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Autore: My Pride    21/12/2021    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A good mother-in-law? Titolo: A good mother-in-law?
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 3200
parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne,
Jonathan Samuel Kent, Talia Al Ghul
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash
Solo i fiori sanno: 27. Narciso: vanità
Just stop for a minute and smile: 2. "Non riuscirai mai a battermi!"
Maritombola #12: 13. Prompt Immagine


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved
.

    Mugolando, Damian scacciò con una mano il peso che si era accostato contro di lui, infastidito.
    La notte precedente aveva dormito poco perché Thomas aveva pianto parecchio e lui e Jon l’avevano praticamente passata in bianco, quindi proprio non capiva dove il suo consorte, come insisteva a chiamarlo sua madre, prendesse tutte quelle energie. Poteri o meno, a volte dimostrava di avere molta più resistenza di un essere umano normale.
    «Fammi dormire, J», sbottò nel cercare di schiaffargli una mano in faccia, arricciando il naso quando sentì la lingua rasposa di Jon che... un momento. Jon non aveva la lingua rasposa.
    Damian aprì gli occhi di scatto e si voltò così in fretta che gli scroccò il collo, e sussultò nell’incontrare lo sguardo dorato della tigre di sua madre, la quale gli ricordò che non erano soli. Ma come diavolo aveva fatto quella dannata tigre ad entrare in camera? E, soprattutto, perché non era nella sua gabbia? Almeno il cucciolo si era abituato abbastanza alla vita domestica da essere solo un grosso gatto mal cresciuto, a quanto sembrava.
    Nel far scendere quel cucciolo dal letto, Damian si rese conto che Jon non era lì con lui e notò la porta socchiusa, grugnendo tra sé e sé mentre cercava di tener buona quella tigre che voleva a tutti i costi tornare sul materasso per leccargli la faccia. Ah, che diavolo. «Sta' buono», bofonchiò al cucciolo, allungando una mano verso il comodino per afferrare la protesi tra uno sbadiglio e l'altro mentre, giocherellando con un lembo delle coperte, quella tigre non voleva proprio saperne di lasciarlo un pace.
    Damian scosse il capo e sospirò, sciogliendo il nodo della parte sinistra del pantalone per potersi sistemare la protesi, socchiudendo un occhio con un grugnito quando l'arto artificiale scattò contro il meccanismo per assestarsi col resto del tubo di carbonio interno. Nonostante fossero passati un paio d'anni da quando aveva perso la gamba, rimettere la protesi gli dava comunque fastidio e a volte, soprattutto in inverno, era piuttosto dolorosa. Si rese conto di essere stato osservato dalla tigre e aggrottò un po' la fronte, ma scosse il capo e, nel guardare verso la culla e nel non vedere Tommy, capì che Jon doveva essere sicuramente sceso di sotto ore prima ad occuparsi dei campi e preparare la colazione.
    La cosa lo fece sorridere stupidamente - quella loro nuova quotidianità era, per quanto bizzarra, fin troppo piacevole - e si alzò dal letto, facendo un po' di passi incerti prima di acquistare stabilità e ordinare in arabo a quella tigre di uscire; si accigliò nel rendersi conto di essere stato capito quando il cucciolo corse verso la porta e si precipitò fuori prima di lui, e fu mugugnando tra sé e sé che andò in bagno a prepararsi, facendosi la barba e lavandosi i denti prima di buttarsi sotto la doccia. Nonostante il materiale di cui era fatta la protesi, fece comunque attenzione a non bagnarla troppo, e fu solo quando fu asciutto e vestito che uscì dalla camera e scese attentamente le scale, cominciando a sentire un piacevole odore di cibo.
    Quando arrivò in cucina, la scena che gli si parò davanti lo scaldò letteralmente. Jon era ai fornelli e gli dava le spalle, canticchiando un motivetto che Damian non riuscì a capire; agitava la padella e girava le uova con movimenti fluidi e sicuri, con Tito che lo guardava in attesa mentre se ne stava in disparte, e fu con un ghignetto che Damian si avvicinò il più silenziosamente possibile, arrivandogli alle spalle per cingergli i fianchi da dietro e far aderire il suo petto contro quell'ampia schiena. Jon irrigidì un secondo per l'essere stato preso alla sprovvista, ma si rilassò ben presto con una risatina.
    «Buongiorno», sussurrò Jon.
