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Autore: inzaghina    23/12/2021    6 recensioni
Il Natale in casa Weasley è un affare di famiglia e la partenza di Bill per Hogwarts non ha certamente cambiato le cose, anzi servirà a dar vita a una nuova tradizione che accompagnerà i fratelli Weasley negli anni a venire...
“Eravamo convinti che questo Natale saresti stato in dolce compagnia.”
“Ormai dovreste averlo capito che le mantengo le promesse...”

“Beh, temevamo che l’amore t’avesse offuscato la mente!”
[Storia partecipante alla Secret Santa Challenge indetta da Mari e Sia sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley | Coppie: Arthur/Molly, Bill/Fleur, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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A Silvia, che voleva una storia natalizia sui Weasley. 
Sono riuscita a infilare un piccolo accenno alla Fremione, ma non ho resistito all’inserire anche Bill&Fleur — e tu sai perchè. 
Spero che questa storia possa essere di tuo gradimento. 
Tantissimi auguri di Buon Natale, tesoro.♥ 

 


 

 

 

Tradizioni di famiglia 

 

“Questa diventerà la nostra tradizione natalizia...” 
“Lo prometti?” 
“Solo se lo fate anche voi.” 

 

La neve, caduta abbondantemente negli ultimi giorni, aveva creato un soffice manto che quasi brillava nel buio del tardo pomeriggio dicembrino. Bill, di ritorno dal suo primo anno a Hogwarts, aveva chiesto ai genitori di mantenere il segreto riguardo alla data del suo arrivo e aveva scelto di Smaterializzarsi in giardino con il padre, piuttosto che emergere dal camino. 
“I tuoi fratelli ci chiedono da giorni quando tornerai... i gemelli paiono convinti di non vederti fino all’estate.” 
 “Allora la sorpresa dovrebbe riuscire alla grande!” dichiarò Bill, scuotendo la testa divertito e bussando con forza alla porta di casa. 
“Chi è?” si sentì chiedere in coro da due voci squillanti. 
“Indovinate...” 
“Bill!” esclamarono le stesse due voci, mentre qualcuno trafficava con la serratura. 
“Fred, George, spostatevi! Mamma non può aprire se non togliete le mani da lì.” 
Pochi attimi dopo, la porta si spalancò e quattro braccia si aggrovigliarono svelte attorno alle gambe magre di Bill. 
“Pensavamo che ti eri scordato di noi...” si lamentò Fred. 
“È un sacco di giorni che non ti vediamo!” rincarò la dose George. 
“Settimane,” specificò Fred, incrociando le braccia. 
“In realtà sono mesi,” puntualizzò Percy, dalla poltrona in cui stava leggendo. 
I gemelli si voltarono brevemente verso il terzogenito di casa per fargli una linguaccia, per poi tornare a concentrarsi su Bill. 
“Come avrei mai potuto scordarmi di voi?” 
I due bambini fecero spallucce e piegarono le labbra sottili in due identiche copie di un sorriso furbissimo. 
“Posso abbracciare vostro fratello anche io?” domandò Molly, tallonata da Charlie con in braccio Ginny e da Ron che stringeva al petto un orsacchiotto leggermente consunto. 
“Giusto perché sei tu, mamma,” acconsentì George. 
Tutti scoppiarono a ridere, Percy incluso, che decise di chiudere il libro e unirsi al resto della famiglia per festeggiare il ritorno di Bill con un’ottima cena. 

Il mattino dopo, ben prima che il sole facesse capolino in cielo, Bill fu svegliato da una serie di bisbigli decisamente poco silenziosi. 
“Che succede, ragazzi?” 
“Ci annoiavamo e volevamo vedere se eri sveglio...” iniziò George, stropicciandosi gli occhi. 
“Però dormivi e non sapevamo se svegliarti...” aggiunse Fred. 
“Ora sono sveglio, quindi ditemi tutto.” 
“Volevamo sapere se vorresti giocare a palle di neve con noi, perché farlo da soli con Charlie non è bello come se siamo due contro due,” spiegò George. 
“Ah no?” 
“Eh no, perché lui è molto più grande e quindi noi due contro lui vinciamo solo perché ce lo lascia fare, ma non è divertente,” borbottò Fred. 
“Mamma dice di chiedere a Percy, ma a lui non piace, e Ron e Ginny sono trooooppo piccoli,” si lamentò George. 
“Ma certo, dopo colazione possiamo giocare a palle di neve!” 
I gemelli saltarono per la gioia e raggiunsero il fratello maggiore nel suo letto per festeggiare la notizia.  

