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Autore: NyxTNeko    19/12/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 127 - È pericoloso credere e pericoloso non credere -

18 dicembre

Non erano passate molte settimane da quella magnifica serata intima ed eccitante che il generale Buonaparte aveva vissuto, eppure stava già pensato a come costruire il futuro con la vedova de Beauharnais. Era sicuro di non poter amare nessun'altra donna come lei, quel sentimento era esploso con tutta la forza e violenza della passione nel suo cuore ed era stato lei a scatenarlo; stava provando delle sensazioni che non credeva di poter soddisfare.

Andava a trovarla ogni giorno, non appena aveva del tempo libero, che prima spendeva leggendo o controllando altro, in quei giorni non c'era altro pensiero che lei, Joséphine, la dea che lo rinvigoriva, gli dava un'energia superiore a quella che aveva avuto fino a quel momento. Ora più che mai il desiderio di abbracciare interamente la gloria e la guerra era fortissimo; la sua fidanzata aveva fiducia in lui e credeva nelle sue capacità, tuttavia era consapevole, non voleva illudersi troppo, che la sua condizione economica e politica fosse ancora precaria.

Ma non si dava comunque per vinto, arrendersi era l'altro termine, dopo impossibile, che aveva cancellato dal proprio vocabolario. Anche perché era una delle promesse che aveva fatto alla sua futura moglie, era intenzionato a sposarla e a prendersi cura dei figli come se fossero suoi. Avrebbe potuto realizzare il secondo desiderio, cioè di sistemarsi e mettere su famiglia, avere dei bambini. Dedicare l'intera esistenza a lei, sapendo che lo avrebbe potuto aiutare con i suoi contatti politici e il suo titolo di Viscontessa, che era persino accettato dai rivoluzionari.

Amore e politica erano strettamente legati e il corso, che si stava affacciando in quel mondo fatto di salotti e balli, soltanto da pochi anni, comprendeva quanto fosse importante avere un rapporto facoltoso con una donna del genere "E se voglio emergere non posso farmela scappare, per nessun motivo" la lucidità e il cinismo erano sopraggiunti per un istante nella mente "Ormai so che non posso più vivere senza di lei, è la prima volta che parlo così di una persona che conosco da pochissimo tempo, è inutile negarlo o nasconderlo" la passione aveva prevalso nuovamente. Era uscito da qualche minuto dalla villa della sua amata e già gli mancava. Il cuore sentiva nuovamente il peso di una vita fatta di doveri e priorità come quella militare.

Si era fatto subito buio, come accadeva sempre d'inverno, il freddo gli penetrava fin nelle ossa, si strinse nelle spalle, sfregando le mani agguantate su entrambe le braccia, le guance, però, erano rosse per altri motivi; i due aiutanti lo sapevano benissimo, erano contenti per lui, anche perché non lo avevano visto così docile e disponibile con qualcuno, come con la sua Joséphine. Pareva un'altra persona. Lo videro entrare, il fiato simile ad una nuvola bianca, per poi sedersi stancamente sulla poltroncina, pur essendo estremamente felice - È straordinaria! - emise affaticato ma soddisfatto - La mia Joséphine è incomparabile, qualsiasi donna al suo confronto impallidisce!

- Perché è la vostra donna adesso, comandante, vero? - emise ammiccando Junot, guardandolo in modo confidenziale.

- Non del tutto, so che è ancora legata a Barras - fu la pronta risposta del giovane generale, tenendo stretto, sulle gambe, il cappello e rimirandolo - A questo punto credo che il direttore ne sia a conoscenza, si tengono in contatto quei due...

- E siete un po' geloso? - domandò stavolta Muiron, il quale sembrava quasi leggere i pensieri del suo comandante, tanto il loro legame d'amicizia era saldo.