    «'Giorno», mormorò a propria volta Damian, alzandosi sulle punte dei piedi per poter raggiungere il suo orecchio e sfiorarglielo con le labbra; sentì un brivido di piacere correre lungo la schiena di Jon e lo vide spadellare quelle uova con più foga, prima che si voltasse un po' verso di lui con un sorrisetto sulle labbra.
    «Sarei venuto a svegliarti tra un po'».
    «Mhnr... sarei ancora a letto, se non fosse stato per la tigre di mia madre», bofonchiò e, nel sentire lo sbuffo ilare di Jon, gli tirò il lobo dell'orecchio, ignorando la sua lamentela. «Non ridere, idiota. Non è stato un bel risveglio. Dove sta svolazzando nostro figlio, piuttosto?»
    «Svolazzando?» sghignazzò Jon nel guardarlo di sottecchi per incontrare lo sguardo scettico del marito. «Con tua madre», soggiunse ovvio, anche se non gli sfuggì il piccolo grugnito che sentì provenire da Damian.
    «Adesso sì che avrei preferito dormire di più», ironizzò; si guardarono negli occhi per un momento e, accennando un sorrisetto, si sporsero l'uno verso l'altro per poter unire le labbra in un lungo bacio, godendosi il momento. Era bello e scaldava loro il cuore, era una routine che entrambi avevano trovato così piacevole che…
    «La vita in campagna non avrebbe dovuto renderti più mattiniero, figlio?»
    La voce di Talia, così improvvisa, fece sussultare entrambi e si sentirono quasi come due bambini colti in flagrante con le mani nel barattolo di marmellata, voltandosi per guardarla con tanto d'occhi e il cuore che batteva all'impazzata. Con una delle sue solite tute d’addestramento nere ed aderenti che le fasciavano il corpo sinuoso, sua madre li fissava con un certo cipiglio mentre sorreggeva Tommy, accoccolato contro il suo seno con il pollice in bocca; al suo fianco c’era anche la tigre, la quale si stava leccando le grosse zampe con una certa nonchalance.
    Damian tossicchiò, sciogliendosi dall’abbraccio con cui aveva ancorato Jon a sé per lasciarlo cucinare e ristabilire una certa compostezza, facendo un breve cenno col capo verso la donna. «Madre», la salutò, zoppicando verso di lei. «Ti ringrazio per esserti presa cura di Thomas».
    «Sembri sorpreso che io l’abbia fatto», esordì lei con una nota scettica mentre gli porgeva il bambino, ma Damian scosse il capo.
    «Affatto, madre», disse solo nel sistemare Thomas fra le braccia, vedendolo aprire la bocca per sbadigliare prima di spalancare gli occhi e sorridergli, e Damian sorrise di rimando. Quel nanettolo era la sua piccola gioia. «La tua presenza ci ha davvero aiutati, in questi giorni».
    Forse era strano dirlo, ma era vero. Con Kathy e Maya assenti, il fatto che sua madre fosse rimasta lì era stata davvero una manna dal cielo, poiché così avevano potuto occuparsi del lavoro e della clinica. Per quanto Jon avesse due giorni di ferie a causa di un problema al server interno della piccola sede giornalistica, il lavoro nella fattoria non si fermava mai e badare agli animali richiedeva un certo impegno; non appena avevano un momento libero lo passavano immediatamente con Tommy, ma avrebbero mentito se avessero detto che Talia non aveva alleggerito loro il lavoro. Wilkes si era offerto di raggiungerli la settimana successiva per dare una mano anche in fattoria, e Damian non aveva potuto fare a meno di ringraziare, seppur con il suo finto tono burbero, il vecchio amico di Gotham.
    «Che ne dite se ci sediamo e facciamo colazione?»
    Jon ruppe quel silenzio imbarazzante e cominciò a preparare i piatti, non prima di aver controllato la temperatura del latte di Thomas e aver lanciato a Damian il biberon; lo afferrò al volo e vide Thomas fissarlo avidamente prima di allungare le manine, e Damian cominciò a farlo mangiare con attenzione mentre invitava la madre a prendere posto.
    Seppur con la sua solita espressione e con quella classica puzza sotto il naso che solitamente aveva, Talia fece giusto un breve cenno verso la tigre e le ordinò di non muoversi - e dannazione, Damian fu quasi certo che quel cucciolo avesse annuito – prima di accomodarsi, guardando ciò che aveva nel piatto prima di gettare uno sguardo al consorte del figlio. «Uova, salsicce, pomodori fritti e pancetta?»
