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Autore: ELIOTbynight    27/12/2021    0 recensioni
"Avere davanti Akutagawa era sempre spaventoso, perché era come guardarsi allo specchio e vedere tutte le cicatrici della sua vita. I due avevano fatto scelte differenti su cosa farsene, ma era proprio a causa di quei marchi di dolore sulla pelle che potevano comprendersi così profondamente. Ciò che era incerto era determinare chi dei due trovasse più difficile ammetterlo, e su questo Atsushi iniziò a sentirsi colpevole."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Ryuunosuke Akutagawa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tenerezza





L'ultima volta che aveva visto Akutagawa era stato a un passo dalla morte.

Un istante fugace, che era parso lungo un'eternità, da quanto nitido era rimasto nei suoi ricordi. Un attimo prima vedeva l'abisso nero che era certo l'avrebbe inghiottito per sempre senza speranza, e un attimo dopo stava guardando gli occhi di Akutagawa, mai stati così grandi, mai così pieni di emozioni.

Paura, rimorso, sollievo, senso di colpa. Ma non un accenno di disprezzo o di odio.

Atsushi lo sapeva: quello era un punto di non ritorno. Ma quel che era peggio, ciò che gli faceva stringere il cuore così tanto, era la consapevolezza di non voler tornare indietro in ogni caso.

Dal suo rifugio di membra avvolte su se stesse, Atsushi sollevò lo sguardo quando udì il rumore della porta che si apriva e si sorprese a non sussultare a incrociare gli occhi dell'altro. Il suo corpo aveva già accettato così facilmente la sua indomabile presenza, mentre il suo cuore continuava a venirne agitato.

Tenne gli occhi bassi e non si mosse, mentre Akutagawa si avvicinava piano. Non indossava il suo cappotto nero, lo scheletro abituale di Rashoumon, perciò la sua immagine era molto simile alla propria; persino nei pantaloni sporchi e nella camicia solo vagamente bianca, rimasta strappata in più punti a causa dell'ultima battaglia. Sentì il leggero peso delle sue ginocchia e delle sue braccia sul letto, man mano che Akutagawa si avvicinava fino a fronteggiarlo per l'ennesima volta.

Avere davanti Akutagawa era sempre spaventoso, perché era come guardarsi allo specchio e vedere tutte le cicatrici della sua vita. I due avevano fatto scelte differenti su cosa farsene, ma era proprio a causa di quei marchi di dolore sulla pelle che potevano comprendersi così profondamente. Ciò che era incerto era determinare chi dei due trovasse più difficile ammetterlo, e su questo Atsushi iniziò a sentirsi colpevole.

Con quel timore che ormai si era cucito addosso, Atsushi cercò i suoi occhi e rimase incantato dall'assenza di ogni turbamento. Akutagawa lo guardava con sincero rispetto e una buona dose di curiosità, come se avesse una chiara intenzione che però Atsushi non avrebbe saputo descrivere a parole.

- Grazie.- riuscì a mormorare con un accenno di voce, distogliendo ancora lo sguardo. Glielo doveva, finalmente, per ciò che era accaduto quel giorno e per tantissimi altri nodi del loro legame.

- Non dirlo nemmeno.-

Gli sembrava ancora così strana la sua gentilezza, quel suo modo umano di trattarlo che era completamente diverso da com'era stato all'inizio del loro rapporto.

O meglio, da come Atsushi si ostinava ancora a immaginargli addosso.

- Sono io a ringraziare te.-

Il tono con cui Akutagawa pronunciò quelle parole lo sorprese forse più del loro significato. Era stata quasi come una carezza sul cuore con una mano infuocata che lo stava ustionando dolcemente.

Ma appena la sua espressione si fece ancora più combattuta, perché non aveva idea di come reagire, Akutagawa la dissolse con un leggerissimo bacio all'angolo della bocca.

