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Autore: ineffable    27/12/2021    2 recensioni
L'acqua nella vasca da bagno era tiepida, Crowley si prende cura di Aziraphale, delle sue ali ferite, mentre qualcosa aleggia su di loro. Crowley vorrebbe conoscere la verità ma l'angelo non è pronto a rivelargliela, non ancora almeno.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due



<< CROWLEY!! >>
L'urlo di Aziraphale squarciò il silenzio della notte, tutto intorno a lui era buio e quieto, si guardò intorno per capire dove fosse, la cosa certa era che si trovava su un letto, ma quale si chiese, ci mise un po' prima di capire che si trovava nella camera da letto, situata sopra la sua libreria, quello che però non sapeva era come ci fosse arrivato.
Si mise seduto con i piedi nudi appoggiati sul pavimento freddo, quella sensazione faceva contrasto con la sua pelle accaldata donandogli quel poco di sollievo di cui aveva bisogno, era agitato, il respiro non accennava a calmarsi, l'ultima immagine che ricordava era... non riusciva nemmeno a pensarlo. Quell'immagine non gli dava tregua, continuava a pensare e ripensare al suo demone che veniva neutralizzato con l'acqua santa, le lacrime gli inumidirono di nuovo gli occhi, poi però una luce gli illuminò per un attimo il cuore, possibile che fosse stato solo un sogno?
Il non sapere lo stava uccidendo, schioccò le dita per vestirsi velocemente, in un attimo era fuori dalla libreria, fece più in fretta che poteva e una volta trovatosi di fronte a casa del suo migliore amico si ritrovò ad esitare, la sua mano tremava, non aveva il coraggio di premere il tasto del campanello, se non gli avesse aperto nessuno, se fosse successo davvero, se Crowley fosse veramente morto a lui cosa sarebbe rimasto?
Era andato fino a lì con la determinazione nel petto, l'ansia di sapere se il suo amato demone stesse bene ma adesso aveva paura, perché se la realtà fosse stata quella orribile, quella dove Crowley non esisteva più, allora lui si sarebbe rivelato uno sciocco illuso, avrebbe ricevuto un altro colpo al cuore che già urlava dal dolore. Sarebbe morto per la seconda volta in nemmeno ventiquattro ore.
Prese un respiro profondo prima di suonare, il trillo del campanello gli rimbalzò nelle meningi facendolo sussultare, nessuna risposta, Aziraphale chiuse gli occhi e riprovò di nuovo, questa volta tenendo premuto più a lungo.
<< Ti prego apri questa porta >> sussurò.
Ma niente, ancora una volta il nulla assoluto, la speranza dell'angelo cominciò a vacillare, ma non si diede per vinto e suonò ancora e ancora, finì addirittura per bussare, dare colpi alla porta con disperazione, dentro di sé sapeva che avrebbe dovuto lasciare perdere, che era evidente quale fosse la realtà, ma qualcosa gli diceva di non smettere, di insistere, che prima o poi lui sarebbe tornato, con la sua strafottenza, i suoi occhi di un giallo ipnotico e il suo sorriso da batticuore.
<< Crowley avanti, avanti apri questa porta, ti supplico. >>
Bussava e piangeva, non gli importava che qualcuno avrebbe potuto sentirlo, appoggiò la fronte alla porta mentre l'ultimo tocco scivolava via, la mano gli ricadde lungo il fianco con le nocche arrossate a causa dell'insistenza con cui aveva colpito quella barriera che divideva lui dalla triste verità, avrebbe potuto benissimo miracolarsi nell'appartamento ma non sapeva se gli avrebbe fatto bene vederlo vuoto. Un singhiozzo risuonò per le scale, Aziraphale gemette il nome dell'altro per un' ultima volta, era davvero finita quindi, non ci sarebbero stati più sorrisi, cene al Ritz, battibecchi né batticuori, il suo cuore era morto quando quello di Crowley aveva smesso di battere.
Un'ondata di rabbia lo travolse improvvisamente, si attaccò nuovamente al campanello, anche se sapeva non sarebbe venuto nessuno ad aprire, voleva farlo e basta, era un modo per sfogarsi, per esprimere tutto il suo dolore, la sua frustrazione, Aziraphale aveva le orecchie che gli fischiavano, proprio per questo non si accorse dei passi che provenivano al di là dell'appartamento, qualcuno - qualcuno molto arrabbiato e nervoso- aprì la porta con talmente tanto slancio che avrebbe potuto farla volare via, il viso contratto in una smorfia rabbiosa e infastidita, aveva la sincera intenzione di uccidere chiunque fosse che lo aveva disturbato a un orario così osceno.
<< Si può sapere chi diav... >> ma le imprecazioni si fermarono quando notò chi aveva davanti.
Aziraphale se ne stava lì, in piedi, gli occhi lucidi e rossi per il pianto, il dito ancora ancorato al campanello.
