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Autore: Your_honey_eyes    25/12/2021    0 recensioni
Nicholas si sveglia la mattina di Natale, a fargli compagnia ci sono diversi pensieri nefasti. Il mago comincerà a rimuginare su aspetti del passato.
Koba percepirà questo suo mood e per una volta si comporterà da bravo obscurius, creando una safe zone per il proprio pupillo, in modo da fargli capire che non tutto il mondo gli è nemico.
In altre parole, ecco a voi uno squarcio di slice of life della vita di tutti i giorni di mago e obscurius.
E, quasi dimenticavo: buone feste da André e Kaida!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Breve introduzione: i personaggi qui presenti appartengono ad una trilogia, "Obscurum per Obscurius".
Il primo volume della saga sarà 
disponibile da maggio 2022.
Nell'attesa, l'autore [André] ha deciso di far uscire di tanto in tanto brevi oneshot, in modo da farvi avere un occhio di riguardo in più
verso i diversi pg del libro, oltre che a farvi capire in maniera più approfondita i modi di fare, di pensare o di agire dei vari pg.

In questa oneshot avrete modo di approfondire i punti di vista di Nicholas e Koba. 
♪ Buona lettura  e buone feste!

Candido, non ci sono altre parole per descrivere il paesaggio che si para davanti ai miei occhi.
Buffo, non è vero? Oramai non dovrebbe essermi nuova la vista del panorama oltre la finestra della mia stanza, eppure, questa notte ha portato con sé una fitta coltre di neve, cambiando notevolmente lo sfondo al quale ero abituato.
Okay, forse sto esagerando… non è la prima volta che ho modo di vedere il bosco dinanzi questa dimora tingersi di bianco, ma sembra tutto così diverso, a distanza di anni. Ricordo ancora quando da bambino ero solito piazzarmi davanti al vecchio camino giù in salotto, passando ore a leggere o a disegnare le diverse creature che avevo modo di vedere nei dintorni.
Ricordo i discorsi dei grandi, le piacevoli discussioni tra mio padre e mio nonno, l’odore delle pietanze, piuttosto che il pungente profumo degli aghi di pino… ricordo le mani di mia madre e gli abbracci di mia nonna, così come la sua voce.
Un sospiro finisce con il varcare le mie labbra, andando ad infrangersi contro il vetro della finestra. Il fiato crea una patina di vapore sulla superficie, facendomi spostare lo sguardo su esso. Posso vedere la mia figura riflessa osservare con tanto impegno quel banale dettaglio, come se possa ricacciarmi indietro nel tempo, a quando le cose erano, come dire, più semplici.
Non fraintendetemi, per nulla al mondo baratterei la mia conoscenza, nemmeno per riavere indietro quel passato… semplicemente, a volte i ricordi sono delle armi a doppio taglio, ti fanno abbassare la guardia con un sorriso di cortesia per poi colpirti nei tuoi punti scoperti, facendo fuoriuscire dalle ferite malinconia al posto del sangue.
Dannazione, lo sapevo: sto iniziando a pensare più del dovuto, di nuovo! Perché non potrei godermi una tranquilla mattinata come un essere umano normale? Svegliarmi, dare un veloce sguardo al mondo esterno, scendere a fare colazione e a prepararmi per la giornata? Perché la mia mente deve sempre soffermarsi ad analizzare ogni microscopico evento?
Non riesco nemmeno a finire questo ragionamento che altri paiono accavallarsi l’uno sull’altro, suggerendomi un’opzione piuttosto che arrivando a controbatterne un’altra.
Dapprima cerco di non darci peso, storcendo lievemente le labbra: sono anni che convivo con la mia stramba, strana mente. Non dovrebbe essere un problema continuare con i miei soliti meccanismi di difesa, rimanendo lucido e prestante come mio solito… eppure, questa mattina qualcosa dev’essere cambiato.
Mi sento stranamente stanco, deprivato della mia solita energia. Non so dirmi il perché ma so già dove potrebbe risiedere la risposta: nel mio inconscio.
«Magari potrei provare a chiedere a Koba di leggermi nella mente…» mormoro tra me e me, distogliendo finalmente lo sguardo dalla finestra e spostandolo sullo specchio, in modo da guardarmi al meglio.
Ho delle occhiaie, non so dire se siano dovute al troppo studio degli ultimi giorni o a un sonno perlopiù disturbato.
«Magari è una combinazione dei due fattori, dopotutto non sono immortale.» continuo a mormorare tra me e me, cercando di lasciar correre. Devo smetterla di analizzare ogni cosa e respirare.
Si, devo respirare, magari la meditazione potrebbe finalmente svegliare la mia mente. Lascio lo specchio alle mie spalle, incamminandomi verso il tappeto al centro della stanza. Un dettaglio non sfugge al mio sguardo; sull’angolo destro del letto c’è un qualcosa, anche se da questa prospettiva mi viene difficile capirlo. La curiosità è troppa, posticipo mentalmente la mia meditazione e mi allungo sul letto, fino ad afferrare il tessuto.
Gli occhi si sgranano non appena l’informazione corretta trapassa l’inconscio, finendomi dritta in testa. Quei colori, quell’odore, quel tessuto… i miei sensi hanno collaborato alla perfezione, facendomi decifrare il tutto nel giro di pochi istanti.
«Lo scialle di Hannette.» sussurrò con un filo di voce. Sento le gambe cedere, la pressione abbassarsi tutta d’un botto. Con la mano libera cerco sostegno, facendo leva sul materasso riesco a trovare un equilibrio, sebbene precario. Cosa ci fa lì? Come ci è arrivato? Quando? Abbandono lo scialle e una mano scivola sulla mia faccia. I pensieri tornano a farsi sentire, voci maligne s’insinuano nella mente, riportando a galla paranoie che oramai dovrebbero essere morte.
Il corpo sta iniziando a non ascoltare più il cervello. Riesco solo a rendermi conto di aver accelerato battito e respirazione, di aver istintivamente afferrato tra le mani lo scialle e di star scivolando verso il pavimento. Riesco ad accasciarmi in qualche modo con la schiena contro il letto, a chiudere gli occhi e a iniziare a controllare il respiro, nel tentativo di sventare l’inizio di un attacco di panico.
Non posso permettere al passato di condizionarmi così.
Non lo posso permettere.
***

