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Autore: hermy09    21/12/2021    1 recensioni
Una raccolota di fanfiction (per la maggiorparte oneshots) sulla coppia Jason Grace e Reyna Ramirez Arellano.
Sono tutte storie tradotte dall'inglese all'italiano. Leggere il primo capitolo per più info.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Jason Grace, Reyna, Reyna/Jason
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE, questa non è una mia fanfiction, è stata scritta da HecateA e pubblicata su fanfiction.net

Io l'ho solo tradotta dall'inglese all'italiano.

Qui trovate la storia originale:  https://www.fanfiction.net/s/8573909/1/Waiting-for-Grace?__cf_chl_jschl_tk__=cROqJ8fZfdWhGOdlRxTQ2W3foNJh28EFvnbGDGO787w-1640084793-0-gaNycGzNCX0

La prima volta

La prima grazia.

"Ehy, so che quando saremo tornati al campo, dopo questa impresa... probabilmente non vorrai restare" disse Jason.

"Come lo sai?" chiese Reyna.

"Perchè sei fatta così. Ti ho trovata nei boschi e prima ti deve essere successo qualcosa di orribile, e adesso non ti fidi di nessuno. Ma te lo prometto, il campo Giove è un bel posto. Mi ha salvato quando ero un bambino. Magari salverà anche te ." disse Jason.

"Penso che come grazia salvatrice mi basti che tu mi abbia salvata da quella spada" disse Reyna. "A chi ne serve un'altra?"

"A te," rispose Jason.

Reyna non lo negò.

Un anno dopo

"Che carina che sei, Pretzel" le disse qualcuno. Una delle sue stesse trecce colpì Reyna in viso mentre tornava a casa dal senato, e lei la ricacciò selvaggiamente in direzione del colpevole.

"Ti riferivi ai miei capelli?" chiese a Jason mentre correva per evitare la sua mano.

"Sì, Pretzel" rispose Jason con un luccichio negli occhi.

"Cosa c'è che non va nelle mie trecce?" chiese Reyna. Non era davvero arrabbiata. L'energia gioiosa e giocherellona di Jason era contagiosa.

"Nulla" rispose Jason. "Ho detto che sei carina, no?"

"Mmh, forse dovresti farti crescere delle trecce" suggerì Reyna. Jason rise.

"Ti prego non immaginarti una cosa così brutta" disse lui. Jason tirò su di nuovo le trecce di Reyna. "Scusami, ma era da tutto il giorno che volevo farlo, Pr..."

"Se mi chiami di nuovo Pretzel non avrai più una lingua quando saremo tornati a Nuova Roma" disse Reyna. Jason rise. I suoi occhi scintillavano e lui sembrava la persona più carismatica e felice della terra.

Continua pure, Grace, disse lei tra sé e sé. Di qualcos'altro. Aspetto solo una tua mossa, perché io non farò la mia. Devo prima aspettare di vedere come andrà finire 

La fine dell'attesa

Jason si ritrasse e in parte sembrava essere sorpreso da sé stesso, e dall'altra parte sembrava essere colpito da quanto fegato avesse avuto. Reyna si sentiva quasi allo stesso modo, ma per la maggior parte si sentiva come se le sue emozioni si fossero mescolate tutte insieme e ormai fossero troppo confuse per riconoscerle.

Entrambi ansimavano. Reyna si chiese se quello fosse stato anche per lui il suo primo bacio. Decise di no.

"Non era niente male" disse lui.

"Lo spero" rispose Reyna. "Perchè se possiamo fare di meglio...".

"Beh, possiamo provarci" suggerì Jason,

La migliore idea che avesse avuto quel giorno. 

La seconda volta

Un mese di attesa

Dopo il terrore iniziale provato nell'aver trovato un letto vuoto, la stanza vuota, e la villa vuota, Reyna cominciava ad irritarsi. SI aspettava che spuntasse ai confini del Campo con pezzi mancanti nella sua armatura, jeans strappati, e una storia assurda da raccontare, il tutto perché ovviamente lui era la Grazia salvatrice. Non aveva bisogno di essere salvato. Mai. 