A seguito di una lunga colazione a base di pancake, e dopo aver indossato i vestiti adatti, i gemelli trascinarono fuori Bill e Charlie, oltre a un contrariato Percy, per prepararsi a un’epica battaglia. 
“Io sto con Charlie!” esclamò George, nel momento stesso in cui il suo gemello dichiarava che lui sarebbe stato in squadra con Bill. 
“E tu?” domandò Fred a Percy. 
“Sarei stato molto meglio davanti al camino.” 
“Però mamma ti ha detto di uscire e divertirti un po’ con noi,” gli ricordò Charlie. 
“Non posso semplicemente tenere i punti?” domandò Percy, spingendosi gli occhiali lungo il naso. 
Una palla di neve lo colpì in pieno viso, cogliendolo di sorpresa. “No!” ridacchiò Fred, senza nemmeno cercare di nascondere di essere stato lui a colpirlo. 
Anche il resto dei fratelli scoppiò a ridere, convincendo finalmente Percy a lasciarsi andare insieme a loro. La mattinata passò in un baleno: tra racconti della vita a Hogwarts e risate, tra le palle di neve lanciate con mira perfetta e quelle che mancavano incredibilmente il bersaglio, tra la richiesta di fare gli angeli nella neve e quella di costruire un enorme pupazzo. Quando Molly li richiamò in casa per il pranzo, sorrise ne vedere che anche Percy si era lasciato contagiare dall’entusiasmo, sul suo visetto magro spiccavano le guance rosse e un sorriso entusiasta. Ciò che davvero le riempì il cuore di gioia però, fu sentire i gemelli e Bill confabulare riguardo all’idea di trasformare la battaglia a palle di neve in una tradizione natalizia di famiglia da ripetere ogni anno. 

 

* 

 

“Credevamo che avresti passato il Natale in Turchia...” 
“Non mi sarei mai perso tutto questo!” 
“Buono a sapersi.” 

 

Il freddo e la neve non mancavano certo in Anatolia, eppure la gelida aria delle campagne dietro casa dei suoi era diversa, l’umidità gli penetrava nelle ossa e — forse inspiegabilmente — riusciva a farlo sentire a casa. Camminando per i viottoli innevati, illuminati dalla luce argentea della luna, Bill si apprestava a raggiungere la Tana — certo che vi avrebbe trovato la madre sveglia, in sua attesa. La vista del rivolo di fumo che usciva dal camino gli strappò un sorriso, così come il profumo di biscotti fragranti che permeava ogni angolo della cucina e dei ferri che si muovevano velocemente dando vita a variopinti maglioni per ogni membro della sua famiglia. 
“Eccoti, finalmente,” gli sorrise Molly, prima di abbracciarlo. 
“Ciao, mamma!” 
“I gemelli hanno resistito fino a una ventina di minuti fa, ma alla fine papà li ha convinti a salire in camera loro, erano crollati sul divano...” 
“Quindi domattina immagino di potermi aspettare una sveglia all’alba.” 
“Temo proprio di sì,” sorrise sua madre, prima di osservare il suo aspetto con occhio critico, “sicuro di mangiare abbastanza?” 
“Ma certo, mamma.” 
“E quell’orecchino è proprio necessario?” 
Bill soffocò uno sbadiglio. “Alle ragazze piace, mamma,” le sorrise, prima di baciarle la guancia e salire nella sua camera. 

