Un altoparlante annunciò qualcosa sopra la sua testa, proprio nell’esatto momento in cui il suo cellulare riprese a squillare. Lo cercò con la mano coperta dal guanto, nella tasca del cappotto elegante. Rispose in inglese, ancora abituato all’America. «Hello?»
Riconobbe subito chi fosse dall’altra parte della cornetta, anche senza presentazioni. Quella risata soffice, così calma, avrebbe fatto vibrare il suo cuore persino all’inferno. «Bentornato in Giappone, Wataru.»
«Oh, mio adorato Eichi! Mi riempie di gioia ricevere una tua telefonata!»