Due mesi

Reyna mise giù i dischetti rossi sulla mappa da tavolo degli stati uniti della Principia. Ancora più posti dove la legione aveva controllato, ancora più posti dove non si trovava Jason.

"Hank, sposta quello a destra. La tua destra" disse Reyna.

Aspettò un po' di minuti che i cretini nella stanza leggessero la mappa sul tavolo. Lei aveva già un piano pronto.

"Controlleremo a New York, in Arizona, e in Oregon" disse Reyna. "Voglio la prima e la seconda corte a New York, la terza in Arizona, la quarta in Oregon, e la Quinta resterà qui di guardia".

"Ti fidi di loro per proteggere il forte?" chiese Ottaviano sprezzane.

"No, ma mi fiderò di loro se Jason torna a casa". Disse Reyna fieramente. "E voi fareste meglio a non dubitare delle mie decisioni solo perché stiamo aspettando il ritorno del nostro secondo pretore".

Ottaviano sbiancò.

"Sì Reyna". 

Tre mesi

"Reyna?" sentiva che la chiamavano. Alzò lo sguardo dalla mappa degli Stati Uniti divisa in territori in base ai templi degli dei e vide Hazel Levasque alla porta della Principia.

"Sì Hazel? " chiese Reyna.

"Volevo solo chiederti... a un certo punto smetterai mai di cercare?"

"Cercare?".

"Jason".

"No", disse Reyna. "Ovviamente no. C'è una possibilità che sia ancora vivo. Dovremmo chiedere a tuo fratello più dettagli quando farà ritorno, ovviamente. Ma se Jason non torna a casa, significa che ha bisogno di aiuto, e Roma non lascia nessun uomo indietro."

Hazel si morse il labbro.

"Ehy. Manca anche a me", disse Reyna all'amica "E anche a tenti altri".

Hazel annuì.

"Vorrei sapere cosa direbbe mio fratello" disse Hazel. "Solo stupide gemme e la stupida terra..." Hazel scosse la testa e cercò di non pensarci.

"Siì paziente Hazel" disse Reyna. C'era un certo tipo di innocenza ma anche saggezza in ogni sua sillaba, che la spingeva a fidarsi di Hazel.

"È così che fai tu?" Hazel chiese.

"Sì" ammise Reyna.

"Non sono brava ad aspettare" borbottò Hazel.

"Ci giurerei, sei ADHD" disse Reyna con un piccolo sorriso. "Non so proprio come a scuola o casa non lo abbiano capito.

Hazel cambiò velocemente argomento. "Sarebbe ora tu andassi a letto" disse a Reyna. "Sul serio. Vieni con me, stare svegli fino a tardi a lavorare non è salutare".

__________________________________________________

Ottaviano era stato gentile con lei tutta la settima, il che metteva Reyna all'erta e la rendeva paranoica. Sperava probabilmente di riuscire a far mettere una buona parola per lui per il pretorato, Reyna lo capì la sera che si era offerto di aiutarla a classificare i documenti.

"Credo di starci prendendo la mano con il sistema di classificazione dei documenti che hai stabilito".

"Ottaviano, fammi un favore e smettila di prepararti per un lavoro che non sarà mai tuo" disse Reyna seccamente guardandolo in faccia. "Se è l'unico motivo per cui sei qui puoi anche andartene perché anche Gwen o Hazel potrebbero farlo, e loro sono più gradevoli da avere sotto gli occhi".

Lo sguardo di Ottaviano indicava che non lo avrebbe dimenticato facilmente.

Cavolo, avrebbe dovuto tapparsi la bocca.

Quattro mesi

Reyna gettò lo straccio nell'immondizia e fece un nodo al sacco per chiuderlo. Guardò la villa. Non era più così polverosa, odorava molto di limone, ma almeno non era polverosa. Forse l'ultima volta che Jason l'aveva pulita era stata più lucida, fa nulla.

Cinque mesi

Le sue argomentazioni erano più forti. Il suo vocabolario più ricercato. Le sue parole erano più taglienti che mai.

"E per questo, gran Senato di Roma, che propongo di interrompere la ricerca di Jason Grace".

Le persone erano silenziose. Poi partirono gli applausi e a Reyna mancò il respiro.

Ottaviano si girò verso di lei.

"Pretore?" le chiese.