Da qualche anno ormai, l’epica battaglia a palle di neve era un affare che coinvolgeva tutta la famiglia, a eccezione di Molly troppo impegnata a cucinare; quell’anno si dovette attendere il ritorno di Charlie dalla Romania per poter creare due squadre da quattro: Bill, Fred, Ron e Ginny si sarebbero dati battaglia con Arthur, Charlie, Percy e George. Immersa nel quieto tepore della sua cucina, Molly Weasley osservava la gioia dipinta sui volti dei suoi figli; ascoltava le grida divertite e le risate che una dopo l’altra interrompevano i litigi, spegnendoli sul nascere. Probabilmente erano troppo poveri se ci si concentrava solamente sul denaro, ma questo non valeva di certo se si valutavano i sentimenti e le emozioni; non avrebbe mai scambiato la sua famiglia con tutti i soldi del mondo, perché non erano quelli a darti la felicità. 
L’ora di pranzo solita era passata da un pezzo quando Arthur ricondusse i figli in casa; tutti e otto sorridevano e nei loro occhi Molly poteva leggere la gioia più pura, quindi si morse la lingua invece di sgridarli per le pozze di neve a cui stavano dando vita sul pavimento di casa. 
Arthur la raggiunse, per baciarla dolcemente sulle labbra, e sorriderle con dolcezza. “C’è un profumini delizioso, Molly cara...” 
“Ho fatto lo stufato che piace tanto a Charlie.” 
“Quando noi siamo tornati da scuola non ci hai fatto nessun pasto speciale,” fece notare Fred, con una smorfia. 
“Forse quando lavorerete in un posto freddo e lontano lo farò anche per voi,” lo rimbrottò Molly. 
“Hey, Hogwarts è in Scozia! Non è proprio dietro l’angolo,” disse George, facendo ridere il resto dei suoi fratelli. 
Molly lo ignorò, spedendo tutti a lavarsi le mani, mentre iniziava a riempire i piatti. 

“Io e Fred siamo indecisi su chi di voi due viva la vita più avventurosa...” 
Bill e Charlie si scambiarono un’occhiata. 
“Secondo George sei tu, Bill, ma io invece sono convinto che la vita con i draghi sia di gran lunga più pericolosa!” 
“Di certo io mi ferisco molto più frequentemente, ma anche andare a cercar tesori non è semplicissimo,” ribatté Charlie. 
“Quindi non avete intenzione di aiutarci a sciogliere il nostro dubbio?” domandò Fred. 
“Non sapremmo come fare, i nostri lavori sono molto diversi, eppure entrambi avventurosi e potenzialmente pericolosi... voi magari scegliete un lavoro più tranquillo.”   
“Noi due?” si stupì George. 
“Per la tranquillità la mamma dovrà affidarsi a Percy! Lo vedo bene ad ammuffire in un ufficio del Ministero...” commentò Fred, grattandosi il naso. I quattro si ritrovarono a ridere, lanciando occhiate al fratello, impegnato a parlare con il padre di come si svolgesse una normale giornata di lavoro nel suo ufficio. 

 

* 

 

“Eravamo convinti che questo Natale saresti stato in dolce compagnia.” 
“Ormai dovreste averlo capito che le mantengo le promesse...” 
“Beh, temevamo che l’amore t’avesse offuscato la mente!”
 
 

Solo il giorno precedente sarebbe sembrato praticamente impossibile pensare di riuscire a tener viva la loro tradizione natalizia, eppure eccoli lì — anche se lo sfondo era diverso da quello solito. Le ampie distese innevate del Devon avevano lasciato spazio al giardino sul retro dell’enorme villa sita in Grimmauld Place, precauzione necessaria per evitare di essere visti dai babbani che risiedevano nei dintorni. 
Arthur era ancora ricoverato in ospedale, e non sarebbe stato dimesso nemmeno per il giorno successivo, venendo costretto a passare il Natale in ospedale, eppure lo spirito natalizio era riuscito a farsi strada nella tetra abitazione della famiglia Black — aiutato dal padrone di casa in persona. Quel pomeriggio quindi, di ritorno dall’ospedale, i fratelli Weasley si erano riversati nell’ombroso cortile per scaricare la tensione accumulata negli ultimi giorni, coinvolgendo per la prima volta i due membri onorari della loro famiglia. 
“Questo non è Quidditch, quindi non hai scuse Granger,” ghignò Fred, togliendo l’enorme tomo dalle mani della Prefetto rosso-oro. 
“Restituiscimi subito il libro, Fred!” 
Il ragazzo scosse la testa e sorrise canzonatorio. “Lo riavrai solo quando avremo concluso la battaglia a palle di neve,” sentenziò.  
Hermione roteò gli occhi vistosamente, ma seguì il gemello a recuperare cappotto, cappello, sciarpa e guanti senza fiatare. 
“Sono sorpreso che tu non abbia ribattuto...” commentò Fred, osservandola infilare faticosamente la massa di ricci ribelli dentro al cappello scarlatto. 
“Ho deciso che è importante scegliere le mie battaglie e questa non valeva la pena di essere combattuta...” 
“In realtà non vuoi ammettere che anche tu adori le battaglie a palle di neve, Granger...” la provocò il ragazzo, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso accattivante. “Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me...” aggiunse, pizzicandole dispettosamente la punta del naso e trascinandola fuori con sé. 
“Tu sei in squadra con me,” le sussurrò all’orecchio, prima di lasciare la sua mano.  

