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Autore: jinkoria    25/12/2021    1 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bonsoir per l'ultima giornata ^^ Ho fatto tardino per natalosi motivi- innanzitutto, Buon Natale! 
Ho unito tutti in quest'ultimo capitolo, circa, chi più chi meno, dato che mi sa non era ancora mai successo. Essendo morning ho circoscritto la parte a quello, senza addentrarmi troppo nel merito della giornata. 
Quiiiiiindi che dire, ho faticato molto più di quanto pensassi, non nego il mio entusiasmo sia svanito già diversi capitoli fa ma ho pur sempre un blocco che non se ne va e già il non aver mollato e cancellato tutto come ho desiderato fare fino a ieri e desidererò per i giorni a venire è più che qualcosa! Mi ha dato anche modo di avviarmi su certi pairing, che non è poco!
La situazione di Tenko va, più o meno, solo con la madre; tutto il resto della famiglia è escluso, quindi ho menzionato solo lei!
Con i regali, come ho detto, sono rimasta piuttosto vaga perché non mi veniva niente di davvero carino, così su due piedi, perciò vi lascio a... libera interpretazione? Gomen. Poteva andare decine di volte meglio, dovrò anche correggere gli errori sfuggiti prima o poi, per adesso limitiamoci a salutarci qui!
Grazie per aver seguito la raccolta, spero abbia intrattenuto tutto sommato. Buona lettura e buone feste 
❤️💚 


 

 

-25:  Christmas morning – “Now only another 365 days before the next one…”

 

Midoriya e Kaminari provarono un comune e reciprocamente solidale senso di imbarazzo, un livello di confusione pressoché nebuloso; Bakugou, accanto al primo, aveva ormai una tipica espressione per quando era in visita dai Todoroki, sempre, ai limiti del costipato.

Già dalla sera prima erano stati invitati da Shouto a passare la mattina di Natale insieme alla sua famiglia, dato che i tre ragazzi sarebbero tornati a casa solo per la fine dell’anno. Così, accompagnati in auto da Aizawa, erano arrivati in perfetto orario davanti alla dimora dalle decorazioni natalizie per eccellenza, raggiunti poco dopo dalla madre del compagno, Fuyumi e Natsuo al seguito.

Persino Toshinori si era mostrato, uscendo dalla casa proprio di fronte a quella dell’attuale Number One, il che spiegò come mai Aizawa non fosse ancora andato via dopo averli piantati lì.

«Abbiamo una cena con gli insegnanti» spiegò loro Yagi con un sorriso, il collega più giovane accanto che guardava da un’altra parte, probabilmente annoiato al solo pensiero di dover sorbire Mic e tutti gli altri ubriachi e urlanti «Purtroppo ho dovuto rifiutare l’invito di Takami-kun a unirmi a voi».

Guardò i ragazzi, augurò loro buon Natale e consegnò dei pacchetti a ciascuno, un po’ raffazzonati perché non pensava li avrebbe ritrovati davanti casa e sperava riuscisse a farsi aiutare nell’impacchettare da Shota, il quale aveva invece tra sé gioito – per quanto potesse gioia fosse qualcosa di accostabile all’uomo – di essere risparmiato lo stancante, tutt’altro che intenzionato a eseguire al meglio, compito. D’altronde aveva già dato in abbondanza con i regali per Eri.

Prima di andarsene, il vecchio All Might guardò Shouto, lo sguardo gentile come la voce quando disse «Hai già avuto il tuo regalo?».

Il ragazzo pensò parlasse di quello di Midoriya – che sì, aveva già spacchettato la sera prima – dunque annuì. A quel punto l’eroe fece una strana espressione, come se non si spiegasse la reazione o, addirittura, quasi aspettasse qualcos’altro. Che si fosse perso qualcosa, nel biglietto di auguri dell’amico?

Qualsiasi frase stesse per aggiungere, Toshinori fu interrotto da un colpo di clacson dato da un congedatosi in precedenza Aizawa, già seduto al caldo in auto, mentre quella di Touya iniziava a comparire e fermarsi poco dietro la loro, sulla strada principale.

Gli improperi che ne seguirono furono forti a sufficienza da far uscire di casa Endeavor stesso, le fiamme serpeggianti intorno a lui, indosso un grembiule con sopra la stampa di un pulcino appena uscito dall’uovo e un frammento di guscio sulla testolina a mo’ di cappellino, urlando a chiunque stesse facendo tutto quel baccano di andarsene dalla sua proprietà.