Reyna fece un gran respiro.

"L'unico punto valido esposto era l'incremento di incidenti nel mondo mortale" disse Reyna, "Per quale altro motivo suggerisci di annientare la missione per Jason Grace?"

"Sono passati cinque mesi", disse Ottaviano. "Con tutto il rispetto, ma nessun semidio sopravvivremmo da solo tutto questo tempo".

"L'ha fatto in passato", disse Reyna. "Ricorda. La sua corsa alla Casa del Lupo è stato deviato da un'impresa. È stato il più lungo di quell'anno".

"Non era solo" controbatté Ottaviano. "Aveva te".

Quello fu come un pugno nello stomaco per Reyna. Sì, aveva lei. Ora non era così.

"È un mezzosangue molto più esperto adesso. Pretore di Roma e ex-centurione della Quinta Corte, nel caso te ne fossi dimenticato. " Rispose Reyna. "Credo possa farcela eccome".

"Nessun segno di vita, nessun indizio? Sarebbe dovuto accadere qualcosa che la legione potesse notare, un sogno dei nostri soldati, una notizia al telegiornale, una predizione degli auguri" disse Ottaviano.

Tu sei il nostro augure, ti legherei ad una colonna e ti farei mangiare imbottitura.

Ottaviano continuò; "Jason Grace non il tipo da restare in silenzio se sa di essere necessario, a meno che non sia morto o non ci abbia abbandonati".

"Non farebbe mai una cosa del genere".

"Allora è morto" disse Ottaviano.

Reyna volse lo guardo al resto del senato. "Nonostante personalmente non penso che abbandonare Jason Grace sia una buona idea, è una decisione che spetta al senato. Questo legionario non ha mai abbandonato Roma. Inoltre, era un amico, un collega fidato, e un leader eccezionale. A mio parere non sembrate esitare nell'abbandonarlo".

"Perchè non poni il veto?",

"Non voglio che i legionari corrano rischi, se è vero che il mondo là fuori è improvvisamente diventato più pericoloso non so come". Rispose Reyna. "Ci occuperemmo anche di quello, ma facciamo una cosa alla volta. Chi pensa che interrompere le ricerche sia una buona idea?".

Il numero di mani alzate fu doloroso per Reyna. Come se ciascuna di quelle la stesse schiaffeggiando.

"È deciso allora. Jason Grace è disperso in azione".

"Avrei detto presunto morto" disse Ottaviano.

"Vedremo, faccio veto" disse Reyna. "Presentatemi un corpo e allora vedremo".

Se il senato era stanco di attendere e la legione cominciava a spazientirsi, non significava che Reyna non avrebbe continuato ad aspettarlo".

Sei Mesi

"Ricordo pienamente tutti gli ultimi duecento pretori di Roma" commentò Ottaviano.

"Meraviglioso" disse Reyna. Stavano tornando al senato, e per qualche motivo- Giunone sapeva quale era questo motivo, era meglio che fosse valida, Ottaviano la seguiva, aiutandola a portare le scatole con le cartelle penali. Alcuni legionari sarebbero stati rilasciati in mattinata.

Una camminata di un chilometro non era mai sembrata così lunga a Reyna. Che diavolo, stavano per caso su un tapis roullant?

"So molto in verità della storia della legione"

"Altrettanto magnifico".

"Reyna so che Jason ti era molto caro, ma come ho detto molte volte, credo che..."

"Già, molte volte" osservò Reyna. Non era sicura di ciò che stava per dirle, ma era certa sarebbe stato qualcosa di già sentito.

"Che ti serve qualcuno che lavori al tuo fianco. Questo è un lavoro ideato per due persone".

"Ottaviano, sto bene" disse Reyna,"So adempire alle mie responsabilità".

"Allora perché ti sto aiutando a portare le scatole?" disse Ottaviano.

"Per una volta" sbottò Reyna.

"Una volta ora, una volta dopo e una ancora porta a qualcosa di concreto, Reyna"

Quattro, erano state quattro.

"Non accadrà" disse Reyna "Anche se la tua preoccupazione è toccante.

"Penso ti serva un partner" disse Ottaviano.

"Lo hai reso chiaro più volte,

"Penso ti serva adesso",

"Hai reso chiaro anche questo".

