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Autore: Alarnis    19/12/2021    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33   Con te o senza di te!”





“E questo è tutto!” ammise Moros dando una scrollata di spalle; continuando spedito la marcia a cui Malia li stava obbligando. Gli era sembrato avessero ripercorso all’indietro la strada che li aveva condotti là dalla locanda, ma ad un certo punto avevano svoltato seguendo un sentiero adorno di fragoline selvatiche e more.
Braccioforte muto, quanto la donna, nell’ascoltarlo durante tutto il racconto sui fatti salienti della vita sua e di Nicandro fino alla loro separazione; entrambi concordi nell’evitare di interromperlo perché non perdesse il filo dei propri pensieri. Cosa che aveva apprezzato.
Malia non accennò a fermarsi, anzi accelerò il passo, tuttavia non si lasciò scappare l’opportunità di prendere finalmente la parola, quasi potesse dare sfogo alle proprie domande. “Nicandro è stato portato a Matilda da una vicina…” sembrò indagare arricciando il naso “Ed è così che vi siete conosciuti…” ricordò con il tono di chi esprime un dubbio. Strappato un lungo stelo di erba menta lo usò come un frustino davanti a sé disinvolta.
“E’ una domanda?” ridacchiò spavaldo, come se trovasse divertente che Malia riportasse, di tutto il racconto, il solo antefatto.
“No,no, affatto.” ridimensionò Malia, quasi provasse a scusarsi. “Dicevo così per dire.”: restò in silenzio, come se dovesse aggiungere qualcosa.
Infatti, precedendo le domande di Moros, si sbilanciò “Lasciami dire sia curioso. Una donna che si mette in viaggio per un bambino…”.
“In effetti… “ rifletté Moros che non ci aveva mai troppo riflettuto.
Malia dondolò la testa, facendogli finire quasi in faccia i capelli che gli lasciarono sul viso il profumo di menta che avevano catturato dall’aria.
Moros si massaggiò il viso, solleticato “Curioso che sia stato portato a Matilda!” ammise divertito. Si portò una mano a spostarsi il ciuffo della fronte; gli occhi blu acciaio rischiarati dallo spasso che per qualcuno suo madre fosse donna altruista e responsabile. “Quella donna non si ricorda nemmeno il nome e numero delle proprie sorelle.”; rincarò la dose “E questo da sobria!”.
“Mi stupisco, pure, abbia accettato.” sbottò Malia perplessa di fronte al suo divertimento.
“Berenice che aprì a quella vicina, ci raccontò che quella donna consegnò qualche soldo per incentivarla!” spiegò ricordando la sorellastra: madre certa, padre meno.
“Ecco che fine fanno i legami di sangue!” disprezzò Braccioforte limpidamente, mentre seguiva Moros alle spalle.
“Era figlio di Francesca!” disse Moros monello, per poi scoppiare a ridere “O di Chiara… o Sara.” Si spiegò meglio “Era così sbronza quella sera che non si ricordava nemmeno di quale sorella fosse!”; poi colto da genuino e incondizionato affetto per colei che l’aveva pur sempre generato “Non è cattiva… ma sono certo che se quei due saputelli, di Fernando e Bernando, non ci avessero ripetuto fino allo sfinimento il nome Nicandro, non ne avremmo saputo neppure il nome.”.
“Ed io che pensavo di essere la sola ad avere un passato fuori dalle righe….” ammise Malia stupefatta, giratasi indietro con le sopracciglia aggrottate che sembravano quasi toccarsi. Moros stirò le labbra all’esterno, i denti in evidenza, in un sorriso d’imbarazzo.
“Quel che importa è che sono stato felice.” ammise Moros soddisfatto di quei tempi. Sapeva che il suo volto aveva preso l’intensa luce che avvolge i bei ricordi.
“Mi fai venire il volta stomaco.” si toccò la pancia Malia, come presa da un malessere, tanto le sembravano in odio le storie sdolcinate.
Le ricordava tanto una vecchia strega. Una gran bella strega, rifletté.