- Certo che sì, amico - sbottò quasi di getto Buonaparte, arrossendo violentemente. Non riusciva a controllare quel fiume di emozioni che proveniva dal profondo dell'anima, che si abbattevano su di lui, al quale impotente, non poteva che soccombere; quella donna doveva avergli lanciato qualche sortilegio, qualche magia di cui non era a conoscenza, per ridurlo in quello stato. Soltanto che Napoleone non voleva uscirne - Lo sono - il tono era tornato pacato e basso - Come lo sono per mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e i miei compagni d'armi - rivolse lo sguardo verso la finestra, qualche fiocco di neve cadeva lentamente a terra, ma non era troppo salda per restare solida e tornava ad essere semplice acqua "Quando qualcuno entra nel mio cuore, è dura farlo uscire, anche quando questa mi rivolge un torto o un'ingiustizia" dovette ammettere a sé stesso "Devo migliorare su questo punto e diventare indifferente nei confronti di chi mi procura male".

- Ci parlerete? - domandò ancora Muiron. Lo vide ridestarsi dal flusso dei pensieri e fissarlo, era riuscito a scuoterlo. Sapeva come parlare con lui, senza infastidirlo o turbarlo troppo.

Buonaparte annuì deciso - Ma non oggi, è buio e sicuramente quell'uomo starà pensando ad altro, a questioni più importanti di me - ridacchiò divertito dalla situazione - So benissimo che per lui non solo altro che una pedina, fondamentale, ma pur sempre una pedina della sua scacchiera

Ed era vero, i suoi due subordinati non potevano negare la veridicità di quell'affermazione. Il direttore Paul Barras era noto per la sua personalità camaleontica, pronta a mutare opinione e ideologie pur di restare a galla; senza preoccuparsi di chi aveva lasciato alle sue spalle, soprattutto se potevano comprometterlo. Era diverso dall'opportunismo, abilmente velato, del loro comandante, il quale stava dando tutto se stesso per non perdere quel poco di considerazione che aveva e stava costruendo faticosamente. Non lo potevano biasimare, dopo le delusioni ricevute; nonostante ciò vi era molta lealtà nel confronto di persone, a cui teneva particolarmente e quella rivelazione emessa prima dallo stesso generale aveva confermato ciò che da tempo pensavano.

"Tuttavia Barras non sa che anche io ho la mia scacchiera personale e che lui ne fa parte, nonostante sia vile e spregevole, non gli manca l'intelligenza e l'abilità politica, diplomatica, è l'uomo chiave per la mia ascesa, si fida di me come di pochi altri al mondo, persino dei suoi colleghi. Scommetterei il mio stipendio che vorrebbe toglierseli dai piedi, ma non può farlo perché vincolato dalle leggi approvate da lui stesso" rifletteva il generale nel mentre la vita della capitale gli scorreva davanti gli occhi, per quel poco che riusciva a scorgere dall'oscurità della notte. Qua e là vi era della gente che scappava per ritornare nelle loro case, al caldo, presso i loro cari.

Negli altri paesi europei si stavano preparando a festeggiare il Natale e il Capodanno, con le proprie tradizioni. Invece in Francia tutto era stato abolito, seppur l'aria di festa non mancasse di certo. I parigini avevano una voglia viscerale di divertirsi, lasciarsi i bui anni del Terrore alle spalle e nessun veto o abolizione avrebbe impedito loro di farlo "Perché sono i direttori per primi a volerlo, non hanno nessuna intenzione di governare seriamente, ciò che bramano è il potere fine a sé stesso, che non produce nulla, né porta progresso e benessere, serve soltanto a sostituire i nuovi privilegi a quelli dell'Ancien régime". Smosso da queste riflessioni, fremeva dalla testa ai piedi, muoveva le gambe magre, pur rimanendo a braccia conserte.

- Avete intenzione di fare qualche altro regalo alla vostra amata, comandante? - domandò Junot, volendo allontanare il gelo che era penetrato nella carrozza e faceva rabbrividire persino uno come lui, che non soffriva particolarmente il freddo.

- Le darò un po' di denaro che ho da parte - emise lui sicuro - Ha detto che le serve per sé e per i suoi piccoli, non ho saputo dirle di no, ha dei figli meravigliosi - aggiunse poi d'un fiato, emozionato. Era più che affezionato a quei ragazzi, Hortense era una bambina educata, a modo, intelligente ed Eugène sembrava la sua copia alla sua età, aveva un animo buono e gentile, non farebbe mai del male a nessuno - So che non potrò mai sostituire il loro padre, quello rimarrà sempre Alexandre, ed è giusto così, non potrei mai imporre di dimenticarlo, ma questo non significa che non posso essere il loro patrigno, quella figura di riferimento di cui hanno bisogno...

