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Autore: Il corsaro nero    25/12/2021    1 recensioni
La scuola di Hogwarts è famosa in tutta l'Inghilterra, soprattutto per le sue quattro Case, da cui sono usciti streghe e maghi famosi in tutto il mondo... ma ciò che molti non sanno, è che tra quelle mura, sono nascosti incredibili e affascinanti segreti che solo quattro prescelti hanno la possibilità e il dovere di conoscerli tutti... quattro prescelti legati in maniera indissolubile fin dalla nascita...
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Delphini Riddle, Harry Potter, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 45: Il pasticcio di Furore

 

“Perché no?” domandò Gal, con tono supplichevole, il quale avrebbe anche potuto funzionare nel far cedere qualcuno, se la persona che gli fosse stata davanti non fosse stata la più testarda e dura dell’intera scuola.

“Perché no, razza di scemo!” rispose, infatti, seccata, Delphini e il rosso continuò: “E’ solo per sgranchirsi un attimo le gambe…”

“Facendosi beccare dall’intera scuola!”

“Ma chi vuoi che sia in giro durante la prima partita di Quidditch dell’anno?”

“Gazza, tanto per fare un nome!”

“Sarò attento.”

“No, che non lo sarai!”

“Andiamo, mi perdo la prima partita, dammi almeno una piccola ricompensa…”

“La tua piccola ricompensa sarà quella di tenere d’occhio quella cosa assieme a Teddy e Victoire, mentre io sarò occupata.”

“Occupata? E a fare che?”

“A godermi la prima partita dell’anno di Quidditch! Gioca Serpeverde, ti pare che me la possa perdere?!”

Mentre i due stavano litigando aspramente, come al solito, Teddy si voltò ad osservare la creatura della discordia, la quale ronfava tranquillamente nel suo giaciglio di coperte e piume, mentre dalle narici usciva aria calda.

Furore era così calmo, tranquillo, pacato… solo quando dormiva.

Quando era sveglio, era peggio di un terremoto a magnitudo 9… correva da tutte le parti, sputava fuoco una volta sì e una no, tanto che una volta aveva rischiato d’incendiare il quadro di Godric Gryffindor, ribaltando tutto quanto.

Se proprio avesse dovuto essere sincero, quella Coccatrice gli ricordava molto Pix…

Lui e i suoi compagni avevano scoperto che quella creatura particolare era una Coccatrice il giorno dopo la sua nascita da Delphini.

A quanto pareva, una sua fonte molto attendibile le aveva rivelato che quella bestiaccia insopportabile, come l’aveva definita lei, era una Coccatrice, che era reputata di pericolosità XXXXX e che il suo becco era molto pericoloso, anche se la sua fonte non era stata in grado di specificare, probabilmente chiunque sarebbe morto se fosse stata beccata da lei come aveva dichiarato.

Quando aveva provato a chiedere all’amica chi era quella fonte attendibile, lei aveva risposto molto semplicemente che preferiva restare anonima.

Nonostante il mistero della fonte anonima di Delphini, lui e gli altri avevano deciso di lasciar perdere per occuparsi di un problema molto più urgente: Furore.

Non appena saputa qual’era la razza della creatura, Oliver ed Athena avevano deciso di mettersi alla ricerca d’informazioni sulle Coccatrici, il primo perché era un grande esperto di tutto ciò che riguardava gli animali e la seconda perché era una grande esperta di tutto ciò che riguardava i libri.

Tutti quanti, in cuor loro, speravano che trovassero la minima informazione sul volatile…

Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì e una ragazza coi capelli a caschetto e tra le braccia un enorme pila di libri, così alta da nasconderle completamente il viso, entrò dentro, esclamando: “Ecco tutti i libri che sono riuscita a trovare sulle creature magiche rare e pericolose.”

“Ottimo lavoro, Athena. Dov’è Oliver?” domandò Teddy e la ragazzina, mettendo per terra la pila, rispose: “E’ andato alla sede del Club dell’Ippogrifo… ha detto che non voleva assolutamente arrivare in ritardo alla riunione…”

“…Ma se mancano tre quarti d’ora alla riunione! La verità era che voleva godersi Nat il più possibile prima della partita!” sbottò Delphini.

Oliver aveva proprio perso la testa per Nat, se mai l’aveva avuta…

Di solito, coloro che restavano ammaliati dal fascino Veela di Nat, tornavano normali non appena erano fuori dal suo raggio d’azione, per poi infischiarsene completamente della ragazza… prima di Oliver, non aveva mai sentito di qualcuno che continuava a cercare di stare nello stesso posto in cui c’era anche la Serpeverde…

“Per che cos’è la riunione?” domandò, leggermente incuriosito, Teddy e Delphini, aprendo un libro e guardando le pagine, sbottò: “A quanto pare, c’è una creatura che si sta mangiando tutte le piante della Sede del Club dell’Ippogrifo… quindi, il Club vuole riunirsi per tentare di capire che razza di specie è e, soprattutto, come impedirle di spolparle tutte quante!”