"Reyna...".

"Puoi lasciare queste scatole nella Principia e chiuderle lì con le tue chiavi", disse Reyna. "Ho altro lavoro da finire, e cani da sfamare. Grazie e buona notte." gli disse dichiarando chiuso l'argomento.

Si liberò una mano per aprire la porta della sua villa, entrò e i suoi cani corsero a girarle attorno alle caviglie, diede un calcio alla porta, lasciò cadere le scatole a terra e diede un pugno al muro. I suoi cani si allontanarono e lei diede un altro pugno. E poi un altro. Avrebbe potuto urlare per la frustrazione.

Si mise le mani tra i capelli.

"No, sono la figlia della guerra, non della distruzione" disse andando in soggiorno dove si mise a girare attorno al tavolino. Aveva già avuto quella discussione con sé stessa prima.

Fece un respiro profondo per provare a calmare la raffica di rabbia che le scorreva in corpo come se fosse un termometro a mercurio.

Poggiò la schiena al muro respirando sempre più profondamente. Non riusciva a calmarsi. Era stufa. Dei, stava crollando per la prima volta dopo anni.

Si alzò e cominciò a muoversi. Agitarsi per Reyna equivaleva a innervosirsi e non poter star ferma, e al momento era in sovraccarico da stress, angoscia, frustrazione, rabbia e osando dirlo, forse anche un po' di tristezza.

Stufa di lottare, stufa di tutto.

Collassò sul divano e affondò la faccia nel cuscino. Aurum o Argentum, probabilmente Argentum, le leccò le caviglie per consolarla. Si chiese se capissero che stava piangendo. Pungevano e bruciavano come lacrime di rabbia, ma sentiva fossero di tristezza profonda.

Ma non era stanca di aspettare, perché avrebbe aspettato Jason tutta la vita.

Era solo stanca di avere attorno persone che cecassero di farla smettere di farlo.

Sette mesi

Non sapeva quanto tempo avesse pregato il suo patrigno, ma si inginocchiò e pregò molto.

Si alzò e si recò al tempio più grande, si inginocchiò di fronte alla statua di Giove Optimus Maximus, e pregò.

Pregò lui più di tutti. Poi si alzò, si inchinò alla statua ancora una volta, e si diresse al tempio di Bellona.

Si sedette, lì era a suo agio.

"Madre, hai sempre vegliato su di me, e mi hai assistita in ogni battaglia" sussurrò. "Sai che sono una guerriera. Onorerò sempre ciò che sono. Ti prego aiutami in questa battaglia.

Si alzò e andò all'ultimo tempio, il tempio di Mercurio, viaggi e viandanti, prima di tornare al fonte del Campo Giove.

Otto mesi

"Documenti, moduli della legione, permessi di trasferimento corte, bollette, lettere di raccomandazione bla, bla, bla." Esclamò Gwen. "Non puoi prenderti almeno un giorno libero? Ti prego. Siamo tutti molto preoccupati per te. Farebbe sentire meglio tutti. Solo io e te per un giorno, okay? 

Reyna sospirò, ma cedette quando Gwen le disse che aveva delle informazioni da condividere con lei.

Così Reyna l'aveva seguita, mettendosi vestiti comuni per la prima volta dopo... mesi, passeggiò per Nuova Roma, guardò le vetrine e rise con Gwen su quanto poveri fossero i legionari, e si fermarono a prendere un gelato. Questo era un comportamento quasi estraneo a Reyna -  era passato un po' di tempo da quando Jason l'aveva allontanata un po' dal lavoro e dalla professionalità per avvicinarla a quel suo lato che tutti vedevano come "Oh è una normale teenager".

Erano sedute a un tavolino rotondo sotto l'ombra di un parasole, all'aperto. L'interno delle guance di Reyna erano congelate e colme del sapore di cioccolato e marzapane.

"Come ti stavo dicendo al forte..." disse Gwen. Reyna ingoiò un cucchiaio di gelato.

"Yes?" Chiese lei. Gwen provò a cambiare discorso toccando i capelli di Reyna.

"Sono molto belli quando li porti sciolti" le disse.

