Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: dragun95    24/12/2021    2 recensioni
Le Terre dimenticate, sono un luogo ostile e molto pericoloso. Tanto che anche la Chiesa se ne serve per esiliare
chi ritiene un eretico o le creature troppo pericoloso.
Ma in questo luogo vive anche una delle razze Ancestrali. Giran è un membro dei Brashak che da tempi antichi vivono
in quelle terre, per lui la vita è un semplice tiro di dadi. Ma quando la sua tranquilla routine viene interrotta, sarà costretto
a scendere a patti con i suoi rimpiatti e affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Thorn Cronicles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2
 
 
Correre sulla sabbia era qualcosa di faticoso, anche se provava a rendere i suoi passi leggeri, i suoi piedi affondavano appena in quei granelli sabbiosi.
Il giovane però non poteva di certo fermarsi. La sua maestra gli aveva detto di dirigersi da lei dopo aver catturato tre Geork. Sebbene veloci quei pollastri erano caduti nelle sue grinfie, così che potesse spezzargli il collo a mani nude.
 
Strinse la presa sulle corde di pelle che stava usando per trascinarsi dietro i corpi delle sue prede. Ringhiando lievemente sentendo le corde segargli la pelle per lo sfregamento e il sole che batteva incessante sopra di lui.
 
“Sono quasi arrivato” si disse annusando l’aria e sentendo un odore familiare farsi sempre più vicino. Fece forza sulle gambe in un’ultimo scatto per correre verso la provenienza dell’odore, crollando poi sulle ginocchia ansimando.
Cercò di riprendere fiato mentre la sua gola arida implorava dell’acqua, venendo poi oscurato da un’ombra.
 
-Ce ne hai messo di tempo, Giran!- disse la voce autoritaria e forte di una donna.
Il giovane alzò lo sguardo deglutendo.
 
-Mi perdoni Matriarca- si scusò rivolto alla donna che gli stava davanti, alzando la testa per vederla.
Era molto alta tanto da surclassare il giovane con un fisico prestante e scolpito con delle curve sode. La carnagione era del color della terra come quella del ragazzo, così come il giovane anche lei presentava dei marchi ramificati su tutto il corpo, Ma i suoi erano di un colore viola scuro.
Il viso delicato era segnato da tre cicatrici che la deturpavano, nonostante questo il suo sguardo verde trasudava fierezza da tutti i pori.
 
-Non importa. Vedo che hai ciò che ti ho chiesto!- disse soddisfatta tirandosi indietro la folta chioma castana rossiccia tenuta bloccata in una coda, dal teschio di un piccolo roditore come fermaglio.
 
Si avvicinò sollevando i corpi dei tre uccelli con un solo braccio e senza fare alcuna fatica. Lanciando al giovane una sacca di pelle.
Il corvino la prese subito portandola alla bocca e dissetandosi. Non aveva ancora sviluppato a pieno la resistenza al caldo, forse perché era ancora giovane. Ma doveva migliorare in fretta.
 
Dopo aver bevuto, restò a guardare la donna di nome Hireza che squarciava i corpi dei pennuti spargendone il sangue sulla sabbia.
 
-Tieniti pronto, Giran. Questa sarà una dura caccia- lo ammonì la sua Matriarca. Lui annuì mettendosi subito in piedi, guardando la sua maestra e capo del giovane e degli altri membri dei Brashak.
 
Dopo un po’, sentì la sabbia tremare sotto i suoi piedi, mentre il muso di una grossa lucertola spuntava dalla sabbia agguantando il corpo di uno dei corpi e inabissarsi nuovamente. Ma prima che sparisse la donna gli afferrò la coda per trattenerlo e con una torsione del corpo tirarlo fuori, lanciandolo al suolo.
 
-Un drago della sabbia!-
 
-Si. Anche se è ancora un cucciolo. Perfetto per il tuo allenamento…ora abbattilo!- gli disse indicando il drago che si stava rimettendo sulle zampe.
Sarà stato lungo tre metri con delle squame di un color sabbia con qualche sfumatura più scura. La testa triangolare presentava degli aculei sotto il mento come una specie di barba, gli stessi continuavano sui fianchi e sulla larga coda che sembrava una mazza chiodata. Le zampe erano robuste abbastanza da permettergli di sollevare il corpo da terra con lunghi artigli ricurvi.
 