In quel punto, Atsushi percepì il bruciore di un graffio che non avrebbe saputo dire come si fosse procurato. Al contatto con le labbra fredde di Akutagawa, esso divenne quasi piacevole, terapeutico. La persona che per tanto tempo aveva considerato come una minaccia, la causa dei suoi mali, stava ora diventando la sua cura.

O forse Akutagawa era sempre stato la sua cura e non era mai riuscito ad accettarlo, come invece l'altro aveva fatto prima di lui.

La testa gli girava e le tempie gli pulsavano, a sentire il suo respiro così vicino al proprio. La sua mente non aveva mai conosciuto una tale confusione, eppure in fondo al suo cuore distingueva un desiderio, un unico e semplice pensiero.

_Ancora._

Akutagawa lesse le sue emozioni senza difficoltà, dopotutto erano limpide in quegli occhi tremanti color del crepuscolo. E così si donò alla sua Tigre Mannara, con quella premura che era inaspettata persino per lui. Posò un piccolo bacio silenzioso sul livido che Atsushi si era procurato sullo zigomo, un altro poco più in alto e un altro ancora poco più in là. Dove le labbra di Akutagawa trovavano spazio, lui graziava la sua pelle delicatamente.

Atsushi pianse senza lacrime, tremò senza aver freddo, annaspò senza annegare. Accettò di essersi sbagliato, di aver rinnegato una salvezza che pensava sarebbe stata una maledizione, e accettò il senso di vertigine che lo faceva sentire ancora più vulnerabile.

I baci di Akutagawa scesero giù, lungo il collo bianco, e Atsushi lo tese per fargli spazio, chiudendo gli occhi e abbandonandosi al suo tocco. Akutagawa non osava sfiorarlo con le dita; si era permesso soltanto quei baci lievi, per nulla innocenti, ma non per questo meno amorevoli.

Amore.

Chissà se si poteva chiamare così, ciò che li stava indissolubilmente legando in modo tanto forte. Lungi da loro poterlo definire davvero, ma anche solo la remota possibilità che fosse proprio quello, beh, era abbastanza per farli tremare entrambi come foglie.

Akutagawa giunse al colletto della camicia di Atsushi e si fermò, esitando. L'altro lo anticipò e con gesti veloci allentò i bottoni, permettendogli di proseguire il suo percorso. Akutagawa premette le labbra nell'incavo del suo collo, sulla clavicola sporgente e al centro del petto, fino ad arrivare al cuore. Lì si fermò e poggiò la fronte con un sospiro.

L'aria era fredda intorno a loro, ma Atsushi si sentiva scottare dov'era stato baciato, il che voleva dire ovunque. Era piacevole, come se avesse ricevuto tutte le coccole che gli erano mancate in tutta la vita. La testa non aveva ancora smesso di girargli, ma oltre a ciò, si sentiva meravigliosamente bene.

_Akutagawa_ era il suo bene. Ora lo sapeva.

Sollevò lentamente le mani e le portò ai lati del suo volto, sfiorandogli le guance e pian piano adattando i palmi al suo collo e alla sua nuca. Chinò il capo e ricambiò la dolcezza ricevuta con un piccolo bacio tra i capelli neri. Allora, e solo allora, Akutagawa osò toccarlo, adagiando le mani intorno ai suoi fianchi.

Passò un lungo minuto in cui i due rimasero in quella posizione, il silenzio rotto soltanto dal battito del loro cuore in tumulto, che rimbombava assordante nelle loro tempie.

- Non so se me lo merito.-

Atsushi si rese conto di averlo detto veramente, seppur a voce bassa, quando vide Akutagawa alzare la testa per guardarlo negli occhi. Arrossì, ma stavolta non distolse lo sguardo, anche se la sentiva come una sconfitta.

- Pensi di non esserne degno?- domandò Akutagawa, inclinando appena la testa da un lato e scrutando l'espressione dell'altro con attenzione.

Atsushi scosse il capo e si sentì enormemente grato del fatto che Akutagawa cercasse di comprenderlo prima di ogni altra cosa.

