure se chiudeva gli occhi riusciva ancora a vederli incombere. Zuko non aveva più di dieci-undici anni, ma ricordava ancora perfettamente il dolore e sentiva ancora sotto il naso l’odore di carne bruciata. Ma non era il caso di rovinare tutto con ricordi dolorosi «Da piccolo ero un diavoletto.» disse «Mi rende sexy non trovi?» scherzò.
Katara scosse la testa ridendo. E Zuko vedendo quella bella ragazza ridere decise che non gli importava se i suoi sentimenti non erano ricambiati. Finché avrebbe potuto essere amico di Katara sarebbe andato tutto bene.
 
V
 
«Non ti lascerò passare un altro Natale da solo!» disse Katara quel giorno, non lasciando a Zuko neanche il tempo di spostarsi, tantomeno ribattere e facendosi strada a casa dell’amico e vicino di casa.
Il ragazzo sbuffò «Kat … –» incominciò ma fu frenato dalla ragazza.
«No, non c’è nessun Kat che tenga. Verrai alla nostra festa di Natale, è deciso.» il suo sguardo azzurro era incredibilmente serio e Zuko sentiva che man mano che la ragazza lo guardava le sue certezze si stavano pian piano sgretolando.
Dio, era proprio cotto.
«È deciso? E chi l’ha deciso esattamente?» chiese Zuko, ma nonostante il tono di voce stava sorridendo.
«Io ovviamente.» rispose Katara «E dai Zu’ vuoi davvero lasciarmi da sola con mio padre e Sokka che passerà tutto il tempo a limonare con Suki? Ti prego sii il mio più uno!»
Zuko provò a rifiutare, davvero con tutto il cuore ma come poteva quando Katara lo stava guardando con quegli occhi da cucciolo? Sbuffò «Bene.»
Katara esultò «Grande!!»
Zuko scosse la testa ridendo «Sei fortunata ad essere così carina» sussurrò piano, ma Katara lo sentì e non perse tempo a ribattere «Oh quindi mi trovi carina?»
Il ragazzo arrossì, abbassò lo sguardo biascicando cose incoerenti.

 
«No, aspetta quindi andrai ad una festa?» domandò Azula, il suo tono di voce era a metà tra l’incredulo e il divertito.
Zuko sbuffò, con la spalla cercava di non far cadere il cellulare mentre cercava di infilarsi i jeans «Sì, Azula. È quello che ho detto nelle ultime tre volte.» disse.
La sorella ridacchiò «È solo che … wow ci voleva questa ragazza per farti smettere di essere un Grinch! Sei proprio cotto.»
Zuko ignorò il commento della sorella, continuando a vestirsi.
«Quindi quando glielo dirai?» domandò Azula non demordendo.
«Dirle cosa?» chiese Zuko, poggiando il cellulare sul comò e mettendo il viva voce mentre si spazzolava i capelli.
Azula sbuffò dell’evidente testardaggine del fratello maggiore «Che ti piace. Cosa sennò?» Zuko poteva immaginarla benissimo mentre scuoteva la testa. Fece spallucce «Non c’è niente da dirle.» rispose.
«Sì, certo e io sono etero.» rispose la sorella con sarcasmo.
Zuko ridacchiò «Beh, avresti potuto esserlo. Se non avessi fatto scappare tutti i ragazzi.»
«Ah ah. Idiota.» fu la risposta sarcastica di Azula.
 

