Non
sposarlo!
Silente lo spiega ogni anno,
il primo giorno di Hogwarts, subito dopo la cerimonia per lo Smistamento: esiste
un’antichissima magia – qualcuno dice che sia stata opera, in tempi remoti, di
un mago particolarmente romantico; qualcun altro lo crede un incanto vecchio
quanto l’universo – che lega due persone tra loro dalla nascita, senza che lo
sappiano. L’unico segno di questo legame è l’impossibilità per i due di ferirsi
a vicenda.
“Se la vostra anima gemella
vi lanciasse un incanto mortale, esso non vi farebbe nulla; potrebbe rimbalzare
accanto a voi, al massimo” spiega, e Harry non si chiede come possa saperlo. “Questa
magia lega i Babbani tanto quanto i maghi. Si ritiene che ognuno incontri la
propria anima gemella almeno una volta nel corso della sua vita, ma devo
informarvi che è molto raro riconoscere la propria. Alcuni maghi passano tutta
la vita ossessionati da questa idea, spesso ignorando le possibilità di essere
felici che avrebbero solo alzando lo sguardo. Questa rarità, d’altra parte, rende
semplice occultare ai Babbani questa realtà.”
Harry non ha compreso molto
del discorso del mago, la prima volta. Anche più tardi, non è certo di cosa
significhi essere anime gemelle: sa che molti – Lavanda Brown ha fatto a
riguardo un appassionato discorso in Sala Comune, una sera – ritengono che
senza la propria anima gemella non si possa essere felici, altri che sia meglio
non incontrarla mai. “Scelgo da sola i miei amici, non serve che il destino lo
faccia per me” ha sentito dire una volta da Hermione, china sul manuale di Divinazione
non troppo tempo prima che smettesse di seguire la materia.
Harry forse non sa che cosa
significhi avere un’anima gemella, ma sa chi è la sua. È un segreto che non ha
confidato a nessuno – neanche a Ron! – e che lo brucia dentro con tutte le sue
possibilità. Si chiede se ciò che prova sia condizionato dalla consapevolezza
del loro legame e non sa darsi una risposta, ma nel profondo crede che non
avrebbe potuto evitarlo. Si dice anche, tuttavia, che dovrà conquistarla senza
sfruttare il destino. Se lei sapesse, forse si opporrebbe solo per dimostrare
che nessuno, neanche la magia, può decidere al suo posto.
Ha ingoiato il segreto anche
al sesto anno, quando lei gli ha spiegato che a essere interessante – e attraente,
a dirla tutta – fosse lui e non il Quidditch. È avvampato e avrebbe voluto
parlare, ma ha distolto lo sguardo e si è comportato in modo normale.
Come si conquista qualcuno?
Non l’ha mai ben capito, neanche dopo i disastrosi tentativi con Cho. Alla fine
del sesto anno, con Silente è morta anche la sua adolescenza: Harry non si è
più potuto permettere di pensare all’amore, finché non ha sconfitto Voldemort.
Neanche allora si è confessato: ha abbracciato lei e Ron e non ha fatto nulla,
nei giorni seguenti, per impedire che andassero avanti senza di lui. Non ha fatto
niente mentre le cose tra loro non funzionavano. Si è concentrato sul corso da
Auror, senza fermarsi a chiedersi se fosse ciò che voleva realmente.
A volte pensa che tra i suoi
migliori amici non abbia funzionato perché il destino unito a quello di
Hermione è il suo e non quello di Ron; altre volte pensa che sia stato perché hanno
chiesto troppo alla loro amicizia, e che se ci provasse con Hermione finirebbe
allo stesso modo. Poco importa se durante un’esercitazione dell’ES un Depulso
di Hermione gli è rimbalzato addosso senza fargli nulla – lei, che aveva mirato
contro Neville mancando il bersaglio, non l’ha notato – o se quando una volta,
esasperata, ha colpito lui e Ron con un libro il suo ahia è stato solo
un riflesso sorpreso di quello dell’amico. Hermione non ha mai potuto fargli
male, nel corpo; le sue parole, al contrario, hanno un modo tutto loro di
ferirlo.
“Viktor mi ha chiesto di
sposarlo.”
