Capitolo
45: Il pasticcio di
Furore
“Perché
no?” domandò Gal, con
tono supplichevole, il quale avrebbe anche potuto funzionare nel far
cedere
qualcuno, se la persona che gli fosse stata davanti non fosse stata la
più
testarda e dura dell’intera scuola.
“Perché
no, razza di scemo!”
rispose, infatti, seccata, Delphini e il rosso continuò:
“E’ solo per
sgranchirsi un attimo le gambe…”
“Facendosi
beccare
dall’intera scuola!”
“Ma
chi vuoi che sia in giro
durante la prima partita di Quidditch dell’anno?”
“Gazza,
tanto per fare un
nome!”
“Sarò
attento.”
“No,
che non lo sarai!”
“Andiamo,
mi perdo la prima
partita, dammi almeno una piccola ricompensa…”
“La
tua piccola ricompensa
sarà quella di tenere d’occhio quella cosa assieme
a Teddy e Victoire, mentre
io sarò occupata.”
“Occupata?
E a fare che?”
“A
godermi la prima partita
dell’anno di Quidditch! Gioca Serpeverde, ti pare che me la
possa perdere?!”
Mentre
i due stavano
litigando aspramente, come al solito, Teddy si voltò ad
osservare la creatura
della discordia, la quale ronfava tranquillamente nel suo giaciglio di
coperte
e piume, mentre dalle narici usciva aria calda.
Furore
era così calmo,
tranquillo, pacato… solo quando dormiva.
Quando
era sveglio, era
peggio di un terremoto a magnitudo 9… correva da tutte le
parti, sputava fuoco
una volta sì e una no, tanto che una volta aveva rischiato
d’incendiare il quadro
di Godric Gryffindor, ribaltando tutto quanto.
Se
proprio avesse dovuto
essere sincero, quella Coccatrice gli ricordava molto Pix…
Lui
e i suoi compagni avevano
scoperto che quella creatura particolare era una Coccatrice il giorno
dopo la
sua nascita da Delphini.
A
quanto pareva, una sua
fonte molto attendibile le aveva rivelato che quella bestiaccia
insopportabile,
come l’aveva definita lei, era una Coccatrice, che era
reputata di pericolosità
XXXXX e che il suo becco era molto pericoloso, anche se la sua fonte
non era
stata in grado di specificare, probabilmente chiunque sarebbe morto se
fosse
stata beccata da lei come aveva dichiarato.
Quando
aveva provato a
chiedere all’amica chi era quella fonte attendibile, lei
aveva risposto molto
semplicemente che preferiva restare anonima.
Nonostante
il mistero della
fonte anonima di Delphini, lui e gli altri avevano deciso di lasciar
perdere
per occuparsi di un problema molto più urgente: Furore.
Non
appena saputa qual’era la
razza della creatura, Oliver ed Athena avevano deciso di mettersi alla
ricerca
d’informazioni sulle Coccatrici, il primo perché
era un grande esperto di tutto
ciò che riguardava gli animali e la seconda
perché era una grande esperta di
tutto ciò che riguardava i libri.
Tutti
quanti, in cuor loro,
speravano che trovassero la minima informazione sul volatile…
Proprio
in quel momento, la
porta della stanza si aprì e una ragazza coi capelli a
caschetto e tra le
braccia un enorme pila di libri, così alta da nasconderle
completamente il
viso, entrò dentro, esclamando: “Ecco tutti i
libri che sono riuscita a trovare
sulle creature magiche rare e pericolose.”
“Ottimo
lavoro, Athena. Dov’è
Oliver?” domandò Teddy e la ragazzina, mettendo
per terra la pila, rispose: “E’
andato alla sede del Club dell’Ippogrifo… ha detto
che non voleva assolutamente
arrivare in ritardo alla riunione…”
“…Ma
se mancano tre quarti
d’ora alla riunione! La verità era che voleva
godersi Nat il più possibile
prima della partita!” sbottò Delphini.