- La volete sposare dunque? - chiesero entrambi all'unisono, stupefatti dalla sua intenzione che si intuiva da quelle parole. La malattia dell'amore stava raggiungendo l'ultimo stadio, si era diffuso più rapidamente del solito, per quanto riguardava Buonaparte.

Il generale si toccò il collo ripetutamente - Assolutamente sì, era da tempo che desideravo farlo, credevo di poter realizzare un nucleo familiare con Desirée, invece ora sono sicuro che era la vedova di Beauharnais che stavo aspettando, senza neppure rendermene conto - confessò sorridendo timidamente. Avrebbe voluto tenerlo nascosto per qualche tempo, ma si era tradito da solo con la parola patrigno e non poteva fare finta di nulla; ormai i suoi aiutanti sapevano molti suoi lati privati, non doveva temere che andassero a riferirlo in giro senza alcun ritegno - Ma voglio attendere un pochino prima di riferirlo, potrebbe darmi un rifiuto e non sarei in grado di accettarlo da lei, non voglio più avere delusioni con le donne, ciò che desidero è acquistare quella stessa fiducia che mostro e possiedo al lavoro o con gli uomini

La carrozza si fermò davanti all'ingresso della sua abitazione e notò che vi era un'altra vettura ferma più avanti alla sua. La riconobbe immediatamente: era di Barras - Così è venuto a trovarmi, chissà gli servirò per qualcosa o vorrà qualche favore - sbuffò leggermente nervoso. Non aveva alcuna voglia di parlare con lui, quantomeno vederlo, avrebbe voluto passare la notte tra il tormento del suo amore e la crescente smania di rivederla.

- Generale Buonaparte - gridò Barras non appena lo scorse in lontananza con la sua inconfondibile figura sottile e inquieta - Ti stavo aspettando amico mio - la voce grossa e potente del direttore rimbombava nella stanza che era lo studio del generale - A quanto pare Rose ti ha tenuto impegnato fino ad ora - ridacchiò.

Napoleone aveva accettato che gli potesse dare del tu, seppur in cuor suo non volesse, ciò stava ad indicare che gli era superiore. Però non voleva insospettirlo troppo o irritarlo, gli uomini di potere erano estremamente capricciosi e volubili, bastava un niente per suscitare la loro ira. Non poteva immaginare che avesse descritto anche sé stesso - Non credevo che foste venuto a trovarmi ad un simile orario, siete sceso dall'Olimpo, Giove? Cosa vi porta tra i comuni mortali? - lanciò il cappello sul divano e si poggiò sulla scrivania, a braccia conserte.

- Ti trovo di ottimo umore, generale - rispose Barras, impeccabile nei suoi abiti da direttore, seduto sulla poltroncina - Eh perdonami se approfitto della tua stanzetta, ma non ho più il fisico come una volta - ridacchiò - Tu sei ancora giovane e scattante, arrivato ad un determinato orario il corpo non regge più, dovrei rassegnarmi

- Fate pure cittadino Barras, come se foste a casa vostra - rispose laconico il generale, piantando gli occhi su di lui - Così mi potete rivelare il motivo che vi ha spinto a venire fin qui... - l'ultima cosa che voleva ascoltare erano le false lagne di un uomo che era arrivato ai quarant'anni senza quelle difficoltà a cui alludeva. Conosceva le sue tattiche per ottenere qualche favore, come appunto quello di potersi sedere, senza nemmeno chiedere il permesso.

- Ho saputo della tua relazione con la vedova di Beauharnais - lo rivelò immediatamente, aspettandosi la sua relazione sorpresa. Pur dovendo essere lui ad esserlo, chi se lo sarebbe mai aspettato che un uomo irreprensibile, serio, ligio, ma impacciato e timido con le donne, dopo aver ricevuto una ferita d'amore, potesse infatuarsi di una donna come Rose. Un po' preoccupato lo era, conoscendo il carattere frivolo e leggero della vedova, poteva lasciare sul lastrico quel povero ragazzo, in fondo ci teneva al generale, si stava affezionando alle sue stranezze.