Il gruppo passò il restante tempo prima della partita a guardare e a studiare i vari libri sulle creature magiche, ma inutilmente, finché Delphini non si alzò in piedi e poggiando il libro esclamò: “Beh, io ho finito. Tra poco inizia la riunione del Club dell’Ippogrifo… ci vediamo alla fine della partita… mi raccomando, Gal, non fare cretinate come tuo solito!”

La risposta da parte del rosso fu un leggero russare proveniente da terra, dove il Grifondoro era sdraiato, con le mani al petto come la salma di un cavaliere medievale, con tanto di libro aperto davanti alla faccia, come una sorta di sudario.

In fondo, cogli orripilanti voti che prendeva, non poteva di certo aspettarsi uno scenario diverso…

“Che idiota.” Sbottò Delphini, tirando fuori dalla tasca del giubbotto uno spray, per poi spruzzarselo su tutto il corpo, mentre Teddy la fissava in silenzio.

Era da qualche tempo che Delphini si spruzzava quel deodorante, tutte le volte che entrava o usciva da quella stanza.

Inoltre dire che la prima volta che l’avevano vista usarlo, erano rimasti tutti di sasso e Gal, il quale aveva zero abilità nel trattenersi, aveva esclamato: “Stai usando un deodorante?! Ma stai male, per caso?”

Per tutta risposta, Delphini l’aveva incenerito con lo sguardo e aveva sibilato: “Impara presto a tenere chiuso il becco, razza di scemo… così forse vivrai a lungo!”

Non appena ebbe finito di mettersi il deodorante, la giovane Serpeverde uscì tranquillamente dalla stanza, con passo calmo e deciso.

 

Se non si fosse trovato nello spogliatoio, pieno zeppo di suoi compagni di squadra che gli lanciavano in continuazione sguardi non troppo velati di supponenza, probabilmente, si sarebbe messo a vomitare.

La nausea per lo stress e il nervosismo lo faceva stare così male che la sua faccia era diventata dello stesso colore della divisa della squadra, ovviamente di seconda mano e forse anche di più…  se fosse stato un tifoso, chiunque avrebbe pensato che si fosse dipinto la faccia di verde per dare il suo supporto alla squadra di Serpeverde… ma era proprio lui quello che aveva al più presto di un supporto, preferibilmente positivo…

“Ehi…” fece una voce femminile alle sue spalle che lo fece trasalire per la sorpresa.

Il ragazzino si voltò e vide una ragazza sua coetanea coi capelli argentati e con alcune ciocche blu legate in una coda di cavallo.

“Stai bene, Kevin? Sembra che tu stia per vomitare da un momento all’altro…” gli chiese Delphini e il giovane, con espressione afflitta, ammise: “Perché quello che sento… oh, lo so già… farò qualche casino, me lo sento… farò perdere la squadra e tutti mi ammazzeranno…”

“Andiamo, non fare così… senti, sono mesi che ci alleniamo e sei migliorato parecchio… e poi, anche se perdete, potete sempre andare in finale. Come ti ho già detto non so quante volte, tutto dipende dal punteggio.”

“Di certo, farò qualche figuraccia che mi metterà in ridicolo davanti a tutti…”

“Non deprimerti. L’ultima cosa che la squadra ha bisogno è un Cercatore depresso ed insicuro.”

“Lo so, ma è più forte di me… ho il terrore di sbagliare qualcosa…”

“Beh, l’anno scorso ho sentito la vicenda di un Cercatore di Serpeverde che mi è rimasta impressa…”

“Perché, è interessante?”

“No, perché fa morir dal ridere! C’era un Cercatore di Serpeverde Purosangue del secondo anno, proprio come te… e, durante la sua prima partita, quello scemo manco si è accorto che aveva il Boccino a pochi centimetri dal suo orecchio!”

Kevin non riuscì proprio a non trattenere una risata.

Di certo, non avrebbe fatto una figura del genere… o, almeno, sperava di non farla…

“Incredibile…” dichiarò il giovane, mentre Delphini rideva: “…Ma vero! Era così impegnato ad insultare il Cercatore avversario da non accorgersi nemmeno del Boccino! Bisogna proprio essere stupidi per combinare un macello simile… inutile dire che il Cercatore avversario se n’è accorto e l’ha preso, facendo vincere la squadra… sono certa che non combinerai mai un pasticcio del genere… non puoi di certo far di peggio…”

In effetti, adesso, Kevin si sentiva leggermente meglio… di certo, avrebbe fatto molta più attenzione al Boccino…

“Senti, l’unica cosa che conta adesso è che tu vada là e dimostri a tutti quanti che solo perché sei un Nato Babbano non sei più limitato, ma che sei il più motivato di tutti a dimostrare il tuo valore e che sei un vero Serpeverde!”