Oliver
aveva proprio perso la
testa per Nat, se mai l’aveva avuta…
Di
solito, coloro che
restavano ammaliati dal fascino Veela di Nat, tornavano normali non
appena
erano fuori dal suo raggio d’azione, per poi infischiarsene
completamente della
ragazza… prima di Oliver, non aveva mai sentito di qualcuno
che continuava a
cercare di stare nello stesso posto in cui c’era anche la
Serpeverde…
“Per
che cos’è la riunione?”
domandò, leggermente incuriosito, Teddy e Delphini, aprendo
un libro e
guardando le pagine, sbottò: “A quanto pare,
c’è una creatura che si sta
mangiando tutte le piante della Sede del Club
dell’Ippogrifo… quindi, il Club vuole
riunirsi per tentare di capire che razza di specie è e,
soprattutto, come
impedirle di spolparle tutte quante!”
Il
gruppo passò il restante
tempo prima della partita a guardare e a studiare i vari libri sulle
creature
magiche, ma inutilmente, finché Delphini non si
alzò in piedi e poggiando il
libro esclamò: “Beh, io ho finito. Tra poco inizia
la riunione del Club
dell’Ippogrifo… ci vediamo alla fine della
partita… mi raccomando, Gal, non
fare cretinate come tuo solito!”
La
risposta da parte del
rosso fu un leggero russare proveniente da terra, dove il Grifondoro
era
sdraiato, con le mani al petto come la salma di un cavaliere medievale,
con
tanto di libro aperto davanti alla faccia, come una sorta di sudario.
In
fondo, cogli orripilanti
voti che prendeva, non poteva di certo aspettarsi uno scenario
diverso…
“Che
idiota.” Sbottò
Delphini, tirando fuori dalla tasca del giubbotto uno spray, per poi
spruzzarselo su tutto il corpo, mentre Teddy la fissava in silenzio.
Era
da qualche tempo che
Delphini si spruzzava quel deodorante, tutte le volte che entrava o
usciva da
quella stanza.
Inoltre
dire che la prima
volta che l’avevano vista usarlo, erano rimasti tutti di
sasso e Gal, il quale
aveva zero abilità nel trattenersi, aveva esclamato:
“Stai usando un
deodorante?! Ma stai male, per caso?”
Per
tutta risposta, Delphini
l’aveva incenerito con lo sguardo e aveva sibilato:
“Impara presto a tenere
chiuso il becco, razza di scemo… così forse
vivrai a lungo!”
Non
appena ebbe finito di
mettersi il deodorante, la giovane Serpeverde uscì
tranquillamente dalla
stanza, con passo calmo e deciso.
Se
non si fosse trovato nello
spogliatoio, pieno zeppo di suoi compagni di squadra che gli lanciavano
in
continuazione sguardi non troppo velati di supponenza, probabilmente,
si
sarebbe messo a vomitare.
La
nausea per lo stress e il
nervosismo lo faceva stare così male che la sua faccia era
diventata dello stesso
colore della divisa della squadra, ovviamente di seconda mano e forse
anche di
più… se
fosse stato un tifoso, chiunque
avrebbe pensato che si fosse dipinto la faccia di verde per dare il suo
supporto alla squadra di Serpeverde… ma era proprio lui
quello che aveva al più
presto di un supporto, preferibilmente positivo…
“Ehi…”
fece una voce
femminile alle sue spalle che lo fece trasalire per la sorpresa.
Il
ragazzino si voltò e vide
una ragazza sua coetanea coi capelli argentati e con alcune ciocche blu
legate
in una coda di cavallo.
“Stai
bene, Kevin? Sembra che
tu stia per vomitare da un momento
all’altro…” gli chiese Delphini e il
giovane, con espressione afflitta, ammise: “Perché
quello che sento… oh, lo so
già… farò qualche casino, me lo
sento… farò perdere la squadra e tutti mi
ammazzeranno…”
“Andiamo,
non fare così…
senti, sono mesi che ci alleniamo e sei migliorato
parecchio… e poi, anche se
perdete, potete sempre andare in finale. Come ti ho già
detto non so quante
volte, tutto dipende dal punteggio.”