Giran si tolse il mantello lanciandolo a terra, restando a torso nudo e sfoderando gli artigli. Il loro popolo combatteva sempre a mani nude.
 
Prese un profondo respiro lanciando un ruggito e correndo verso il drago. Il quale accettò la sfida aprendo la bocca munita di denti e correndogli incontro. Appena gli fu vicino saltò in avanti cercando di mordere il ragazzo, ma lui si abbassò rotolando e afferrandogli la zampa posteriore.
Fece forza sulle braccia, sentendo i muscoli indurirsi e con un movimento sollevare il drago sbattendolo al suolo. Subito gli fu addosso aprendo mordendolo all’addome, sentendo i lunghi canini affondare nella parte morbida. Il rettile ruggì di dolore iniziando a rotolare sulla sabbia.
 
Infilzò gli artigli nelle squame per tenersi aggrappato, nonostante le rotazioni nell’animale. Stanco di quel movimento gli piantò ancora di più gli artigli nell’addome sentendolo sibilare di dolore. Quando sentì che i suoi movimenti si facevamo più lenti, lo lasciò andare rotolando sulla sabbia.
Prima che il Drago potesse riprendersi saltò verso di lui, ma il rettile mosse di scatto la coda colpendolo al volto e facendolo impattare sulla sabbia.
 
Si rialzò lievemente stordito, portandosi la mano alla testa, ma non aveva tempo. Appena si voltò vide che la sua preda si era inabissato fuggendo via.
 
-Forbandet- ringhiò lui infuriato, per esserselo lasciato sfuggire.
 
-Non lo hai ucciso…ma pensavo peggio- ammise la donna, mentre il giovane si prostrava ai suoi piedi battendo la fronte contro la sabbia. Era tremendamente in imbarazzo e deluso di se stesso per aver deluso la sua Matriarca.
 
-Sono desolato Matriarca…vi ho deluso!- Hireza gli si avvicinò pattandogli la mano sulla testa per tranquillizzarlo.
 
-Non preoccuparti Giran, la caccia avvolte può non andare a buon fine. Ciò che conta è rialzarsi e riprovare!- affermò la donna guardando il ragazzo con un sorriso, lui si sentì rincuorato dalla sua fiducia.
 
Improvvisamente vicino a loro la sabbia esplose ed una creatura usciva da essa. Era un altro Drago della sabbia, ma era molto più grande dell’altro, sarà stato lungo sui diciotto metri e gli aculei sotto il suo mento erano più lunghi e sviluppati. Si trattava di un’adulto.
 
-Ecco la madre del piccolo- disse lei tranquilla, mentre il giovane deglutiva terrorizzato. Se non aveva potuto far niente contro un cucciolo, che speranza aveva contro una bestia di quelle dimensioni.
 
-Tempismo perfetto!- affermo Hireza togliendosi il mantello restando con solo delle fasce di pelle a coprirle il petto e la parte inferiore del corpo.
 
-Guarda bene Giran. Questa è la forza dei Brashak e del Clan della terra!- così dicendo allungò le unghie allargando le braccia verso l’alto mentre i suoi muscoli si ingrossarono invitando il rettile a farsi avanti.
 
 

Uscì da quel ricordo ritrovandosi a fissare il soffitto a mollo nell’acqua completamente nudo. Di solito non aveva tempo per farsi un bagno e data la scarsa quantità d’acqua, preferiva usarne poca per lavarsi.
 
-Tutto bene Giran?- chiese il Vearii immerso nella grande vasca vicino a lui. Il Brashak inizialmente aveva trovato l’idea del bagno pubblico strana. Ma dopo averlo provato lo trovava ideale per rilassarsi e doveva ringraziare Ajarys per questo.
Anche se non sapeva dire se fosse stata una trovata: geniale, folle o entrambe le cose.
 
-Mi sono solo perso in un vecchio ricordo- sospirò alzandosi in piedi per far scrocchiare le ossa del corpo. Ajarys diede uno sguardo alle cicatrici presenti sul suo corpo, ricordi di molte battaglie vinte.
 