Solo quando la fioca luce pomeridiana aveva lasciato spazio alle tenebre, il gruppo era rientrato rumorosamente in cucina, dove Sirius, aiutato da Remus, era alle prese con la preparazione di cioccolata calda per tutti. Molly aveva fatto ritorno in ospedale per parlare con i Guaritori del marito, lasciando ai ragazzi la libertà di occupare quello che a Grimmauld Place, così come alla Tana, era il suo regno: la cucina. 
Harry, Ron, Hermione e Ginny erano impegnati a raccontare le ultime assurde imposizioni della Umbridge a Sirius e Remus; i gemelli invece avevano messo all’angolo Bill, con due identici ghigni sui loro visi arrossati. 
“Allora quando ce la presenterai?” 
“Cosa vi fa credere che ci sia qualcuno che devo presentarvi?” 
Fred sollevò le sopracciglia in maniera teatrale. “Non siamo più due nanetti di quattro anni, William...” 
Bill scoppiò a ridere. “Da quando mi chiami William, solo la mamma lo fa...” ribatté, rendendosi conto solo in seguito che si trattava di una menzogna — perché in effetti, nella sua vita, era arrivato qualcuno che pronunciava il suo nome per intero, con una deliziosa cadenza francese. 
“Volevamo capire se ci fosse una ragione per cui valesse la pena farlo ogni tanto,” fece spallucce George, da sempre abituato a finire le frasi del fratello. 
Bill non riuscì a trattenere una sonora risata, riflettendo su quanto fosse felice di essere tornato in Inghilterra per stare vicino alla sua famiglia. “E quindi avete intenzione di chiamarmi William d’ora in poi?” 
I due gemelli si scambiarono una veloce occhiata, prima di scuotere la testa. “In realtà ci sembra troppo formale,” spiegò Fred. 
“Continueremo con Bill, se per te va bene,” lo rassicurò George. 
“A meno che la tua bella non preferisca altrimenti,” aggiunse ridacchiando Fred. 
I tre vennero interrotti dalla proposta di altra cioccolata e l’argomento cadde nel dimenticatoio, eppure Bill si ritrovò a riflettere sulla concreta possibilità che l’anno successivo Fleur avrebbe potuto passare le feste al suo fianco — e non riusciva a immaginare qualcosa che lo avrebbe reso più felice. 

 

* 

 

“Fred non ci perdonerebbe mai se saltassimo la partita anche quest’anno...” 
“Lo penso anch’io, ma lo faremo solo se te la senti.” 
“Mi aiuterà a sentir meno la sua mancanza, anche se forse non ha alcun senso...” 

 

Quell'anno lo spirito natalizio aveva fatto fatica a farsi percepire, proprio lì dove era sempre stato il benvenuto, e dove compagnia, buon cibo e luci la avevano sempre fatta da padroni sin dai primi giorni dell’ultimo mese dell’anno. La mancanza di un membro della famiglia era riuscita a scavare un solco nelle tradizioni festive e, nonostante i mesi passati dal due maggio precedente, nessuno nella famiglia Weasley era ancora venuto a patti con la perdita di Fred — in special modo George. 
La vigilia del Natale 1998 trovò Bill appoggiato al tavolo della cucina di Villa Cochiglia, con gli occhi lucidi e una lettera stretta tra le mani; la calligrafia stretta e obliqua era inconfondibile, così come il tono scherzoso del messaggio, che riuscì a strappargli un sorriso — nonostante tutto. 
“Che suscede, Williàm?” 
“Ho trovato una lettera di Fred...” 
“Oh, amour,” le braccia di Fleur avvolsero la schiena di Bill e l’uomo strinse la moglie a sé, lasciando andare un sospiro carico di amarezza. 
“Ancora non mi sembra possibile che questo Natale non ci sarà...” 
“Lo so, sembra impossibile anche a me.” 
“Ti dispiace se andiamo prima dai miei? Vorrei vedere come sta George.” 
“Ma scerto, possiamo andare anche subito.” 