Lei dondolò il capo, sulle labbra ancora il disgusto per l’indigestione di zucchero a cui l’aveva obbligata, prima di valutare “E’ cresciuto con te… fino alla freccia di quella là!” appuntò riferita a Lavinia, che di certo non rientrava tra le sue simpatie.
“Appunto quella là!” scherzò Moros, alzando una fossetta che sembrò accattivarsi lo sguardo di Malia.
“Ed è finito dritto dritto in un castello.” ammise con voce invidiosa Malia, con lo stesso tono maldisposto con cui avrebbe obiettato al fato Ma perché non è capitato a me? ; la voce di Braccioforte appuntò, superandoli entrambi per avere la loro completa attenzione, “Ed ora il nostro Moros lo vuole prelevare da lì e..” fece il gesto di chiudere le quattro dita all’ingiù, una con l’altra, tutte unite al pollice, per poi far salire l’avambraccio, come dovesse trarre qualcosa da un sacchetto o da un recipiente per farlo uscire.
“Ma non ho capito perché?” sentenziò Malia facendosi spazio attorno con le braccia, ipotizzando “Sentiamo… Perché Gregorio ne sfrutta i poteri?”.
Poteva essere una scusante, ma che detta da Malia sembrò non avere la forza necessaria a giustificare una simile impresa. “Conviene pure a lui stare là!” obiettò Malia con le braccia ai fianchi, come se fosse la cosa più normale della terra “Vuoi mettere fare il nobile!”.
“Mi sembra di aver capito che è nobile!” puntualizzò Braccioforte, meritandosi il grugno che Malia gli rivolse. Fare, essere ma che differenza vuoi che faccia? sembrò esprimere con sguardo irritato lei; gli occhi fissi.
“Ma se io ti dicessi che mi devi aiutare per forza, tu mi aiuteresti?” l’affrontò Moros.
“Certo che no!” fece una smorfia lei, dondolando il viso a destra e sinistra, rendendo il naso ancora più storto.
“Ecco! Vedi! Ho ragione io!” proclamò vittorioso Moros, prima che lei gli picchiettasse con uno schiocco di dita la fronte “Ragione, un cavolo!”.
Moros rimase serio, quasi infuriato, i lineamenti del volto teso, più come un bambino cocciuto che come un adulto indispettito da un commento realistico.
“Figurarsi se vuole tornare con te in quella topaia che chiamavi casa…” puntualizzò Malia “Ma ci hai pensato almeno una volta?”. Era come dicesse Io non lo farei di certo! Puntualizzando un egocentrico Io.
Era No la risposta che gli si dipinse in viso. Ed era come se fino a quel momento, Moros, lanciandosi a capofitto sull’idea di riportare Nicandro con sé, avesse trascurato il resto: l’ovvio.
“Dalle stelle è difficile tornare alle stalle.” specificò Malia con una linguaccia.
“Con me…” mise in chiaro “in quella stalla non gli è mancato nulla!”.
“Mi sono sempre preso cura di lui. Gli ho insegnato a parlare, a non temere il fuoco… Bhe veramente lo teme ancora.” divagò sviolinando i propri meriti.
Ora lei gli era col viso addosso e col seno premeva sul suo torace “Ma non hai una vita tua?” lo destabilizzò, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“Se me lo dici così?” fu la sciocca risposta che gli uscì spontanea dalle labbra, disorientato dal calore che gli provocò quel seno nello spirito e, non solo in quello.
“Non c’è margine di trattativa!” mise in chiaro Malia, sbeffeggiandolo nuovamente come fosse solo un ragazzetto.
“Dai che ti piaccio!” cercò di intenerirla. Inclinò il capo spiritoso e lei gli sventolò la mano per allontanarlo, in un gesto bonario, sbuffando.
“Io ci tengo a mio cugino!” chiarì appuntandosi il petto. “E siccome non ci credo voglia spontaneamente aiutare Gregorio” vociò ponendo l’accento sulla parola aiutare “Voglio che sia lui a dirmelo a quattrocchi!”.