“Di
certo, farò qualche
figuraccia che mi metterà in ridicolo davanti a
tutti…”
“Non
deprimerti. L’ultima
cosa che la squadra ha bisogno è un Cercatore depresso ed
insicuro.”
“Lo
so, ma è più forte di me…
ho il terrore di sbagliare qualcosa…”
“Beh,
l’anno scorso ho
sentito la vicenda di un Cercatore di Serpeverde che mi è
rimasta impressa…”
“Perché,
è interessante?”
“No,
perché fa morir dal
ridere! C’era un Cercatore di Serpeverde Purosangue del
secondo anno, proprio
come te… e, durante la sua prima partita, quello scemo manco
si è accorto che
aveva il Boccino a pochi centimetri dal suo orecchio!”
Kevin
non riuscì proprio a
non trattenere una risata.
Di
certo, non avrebbe fatto
una figura del genere… o, almeno, sperava di non
farla…
“Incredibile…”
dichiarò il
giovane, mentre Delphini rideva: “…Ma vero! Era
così impegnato ad insultare il
Cercatore avversario da non accorgersi nemmeno del Boccino! Bisogna
proprio
essere stupidi per combinare un macello simile… inutile dire
che il Cercatore
avversario se n’è accorto e l’ha preso,
facendo vincere la squadra… sono certa
che non combinerai mai un pasticcio del genere… non puoi di
certo far di
peggio…”
In
effetti, adesso, Kevin si
sentiva leggermente meglio… di certo, avrebbe fatto molta
più attenzione al
Boccino…
“Senti,
l’unica cosa che
conta adesso è che tu vada là e dimostri a tutti
quanti che solo perché sei un
Nato Babbano non sei più limitato, ma che sei il
più motivato di tutti a
dimostrare il tuo valore e che sei un vero Serpeverde!”
Kevin
rimase un attimo in
silenzio e, a quel punto, Delphini si diresse verso l’uscita
dello spogliatoio,
dicendo: “Beh, adesso vado sugli spalti. Fa del tuo meglio,
mi raccomando.”
“Aspetta…
potrei farti una
domanda?” domandò il ragazzino e, immediatamente,
l’altra si voltò a fissarlo,
dicendo: “Dimmi.”
“Perché…
sei sempre dalla mia
parte e credi in me? Tutti gli altri Serpeverde mi odiano e mi
disprezzano,
invece tu… mi fai sentire apprezzato, mi aiuti, mi sei amica
e hai fiducia in
me… posso sapere perché?”
Delphini
rimase un attimo in
silenzio, poi, mentre si avvicinava con passo calmo, quasi annoiato,
disse: “Va
beh, te lo dico…”
Non
appena si trovò davanti a
lui, lo fissò un attimo in silenzio negli occhi, per poi
rivelare in un
sussurro: “E’ perché noi due…
siamo molto simili.”
“Molto
simili? In che senso?”
“Ah,
no. Spiacente. Più di
così non ti posso dire… sappi solo che tutte le
volte che vedo come gli altri
ti trattano, mi sembra di rivedere me stessa, perciò ti
aiuto.”
E
dopo aver detto ciò, Delphini
uscì dalla tenda, svanendo all’istante, come una
fata della brina.
Kevin
rimase a fissare in
silenzio la tenda da cui era sparita, prima che una voce maschile lo
richiamasse, in tono aspro: “Ehi, novellino!”
Sentendo
quella voce, Kevin
si voltò di colpo e si trovò davanti al capitano
della squadra, il quale, dopo
avergli rifilato un’occhiataccia, lo avvisò:
“Prendi quel Boccino anche a costo
della tua stessa vita, capito? Altrimenti, neanche la tua guardia del
corpo in
gonnella potrà salvarti la pelle da un centinaio di
Serpeverde infuriati…”
Con
un ghigno, il Serpeverde
si allontanò, mentre il ragazzino ritornava ad essere verde
in viso.