"Vanno in mezzo ai piedi però," disse Reyna. "Che stavi dicendo?"

Gwen odiava dar brutte notizie e far stare male gli altri, un difetto fatale.  Si morse le labbra e sospirò, smussò il suo gelato all'arancia col cucchiaino. 

"Ottaviano è venuto a parlarmi l'altra sera," disse Gwen. "L'ho mandato via, non fraintendermi. Ma... -"

"Ha chiesto a te e a Dakota di unirvi salla sua campagna elettorale, non è vero?" disse Reyna.

Gwen sospirò. "Sì lo ha fatto," disse lei. Sembrava triste e scontenta, spinse via il uso gelato.

Reyna strinse le labbra e annuì. Quindi Ottaviano aveva cominciato a scavare nella pila di disadattati che era la Quinta Corte.

"Deve essere convinto di avere una base solida se già prova a infiltrarsi nella Corte di Jason." disse Reyna.

"Lo so," disse Gwen con una smorfia. "Mi dispiace un sacco."

"No, preferisco averlo saputo," disse Reyna.

"Cosa hai intenzione di fare, Rey? Io... ovviamente lo sai anche tu, ma non penso tu possa aspettare altro tempo".

"Oh, io posso aspettare." disse Reyna. "Ho atteso tutta la vita per la mia grazia salvatrice. Ho atteso tutta la vita per una luce, un segnale che le cose fossero okay nel mondo reale. Ho atteso anni di sentirmi meglio dopo ciò che era successo con Barbanera. È Roma che non può aspettare, è quel posto vuoto a non poter portare pazienza- perchè Roma non lo fa mai. È sempre un andare avanti, avanti e avanti, colpo di stato dopo colpo di stato, assedio dopo assedio, guerra dopo guerra".

"Hai un piano?"

"Io starò qua e continuare a controllare," disse Reyna. "Ma...comincerò a provare a far finire l'attesa di Roma."

"Proporrai Ottaviano come pretore al sentato?"

"No. Per piacere, a quel punto Roma dovrebbe aspettare un'altra grazia salvatrice."

Gwen rise, e per in secondo Reyna si sentì meglio.

"Quindi chi?" Chiese.

"Non lo so," disse Reyna. "Aspetterò la persona giusta."

"Aspetti molyo per essere una impulsiva figlia della guerra ADHD" disse Gwen. "Sei più un ninja che un legionario."

Nove mesi

"Hai distrutto il potere della nostra signora" disse Reyna. "Hai liberato dei prigionieri che si sono vendicati su tutte noi che vivevamo nell'isola. Io e mia sorella... beh, siamo sopravvissute. È stato difficile. Ma a lungo andare, penso sia stato meglio che sia stato meglio essere andate via da quel posto."

"Mi dispiace comunque. Se ti ho ferito, mi scuso." disse Percy. Reyna incrociò le braccia al petto e lo fissò. All'inizio aveva pensato che quel ragazzo fosse molto simile a Jason. Coraggioso. forte. con esperienza, espetto, eroico, nobile... ma stava cominciando a notare le differenze- delle grandi differenze. Non tutte brutte, non tutte buone. Ma c'erano differenze caratteriali definite.

"Scuse? Per nulla da romano, Percy Jackson. Saresti un pretore interessante. Spero che prenderai in considerazione la mia offerta."

Ti prego fallo. Se attendo ancora sarò nel regno di Ottaviano- e da lì non si tornerà più indietro.

Una quantità di tempo indefinito

Si tenevano per mano.

Erano... Le loro dita erano intrecciate mentre si allontanavano per girare nuova Roma.

Lo sapeva. Lo aveva capito dal secondo in cui li aveva visti insieme dopo che il suo cervello aveva elaborato che Jason era tornato e aveva cominciato a pensare lucidamente. 

E la nuova ragazza era carina. Era splendida in realtà. E c'era stregoneria nelle sue parole, tale che Reyna non la vedeva dai tempi di Circe. Era potente e indubbiamente coraggiosa. Era intelligente.

Reyna si chiese che cosa fosse aspettare per qualcosa che non sarebbe mai avvenuto.

Basta attendere

La riunione dopo la guerra si tenne sull'Olimpo.