    Jon si strinse nelle spalle. «Che c’è? È un classico, non posso preparare tutti i giorni waffles e pancakes. Se vuoi altro ci sono i funghi di Damian».
    «Quello era sarcasmo, J?» si intromise Damian con un sopracciglio inarcato, ma Jon ridacchiò.
    «Non mi permetterei mai», lo schernì, prendendo da bere per lasciare al tavolo anche del succo d’arancia, il tutto sotto lo sguardo poco concorde di Talia.
    «È tutto così… americano».
    Il suo tono parve sprezzante, e per quanto Jon avesse aggrottato la fronte, Damian gli scoccò una rapida occhiata come a voler mettere immediatamente a tacere ogni sua replica. Non si era lamentata molto dei waffles e dei pancakes delle mattine precedenti, quello forse era troppo persino per lei.
    «Assaggia, madre. Ti assicuro che la cucina di Jonathan è deliziosa», provò ad ammorbidirla e, nonostante avesse arricciato il naso con quella sua solita aria vanesia, Talia fece schioccare giusto per un secondo la lingua sotto il palato prima di liquidare la questione con un gesto secco della mano.
    Jon si sedette solo dopo aver dato la pappa a Tito e anche alla tigre, ed entrambi aspettarono che Damian finisse di allattare Tommy prima di poter cominciare a mangiare; ripose il bambino nel suo porta-enfant e fu sul punto di accomodarsi a sua volta quando il telefono squillò, tanto che si ritrovò a frenare Jon che fu sul punto di alzarsi per andare lui stesso a rispondere. Ci mise più di quanto avesse voluto, e Damian fece capolino dalla soglia della porta con aria accigliata.
    «Devo andare», esordì, e non gli sfuggì l’espressione che si dipinse sul volto di Jon e la curiosità distaccata di sua madre. «Visita a domicilio, la giumenta dei Douglas sta per partorire e il travaglio non sembra essere normale. Ci vediamo più tardi», rimbeccò nello sparire in fretta, senza dar peso al fatto che Jon avesse cominciato a boccheggiare come un idiota.
    Jon infatti sbatté le palpebre più e più volte e si scusò automaticamente con Talia prima di andare dietro a Damian, raggiungendolo proprio nell’istante in cui stava preparando i suoi strumenti e si stava al contempo infilando il cappotto. «D… mi stai davvero lasciando da solo con tua madre?» chiese un po’ stridulo, ma Damian gli gettò uno sguardo stranito.
    «Non sarai solo, ci sarà Tommy con te».
    «Dico sul serio, Dames…»
    «Jon», lo richiamò mentre si chiudeva il cappotto. «Non ti ucciderà se ti preoccupi di questo. O almeno lo spero», mugugnò tra sé e sé prima di scuotere il capo e scacciare quel pensiero, ma Jon aveva comunque arcuato un sopracciglio. «Cercherò di essere di ritorno il prima possibile, ma devo proprio andare». Si alzò sulle punte, rubandogli un bacio a fior di labbra. «Lo so che mi capisci».
    Jon abbassò un po’ le palpebre, ma annuì e ricambiò quel contatto prima di carezzargli il viso con entrambe le mani. «Vai dai Douglas e fai nascere un bel puledrino, Dottor Wayne», gli sorrise, e Damian, dopo aver ricambiato il sorriso, gli diede una pacca su una spalla e uscì dalla porta della clinica, lasciando Jon ad osservarlo mentre se la chiudeva alle spalle.
    Con un sospiro, Jon si batté le mani sulle guance. Damian aveva del lavoro da fare e quella che faceva colazione nella loro cucina era solo sua madre. Era solo Talia, dopotutto. Talia Al Ghul, regina del Bialya e Testa del Demone. Gh… forse il problema era proprio quello. Jon non era mai rimasto solo con Talia per più di… quanto? Cinque minuti? Beh, d’accordo, poteva affrontarla. Tornò in cucina e trovò Talia che, finito di mangiare, aveva cominciato a grattare il mento di quella tigre, con Tito che si teneva in disparte e sembrava pronto a saltare addosso a quel cucciolo se avesse fatto qualcosa di strano. Tutto sommato era ancora tutto… abbastanza normale? Per quanto potesse essere normale avere il capo di una lega millenaria e una tigre in cucina, almeno.