Napoleone sollevò un sopracciglio - Ebbene? - emise insospettito, si leggeva il suo disappunto sulla curva all'ingiù che avevano assunto le labbra - Non dovrebbe essere un problema per voi, non avete più un rapporto saldo con lei, mi avete riferito che state dando attenzioni a madame Tallien - aggiunse tentando di non perdere la pazienza e la testa soprattutto. Quando si entrava nell'argomento Josephine, era capace di fare qualsiasi cosa.

- È vero, cittadino generale - confermò bonariamente il direttore aprendo i palmi delle mani - Ma vorrei metterti in guardia, perché mi stai a cuore, sei uno dei miei uomini più preziosi

"Ecco che ricomincia con le adulazioni, inizio ad esserne stufo, pensa davvero che io sia come gli altri imbecilli leccapiedi che gli corrono dietro e pendono dalle sue labbra? Patetico!" Strinse leggermente le dita sottili sulla stoffa della divisa "Appena avrò l'occasione perfetta gliela farò vedere io chi è l'imbecille tra noi due" mostrava il suo atteggiamento altero - Non ne ho bisogno cittadino, sono un uomo e so come comportarmi con una donna che ha bisogno di un po' di denaro e di regali dal suo fidanzato...

Quella parola fece sollevare il volto di Paul e si alzò in piedi - Sembra che tu abbia preso la Beauharnais per uno dei soldati del 13 vendemmiaio che devi includere nella distribuzione - vide il viso del ragazzo corrucciarsi, carico di disapprovazione - Fai attenzione, è come il vaso delle Danaidi lei da sola - cercava di non mostrarsi troppo ostile, calcolando ed usando le parole giuste - Avresti fatto meglio a inviare quel denaro alla tua famiglia, che ne ha bisogno, a cui ho fatto mandare degli aiuti economici - sperò di convincerlo citando la sua famiglia.

Ma Buonaparte era più stizzito che mai, non sopportava che lo trattasse come un ragazzino inesperto e, velenoso, gli rispose - Non si tratta di regali fatti ad un'amante - "come lo siete voi" espresse soltanto nella sua testa - Bensì anticipazioni di doni di nozze! Madame de Beauharnais, del resto, è ricca!

A quel punto Barras non poté trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente, per poco non rotolava a terra, lacrimando. Era davvero convinto che quella donna lo amasse e non fosse soltanto attratto dai soldi e dalla sua futura carriera del corso? E soprattutto che possedesse quella ricchezza che ostentava con il suo stile di vita sfarzoso e lussuoso. Con le donne quel giovane era più che ingenuo, era un autentico sprovveduto e incapace di cogliere il pericolo che ogni donna porta con sé. Eppure ne aveva avuto di insuccessi, come poteva soltanto pensare che esistesse quell'amore, che si poteva leggere nei poemi, che quel ragazzo amava tanto. Era proprio un sognatore.

Buonaparte gli voltò le spalle per evitare di farlo tacere bruscamente, una volta per tutte, Barras stava mettendo a dura prova la sua pazienza. Il direttore si avvicinò e gli diede un'amichevole pacca sulla schiena e gli disse, riprendendo fiato, gli faceva male la pancia - Che sia ricca ne dubito, ho come prova le innumerevoli fatture che pago per lei - il tono era quasi paterno e, come poche volte gli era capitato, sincero - Che sia bella, è questione di gusti, non sono io che ti posso contraddire - concluse infine, dandosi dello stupido, perché stava prova qualcosa che fosse vicino all'affezione, nei confronti di Buonaparte. Non gli era capitato spesso, dovendo diffidare di chiunque - Ora devo andare, si è fatto davvero tardi, generale, ci tenevo soltanto a dirti questo, mi auguro che ci rifletta pure tu - ammiccò - Buonanotte

- Buonanotte - ricambiò Napoleone dopo averlo visto quasi volare fuori dalla stanza, probabilmente aveva un appuntamento con la nuova amante. "Tanto non cambierò idea, se pensate di tenerla tutta per voi, Barras, ora avete un rivale" sorrise solleticato dall'idea di poterlo sfidare e, perché no, vincere.






 

 

   
 
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