 Così, dopo colazione, i due sposi raggiunsero la casa nel Devon dove trovarono Molly, Harry, Ginny e Ron intenti a sfornare biscotti, Percy e Arthur a giocare a scacchi sul divano e Charlie e George seduti al tavolo della cucina davanti a un’enorme pila di pancake. Dopo i saluti di rito, Fleur scelse di trattenersi in cucina con la suocera, mentre Bill prese posto accanto al gemello sopravvissuto. 
“Pensavo che ti avrebbe fatto piacere leggere questa,” gli disse. 
“William (in questo caso ci sembrava giusto usare il tuo nome completo), a malincuore dobbiamo ammettere di trovarci d’accordo con te nello scegliere di annullare l’evento annuale della battaglia di palle di neve.  Non sarà certo questo periodo oscuro a toglierci il sorriso dalle labbra, non quando abbiamo centinaia di bei ricordi a cui appigliarci, però sappi che ci mancherai questo Natale e stai certo che l’anno prossimo sarà la nostra squadra a vincere. 
Ti voglio bene, 
Fred” “Avevo dimenticato che ti aveva scritto...” mormorò George, ricalcando con l’indice le parole del fratello e riuscendo a rivederlo chiaramente mentre le scriveva, abbarbicato sul davanzale del loro appartamentino a Diagon Alley. 
“Lo avevo scordato anch’io, finché poco fa non mi è capitata tra le mani...” 
“Mi manca così tanto,” confessò a mezza voce George. 
“Manca a tutti noi.” 
George annuì, sorridendo triste, prima di ingoiare il resto del caffè e rivolgersi al resto dei presenti: “abbiamo una tradizione da rispettare!” 
Biscotti e scacchi vennero abbandonati velocemente e perfino Molly si unì al resto della famiglia in giardino, anche se, a differenza di Fleur, non prese parte alla battaglia. Le prime palle di neve iniziarono a sfrecciare nell’aria e, insieme a esse, arrivarono i primi sorrisi titubanti; poco dopo fu il turno dei ricordi natalizi più belli, seguiti dagli scherzi più assurdi architettati negli anni da Fred. Fu un evento catartico, che servì a iniziare a rimettere insieme le parti di un cuore che aveva perso per sempre la sua metà perfetta, ma che non aveva alcuna intenzione di arrendersi a una vita senza gioia, o emozioni. 
“Sapete, ho sempre paura di scordarmi di lui...” ammise George, ore dopo, davanti alla seconda colazione della giornata. 
“Oh tesoro, non potrebbe mai accadere,” lo rassicurò Molly. 
“Consciamente ne sono consapevole, eppure rimane questo timore...” 
“Fred ti farebbe notare che è impossibile che qualcuno di noi si scordi della sua perfezione, a maggior ragione tu, che sei la sua brutta copia,” ribatté Charlie. 
George rise di cuore, riflettendo su quanto quella fosse una risposa da Fred. 
“Sono felice che abbiamo ripreso la tradizione,” confessò dopo una piccola pausa. 
“Lo sono anch’io,” aggiunse Bill. 
“Grazie per avermi portato la lettera.” 
“È giusto che la tenga tu.” 
Una lacrima sfuggì ribelle dalle ciglia di George, che non fece nulla per sbarrarle la strada, ma sorrise pensando a quanto Fred avrebbe adorato tutto quanto. 

 

* 

 

“È giunto il momento di rendervi partecipi di una delle più importanti tradizioni delle famiglia Weasley...” 
“La più importante, oserei aggiungere.” 
“Più importante del pranzo di Natale da nonna Molly?” 