Il mio Lord era strano, percepivo delle vibes altalenanti da un paio di minuti.
«Beh, Koba risolve sempre la situazione, giusto? E diamo al mondo un po’ di Koba, allora.» le parole mi uscirono da sole dalle labbra, senza nemmeno il bisogno di formulare un pensiero. D’altronde l’istinto non mi aveva mi tradito, quindi perché preoccuparsi di qualche frase, specie se detta alla propria persona?
In quel momento ero fuori a godermi la neve e il piacevole, pungente freddo invernale ma Nicholas aveva la precedenza. Non potevo permettere alla mia miglior creazione di rovinarsi, in nessun modo.
Mi ci volle poco per raggiungere la baita, entrare dalla finestra scorrevole posta sulla veranda e incamminarmi sulle scale. Percepivo la sua sinergia forte e chiaro, come una bussola mi indicava la strada da seguire, fino a giungere al suo proprietario.
Mi imposi di fare silenzio, in parte ero curioso di capire cosa potesse aver destato quelle vibrazioni in Nicholas. Una formula errata? Un incantesimo andato a male? O forse Elsa ci aveva provato ancora una volta con lui, questa volta superando i limiti?
Ah, qualunque cosa potesse essere, non vedevo l’ora di scoprirlo.
Silenzioso mi allungai al di là dello stipite della porta, in modo da far sporgere solo la testa. Nicholas era seduto di fianco al letto, chino su qualcosa. La mia curiosità da obscurius divampò, passando da leggero fuocherello a incendio. Okay, perché il mio bel lord tutto precisino e sempre composto era raggomitolato a pallina su se stesso? Dovevo scoprirlo ad ogni costo.
Entrai silenziosamente in stanza e, attento a non fare il minimo rumore, analizzai la scena. Le corna sbucarono sul mio capo all’istante, non appena notai lo scialle di quella donna.
Oh, Nicholas… ancora una volta era la malinconia a frenare il tuo potenziale. Dovevo fare qualcosa e dovevo farla alla svelta.
Abbandonai il Lord a sé e corsi giù in salotto, le corna crescevano un istante dopo l’altro, adornandomi il capo.
«Ehm, pronto? Che cazzo sta succedendo?» la voce di Elsa mi s’insinuò nelle orecchie.
«Ah ma sei qui.»
«Dove altro potrei essere?»
«Ehm, fuori, come lo ero io poco fa?» Elsa mi guardò per un paio di secondi, tirò il labbro da un lato e fece un rumore secco con le labbra.
«No grazie, lascio il freddo ai lýkos. Preferisco andare a farmi un bagno caldo.» mormorò, alzando le spalle e incamminandosi verso le scale.
«No!» la mia voce la fece girare di scatto, provocandomi una stilettata piena d’odio. Gongolai per un secondo, permettendomi un breve sogghigno.
«Ascolta, il mio Lord è abbastanza giù di morale. So come risollevarlo nel giro di un paio d’ore… ma devi fargli e farmi il tuo regalo.»
«Sarebbe?»
«Sparire per un po’. Ho bisogno di ricreare il passato e tu, cara la mia Elsina, non ne fai parte.»
«Ah, quindi vuoi ricreare la scena di lui più giovane con un te al suo fianco, a fargli da schiavo?»
«Elsa… touché. Si, sono il suo schiavo, il cagnolino, sto aspettando il guinzaglio e il biscottino di ricompensa… tutto quello che vuoi, davvero. Ho bisogno di un paio d’ore, poi potrai tornare qui e fare bordello come tuo solito.»
«Mh, e io cosa ci guadagno?»
«Quello che vuoi, Elsa. Ti devo un favore.» i suoi occhi si illuminarono di un bagliore che avevo avuto modo di vedere più volte, durante i nostri millenni di conoscenza. Sapevo che me l’avrebbe fatta pagare cara… ma le volevo bene anche per questo.
«E sia, non ti darò più di tre ore. Ora, con permesso…» una nube di sinergia oscura l’avvolse, facendola scomparire nel giro di poco.
«Santo Daeva, potevi usare la porta.» mormorai, prima di mettermi velocemente al lavoro.
 