“Certo però…potrebbe avere più pudore” si disse riferito al fatto che non usasse asciugamani.
 
-Qualcuno della Cittadella è fuori al momento?- chiese sdraiandosi nuovamente in acqua sentendo i suoi capelli galleggiare e muoversi come una chioma selvaggia esposta al vento.
 
-Si, un gruppo è uscito per ricercare generi di sostentamento. Ma non preoccuparti, c’è Tosak con loro- l’altro non si scompose minimamente, con quell’orco al comando di certo poteva stare sicuro che non sarebbero morti o almeno ci sperava.
 
Uscì dalla vasca, strizzandosi i capelli per togliere l’acqua in eccesso, per poi scuotere la testa come un cane.
Ajarys per quanto fosse amichevole con lui, trovava alcuni dei suoi comportamenti ancora primitivi. Ma visto che non gli davano molto fastidio preferiva sorvolare, anche per evitare di farlo arrabbiare.
 
-Sarebbe il caso che tornino presto. Questa è la notte dei Ghoul- disse rivestendosi. Decisamente non era il caso di restare fuori di notte, soprattutto in quella.
 
-Resterai qui a dormire? Possiamo ospitarti- gli propose il Vearii. Sarebbe stato più tranquillo se lui fosse stato insieme a loro quella sera. L’altro annuì.
 
-Certo, ma prima devo fare una cosa importante-.
 
 
Dopo essersi allontanato dalla Cittadella, il corvino era andato a caccia che fu molto fruttuosa. Strinse le corde che trattenevano un grosso pezzo di carne color rosso scuro.
La sua preda non sarà stata di certo una delizia, ma tanto non era per lui. Continuò a camminare quando si fermò di colpo, guardandosi intorno.
Aveva sentito già di essere circondando sentendo l’odore dei suoi possibili assalitori. Alzò il piede per poi pestarlo contro il terreno e la sabbia intorno a lui esplose a cerchio scaraventando fuori chi vi stava sotto.
 
-Ma che diavolo?- si chiese uno dei quattro che era stata scaraventato fuori dalla sabbia.
Era molto basso, poco più dell’altezza di un nano, con un fisico magro e la carnagione verde con qualche macchia color sabbia. Aveva un volto appuntito con un lungo naso a punta e delle larghe e grosse orecchie come un pipistrello e un pizzetto a treccia gli ornava il mento. Gli arti erano corti proporzionati alla sua statura con quattro dita artigliati per mani e piedi.
 
Il Goblin alzò il turbante che gli era finito sugli occhi, per cercare di capire cosa fosse successo venendo oscurato dalla figura imponente del corvino.
 
-Bene, bene…stavo cercando proprio voi!- affermò Giran. Vedendolo tutti i Goblin sgranarono gli occhi terrorizzati. Lasciarono andare le armi, battendo le teste contro la sabbia in un inchino di prostrazione.
 
-P…Possente Alfa. Non credevamo fosse lei- si scusò subito la piccola creatura verde.
 
-Si, se avessimo saputo, che era lei. Mai e poi mai ci saremmo anche solo sognati di provare a tendervi un’imboscata- Si intromise un altro del gruppo tremando terrorizzato come gli altri.
 
-Alzate la testa- i quattro scattarono subito in piedi ringraziandolo per la sua misericordia.
I Goblin non erano molto forti da soli e per questo si muovevano in gruppo, formando dei popoli nomadi. Di solito tendevano a sottomettersi a chi era più forte di loro e del loro intero gruppo, come avevano fatto loro con lui.
 
-Il resto della tribù?-
 
-E’ vicino Possente Alfa- i quattro tirarono fuori dalle loro vesti dei fischietti e soffiandovi dentro, produssero un suono acuto.
In un’istante da sotto la sabbia uscirono fuori delle teste triangolari di lucertola, appena sentirono il suono risposero aprendo una vela di pelle sotto al mento saltando fuori dalla sabbia.
Si trattava di Kinjii, rettili del deserto. La loro stazza era quanto una persona di taglia media, con una lunga coda. Visto il loro essere codardi venivano usati come fonte di sostentamento. Ma per via della bassa statura dei Goblin per loro andavano bene come cavalcature. Inoltre erano animali erbivori.
 