 
«Quindi fammi capire: ti ho pregato per anni di venire con me alla festa di Natale e non hai mai accettato, poi te lo dice mia sorella e accetti?» chiese Sokka quel giorno squadrando dalla testa ai piedi il migliore amico, Zuko si sentiva piuttosto in soggezione sotto lo sguardo indagatore dell'amico. Fece spallucce «È stata piuttosto persuasiva.» rispose.
Sokka però non se la bevve e si capiva benissimo dal modo in cui lo squadrava «Sicuro di non aver preso una cotta per mia sorella?» chiese mentre beveva tranquillamente la sua cioccolata calda , come se stessero parlando del più e del meno. Zuko non capiva come Sokka potesse fargli una domanda a bruciapelo come quella con tutta la tranquillità del mondo. Sospirò «Anche se fosse - e non lo è- dubito che lei provi qualcosa per me.» provò a nascondere tutto con una risatina ma evidentemente non funzionò, perché Sokka disse «Questo, in realtà mi conferma il contrario.» sorrise vittorioso neanche avesse vinto alla lotteria «Guarda che non sono il tipo di amico che ti prende a pugni se scopre che esci con sua sorella.»
«No, Sokka. Davvero non provo niente per Katara.» dire quelle gli costò parecchio ma almeno sperava che fossero abbastanza per quietare l'amico.
«Sì, okay Zuko. Dillo di nuovo, stavolta con più convinzione però.» rispose invece l'altro ragazzo ridendo «Zuko dai. Ci conosciamo da quando? Otto anni? E pensi davvero che non mi sia accorto di come ti comporti con Katara?»
Zuko sospirò nuovamente, rendendosi conto di non poter mentire ulteriormente annuì «Okay, forse hai ragione ma non cambia nulla.»
Sokka scosse la testa «Sei proprio un testone!»
 

 
La vigilia di Natale arrivò in men che non si dica e Zuko stava letteralmente sudando freddo. Aveva sparso sul letto diversi completi e adesso li fissava in completa confusione. E avrebbe dovuto partire tra meno di un ora, Dio non era da lui agire così! Si stava comportando peggio di una donna.
Sospirò, Rifletti Zuko, ti ha visto in abiti peggiori cosa mai potrebbe andare storto? Guardò quei completi un ultima volta, poi li posò tutti optando per dei jeans e una camicia rossa. Casual, semplice ma molto da lui.
Finì gli ultimi ritocchi, bevve un bicchiere d'acqua, prese giubbotto, sciarpa, cappello e chiavi e uscì.
Stava giusto per suonare il campanello quando Katara uscì mostrando all'amico le chiavi di casa con un sorriso.
Zuko rise ricordando l'anno prima «Vogliamo andare?» chiese.
Katara non rispose, si limitò a prendere a braccetto il ragazzo.  Zuko a quel contatto arrossì, abbassò lo sguardo ma non si divincolò.


 
Non appena Zuko varcò la porta di casa subito si ritrovò avvolto nell'abbraccio più grande e caldo di sempre «Tu devi essere Zuko! È  un piacere fare la tua conoscenza.» disse l'omone che doveva essere il padre di Sokka e Katara «Io sono Hakoda, prego sentiti pure come se fossi a casa tua!» rispose con un caldo sorriso. Poi rivolse l'attenzione a Katara abbracciandola come se non la vedesse da secoli.
Zuko si stava giusto guardando intorno, quando fu stretto in un abbraccio da … Suki?! «Zuko è così bello vederti! Quando Sokka me l'ha detto quasi non ci credevo. Tu a una festa?! Ma a quanto pare con la giusta motivazione anche tu sai accettare un invito.» si voltò verso Katara poi guardò Zuko con sguardo complice facendogli un occhiolino.
Zuko scosse la testa divertito «Cos'è quello sguardo?» chiese.
«Oh niente, è solo che … qua è disseminato di vischio.» fece una risatina complice «Usa bene le tue carte.» e se ne andò.
Proprio in quel momento lo raggiunse Katara «Che aveva Suki da sorridere tanto?»
Zuko fece spallucce «Solo Suki che è … Suki.»
La ragazza rise «Dai, ti faccio fare un giro!» disse ma proprio mentre stavano lasciando la stanza sentirono le voci di Sokka e Suki cantilenare un allegro «Siete sotto al vischio!»
Katara rise, fece un gesto affermativo ai due tifosi prima di stampare un bacio sulle labbra di Zuko.
Zuko arrossì, di varie tonalità di rosso diventando quasi un tutt'uno con la camicia.
 