    Con uno strano disagio nel petto, Jon mangiò piuttosto in fretta, raccattando poi i piatti prima di gettare uno sguardo alla donna che, rilassata, si comportava come se fosse completamente sola. Forse avrebbero dovuto continuare ad ignorarsi educatamente?
    «Qualcosa ti turba, Jonathan?» domandò di punto in bianco Talia, e Jon quasi sussultò alla sua voce, forse non essendosi aspettato che la donna provasse a fare conversazione.
    «Non vedo perché dovrebbe esserci qualcosa che possa…»
    «Voi Super non sapete proprio mentire. Anche senza poteri siete dei tali boyscout…»
    Jon sgranò gli occhi, fissandola con un groppo alla gola. «Cosa stai--»
    «Davvero?» I grandi occhi di Talia, così simili a quelli di Damian, si puntarono su di lui e lo squadrarono con attenzione. «Non insultare la mia intelligenza, Jonathan. Pensavi sul serio che non lo avrei notato?»
    Jon stava per rispondere «», che sperava davvero che Talia non avesse mangiato la foglia, ma quella donna non era stupida. Lo stupido era lui per aver anche solo pensato di poterla fregare.
    «Non condivido ancora questa vostra… vita», continuò Talia, la quale sollevò una mano per frenare la replica indignata che Jon stava per sbottarle contro. «Ma hai fatto qualcosa che nessuno di noi, buoni o cattivi, ha mai sognato di fare. Hai scelto l’amore e rinunciato al resto. Io stessa non ho mai avuto il coraggio di lasciare la Lega per vivere al fianco del mio amato, ed è sempre stata questa mia decisione a tenerci separati».
    Jon rimase interdetto, poiché tutto si sarebbe aspettato tranne ricevere, in un certo senso, quegli strani complimenti da parte della vanitosa e arrogante Talia. Certo, non sembrava aver reagito molto bene alla loro relazione e non ne sembrava molto entusiasta, eppure, in un modo tutto suo, sembrava approvare il fatto che vivessero insieme in quel posto tranquillo e assolutamente lontano da tutta quella roba da eroi. E, soprattutto, sembrava davvero adorare Tommy.
    «Persino Damian è cambiato molto da quando ha cominciato a vivere con suo padre. Ed è cambiato ancora quando ha conosciuto te». Talia si alzò, squadrando metaforicamente Jon dall’alto in basso, nonostante non arrivasse nemmeno al suo metro e ottanta. «Vorrei poterti biasimare per questo».
    «Stavi aspettando di essere soli per farlo?» la interruppe immediatamente Jon senza darle l’agio di continuare. Aveva arcuato un sopracciglio e incrociato le braccia al petto, ricambiando lo sguardo della donna. Dannazione. Aveva provato a dare a Talia il beneficio del dubbio, a credere che stesse davvero provando a cambiare lei stessa per il bene di Damian, eppure le sue parole non gli sembravano molto amichevoli, in quel momento. «Allora fallo, sputami addosso il tuo veleno, poi non parliamone più. Damian non ha bisogno di altri drammi da parte tua né tanto meno da parte mia, quindi gradirei che tu la smetta prima ancora di iniziare».
    Talia sollevò entrambe le sopracciglia. «Ricordi chi hai dinanzi?»
    «La madre di mio marito che in questo momento sta facendo inutilmente la stronza», affermò Jon senza peli sulla lingua, non preoccupandosi nemmeno di moderare le parole. Solitamente non era tipo da parolacce nonostante la sua età, ma Talia era proprio il tipo di persona che… non fece in tempo a formulare un altro pensiero che la risata di Talia rimbalzò fra le pareti della cucina, lasciando Jon stordito per un lungo attimo. Cosa… cosa le era preso così all’improvviso?
    «Non so se considerarti un temerario o solo un completo idiota, Jonathan Samuel Kent», esordì la donna, ignorando il modo in cui Jon aveva arcuato un sopracciglio. «Ciò che so è che sfideresti me, sapendo che sarei in grado di ucciderti se solo lo volessi, pur di mantenere la felicità di Damian. Vorrei poterti biasimare per il modo in cui l’hai cambiato», ripeté, ma stavolta non si fece interrompere. «Eppure comprendo di non poterlo fare. Mio figlio è felice… e ciò rende felice anche il mio cuore di madre».