-Direi che possiamo andare Takar- rispose rivolto a quello con il pizzetto. Il piccolo Goblin in questione era il maggiore esperto dei cacciatori della sua tribù: i Silent sands.
Lui e Giran avevano già avuto il piacere di cacciare insieme, anche se aveva ancora timore del Brashak. Il Goblin annuì salendo in groppa al suo Kinjii e facendo segno ai suoi compagni.
 
-Bene, muoviamoci- disse rivolto agli altri che saltarono in groppa ai loro destrieri.
 
Il loro accampamento era situato su una formazione rocciosa elevata. Appena arrivati, la carne che il corvino aveva portato venne presa in custodia da altri membri della tribù.
Takar fece segno al loro ospite di seguirlo.
 
L’accampamento era formato da una ventina di tende smontabili. Vedendo Giran gli altri Goblin smisero di fare quello che stavano facendo prostrandoglisi davanti e aprendogli la strada, mentre alcune femmine Goblin agitare la coda in segno di rispetto.
 
Le femmine si distinguevano dai maschi oltre ai tratti e fisici femminili, anche per il fatto che le loro orecchie erano ricoperte di una leggera pelliccia, il naso era corto e non a punta. Ma soprattutto per la sottile e lunga coda che termina con un ciuffo di peli sulla punta.
 
-Siamo arrivati- il Goblin cacciatori lo portò davanti ad una grande tenda protetta da due guardie armate, che subito si fecero da parte prostrandosi.
 
-E’ dentro?- Takar annui. Giran si portò la mano al collo per farlo scrocchiare prima di abbassarsi per entrare nella tenda, avvolte la sua stazza elevata era un vero fastidio.
 
Appena entrò venne investito da un odore dolciastro come di zucchero che riconobbe subito. Era un miscuglio di fiori di cactus ed erba, ottimo da bruciare nelle pipe per assaporare qualcosa di dolce.
La tenda era arredata in modo spartano con teschi di animali come ornamento e dei mobili in legno rudimentali.
 
Un ringhio gli fece voltare la testa ritrovandosi a fissare gli occhi di un Seikh. Un felino simile ad un puma, con una pelliccia di colore rosso scuro con alcuni aculei sulla schiena e intorno al collo e due lunghe corna dietro alle orecchie rivolte all’indietro. I due si sfidarono con lo sguardo.
 
-Su, su cocchina mia. E’ questo il modo di trattare il nostro ospite- disse una voce femminile al centro della tenda, Sdraiata su una montagnetta di cuscini una Goblin sorrideva facendo segno al suo animale di andare a cuccia. Il Felino emise un verso dispiaciuto andando a mettersi dietro alla sua padrona.
 
-Azara- La femmina sorrise mettendosi in piedi. Indossava dei vestito di cuoio succinto che mettevano in risalto le sue forme sode nonostante la bassa statura e la carnagione verde smeraldo, aveva un viso delicato con dei capelli biondi tirati tutti sul lato destro, naso a patata e labbra sottili.
Anche lei presentava delle chiazze di color sabbia come il resto della sua tribù. Una di queste era proprio sopra agli occhi dando l’impressione che indossasse una maschera.
 
-E’ un piacere rivederti Grande Alfa- rispose lei con un sorriso a trentadue denti leggermente a punta.
 
-Prego accomodati- lo invitò e lui si sedette proprio davanti a lei. La femmina non smise di sorridergli mentre faceva agitare gli orecchini in argento che le ornavano le grandi orecchie e la coda.
 
-Vi ho portato della carne di Redworm. Fatela affumicare o essiccare prima di mangiarla- gli raccomandò. La Goblin gli si avvicina silenziosamente sfregandosi a lui, le sue narici avvertivano l’odore dolciastro anche su di lei. Sicuramente stava provando a sedurlo!
 
-Grazie per prenderti cura di noi, vorrei poterti ricompensare in qualche modo- disse in tono malizioso.
Azara era la capo tribù dei Silent sands. E da quando si erano sottomessi a lui giurandogli fedeltà, ogni volta che andava a trovarli non perdeva occasione di provarci con lui.
 