Kevin rimase un attimo in silenzio e, a quel punto, Delphini si diresse verso l’uscita dello spogliatoio, dicendo: “Beh, adesso vado sugli spalti. Fa del tuo meglio, mi raccomando.”

“Aspetta… potrei farti una domanda?” domandò il ragazzino e, immediatamente, l’altra si voltò a fissarlo, dicendo: “Dimmi.”

“Perché… sei sempre dalla mia parte e credi in me? Tutti gli altri Serpeverde mi odiano e mi disprezzano, invece tu… mi fai sentire apprezzato, mi aiuti, mi sei amica e hai fiducia in me… posso sapere perché?”

Delphini rimase un attimo in silenzio, poi, mentre si avvicinava con passo calmo, quasi annoiato, disse: “Va beh, te lo dico…”

Non appena si trovò davanti a lui, lo fissò un attimo in silenzio negli occhi, per poi rivelare in un sussurro: “E’ perché noi due… siamo molto simili.”

“Molto simili? In che senso?”

“Ah, no. Spiacente. Più di così non ti posso dire… sappi solo che tutte le volte che vedo come gli altri ti trattano, mi sembra di rivedere me stessa, perciò ti aiuto.”

E dopo aver detto ciò, Delphini uscì dalla tenda, svanendo all’istante, come una fata della brina.

Kevin rimase a fissare in silenzio la tenda da cui era sparita, prima che una voce maschile lo richiamasse, in tono aspro: “Ehi, novellino!”

Sentendo quella voce, Kevin si voltò di colpo e si trovò davanti al capitano della squadra, il quale, dopo avergli rifilato un’occhiataccia, lo avvisò: “Prendi quel Boccino anche a costo della tua stessa vita, capito? Altrimenti, neanche la tua guardia del corpo in gonnella potrà salvarti la pelle da un centinaio di Serpeverde infuriati…”

Con un ghigno, il Serpeverde si allontanò, mentre il ragazzino ritornava ad essere verde in viso.

 

“Gal, guarda che quello che stiamo facendo è pericoloso… e se veniamo beccati finiamo in un mare di guai…” mugugnò Oliver, mentre, l’amico Grifondoro teneva la sua Coccatrice domestica con una corda al collo come una sorta di guinzaglio improvvisato.

“Mi sembri Delphi!” sbottò Gal, mentre la creatura si fermava ad osservare incuriosita un’armatura “Faccio solo fare una passeggiatina al mio povero Furore… ormai gli si saranno arrugginite le gambe a forza di stare immobile… qui non ci sono quadri e sono tutti alla partita! Non verremo beccati, tranquillo.”

Nervoso al cubo, Oliver si voltò verso Teddy, il quale camminava dietro di loro tenendo per mano Victorie, non accorgendosi del gran sorriso che era stampato sul bel viso della Grifondoro.

Ovviamente, per il cervello anti-riconoscimento dell’amore di Teddy, tenere per mano Victorie equivaleva a tenere per mano una sorellina…

Oliver continuò a guardarsi intorno, agitato.

Quello che stavano facendo era follia pura… sperava solo che nessuno li vedesse…

Proprio in quel momento, una ragazzina bionda con un’enorme macchina fotografica svoltò l’angolo facendo restare tutti di sasso.

“Ehm… ciao, Monica…” balbettò Gal, mentre la ragazza osservava in silenzio Furore, per poi esclamare: “Che splendido animale! Ma che razza è?”

“Una Coccatrice… almeno credo…”

“Beh, è davvero splendido! Merita senz’altro una foto!”

E prima che Gal avesse il tempo di dire la sua, la Grifondoro scattò una foto a Furore, col flash che abbagliò tutti per un attimo.

“Argh, Monica… dovresti ridurre la potenza di quel flash… altrimenti, uno di questi giorni, qualcuno diventerà cieco…” borbottò Gal, mentre si massaggiava gli occhi doloranti, e nello stesso istante Monica esclamò: “Ahi!”

“Andiamo, non fare così… è vero che le parole feriscono, ma così è troppo…”

“Oh, no, Gal, non intendevo quello… è solo che la tua Coccatrice mi ha appena beccato…”

Sentendo quella frase, Gal sbiancò e le urlò, mentre pian pianino riacquistava la vista: “Stai bene? Ti senti di star per morire?”

“Certo che sto bene. Perché dovrei morire?”