Pipers si complimentò con Annabeth per la bellezza dei troni, Leo impazzì per le colonne e i supporti, Percy tenne Annabeth stretta a se e disse che non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse creare qualcosa del genere. I romani erano stati diffidenti nell'essere stati invitati nella stanza dei troni- erano sempre distanti dai propri dei. Per Jason, era.. sbagliato ad essere onesti .

Inoltre; non se la sentiva più di essere chiamato un leader e parte di una profezia.  Voleva tornare a casa, prendersi cura della sua legione, rimediare ai suoi errori, e spiegare a Reyna cosa fosse successo, come non fosse stato abbastanza forte da resistere all'influenza della dea Afrodite.

Ma era abbastanza forte da scusarsi, e sperava sarebbe bastato.

I leader della guerra entrarono. I capi cabina, i centurioni, e Reyna. Vennero scambiati degli abbracci. Quando la mano di Jason strinse l'avambraccio di Reyna , il saluto romano, non riuscì a trattenersi.

"Mi dispiace tantissimo," disse Jason. "Quello che ho detto e fatto non è stato giusto e so che non ti piacciono le scuse , ma dobbiamo-"

"Zitto," disse lei.

L'impeto di forza che Jasona aveva avuto si indebolì. L'aveva fatto. Basta così.

"Te l'ho detto; So riconoscere la magia," Reyna disse dolcemente. "L'ho sempre saputo"

Ciò non fu nè appropriato nè professionale ma Reyna scattò come una vipera e lo baciò, e lui non potè che stringerla e ricambiare il bacio.

La terza volta

Un mese

Non sapeva nemmeno di essere in attesa.

Due mesi

Jason le lasciò i capelli quando Reyna si rimise su e si pulì la bocca con della carta igienica e tirò lo sciacquone.

Tre mesi

Le serviva ci fosse il momento perfetto, e finchè non ci fosse stato la notizia avrebbe aspettato.

Era appena tornato da una caccia ai mostri con Percy, Frank e  leo. Era contento, aveva potuto mangiare cibo disgustoso e poco salutare, e aveva corso in giro tutto il giorno, si era incontrato coi suoi cugini e coi suoi migliori amici...

Quattro Mesi

Reyna si guardò allo specchio, il bordo della sua maglietta saliva su.

"Questa è nuova," Jason commentò, entrando nella loro stanza con lo spazzolino in bocca .

"GiàY," rispose lei.

Le mise un braccio attorno alla vita.

Ti bacerei, ma sarebbe disgustoso." disse Jason, la bocca era piena di schiuma da dentifricio.

"Sempre romantico," Reyna sottolineò.

Cinque Mesi

"Che ne pensi della pizza?" disse Jason mentre cercavano di capire con cosa cenare.

"No," scattò lei. "Nuh-uh, no pomodori, il formaggio è disgustoso e scordati il salame, Grace."

Sette mesi

Okay, non ne poteva più della camminata dondolante. Era stufa. Non vedeva l'ora di camminare come una persona normale di nuovo.

Otto mesi

Che fosse benedetto.

Davvero, c'era solo una persona in quella casa che non era costretta a restare sveglia a causa di questo, quello e quell'altro ancora, ma lui si era comunque imposto di restare sveglio a guardare patetici programmi televisivi notturni con lei, avvolti nelle coperte, sdraiati sul divano.

Comunque non stavano guardando al Tv. 

"Lo si vede scalciare." disse Jason. "Tipo, attraverso te..."

"Sì Grace, è normale. Fatti un altro caffè, ne hai un evidente bisogno." Disse lei seccata.

Nove mesi

Fu il dolore a svegliare Reyna, il che era insolito per una figlia della guerra che tendeva ad avere una tolleranza del dolore molto alta. I crampi la spezzarono di nuovo in due e facevano male da morire

Merda, pensò.

Faceva fatica anche ad alzarsi e trasalì.

"Jason," disse scuotendogli una spalla. "Ohi- merda- Jason," ripetè.

Lui borbottò.

"Okay, di cosa hai voglia?" chiese lui.

"Di niente," rispose lei, un po' offesa avesse pensato che ogni volta che lo svegliava fosse perchè aveva una voglia stupida. "Alzati e basta, penso che-"  si sentì come se le sue interiora stessero implodendo. "Merda."