***

«Lord?» la voce di Koba mi catturò dall’oblio nel quale ero ricaduto. Gli occhi si aprirono, facendo sparire le tenebre. L’udito si sintonizzò sul timbro vocale del mio obscurius, dandomi sollievo dal vortice di pensieri.
«Cosa c’è, Koba?» cercai di dire con il tono più fermo possibile. Testai velocemente i riflessi dei miei muscoli e successivamente mi alzai in piedi. Una volta constatata la mia stabilità iniziai a sistemarmi camicia e giacca, nascondendo abilmente quello scialle sotto il cuscino.
«Nulla, sono tornato ora dal mio giro di ricognizione e volevo farti rapporto.»
«Oh, bene. Ci sono novità?» Koba mi guardò e fece spallucce, mi superò e andò a guardarsi allo specchio, sorridendo alla sua stessa immagine.
«Mh, nah. Non di quelle succose, perlomeno.» l’obscurius si accarezzò le corna, ghignando di tanto in tanto.
«Sei proprio un Narciso, lo sai?»
«Oh no, mio bel Lord.» Koba fece una pausa e cercò il mio sguardo nel riflesso dello specchio, per poi continuare.
«Io sono meglio di Narciso e di sicuro meno ottuso.»
«Fa come ti pare… quindi, non hai nulla da dirmi?»
«No, te l’ho detto. Elsa mia ha appena dato il cambio… ti va di fare colazione insieme?»
«Koba, tu non hai bisogno di mangiare.»
«Non ne ho bisogno, ciò non toglie che posso sempre godermi il gusto delle pietanze. Andiamo, ti farò da chef personale! Occasione più unica che rara!» quel commento mi fece sorridere. Koba nel corso degli anni aveva imparato a gestire e rispettare la mia indipendenza, certo, nel limite della sua persona. Però, frasi come quelle riuscivano sempre a colpirmi l’animo. Erano quei piccoli gesti, pensieri o parole che facevano capire quanto una persona ci tenesse a te e, nonostante non avessero mai dimostrato l’affetto a parole concrete, quelle piccole azioni valevano più di molteplici discorsi elaborati. Avrei pensato dopo allo scialle e alle paranoie.
«E va bene, mi hai convinto… vediamo in che modo mi sorprenderai.» Koba inizio a sorridere e battere le mani come un bambino.
«Oh, ne rimarrai esterrefatto!» gridò, prima di correre giù per le scale.
«Dove la trova tutta quella energia, devo ancora capirlo…» mormorai, incamminandomi nella sua stessa direzione.
Una volta raggiunto il soggiorno, la mia mascella inferiore cedette alla gravità, facendomi rimanere a bocca aperta.
«Bellino vero? Sono stato un fenomeno, lo so.» Koba si pavoneggiava davanti alle sue creazioni. Un giovane abete appena reciso stanziava in un angolo del soggiorno, adornato di rune e incantesimi. Sfere di sinergia positiva e negativa aleggiavano intorno ad esso, andando a simulare delle palline. Una calza era appesa al camino acceso e diversi festoni di elementi elementali adornavano l’intera stanza.
«Ma come… quando?»
«Uh, senza parole? Allora vuol dire che ho fatto centro.» Koba alzò le spalle e sogghignò, appoggiandosi al camino.
«Senti, non sono sdolcinato e sai quanto io detesti le feste umane, quindi la farò breve. Sebbene Yule sia stata pochi giorni fa e sebbene per me il Natale non abbia nessun significato, non posso ignorare che per quasi quindici anni queste cerimonie abbiano avuto una certa ricorrenza, nella tua vita.» Koba batté le mani e si avvicinò, un passo dopo l’altro.