“Gal,
guarda che quello che
stiamo facendo è pericoloso… e se veniamo beccati
finiamo in un mare di guai…”
mugugnò Oliver, mentre, l’amico Grifondoro teneva
la sua Coccatrice domestica
con una corda al collo come una sorta di guinzaglio improvvisato.
“Mi
sembri Delphi!” sbottò
Gal, mentre la creatura si fermava ad osservare incuriosita
un’armatura “Faccio
solo fare una passeggiatina al mio povero Furore… ormai gli
si saranno
arrugginite le gambe a forza di stare immobile… qui non ci
sono quadri e sono
tutti alla partita! Non verremo beccati, tranquillo.”
Nervoso
al cubo, Oliver si
voltò verso Teddy, il quale camminava dietro di loro tenendo
per mano Victorie,
non accorgendosi del gran sorriso che era stampato sul bel viso della
Grifondoro.
Ovviamente,
per il cervello
anti-riconoscimento dell’amore di Teddy, tenere per mano
Victorie equivaleva a
tenere per mano una sorellina…
Oliver
continuò a guardarsi
intorno, agitato.
Quello
che stavano facendo
era follia pura… sperava solo che nessuno li
vedesse…
Proprio
in quel momento, una
ragazzina bionda con un’enorme macchina fotografica
svoltò l’angolo facendo
restare tutti di sasso.
“Ehm…
ciao, Monica…” balbettò
Gal, mentre la ragazza osservava in silenzio Furore, per poi esclamare:
“Che
splendido animale! Ma che razza è?”
“Una
Coccatrice… almeno credo…”
“Beh,
è davvero splendido!
Merita senz’altro una foto!”
E
prima che Gal avesse il
tempo di dire la sua, la Grifondoro scattò una foto a
Furore, col flash che
abbagliò tutti per un attimo.
“Argh,
Monica… dovresti
ridurre la potenza di quel flash… altrimenti, uno di questi
giorni, qualcuno
diventerà cieco…” borbottò
Gal, mentre si massaggiava gli occhi doloranti, e
nello stesso istante Monica esclamò:
“Ahi!”
“Andiamo,
non fare così… è
vero che le parole feriscono, ma così è
troppo…”
“Oh,
no, Gal, non intendevo
quello… è solo che la tua Coccatrice mi ha appena
beccato…”
Sentendo
quella frase, Gal
sbiancò e le urlò, mentre pian pianino
riacquistava la vista: “Stai bene? Ti
senti di star per morire?”
“Certo
che sto bene. Perché
dovrei morire?”
“Niente,
lascia stare…”
Tanto
rumore per nulla… non
appena Gal avrebbe ritrovato Delphi, si promise di farle sapere che i
sospetti,
per una volta, erano infondati e che quella sua fonte attendibile, non
era poi
così attendibile!
“Oh,
accidenti… mi è venuto
un crampo al piede… basta solo che tu ti distragga un
attimo…” sbuffò, proprio
in quel momento, Monica e fece per muovere il piede, ma,
inspiegabilmente, esso
rimase rigido.
“Ma
che…?” fece la
Grifondoro, abbassando lo sguardo e sbiancando immediatamente.
“Che
ti prende, Monica?” le
domandò Gal e Monica esclamò, spaventata ed
allibita: “La mia… la mia gamba…!
La mia gamba!!!!”
Immediatamente,
tutti i
presenti abbassarono lo sguardo e sbiancarono.
La
gamba di Monica, infatti,
era appena diventata grigia, come il granito.
“Oh,
porca miseria…” balbettò
Gal, mentre Teddy esclamava, anche lui in crescente panico:
“Ma… mantieni la
calma! Presto, corriamo in infermeria!”