La risata impazzita di Keigo, corso dietro il compagno, al notare il silenzio pesante calato dopo quella rivelazione riecheggiarono per tutto il quartiere.

 

Kaminari era stato di nuovo rapito da Fuyumi, la quale aveva anche tirato con sé Tenko, che era rimasto con il proprio cappotto in mano perché nella calca di ospiti nella cabina dei soprabiti si era lasciato chiudere fuori – troppo a disagio per domandare di riaprirla, fin quando non fu Re stessa a sfilarglielo, passandogli accanto con finta noncuranza e ammiccando bonaria al suo indirizzo.

Per qualche ragione inspiegabile sentì il telefono, pieno di chiamate perse, farsi più pesante nella tasca dei pantaloni.

Un punzecchiare molesto e rapido tra le scapole lo fece sia rabbrividire che irritare, dunque si voltò altrettanto veloce, già certo di ritrovarsi davanti la faccia stupida e tronfia del suo ragazzo: Touya stava di fatto ghignando, in un modo che incitava al regalargli un mal rovescio proprio sul mento e le guance, una mano alternata all’altra, tuttavia non gli fu concesso il tempo di caricare il braccio per la punizione che quello lo anticipò.

«Hai sentito tua madre?».

Tenko si strinse nelle spalle, incassandovi la testa come una tartaruga in fuga da qualsiasi cosa potesse giungere minacciosa dall’esterno «Mi ha chiamato ma non ho risposto».

L’altro annuì, poi gli pizzicò una guancia ma senza fargli male «Se ti richiama e vuoi risponderle dimmelo, saliamo di sopra».

Il più giovane gli offrì un piccolo sorriso confortato a quella proposta, più rilassato sebbene stesse sentendo in quello stesso momento il telefono vibrare; cercò di scherzare «Non c’entra con la tua intenzione di far venire un infarto a tuo padre nel beccarci a fare cose nel suo letto, vero?».

Touya spalancò gli occhi, sorpreso «Non hai idea di quanto sia tentato» confessò, fintamente afflitto, dopodiché si avvicinò di più all’altro e abbassò fino al sussurro il tono delle parole successive «Ma non è qui che voglio fare cose con te». Una pausa, giusto per bearsi dello sguardo altrettanto stupito e al contempo appagato da quella risposta, almeno finché il maggiore dei Todoroki non ci tenne a specificare «La prima volta, poi possiamo tornare a traumatizzare il mio vecchio per la prossima ricorrenza».

Ricevette a sua volta un pizzico, tuttavia in quello di Shimura c’era piena intenzione di lasciargli il solco delle proprie dita su entrambe le guance.

 

Enji si richiuse la porta della cucina alle spalle con una fretta fin troppo sospetta, non sfuggita agli occhi da rapace di Keigo, che ironizzò «Ormai è il nostro covo per tramare alle spalle della tua progenie», salvo poi lanciargli un’occhiata alquanto confusa e quasi preoccupata quando non ottenne alcuna replica, perciò provò a rincarare la dose «È successo qualcosa, biscottone?».

L’uomo tacque, non reagì neppure al nomignolo e bastò tanto per far sì il giovane alato iniziasse a percepire l’ondata di panico schiantarglisi addosso, venne però risparmiato in tempo quando la voce grave del più grande interruppe il silenzio «Ho sentito Touya dire al suo ragazzo-».

«Ah, allora l’hai capito che tuo figlio ci sco… scusa, non guardarmi così, continua».

Todoroki non poté fare a meno di lasciar andare una nota di vergogna quando proseguì «Per quanto la tua affermazione sia… in tema, con quello che ho sentito…».

Le sopracciglia folte di Hawks scattarono verso l’alto tra l’incredulità e il disgusto «Fammi capire, tuo figlio ha parlato di accoppiarsi nel nostro salotto?».

«…».

«…in camera nostra?».

«…non è quello il punto».

«No, infatti, deliziami, intanto non ti offendere se cerco su internet come affumicare la carne umana, ti ascolto comunque».

«Ha parlato di tornare» disse infine l’eroe di fuoco, tutto d’un fiato, tanto da sfiatare del fumo come se si fosse trattenuto fino a quel momento dal respirare per davvero «Per le prossime ricorrenze».