“Sei senza speranza…” sbuffò nuovamente Malia, prima che quasi la rincorresse per arrivare primo al traguardo dell’avere ragione “E poi c’è la storia di Ludovico…” si giustificò.
“Qui Ludovico non centra nulla!” lo stupì lei, marciando e, mantenne il silenzio.
Lui insistette. La solita argomentazione Nicandro fosse in pericolo, a cui lei non badò minimamente fino a raggiungere un grosso cumolo d’aghi, di cui si erano appropriate le formiche. “Passiamogli sopra! O accanto! Vedete voi, ma veloci!” insisté.
Gli passarono accanto, sbucando lungo una strada: a ridosso della rocca.
Lo stupore gli si dipinse in viso, lasciandolo attonito “Ma come? Siamo già arrivati?”.
“Rocca Lisia…” alitò Braccioforte, preda di un affetto che solo casa sapeva infondere: gli occhi che cedevano alla commozione che li rendeva vitrei.
Malia scrollò le spalle “Sì!”.  Moros ancora con la bocca aperta, fissava quella struttura circolare che lo soverchiava. Un muro troppo alto da scalare. Un posto che sentiva opprimente. Solo ora se ne rendeva conto. Non era la facile impresa a cui aveva creduto.
“E’ tutta tua!” annunciò Malia, concedendo la mano in direzione della fortezza, ironica e cinica.
Moros indietreggiò “E il passaggio?”. Quel è tutta tua! cosa significava? Quasi si arpionò all’amico, come se le gambe non lo reggessero più.
“Ludovico è stata la scintilla che ti ha messo in cammino.” si sentì rimproverare da Malia “Ma il motivo è che ti sentivi vuoto.”.
Vuoto: una parola; che gli provocò un brivido nell’animo.
Malia senza freni sviolinò “Ti mancava Nicandro, ma è Lavinia che ti ha scagliato la freccia che ti trafigge!”. Lo guardò dritto negli occhi: fredda e crudele.
“Perciò ti chiedo vuoi ancora salvare Nicandro? O vuoi salvare te stesso dalla paura di restare da solo?”. Ecco! L’aveva spiazzato.
Moros cercò con il viso, quello di Braccioforte. L’amico restava muto ma i suoi lineamenti sembravano incitarlo a dare una risposta soddisfacente e soprattutto autentica.
“Baltasar avrebbe riso di te!” concluse Malia con arroganza: nella sua voce l’amarezza di un confronto incolmabile tra i due uomini. Uno sicuro, l’altro fragile. Uno cinico, l’altro un cuore immaturo.
Come puoi parlarmi così? Chi ti autorizza?  Mise in chiaro “Voglio vederlo felice!”.
“E contento?”  ironizzò lei “Come nelle fiabe?”.
Moros si raddrizzò. “Sì, certo!” appuntò severo, per poi cedere ad una smorfia, ripetendo a pappagallo “Come nelle fiabe!”.
“Con te o senza di te!” trovò la forza di dire. La sua voce uscì fiera. Le parole ben scandite.
Forse, ora, il tuo Baltasar non riderà così tanto!
Finalmente l’aveva impressionata. La determinazione che si era impadronita di lui, aveva infine fatto tacere Malia, che lo fissava.
“Se la metti su questo punto… allora… Con me!” annunciò Malia prendendolo alla sprovvista sottobraccio, quanto fece con Braccioforte come se dovesse essere scortata da entrambi.
“E dovrei preferire Lavinia?” gli sfuggì di dire.
“Cane e gatto andrebbero più d’accordo di noi!” lo rimproverò lei.





NdA: Grazie a tutti quelli che leggono.
Sappiate che il vostro parere per me è importantissimo ^_^ 
Ringrazio di CUORE tutti quelli che recensiscono, in particolar modo Francyzago77 e Vento di Luce.
Faccio a tutti i miei migliori auguri di Buon Natale.
   
 
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