 
Nelle tribù dei Goblin delle Terre desolate, erano le femmine a detenere il potere e le decisioni, dato che erano loro che provvedevano alla procreazione della specie. La Goblin più forte e intelligente diventava la guida della tribù scegliendo il maschiò con cui riprodursi per la nuova generazione. Solitamente si trattava del maschio più forte e resistente.
Giran questo lo comprendeva bene. Dato che il sistema matriarcale era qualcosa presente anche tra la gerarchia dei Brashak.
 
 
La afferrò per il vestito sollevandola di peso, rimettendola giù lontano da lui per non avercela appiccicata addosso.
 
-Dimmi più tosto ci sono novità, che dovrei sapere?- chiese lievemente infastidito dai suoi modi. Azara gli porse una caraffa finemente lavorata contenente dell’acqua.
Lui prese il bicchiere sorseggiandone il contenuto per bagnarsi le labbra.
 
-Non più del solito. A parte la fauna delle Terre desolate e i “Figli delle sabbie” che continuano con i loro sproloqui- gli raccontò lei.
I Goblin del deserto erano bravi a mimetizzarsi tra le sabbie, ed oltre a essere un buon meccanismo per nascondersi era ottimo anche per cacciare e raccogliere informazioni.
 
-Capisco-
 
-Abbiamo anche visto i tuoi amici della Cittadella. Stavano cacciando- gli disse la Goblin, mentre Giran offriva l’acqua del suo bicchiere all’animale da compagnia della capa tribù. Era tranquillo, perché sapeva che non avrebbero attaccato chi veniva dalla Cittadella, c’era un patto tra di loro e nessuno dei Goblin osava infrangerlo per paura di ripercussioni da parte sua.
 
-Dove si trovano?-
 
-A qualche chilometro a sud di qui, ma credo si stiano spostando se hanno già fatto caccia grossa- rispose Azara. Lui annuì alzandosi.
 
-Oggi è la notte dei Ghoul. Fossi in voi starei attenti o potreste rifugiarvi alla Cittadella- gli propose Giran, ma la Goblin scosse la testa.
 
-Grazie per l’offerta, ma non è la prima volta ne l’ultima che affrontiamo questa notte. Sappiamo come nasconderci e difenderci- lo rassicurò lei andandogli vicino per poi saltare aggrappandosi ai suoi vestiti con una notevole agilità e salire fino al suo petto.
 
-Torna a trovarmi quando vuoi- gli disse suadente prima di lasciargli un bacio sul collo e sempre sorridendo saltando a terra.
Il Brashak annuì chinando la testa in segno di rispetto prima di uscire dalla tenda. Chiedendosi se non fosse stato meglio andare a controllare come stasse il gruppo della Cittadella.
 
 
 
La sabbia era solida e compatta, non certo liquida. Eppure incredibilmente una nave stava solcando il deserto a vele spiegate. Si trattava di una nave desertica da caccia, che si spostava sulla sabbia grazie al vento e alle grandi vele-aquiloni che raccoglievano i venti le permettevano di muoversi.
 
L’equipaggio era formato da più di dieci persone, tutti appartenenti alla Cittadella e di razze diverse. Posto sulla prua stava un uomo della ciurma della nave, intento a osservare le sabbie.
 
-Tutto bene?- gli chiese una voce, lui si girò incontrando la figura imponente di un orco.
 
-Si comandante Tosak, per il momento nessuno in vista- Tosak era un orco alto e largo come un armadio e muscoloso, come tutti i guerrieri della sua specie aveva la pelle di colore verde che tendeva allo smeraldo. Il volto dei tratti quadrati presentava due zanne che sporgevano dalla mascella inferiore, aveva dei capelli marroni tenuti in una coda bassa e un pizzetto a treccia sul mento e dei tatuaggi stile maya rossi sul busto e braccia e una cicatrice che gli solcava il petto.
 
-Tieni gli occhi aperti e fammi sapere in caso qualcosa- il marinaio annuì. A quel punto l’Orco si concentrò su ciò che la nave stava trasportando: Un grosso Calamaro delle sabbie.
 
Quei cefalopodi si erano adattati a vivere nel deserto ed escludendo i due tentacoli più lunghi non superavano a malapena i dieci metri. Ma comunque erano una grande fonte di cibo inoltre avevano trovato anche altre cose commestibili. Tutto sommato era un buon bottino.
 