Keigo, che aveva già afferrato il telefono per la sua ricerca, risollevò lo sguardo e lo puntò sul viso del compagno, la cui espressione bassa tradiva una contentezza spaventosa da esprimere e Takami sapeva non si sentisse neppure degno di provarla, tanto meno esternarla e goderne appieno.

Ripose il telefono nella tasca del grembiule – con la stessa orribile stampa di quello con cui Endeavor aveva aperto agli ospiti, per inciso, regalo di coppia di cui non aveva potuto fare a meno, in un acquisto dell’ultimo secondo al centro commerciale – e sollevò le braccia al cielo per esultare. Non mancò comunque di aggiungere una nota sarcastica al commento «Quindi avremo il salmone norvegese in tavola più spesso? Faccio posto al fosforo e all’Omega-3».

Il Number One sollevò gli occhi al cielo ma non lo corresse, suo malgrado apprezzò anche quel modo in cui l’altro voleva sinceramente mostrargli supporto, conscio di quanto ancora si tormentasse e, sebbene i giorni passati avessero dato tutti esiti positivi, in generale, non riusciva già a credere ci fosse una concreta speranza di migliorare quel rapporto.

«Dunque» riprese poi Keigo «Per quanto riguarda il regalo di Shouto-».

Enji lo raggiunse in una falcata, l’ampia mano sulla bocca dell’altro e l’espressione esterrefatta «Cosa ti salta in mente!».

Il più giovane mosse gli occhi da una parte all’altra della stanza, sollevando le spalle in un muto – per forza di cose – interrogativo.

«Non voglio rischiare si scopra qualcosa prima della consegna».

L’eroe alato dovette aiutarsi con entrambe le mani per riuscire a stringere interamente il polso dell’uomo di fronte a sé e abbassarglielo per poter parlare «Se proprio dobbiamo parlare in termini pratici, è più pericoloso vada in bagno e lo becchi nel box doccia dove l’hai nascosto e non perché io ho menzionato il regalo di tuo figlio».

«Quale dei tanti?».

L’urlo sincronizzato che sfuggì ai padroni di casa non lasciò scampo al nuovo arrivato stesso, spaventatosi di riflesso.

«Maledetto…» ansimò Hawks, tenendosi la mano sul petto «Scarto da salumeria…».

«Touya» si intromise il padre di quest’ultimo, giusto per evitare inutili disguidi – e, soprattutto, capire cosa e quanto quello avesse sentito «Che ci fai qui?».

Il ragazzo lanciò un’occhiata sospetta entrambi, lo sguardo assottigliato e ricco di sospetto, perciò sollevò l’indice per indicare prima l’uno e poi l’altro con evidente accusa nel tono «Volevo prendere da bere… Di che regalo stavate parlando?».

Keigo chiuse la bocca, le labbra ritirate e del tutto nascoste, dunque il primogenito fissò il padre.

Non cedere, Endevaa-san!

«Oiaji?».

Oh no, non lo ha insultato… cioè, è un bene, ovviamente, anche perché lo avrei ucci… rimproverato, ma non- non!

Enji cedette dopo un altro paio di richiami.

Tutti videro Touya correre in bagno, le ipotesi tra i presenti furono svariate – Bakugou suggerì molto finemente si stesse magari solo cagando addosso – , tuttavia nessuna di queste trovò una solidità nella reazione imprevista del giovane: la risata più sguaiata, quasi folle, che gli avessero mai sentito fare in vita sua.

 

«Touya-nii…» lo richiamò Fuyumi per riprenderlo «Non è stato molto carino da parte tua…».

Il fratello maggiore non la guardò, l’attenzione tutta rivolta alla scena proposta davanti a loro: Shouto stava di fatto scartando il regalo che il padre aveva comprato appositamente per lui.

Una delle figure più rare, inestimabili e costose di All Might.

Il motivo della crisi emotiva di Touya non era stato il regalo in sé quanto più la narrazione che sapeva esserci dietro, esilarante il solo immaginare Endeavor, austero e ostile al precedente Number One per antonomasia si era di proposito mostrato ospitale nei confronti del vicino, addirittura offrendogli tè e pasticcini per domandargli un favore.

Reperire quel gadget che Shouto da piccolo aveva desiderato tanto e che, ai tempi, gli aveva rifiutato categoricamente.