Hermione l’osserva tesa,
dopo averlo detto. Harry si chiede se possa leggergli in volto quanto quella
notizia l’abbia agghiacciato. Qualcosa dentro di lui si è spezzato: non si è
intromesso quando frequentava Ron, non ha osato niente che andasse oltre
l’amicizia mentre, per anni, è rimasta sola – si è raccontato di non voler
infrangere il loro equilibrio –, ma sente che non potrebbe tollerare di vederla
al fianco di un altro, non ora, non senza aver fatto un tentativo. Deglutisce.
Forse è già troppo tardi? Non si propone un matrimonio da un giorno all’altro.
Si schiarisce la gola. “Lui ti piace?”
“Io… io non lo so, Harry.”
Harry aggrotta la fronte,
confuso. Vorrebbe chiedere spiegazioni, ma Hermione non gliene lascia il tempo.
“Ogni tanto scambiavamo
qualche lettera. Nell’ultimo anno il nostro scambio si è intensificato molto;
credo che si senta un po’ solo, sai? Da quando ha smesso di giocare a
Quidditch. Ci siamo anche visti, qualche volta…”
“È successo qualcosa?”
Hermione abbassa lo sguardo.
“No, cioè, mi ha baciata. Ci siamo baciati. La settimana scorsa.”
Solo un bacio. Harry
riprende a respirare, ma non troppo. “Pensi di accettare?”
Hermione trova il suo
sguardo. Sono poche le volte in cui l’ha vista così incerta e combattuta – le
ricorda tutte. “Non lo so. Viktor mi piace, cioè, è una bella persona… non so
se mi piaccia in quel senso, però… forse non è l’unico a sentirsi solo, ecco.” La
vede accennare un sorriso. “So che è sciocco, oh, lo è molto, ma a volte non riesco
a non chiedermi se troverò mai qualcuno. A te non capita mai, Harry?”
“No.” Ho già trovato te.
Hermione annuisce, ma Harry
pensa che non abbia capito affatto.
“Be’, non è nulla di sicuro,
ci sto solo riflettendo. Ma volevo dirtelo.”
“Non accettare.”
“Come?”
“Non sposarlo, Hermione.”
“Harry…”
Harry si alza, incapace di
restare fermo e composto un momento di più. “Lui… non è quello giusto. Può
ferirti, no?”
L’espressione di Hermione si
fa confusa; dura pochi secondi, poi nei suoi occhi si accende una luce che
Harry conosce molto bene: comprensione. “Parli delle anime gemelle? So che
Silente teneva molto a quella teoria, ma… è più una leggenda, Harry. Nel corso
della storia sono pochi i casi simili riportati, non c’è nessuna vera prova che
la sostenga.”
Harry si trova a fissarla
incredulo. Non gli è mai venuto in mente, neanche quando a undici anni ne ha
compreso ben poco, che le anime gemelle potessero non esistere. Non ne ha mai
dubitato e ha ricevuto la conferma che per dieci anni gli è pesata quasi quanto
una condanna. Sa che Hermione è molto logica, ma non l’aveva mai vista mettere
in discussione una magia, prima.
“Lavanda e Calì” mormora
dopo qualche secondo. Hermione non può averlo dimenticato. “Al sesto anno, una
sera ci hanno fatto vedere, non ricordi? Calì ha punto Lavanda con uno spillo,
ma non è successo nulla. Non una goccia di sangue.”
“Avranno usato un trucco.”
Hermione si alza a sua volta. “Ti piace tanto l’idea che il destino conceda a
pochi fortunati di trovarsi e completarsi, lasciando tutti gli altri in balia
dell’incertezza?”
“Pensi che essere anime
gemelle sia una certezza?”
La domanda gli è sfuggita
prima ancora di razionalizzarla. Gli tornano in mente tutti i momenti in cui
avrebbe potuto aprire bocca e dire la verità a Hermione, e non l’ha fatto.
Tutti i momenti in cui ha tenuto per sé il loro legame per paura di come
avrebbe potuto prenderlo; non ha mai neanche ipotizzato che lei potesse
piuttosto dubitarne l’esistenza.
“Non ho detto questo.”
Nessuno dei due dice nulla
per un po’.
“Scusami, Harry. Non sapevo
che avessi caro quest’argomento. Tu hai… Sai chi è la tua anima gemella?”
Harry deglutisce. Deve
prendere una decisione, subito: non c’è tempo per pensare. Annuisce lentamente.
“Capisco.” Hermione esita
alcuni secondi prima di chiedere: “La conosco?”
Harry estrae la bacchetta e
l’osserva pensoso. “Non so come dirtelo.”