“Niente, lascia stare…”

Tanto rumore per nulla… non appena Gal avrebbe ritrovato Delphi, si promise di farle sapere che i sospetti, per una volta, erano infondati e che quella sua fonte attendibile, non era poi così attendibile!

“Oh, accidenti… mi è venuto un crampo al piede… basta solo che tu ti distragga un attimo…” sbuffò, proprio in quel momento, Monica e fece per muovere il piede, ma, inspiegabilmente, esso rimase rigido.

“Ma che…?” fece la Grifondoro, abbassando lo sguardo e sbiancando immediatamente.

“Che ti prende, Monica?” le domandò Gal e Monica esclamò, spaventata ed allibita: “La mia… la mia gamba…! La mia gamba!!!!”

Immediatamente, tutti i presenti abbassarono lo sguardo e sbiancarono.

La gamba di Monica, infatti, era appena diventata grigia, come il granito.

“Oh, porca miseria…” balbettò Gal, mentre Teddy esclamava, anche lui in crescente panico: “Ma… mantieni la calma! Presto, corriamo in infermeria!”

“N-non posso… non riesco a muovermi!!! E anche l’altra gamba sta diventando di pietra!!!!” urlò Monica, mentre Victorie diceva: “Anche il tuo maglione sta cominciando a diventare di pietra! E anche la mano!!!!”

“Oh, accidenti… sto praticamente diventando una statua di pietra!!!” strillò Monica, sempre più in preda al panico.

Mentre vedeva la Grifondoro trasformarsi in una statua di pietra, a Victorie venne in mente il film ‘La fabbrica di cioccolato’, dove la vincitrice masticatrice di gomme coi capelli biondi a caschetto, Violetta Bauregarde, diventava un enorme mirtillo per essersi azzardata a masticare una gomma ancora in fase di collaudo… almeno Monica era rimasta alle sue normali dimensioni, anche se la situazione non era di certo meno tragica…

Preoccupata, Monica tentò di togliersi il maglione con la mano ancora funzionante, ma, vedendo che era difficile, tentò di risolvere la situazione togliendosi la macchina fotografica e appoggiandola su un’armatura lì vicino, ma, ormai, era troppo tardi.

Infatti, sotto gli occhi stupefatti, dei tre ragazzini presenti, Monica diventò una vera e propria statua di pietra.

Per un attimo, vi fu un totale silenzio, venendo poi spezzato da Gal, il quale commentò: “Beh, forse quella fonte inattendibile di Delphi non era poi così inattendibile…”

“Oh, accidenti… e adesso che facciamo? Abbiamo pietrificato una studentessa… abbiamo pietrificato una studentessa!!! Finiremo in un mare di guai… mia nonna mi ammazzerà!!!” si disperò Teddy, massaggiandosi i capelli, come faceva tutte le volte che era disperato, ma Gal esclamò: “Tranquillo, non lo scoprirà nessuno, tanto meno tua nonna.”

“Tu non la conosci. Ha un vero e proprio radar localizza malfattori…”

“Beh, elimineremo tutte le prove che portano a Furore e, una volta che sarà cresciuto, lo libereremo e nessuno saprà che cosa è successo!” lo rassicurò Gal, prendendo veloce come un lampo la macchina fotografica di Monica e cominciando a schiacciare a casaccio i tasti “Vedrai, risolveremo tutto in un…”

“Che succede, stavolta?” domandò Teddy, preoccupato dal fatto che l’amico si fosse bloccato di colpo, e una volta avvicinatosi, capì cos’era successo: lo schermo era diventato completamente nero.

“Che aspetti? Riaccendilo!” urlò Teddy, mentre l’amico schiacciava in continuazione il pulsante di accensione: “Ci sto provando, ma non succede niente! Mi sa che ho toccato un tasto che non dovevo e si è rotto…”

“Siamo rovinati…” borbottò Teddy, alzando gli occhi al cielo.

“Beh, intanto facciamo sparire il cadavere!” fece Gal, ma l’amico gli ricordò, esasperato: “Gal, non stiamo parlando di un morto, ma di una persona pietrificata!”

“Scusa, colpa di tutti quei telefilm che mamma si guarda per addormentarsi…”

I tre trascinarono il corpo pietrificato della povera Grifondoro, seguiti da Furore, finché non si trovarono davanti ad una porta, la quale, una volta aperta, rivelò uno sgabuzzino per le scope, dove, un po’ malamente, c’infilarono dentro Monica.

“E adesso che si fa?” domandò Teddy e Gal rispose: “Portiamo Furore al sicuro e poi cerchiamo di far tornare Monica alla normalità!”

“E… per quanto riguarda gli altri? Gli diciamo cos’è successo?”

“Ma stiamo scherzando? Se Delphi scopre cos’ho combinato m’ammazza com’è vero che è una Serpeverde! Acqua in bocca, mi raccomando!”

   
 
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