«E non è stato un bel gesto?» domandò Tenko al suo fianco, a bassa voce, mentre osservava a sua volta la contentezza palese negli occhi bicolore del minore dei Todoroki, spalancati e luminosi tanto da rendere espressivo il viso di per sé statico, con la figure ancora inscatolata e tenuta alta, con Midoriya e Bakugou al suo fianco che sfiatavano emozione da ogni poro – il secondo un po’ meno, era più intento a imprecare contro quel vecchiaccio di un caminetto per aver avuto una simile fortuna di vicinato.

Ovviamente, per Endeavor era stata una tortura subire la compagnia di Toshinori per non uno ma più incontri, giusto per mettersi d’accordo e aggiornarsi sui movimenti dell’oggetto in questione e reperito da un vecchio deposito personale di All Might nel quale conservava almeno una copia di tutti gli oggetti dedicati alla sua figura.

La faccia sorpresa del figlio era comunque valsa la pena, gli incubi derivati da quegli incontri ravvicinati non avrebbero avuto alcuna importanza.

Touya osservò il padre, il modo in cui stesse cercando di sembrare composto nello spiegare le funzioni dei gadget associati alla figure a Shouto, che lo ascoltava davvero, ogni tanto voltandosi verso Kaminari per fargli vedere meglio il regalo; Natsuo e Fuyumi parlottavano con Hawks, il quale stava probabilmente raccontando loro il compromesso morale del Number One per portare a termine l’impresa, a giudicare da come risero allo stesso modo, persino Rei sembrò sinceramente stupita ma contenta al tempo stesso.

Infine si voltò e rispose all’altro, abbozzando un mezzo ghigno «Ha appena iniziato».

Gli occhi di Shimura balzarono dal viso di Touya alla scena davanti a loro, con anche il resto dei presenti che avevano iniziato a scartare il proprio regalo – Midoriya strillò quando gli amici gli consegnarono i biglietti per un viaggio in America, dapprima confuso, poi lesse l’itinerario da Bakugou scritto e consegnato e comprese si trattasse del percorso analogo a quello di All Might, aiutati da Yagi stesso, per ripercorrerne i passi.

«Ovviamente» sottolineò Katsuki, appoggiando il gomito sulla spalla del suo ragazzo e facendogli vedere il numero esatto di biglietti che gli aveva porto «Non ci vai mica da solo».

Tenko sorrise con delicatezza, appena accennato, quando il giovane dai capelli ricci saltò al collo del compagno mentre questo si lamentava e gli urlava di staccarsi, forse ignaro di starlo trattenendo per i fianchi con entrambe le braccia. Rivide in quel momento, seppure in una forma più contenuta, se stesso quando Touya gli aveva chiesto, anni addietro, di dividere un appartamento con lui – il che aveva scoperto essere lo stesso piano futuro di Shouto e Denki, chiacchierando con quest’ultimo, ormai alleati nell’essere gli esterni alla famiglia che più volte si erano ritrovati a far fronte comune dai Todoroki.

La vibrazione del telefono all’interno della tasca del pantalone lo distolse dalla memoria e dal contesto attuale, portandolo a volgere l’attenzione in basso; vi infilò la mano all’interno, stringendo lo smartphone tra le dita, spiò con la coda dell’occhio Touya e vide la medesima espressione riflessa sul suo volto, perso nel ricordo.

Serrò le labbra, la mano aveva preso a tremare un poco. Gli ci volle qualche secondo pieno per decidersi a dire, in un mormorio incerto «Vorrei provare a rispondere».

Touya si voltò immediatamente verso di lui, gli occhi non lasciavano trapelare alcun timore, si limitò a prendergli quella stessa mano nella sua, estraendo da sé il telefono per porgerglielo.

«Preferisci il giardino?».

Il più giovane scosse la testa «Se saliamo di sopra magari tuo padre penserà staremo facendo certe cose».

L’altro aprì la bocca, sghignazzò piano per non farsi sentire dagli altri, infine lo tirò con sé verso le scale «Non tentarmi».

Tenko si lasciò guidare, docile e fiducioso, mentre metteva in sospeso la chiamata sperando non smettesse di squillare una volta salito.

Con leggerezza, sentendo le voci esaltate di chi apriva i regali dietro lui, risate e insulti non meglio identificati, rafforzò la stretta e disse tra sé «Magari l’anno prossimo».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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