“Ma certo, dev’essere Ginny.
Non ho mai capito perché non vi siate messi insieme, sai? Oppure…” Hermione non
sorride, ora, e Harry ne è grato: se si fosse detta contenta che il destino l’abbia
legato a qualcun altro, non è sicuro di come avrebbe potuto reagire.
“Diffindo”
sussurra, muovendo la bacchetta verso il braccio dell’amica di sempre.
La stoffa della manica viene
tagliata dall’incantesimo, ma nessun segno appare sul braccio di Hermione. Nessuna
linea rossa, per quanto sottile. Per Harry vuol dire qualcosa, questo, ma per
lei? L’osserva in attesa, senza osare pronunciare mezza parola.
Hermione si fissa incredula
il braccio.
“Herm…” L’occhiata che lei
gli rivolge gli chiude la bocca.
“Da quanto lo sai?” gli domanda
diretta, con espressione indecifrabile.
“Io… dal quinto anno”
confessa, deglutendo a fatica.
Hermione tace, ma il suo
silenzio è un’accusa sufficiente.
“Non volevo rovinare tutto”
prova a difendersi, non sa benissimo da cosa.
Hermione inspira ed espira
un paio di volte, come per calmarsi. Harry spera che funzioni. “Avevo il
diritto di saperlo.”
Mi dispiace gli
muore in gola. È difficile dispiacersi per non aver condiviso la sua condanna: la
consapevolezza che il destino li ha uniti, per quanto segretamente piacevole, è
stata un peso per anni. Si è sempre chiesto come avrebbe reagito, se scoprendolo
l’avrebbe cancellato dalla sua vita per non arrendersi al destino. Immagina di stare
per scoprirlo.
Hermione inspira a fondo, di
nuovo, ed espira con calma. “Cosa pensi che significhi?” domanda infine,
spezzando il silenzio teso.
Cosa significa?
Harry non è certo di saperlo. “Non lo so” inizia, con sincerità e senza
pensarci troppo. “Ma so che mi piaci, Hermione, mi piaci da anni e non l’ho mai
detto perché c’era Voldemort, e poi c’era Ron, e… forse sono meno coraggioso di
quanto il mondo creda.” Harry tenta un sorriso, ma teme che il risultato sia
molto più tirato di quanto sperasse.
“Non devi farti piacere me
solo perché non puoi ferirmi, Harry.”
Il nervosismo inizia ad
affievolirsi, rimpiazzato dall’irritazione. “Pensi davvero che sia per quello?”
Non aspetta la risposta di Hermione per continuare. “Merlino, Hermione, ti ho
appena detto che mi piaci. Pensi davvero che sia perché non puoi
colpirmi, e non perché sei sempre stata al mio fianco? Quando ne avevo bisogno,
c’eri sempre. Senza di te probabilmente sarei morto durante il Tremaghi, o non
avrei mai creato l’ES. Di certo non sarei andato lontano nella ricerca agli
Horcrux. Come potevo non innamorarmi di te, quando eri così… così… te?”
Harry si blocca, ritrovando
di colpo tutta l’agitazione che aveva accantonato. Così te? Complimenti,
ottimo lavoro. C’erano un milione di qualità che avrebbe potuto elencare,
avrebbe potuto cercare di spiegarla quanto fosse forte e coraggiosa e sicura di
sé e intelligente e… Harry scuote la testa. Hermione è semplicemente Hermione,
non gli basterebbe tutto il tempo del mondo per spiegarle ogni aspetto di lei
che l’ha fatto innamorare. Essere legati dal destino è stata solo una sorta di
conferma, un di più che l’ha fatto sentire contento e l’ha spaventato a morte allo
stesso tempo.
È troppo tardi per
ripensarci, comunque. “Ti prego, di’ qualcosa.”
“Harry…” Hermione sembra sul
punto di scoppiare a piangere, e Harry si sente lo stomaco tutto attorcigliato
nel rendersene conto. Che cosa ha fatto? “Voglio restare sola. Per favore.”
Impiega qualche attimo di
troppo ad assimilare la richiesta, ma annuisce e raggiunge la porta senza
aggiungere altro. Lei non lo accompagna.
Stupido, stupido, stupido.
Ho rovinato tutto.
***
“Harry.”
“Hermione, io…”
Lei gli fa cenno di tacere. “Lascia
parlare me.”