 
Zuko rimase con la testa ferma al quel bacio per tutta la durata della cena, e anche adesso mentre giocavano a Monopoly era distratto. Non aveva acquistato che una manciata di vie, aveva un milione di domande per la testa: perché Katara l’aveva baciato? Sì, okay erano sotto il vischio e Sokka e Suki stavano facendo gli idioti ma perché l’aveva baciato proprio sulle labbra? Sospirò, non ne sarebbe venuto a capo.
«Zuko, non ti piace Monopoly?» chiese Hakoda e Zuko distratto com’era si ritrovò a sussultare «Sembri un po' distratto. Se non ti piace possiamo sempre cambiare gioco.» disse con un sorriso dolce.
Zuko si sarebbe voluto prendere a calci per essersi fatto prendere alla sprovvista. Si stampò, quello che sperava fosse, un sorriso sincero e disse «No, no Monopoly va benissimo.» non poteva certo dirgli che era colpa di sua figlia se era così distratto, che era bastato quel semplice bacio a stampo per fargli andare il cervello in cortocircuito.
Hakoda sorrise affettuosamente «Allora diamoci da fare, Sokka sta per mandarci in bancarotta.»
L’amico sentendosi nominare sorrise, poi quasi notando solo adesso la distrazione di Zuko il suo sorriso si allargò «Ehi, Kat.» reclamò l’attenzione della sorella «Non trovi che Zuko oggi stia davvero bene?»
Katara sorrise «Sì.» disse guardando Zuko negli occhi «Oggi sei davvero sexy.»
Zuko arrossì, maledicendo il proprio migliore amico e la sua lingua lunga.
 

 
Erano in macchina, stavano tornando a casa. Zuko doveva ammettere che era stato bello festeggiare il Natale per una volta, era stato bello passare una serata come quella in compagnia di Katara, Sokka e Suki. E Hakoda era un uomo buono, gentile e che metteva chiunque a suo agio, l’esatto opposto di suo padre. Eppure la sua mente sembrava essersi fermata a quel bacio, sospirò.
Ora o mai più si disse.
«Perché l’hai fatto?» chiese. La voce ferma, sicura. Nascondeva l’insicurezza che invece provava. Immaginava già la sua risposta: Era solo un gioco. Non prendere tutto seriamente.
«Perché ho fatto cosa?» chiese a sua volta Katara, seduta nel sedile accanto a Zuko, la gamba accavallata.
Zuko sbuffò, sarebbe stato più difficile di quanto credeva. «Perché mi hai baciato?»
Katara fece spallucce «Eravamo sotto al vischio.»
Il ragazzo sospirò: perché quella benedetta ragazza per una volta non poteva rendergli le cose semplici? «Okay riformulo la domanda.» la voce di Zuko era più calma di quanto fosse in realtà «Perché mi hai baciato sulle labbra?»
Stavolta fu Katara a sospirare «Ho pensato che fosse un buon modo per farti capire quello che provo ma a quanto pare non ha funzionato.» fece una risata sarcastica «Non so, secondo te se facessi un cartello con su scritto “Zuko, mi piaci” funzionerebbe?»
A quelle parole Zuko accostò bruscamente, per fortuna era arrivati! «Parli seriamente?» chiese.
«Certo che sono seria Zuko!» rispose Katara sorridendo dolcemente «Non scherzerei mai per una cosa come questa.»
Zuko non aspettò ulteriormente, incontrò le labbra di Katara in un bacio che stavolta aveva ben poco di casto.
Le labbra di Katara sapevano di oceano. Sapevano di felicità.
Dopo tutto, forse, non era così male festeggiare il Natale.
 
Note: Dunque intanto metto le mani avanti dicendo che credo che Azula sia un po' OOC, forse anche Suki, non ho mai scritto su di lei quindi non sono sicura. Tuttavia non ho messo la nota perchè gli altri personaggi li ho resi più IC possibile.
Adesso non ho mai usato questa struttura, ho letto tanto mai scritto. Quindi questo è letteralmente un esperimento, spero mi sia venuto bene e vi piaccia XD
P.S Le fanart del collage le ho prese da google ma non ho trovato il collegamento diretto o forse sono solo incapace :P
Alla prossima,
Niny <3

 
   
 
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