«Perciò: non sarò in grado di ridarti l’affetto dei tuoi cari, in parte mi dispiace anche essere la causa di questa tua perdita… ma fanculo, non era questo il discorso che avevo in mente.» con un rapido gesto, Koba mi si fiondò addosso. Istintivamente iniziai ad attivare le rune adibite al potenziamento delle sinergie, quando mi ritrovai a sgranare gli occhi. Koba mi stava abbracciando. Era un abbraccio che non avevo mai sperimentato con lui. Era uno di quegli abbracci che parevano essere in grado di superare il corpo, la carne, le ossa: uno di quegli abbracci in grado di raggiungere direttamente il cuore e stritolare d’affetto anch’esso, rilasciando nel corpo un eccesso di serotonina. I muscoli tesi iniziarono a rilassarsi e, inspiegabilmente anche per me, mi ritrovai a ricambiare.
«So che non è come essere a casa ma, Lord, magari un po’ ci si può avvicinare.» in effetti mi stavo sentendo in parte a casa, in una specie di luogo sicuro dove poter finalmente abbassare la guardia e non rimanere in allerta, cosa che ero solito fare trecentosessantacinque giorni all’anno.
«Ehm, Koba? Perché ci stiamo abbracciando?» l’obscurius reagì stringendomi più forte, per poi abbandonarmi.
«Perché so che anche la creatura più forte e emotivamente insensibile di questo mondo ha bisogno di un abbraccio, ogni tanto.» lo guardai per diversi istanti, cercando di capire se quelle parole fossero rivolte a me, piuttosto che alla sua persona.
«E sentiamo, perché stiamo festeggiando Natale?»
«So che è una festa stupida e senza senso ma ehi, che ci vuoi fare. Agli umani piace tanto festeggiarlo.» l’obscurius sorrise e fece un cenno verso la calza.
«C’è anche il tuo regalo, là dentro.» okay, dovevo ammetterlo. Koba sapeva alla perfezione come tirarmi su di morale, senza ficcare troppo il naso in fatti -o passati- non altrui. Mi limitai a sorridere e annuire, prima di prendere parola.
«Beh… grazie. Buon Natale, Koba.»
«Buon Natale anche a lei, Lord.» mormorò l’altro, facendo un sontuoso inchino.
 

Angolo autore: eccoci di nuovo qui! Che dire, questa ff l'ho scritta tutta d'un fiato.
Ci tengo molto a far vedere il legame che intercorre tra questi due [e no, per quanto Koba sia pansessuale e desideroso di "approfondire" la conoscenza di Nicholas, quest'ultimo ha ben altro in mente... ma Koba ci passa sopra e va avanti, da bravo obscurius] in modo da far capire quanto tengano l'uno all'altro, sebbene non lo dimostrino quasi mai.
A volte il passato può tornare a tormentarci o a intorpidirci. La cosa importante? Avere una sorta di paracadute o un galleggiante, una persona che riesca a sostenerci durante i nostri periodi più bui.
Vi auguro un buon Natale [o Yule che dir si voglia, sebbene sia già passato] sia da parte mia che di Kaida.
Vi ricordo che sono disponibili i primi due chapter del libro [per ora solo su Wattpad, sarà mia premura pubblicarle al più presto anche su EFP], dai un'occhiata alle altre storie! 👽

E beh, che altro dire... a presto con nuove ff! 🐍

André 



Ps: abbiamo una pagina IG, @obscurumperobscurius_ fateci un salto, in modo da scoprire di più! Inoltre, durante la settimana faremo uscire il regalo che Koba ha fatto a Nick! ✨
 
   
 
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