Tosak alzò la testa guardando il sole. Era pomeriggio e per quanto il sole fosse ancora abbastanza alto, dovevano tornare alla Cittadella il prima possibile.
Si avviò verso il timoniere della nave.
 
-Allora, come andiamo Pacifica?- lei gli rispose con un sorriso, mentre il vento gli scompigliava i capelli rossi come il fuoco in parte lasciati liberi e in parte legati in alcune trecce.
 
-Il vento è favorevole, arriveremo a casa in poco tempo- gli rispose lei alzando il pollice della protesi in ferro che gli avevano fatto per sostituire l’arto mancante.
 
-Meglio così, non ho voglia di stare fuori in questa notte!- rispose secco il guerriero incrociando le grosse braccia al petto.
 
-Non ho ben capito cosa sarebbe questa notte dei Ghoul. E’ il momento in cui escono fuori?- chiese la rossa.
Pacifica era arrivata da soli quattro mesi nelle Terre desolate e anche se gli abitanti della Cittadella gli avevano spiegato la maggior parte delle cose importanti, gli ci voleva ancora tempo per abituarsi.
 
-In termini semplici si. Capirai stasera, ma a debita distanza- sottolineò Tosak. Di certo non si aspettava che quella ragazza fosse diventata un timoniere in pochi mesi da quando era arrivata, ma anche lui riconosceva le sue abilità di navigatrice.
Quando il suono di un corno, riscosse tutti mettendo in allerta l’intera nave.
 
-Che succede?- chiese subito l’orco.
 
-Predoni- rispose chi stava di vedetta indicando un gruppo di Geork che correva velocemente verso di loro con delle persone sulla groppa.
 
-Proprio adesso. Vorranno il nostro carico!-
 
-Allora dovranno lottare per averlo!- rispose secco Tosak estraendo una mazza Macuahuitl in roccia con i bordi ricoperte di schegge di ferro grezzo seghettate.
Quando i predoni si avvicinarono alla nave, diede l’ordine a chi non stava ammaenando le vele di prendere le balestre e mettersi davanti al parapetto dell’imbarcazione.
 
-Mirate…scoccate- gli uomini scoccarono le frecce contro i predoni, colpendone alcuni, ma altri avevano degli scudi che usarono per difendersi.
 
-Mirate ai Geork, non ai cavalieri- disse il capitano, mentre gli uomini ricaricavano. In quel momento di distrazione lanciarono sulla nave delle sfere che rilasciarono una coltre di fumo. Appena il fumo entrò in contatto con gli occhi iniziò a dare bruciore.
 
“Gas urticante” pensò Pacifica, bloccando in timone e scendendo con un balzo sul ponte lanciando velocemente le sfera di foglie fuori bordo.
Ma approfittando di quel diversivo alcuni predoni assaltarono la nave salendo a bordo, quando si udì uno sparo e uno degli aggressori venne colpito al petto finendo per cadere fuori dalla nave.
 
-Non accetto predoni su questa nave!- affermò la rossa con la pistola fumante in mano. Non si sarebbe di certo lasciata derubassero così facilmente.
Un secondo dopo la pistola gli venne fatta volare via di mano a causa di uno shuriken.
 
-Sembra che abbiamo qualcuno di temerario!- affermò predone davanti a lei che gli aveva fatto volare via la pistola.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Qui vediamo una parte del passato di Giran e della sua Maestra/Matriarca: Hireza.
Poi vediamo la sua prima caccia ad un giovane Drago della sabbia, anche se non è riuscito ad abbatterlo, come lo ha rassicurato la sua maestra non tutte le caccie vanno a buon fine.
 
E dopo essere tornati nel presente scopriamo anche la razza dei Goblin che vivono nelle Terre dimenticate e che sono nomadi con una gerarchia Matriarcale e conosciamo Azara. La quale passa informazioni a Giran e che sembra attratta dal Brashak.
Infine la nave desertica della Cittadella viene attaccata dai predoni. Ma se non altro vediamo come sta Pacifica dopo il salto temporale del prologo e conosciamo anche l’orco Tosak.
 
Vedremo cosa succederà con i predoni nel prossimo capitolo.
A presto.
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: dragun95