La parolaccia lo colse alla sprovvista e si sedette su. 

"Sta arrivando?" Chiese lui.

"Già, credo di sì. Sembra assolutamente sia così."

Jason si alzò per primo, e la aiutò mettendole una mano dietro la schiena.

Okay, non poteva attendere ancora un po? Il cuore le batteva come un tamburo e non era certa di essere pronta.

Basta più attendere

Reyna lo cullava tra le sue bracia. Si era appena risvegliato e la stava guardando di nuovo con quei suoi occhioni azzurri.  Si chiese se sarebbero rimasti in quel modo quando sarebbe cresciuto. O dei, sarebbe cresciuto...

"Ciao," gli disse lei sorridendogli. "Ehi, tu."

Lui si dimenò tar le sue braccia. Appena lo fece gli occhi di Jason si fecero. Reyna lo aveva visto a malapena abbassare la guardia così rilassato e felice da quando lo conosceva. Ma era comunque nervoso; Reyna aveva notato il leggero tremolio delle sue mani quando aveva toccato le guance del bambino con le dita. Le baciò la fronte.

"Ti amo" le disse piano.

Reyna strinse la mano di Jason. Si guardarono e i loro occhi ricaddero giù.

"Rey?" disse.

"Pensi che sono bravo?"

"A fare cosa?"

"A, lo sai, essere ciò che dovrei essere." disse Jason. "Essere un amico, un fratello, un cugino, una brava persona, un marito."

"Certo," disse lei. Per essere un mezzosangue era praticamente un santo.

"Voglio essere un padre altrettanto migliore," disse lui. "Solo che... Lo guardo, guardo te, e devo".

"Non permetterei che tu non lo sia," disse lei piano. Ma capiva le sue paranoie. Come potevi essere qualcosa che non avevi mai visto? Era come provare a parlare il Mandarino con qualcuno bravo ma non comprensivo e gentile come Frank Zhang. Aveva passato altrettanto tempo a preoccuparsene anche lei, con Annabeth e Piper che provavano a 1) calmarla o 2) calmare i lor bambini ma soprattutto c) entrambi.

Si avvicinò a lui.

"Sai cosa?" disse. "Penso che gli dei sarebbero più bravi a fare i genitori se ci vedessero. Tipo, veramente. Non come eroi, ma come bambini che devono crescere, esplorare e provare ad essere normali. Se uno capisco ciò, beh non credo si possa sbagliare facilmente .Il che significa che nel tuo caso, che non scomparirai nel nulla durante una impresa, ne presto ne mai, inteso? Perchè ti faccio fuori, anche se sei il pdre di mio figlio."

"Non lo farò," disse Jason. Non lo farei mai".

"Ottimo" disse Reyna.

Guardare il bebè che si contorceva nelle sue braccia, ricevere chiamate utili (qualche idea per il nome? aveva chiesto Piper) e le meno utili ("penso che Leo andrebbe bene." suggerì Leo), Thalia e Hylla che riuscirono ad essere le prime a far visita al nipote, Jason che non indietreggiò quando Hylla gli parlava, avere una sorta di famiglia mezza immortale in una sola stanza...

Aveva davvero ricevuto la sua grazia salvatrice.  Era stata salvata dalla parte oscura di se stessa; era stata salvata dalla follia e dal troppo lavoro molte volte. La sua intera vita era stata sistemata grazie a una grazia salvatrice che lei stessa aveva aggiustato, e gli effetti della chiusura del ciclo erano stati bellissimi, pensò mentre i suoi occhi andavano da Jason all'orologio sul muro, ("potrei proprio addormentarmi"), da Isaac Halcyon Grace nelle sue braccia, all'orologio sul muro ("cavolo, partorire è estenuante, ho così tanto sonno").

Jason si sedette accanto a lei, e la circondò con le braccia. Avendo dormito 23 nelle ultime 24, sembrava abbastanza rimbambito. Reyna poggiò la testa sulla sua spalla. Lui strinse il braccio attorno a lei per riflesso, una cosa che lei amava di lui, e si addormentò così.

E quella fu l'ultima volta che attese per un Grace.

   
 
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