Non si oppone, ma si prepara
all’imminente rifiuto. Quando ha ricevuto la sua richiesta di vedersi per
parlare si è sentito felice, per un attimo. Si è detto che Hermione non lo odiava
e voleva parlargli. Subito dopo, ha realizzato che Hermione Granger non è una
vigliacca e che non le sarebbe mai andato bene chiudere come si sono lasciati,
lasciando tutto in sospeso. No, anche se non volesse rivolgergli mai più la
parola – non riesce neanche a immaginarlo – Hermione si assicurerebbe prima di
dirglielo in faccia.
“Mi ha sorpresa ciò che mi
hai detto l’altro giorno. La verità, Harry, è che mi è capitato di chiedermi se
ciò che provo per te vada oltre l’amicizia. Mi è capitato più volte, in
passato.” Hermione fa una pausa e Harry trattiene il fiato. “Non sono mai riuscita
a rispondermi.”
Non sembra un rifiuto, per
il momento.
“C’era Ron, e c’erano Cho e
Ginny, e mi sono sempre detta che rifletterci troppo sarebbe stato
controproducente, perché comunque non saremmo mai stati insieme in quel senso. Non
credevo che anche tu potessi vedermi come qualcosa di più che un’amica.”
Hermione rilascia uno sbuffo divertito e Harry torna a respirare, pur non
comprendendo cosa ci sia di divertente. “Ero convinta di essere bravissima a
capirti, sai? Di essere un passo avanti a te e Ginny, e invece… Non mi sono mai
accorta di piacerti, se quello che mi hai detto è vero.”
Harry si affretta ad annuire.
“Harry… L’altra cosa che mi
hai detto ieri. Avresti dovuto dirmelo quando l’hai scoperto.” Un’altra pausa. “Però
non cambia niente. Te l’ho già detto, non ho bisogno che il destino scelga per
me.”
Harry regge il suo sguardo,
ma la speranza che aveva iniziato a provare a metà discorso svanisce. Forse
resteranno amici, Hermione non sembra furiosa, però…
“D’altra parte, potrebbe
aver semplicemente indovinato.”
La guarda confuso.
Indovinato? Parla del destino? Ha capito cosa vuole dire o la mente gli gioca strani
scherzi, illudendolo in base ai suoi desideri?
Forse leggendogli in faccia
i suoi dubbi, Hermione gli sorride. Harry si blocca. È così bella quando
sorride in quel modo.
“Non sposerò Viktor” gli
comunica, tendendogli una mano. Harry si accorge solo allora che Hermione ha le
guance più rosse del solito e, se non si sta ingannando, ora trema persino un
po’. “Non so se può funzionare, Harry, ma possiamo almeno provare.”
Harry si illumina. Ripensa agli
anni che ha trascorso esitando: come sarebbero andate le cose, se Hermione si
fosse accorta del Depulso insieme a lui? Non lo saprà mai, ma ora non ha
importanza. Sente ancora la vocina fastidiosa che gli suggerisce che così
facendo distruggeranno la loro amicizia, ma la mette a tacere. Lui e Hermione
ce la faranno, in qualche modo – hanno sconfitto Voldemort, possono far
funzionare una relazione. Probabilmente. Il tempo dei dubbi è finito. Ricambia
il sorriso. “Non ce ne pentiremo” dice, e non si limita a sperarlo.
Stavolta, ne è convinto. In un modo o nell’altro.
NdA
Io non lo so davvero che cos’è
questa storia. È nata per sviluppare una trama propostami da Sia, e lei si
sarebbe decisamente meritata di meglio. Ci tenevo, però, a regalarle il mio
tentativo.
«Oh, andiamo, Harry» sbottò Hermione. «Non
è il Quidditch che è popolare, sei tu! Non sei mai stato così interessante come
ora, e nemmeno così attraente, a dirtela tutta».
Mi sono innamorata di Harry
e Hermione leggendo la saga a dieci anni, e per quanto crescendo sia venuta a
patti col canon e tuttora apprezzi molto il loro rapporto come BROTP e sia certa
che non ci sia bisogno di romanticismo perché il loro legame sia speciale, la
Harmony è una ship a cui rimango affezionata e di cui mi fa sempre piacere
leggere.
Da scrivere invece è un
incubo, dato che di norma non scrivo né di Harry né di Hermione, ma per un’amica
questo e altro. Spero che nonostante tutto possa esserti piaciuta, Sil ❤, e grazie
mille davvero per tutto!
Buon Natale,
Mari