“N-non
posso… non riesco a
muovermi!!! E anche l’altra gamba sta diventando di
pietra!!!!” urlò Monica, mentre
Victorie diceva: “Anche il tuo maglione sta cominciando a
diventare di pietra!
E anche la mano!!!!”
“Oh,
accidenti… sto
praticamente diventando una statua di pietra!!!”
strillò Monica, sempre più in
preda al panico.
Mentre
vedeva la Grifondoro
trasformarsi in una statua di pietra, a Victorie venne in mente il film
‘La
fabbrica di cioccolato’, dove la vincitrice masticatrice di
gomme coi capelli
biondi a caschetto, Violetta Bauregarde, diventava un enorme mirtillo
per
essersi azzardata a masticare una gomma ancora in fase di
collaudo… almeno
Monica era rimasta alle sue normali dimensioni, anche se la situazione
non era
di certo meno tragica…
Preoccupata,
Monica tentò di
togliersi il maglione con la mano ancora funzionante, ma, vedendo che
era
difficile, tentò di risolvere la situazione togliendosi la
macchina fotografica
e appoggiandola su un’armatura lì vicino, ma,
ormai, era troppo tardi.
Infatti,
sotto gli occhi
stupefatti, dei tre ragazzini presenti, Monica diventò una
vera e propria
statua di pietra.
Per
un attimo, vi fu un
totale silenzio, venendo poi spezzato da Gal, il quale
commentò: “Beh, forse
quella fonte inattendibile di Delphi non era poi così
inattendibile…”
“Oh,
accidenti… e adesso che
facciamo? Abbiamo pietrificato una studentessa… abbiamo
pietrificato una
studentessa!!! Finiremo in un mare di guai… mia nonna mi
ammazzerà!!!” si
disperò Teddy, massaggiandosi i capelli, come faceva tutte
le volte che era
disperato, ma Gal esclamò: “Tranquillo, non lo
scoprirà nessuno, tanto meno tua
nonna.”
“Tu
non la conosci. Ha un
vero e proprio radar localizza malfattori…”
“Beh,
elimineremo tutte le
prove che portano a Furore e, una volta che sarà cresciuto,
lo libereremo e
nessuno saprà che cosa è successo!” lo
rassicurò Gal, prendendo veloce come un
lampo la macchina fotografica di Monica e cominciando a schiacciare a
casaccio
i tasti “Vedrai, risolveremo tutto in
un…”
“Che
succede, stavolta?”
domandò Teddy, preoccupato dal fatto che l’amico
si fosse bloccato di colpo, e
una volta avvicinatosi, capì cos’era successo: lo
schermo era diventato
completamente nero.
“Che
aspetti? Riaccendilo!” urlò
Teddy, mentre l’amico schiacciava in continuazione il
pulsante di accensione:
“Ci sto provando, ma non succede niente! Mi sa che ho toccato
un tasto che non
dovevo e si è rotto…”
“Siamo
rovinati…” borbottò
Teddy, alzando gli occhi al cielo.
“Beh,
intanto facciamo
sparire il cadavere!” fece Gal, ma l’amico gli
ricordò, esasperato: “Gal, non
stiamo parlando di un morto, ma di una persona pietrificata!”
“Scusa,
colpa di tutti quei
telefilm che mamma si guarda per addormentarsi…”
I
tre trascinarono il corpo
pietrificato della povera Grifondoro, seguiti da Furore,
finché non si
trovarono davanti ad una porta, la quale, una volta aperta,
rivelò uno
sgabuzzino per le scope, dove, un po’ malamente,
c’infilarono dentro Monica.
“E
adesso che si fa?” domandò
Teddy e Gal rispose: “Portiamo Furore al sicuro e poi
cerchiamo di far tornare
Monica alla normalità!”
“E…
per quanto riguarda gli
altri? Gli diciamo cos’è successo?”
“Ma
stiamo scherzando? Se
Delphi scopre cos’ho combinato m’ammazza
com’è vero che è una Serpeverde! Acqua
in bocca, mi raccomando!”