    Jon tacque per un lungo momento, non avendo idea di cosa dire o come reagire. Non si sarebbe mai aspettato di sentire parole del genere da Talia, doveva ammetterlo. Quando era passata la prima volta per accertarsi delle condizioni di Damian, aveva colto solo una parte della conversazione che lei e Damian avevano avuto… ed era sembrata davvero dispiaciuta per i suoi comportamenti. Sentirla parlare così, quindi, lo aveva comunque scombussolato, soprattutto sapendo cosa ne pensava della loro relazione.
    Fu solo a quel punto che Jon trasse un sospiro, rilassando le spalle prima di rivolgere alla donna quello che parve essere un piccolo sorriso. «Non dobbiamo per forza andare d’accordo», cominciò, conscio che fosse una strana situazione per entrambi, «ma sono contento di sentirti dire queste parole», ammise. «Possiamo considerarla... una tregua?» provò ancora Jon, osservando il modo in cui Talia aveva cominciato a squadrarlo. Infine la donna fece un breve cenno col capo.
    «Credo che sia una proposta fattibile», sentenziò.
    «Beh... bene». Jon si massaggiò il collo con un certo disagio. «Perché ammetto che avrei preferito non doverti affrontare in duello per fartelo capire con le cattive».
    Talia si concesse il lusso di un sorriso, per quanto ironico fosse. «Anche se ci avresti provato, non saresti comunque riuscito a battermi», affermò, per quanto la cosa avesse fatto sbuffare ilare Jon.
    «Damian mi ha insegnato qualche trucco, sarei riuscito almeno a tenerti testa».
    «Sarei proprio curiosa di vederti combattere, adesso».
    «Ehm... magari un'altra volta», rimbeccò Jon con un velo di imbarazzo, stringendosi nelle spalle mentre Talia sbuffava sarcastica.
    Il resto della giornata, per fortuna di Jon, passò abbastanza tranquillamente. Riuscito persino a convincere Talia e rimettere in gabbia la sua tigre per evitare di averla in giro per casa - o, peggio ancora, in giro per la fattoria -, Jon si era dedicato al suo lavoro e aveva anche approfittato per scrivere quell'articolo che gli era stato richiesto dal suo capo prima di pensare al resto, venendo persino aiutato da Talia che, con la scusa che lo facesse solo ed esclusivamente per Tommy, si era offerta di preparare il pranzo mentre Jon era nei campi, con un cappello in testa per proteggersi dal sole e la canotta incollata al petto a causa del sudore.
    Jon si passò il dorso della mano sulla fronte e si sgranchì il collo, ma fu proprio a quel punto che vide il loro furgone prima che parcheggiasse una manciata di minuti dopo, accennando un sorriso quando, seppur stanco, Damian scese con un'espressione così felice che Jon stesso si rilassò.
    «Ehi», lo richiamò nel sollevare giusto un po' il cappello che aveva in testa per poterlo osservare con attenzione. «Com'è andata?»
    «Benissimo», replicò Damian nell'avvicinarsi mentre si massaggiava il collo, con un angolo della bocca sollevato in un sorriso. «Un puledro sano e forte di ben quindici chili». Nel dirlo scroccò le nocche, alzando il volto per poter guardare il marito. «Tra te e mia madre, invece? Vedo che sei ancora tutto intero», ironizzò, e Jon guardò altrove con un certo imbarazzo.
    «Beh... diciamo che forse ho un po' esagerato?»
    «Mhpf... te l'avevo detto, habibi». Damian roteò gli occhi, seppur con fare vagamente divertito. «Ti preoccupavi per niente».
    Seppur arcuando un sopracciglio, Jon sbuffò ilare e si tolse il cappello per coprire i volti di entrambi, nascondendo dietro di esso un bacio che sapeva di sole e terra
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Anche questa storia, come alcune scritte per la raccolta Allegretto ~ Deux ou trois choses que je sais de nous, è stata scritta per la Maritombola indetta ogni anno da Lande di Fandom (e alla quale non partecipavo da un bel pezzo)
Comunque sia, questa one-shot si colloca esattamente un paio di giorni dopo ciò che viene descritto nella storia Every day in every way, it's getting better and better, in cui Talia decide di restare con Jon e Damian per imparare a conoscere Tommy (e anche comprendere il modo in cui sta vivendo adesso suo figlio dopo quello che gli è successo)

Qui ho voluto cercare di creare una sorta di rapporto tra Jon e Talia, in modo che potessero confrontarsi tra loro (senza Damian da intermediario) e potessero così scendere a patti non solo con le loro differenze, bensì con il modo in cui entrambi si pongono l'uno verso l'altro e soprattutto verso Damian.
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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