- Non è questo.- disse, mordendosi il labbro inferiore dalla vergogna. - Per tanto tempo non ti ho ritenuto capace di queste cose, di... di questi sentimenti. Ti ho giudicato, quando tu avevi già smesso di farlo con me.-

Akutagawa abbassò lo sguardo, ma solo per un momento.

- Non ti biasimo, sai. Ma oggi ho avuto veramente paura... Non potevo più ignorare quello che provo.-

Atsushi sorrise appena.

- A questo punto, neanch'io.-

Ormai non c'era modo che i loro occhi si allontanassero gli uni dagli altri. Non avrebbero mai smesso di guardarsi così intensamente, cercandosi a vicenda e scavando ognuno nell'anima dell'altro. Forse l'avevano sempre fatto, ma stavolta erano pronti ad accettare ogni cosa, ogni emozione provata, ogni cicatrice riemersa, ogni tentativo di curarsi l'un l'altro.

Atsushi si avvicinò lentamente, raccogliendo tutto il suo coraggio, e lo baciò. Akutagawa lo lasciò fare, beandosi di come il suo cuore avesse cominciato a martellare. Durò appena un istante, dopo il quale Atsushi restò a un soffio dalla sua bocca.

Bastò una scintilla quasi impercettibile nei loro occhi a far sì che le loro labbra si incontrassero di nuovo a metà strada, in un bacio intenso, tanto ipnotico e dolce che quasi veniva voglia di scoppiare in lacrime.

Quasi senza rendersene conto, Atsushi si aggrappò alle spalle di Akutagawa e strinse il tessuto della camicia sotto le unghie, come ad aver paura di lasciarlo andare. Akutagawa si spinse contro di lui e lo avvolse lentamente in un abbraccio, accarezzandogli un fianco e poi a salire sul petto, fino al collo e ai capelli. Ebbe cura di lui assicurandosi che si appoggiasse alla testiera del letto con la schiena, e per quanto si sentisse ardere di desiderio, si assicurò che ad ogni gesto, ad ogni tocco, Atsushi si sentisse sereno e al sicuro.

Atsushi lo era, tanto che fu lui a osare di più, allentando i bottoni della sua camicia per potergli accarezzare il petto e graffiandogli un po' le labbra con i denti - e Akutagawa si sentì sciogliere, dal momento che non c'era un briciolo di forza in quei piccoli morsi. Atsushi si abbandonò completamente tra le sue braccia, baciandolo con passione senza mai smettere di cercare una stretta più forte.

Avrebbero potuto vivere per sempre in quel momento. Il suono dei loro respiri veloci, delle loro labbra che schioccavano e le loro lingue che si intrecciavano, il cuore che batteva forte e la pelle che bruciava a contatto con l'aria fredda che li circondava, i brividi, i tremori, il tepore delle loro carezze e quel senso di pace sconosciuto che non volevano più abbandonare.

E quando non ebbero più fiato per continuare, solo il silenzio seppe descrivere quell'intenso sentimento che li legava. Solo l'incontro dei loro sguardi diede ai loro corpi la forza di non sgretolarsi in preda al terrore.

Akutagawa e Atsushi rimasero rifugiati a lungo in un abbraccio stretto stretto, senza inizio né fine, pieni della tenerezza con cui si erano osservati, conosciuti, capiti, e mai più lasciati andare.




***


Ciao amichetti! Scusate arrivo, mi sto un attimino asciugando gli occhi-
Sono innamorata degli shin soukoku almeno tanto quanto lo sono tra di loro, hehe. Non vedevo l'ora di poter sfornare una storia come questa dedicata a loro, direi che la meritano, e diciamo che girando un po' nel repertorio italiano ho sentito il bisogno di contribuire. Spaccio fazzoletti, se vi servono! :')
Spero che Tenerezza vi sia piaciuta. Un bacione
Eliot
   
 
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