 

Il Natale 2008 avrebbe segnato il decimo anniversario da quella che era stata la prima tradizionale battaglia senza Fred, e George se ne ricordò all’improvviso la mattina della Vigilia, mentre si apprestava ad aprire il negozio per l’ultimo frenetico giorno prima delle feste. Lanciò un’occhiata alla foto che campeggiava sul bancone della casa, che ritraeva lui e il gemello nel giorno dell’inaugurazione dei tiri Vispi, quando tutti i loro sogni sembravano essere diventati realtà. Pensare che la vita di Fred sarebbe stata spezzata meno di due anni dopo sembrava quasi impossibile, così come ricordarsi che erano ormai passati più di dieci anni dalla sua scomparsa. Si ripromise di parlare con i fratelli, soprattutto con Bill, perché era giunto ormai il momento di rendere partecipi i loro figli della storia che si celava dietro alla tradizione natalizia di famiglia. E quale momento migliore del pranzo di Natale nella loro casa d’infanzia? 

Il pomeriggio successivo, nella pausa tra primo e secondo, Bill e George radunarono tutti i bambini più grandi, incluso Teddy Lupin che era solito passare le feste con loro insieme a sua nonna, pronti a raccontare come la famiglia Weasley aveva iniziato a dar vita all’epica battaglia che era solita svolgersi ogni Natale. 
“Quindi lo fate ogni anno da quando tu sei tornato dal tuo primo anno a scuola, papà?” domandò Victoire, spalancando gli occhi cerulei. 
“Esattamente, Vicky!” 
“Wow, sono un sacco di anni zii,” mormorò ammirata Molly. 
“State forse dicendo che siamo vecchi?” s’inserì George, indirizzando una smorfia alle nipoti che erano scoppiate a ridere. 
“Beh, un po’ lo siete in effetti, papà...” borbottò Fred Jr., sollevando gli angoli della bocca in un sorriso speculare a quello del padre — e di conseguenza a quello di Fred. 
“Ritira subito quello che hai detto!” lo rimbeccò svelto. 
“Non ci penso proprio,” ridacchiò il bambino, che aveva da poco compiuto quattro anni, chinandosi a raccogliere un po’ di neve e procedendo a lanciarla addosso al padre. 
“Quindi volete la guerra?” domandò George, speranzoso che l’unica guerra che avrebbero conosciuto figli e nipoti sarebbe stata quella a palle di neve. 
“Beh, è la tradizione, no?” gli ricordò James Sirius, colpendolo in testa, prima di ridacchiare con Freddie e Dominique. 
“La colpa è solo tua, George,” gli rammentò Bill, “non ci hai dato il tempo di chiamare il resto degli adulti e ora siamo in minoranza...” 
Suo fratello maggiore aveva ragione, eppure per George era perfetto così: non avrebbero mai potuto ricordare Fred in un modo migliore di questo, rivedendo il suo sorriso sulle labbra del nipote che portava il suo nome e risentendo le sue risate coinvolgenti a far da sfondo alla battaglia che presto coinvolse il resto della famiglia. 

 


 

Note dell’autrice: 
Prima di tutto vorrei specificare un paio di cose, anche se spero vivamente che si siano comprese dal testo, i dialoghi che introducono le varie parti sono tutti tra Bill e i gemelli a eccezione del penultimo in cui a parlare sono solo Bill e George e dell’ultimo in cui Fred è stato sostituito da Fred Jr; nel primo spezzone di storia  gemelli hanno quattro anni e quindi parlano da bambini di quattro anni; non so se aveva nevicato quando erano a Grimmauld Place, ma per amor di trama facciamo finta che sia così. Nel mio personale headcanon, prima di lavorare in Egitto, Bill è stato per un periodo in Turchia; sempre nel mio headcanon, lui e Fleur avevano iniziato a frequentarsi da poco prima del Natale del quinto libro. 

Spero tanto che questa storia natalizia, nonostante la parte più angst, sia stata apprezzata, era da un po’ che volevo scrivere di vari Natali alla Tana e il Secret Santa è stata l’occasione perfetta per farlo. 
Tantissimi auguri di Buon Natale a tutti coloro che leggeranno. 

   
 
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