<< Angelo!? >> sbottò scioccato.
<< Si può sapere che accidenti...- >>
Ma anche questa volta non riuscì a terminare la frase perché l'angelo gli aveva buttato le braccia al collo, lo stava stringendo con una forza tale da fargli credere che non fosse veramente lui, non immaginava che Aziraphale potesse avere così tanta forza in quelle sue morbide e delicate braccia, Crowley temette quasi che avrebbe potuto stritolarlo ma non ebbe cuore di dirgli nulla, si limitò ad avvolgere egli stesso le braccia intorno alla vita dell'amico che ancora gli singhiozzava sulla spalla.
Aziraphale dopo lunghi minuti di pianto si staccò leggermente dal demone, pur rimanendogli vicino, prese ad accarezzargli il volto con un'espressione incredula stampata in faccia.
<< Sei veramente tu, sei veramente tu >> continuava a ripetere.
<< Non posso crederci... non posso crederci >> soffiò posando la fronte sul petto di Crowley, insipirò profondamente l'odore del suo amico mentre le mani scivolarono suoi suoi fianchi, non riusciva proprio a staccarsi.
Crowley da parte sua era molto, molto confuso, si erano lasciati la sera prima dopo aver avuto uno dei loro soliti screzi, certo era stato più pesante delle volte precedenti, ma più o meno avevano risolto, Aziraphale non aveva voluto rimanere a dormire e se ne era andato a casa, lasciandolo solo con i suoi tormenti, i suoi sentimenti appena accennati, e un livello di disordine mentale tale da mandarlo fuori dai gangheri.
<< Angelo, posso sapere che cosa ti è successo ? >> la sua voce era tranquilla, con una punta di amarezza e panico, osò accarezzargli i capelli sperando di non farlo scappare via di nuovo.
<< Perché non hai aperto? >> biascicò Aziraphale con la faccia ancora premuta sulla sua maglia, il demone faticò a capire quello scroscio di parole confuse.
<< Avevo le cuffie, stavo ascoltando della musica >> rispose.
<< Le cuffie >> ripetè l'angelo, Crowley alzò un sopracciglio.
<< A volte mi piace farlo come lo fanno gli umani, le cuffie ti trasportano in un'altra dimensione ed io avevo bisogno di... di... ah lascia perdere >> sbuffò.
<< Ma si può sapere a te cosa è preso? Prima te ne vai, poi ti presenti qui a notte fonda, sconvolto e ti appiccichi a me come un crostaceo! >>
Aziraphale a quel punto alzò leggermente il viso, senza tuttavia staccarsi dai fianchi del demone, lo guardò con un paio d'occhioni che fecero fare una capriola al povero cuore tormentato dell'altro.
<< Ti avevano ucciso... >> sussurò appena.
Crowley alzò entrambe le sopracciglia questa volta.
<< Chi? >>
<< Le nostre fazioni, erano venute qui e... avevano l'acqua santa. Crowley non puoi capire che cosa ho provato, ti hanno ucciso davanti ai miei occhi e io non ho potuto fare niente >> la sua voce era spezzata.
Il demone rabbrividì solo a sentire nominare l'acqua santa, poi però la sua attenzione venne catturata dal viso di Aziraphale, era intriso di panico e preoccupazione, c'era anche una vena di sollievo ma si vedeva bene che tutto il malessere che aveva provato era ancora carico in lui.
<< Angelo devi aver fatto un brutto sogno >> tentò di rassicurarlo, ma la verità era che quel racconto aveva turbato anche lui.
<< Sembrava così vero, le immagini erano reali e quando mi sono svegliato non sapevo più a cosa credere... >>
<< Per questo sei venuto qui? >>
Aziraphale annuì.
<< E' stato orribile perderti >> disse.
<< Ma non mi hai perso, io sono ancora qua vedi? >>
Negli occhi del principato aleggiava ancora un'ombra di dubbio nonostante Crowley fosse lì davanti a lui, tentò di spostarsi ma Aziraphale strinse la presa sui suoi fianchi, non voleva lasciarlo andare via, non voleva si allontanasse da lui, al demone mancò poco per sciogliersi dalla tenerezza, sorrise dolcemente e perse una mano dell'amico tra le sue.
<< Volevo solo andarmi a sedere. >>
Si diressero entrambi verso il divano, mano nella mano, a Crowley quella situazione pareva un po' ridicola ma anche molto tenera, e poi quando gli sarebbe ricapitato di tenere stretta la mano della persona che amava? Probabilmente mai, si rispose.
Quello che lo stupì più di ogni altra cosa fu il fatto che l'angelo non si limitò a sedersi vicino a lui, ma si accoccolò sul suo petto continuando a tenere stretta la sua mano, non c'è bisogno di dire che il suo traditore cuore demoniaco prese a battere all'impazzata, mai avevano avuto questo tipo di contatto, ad eccezione della sera in cui avevano dormito abbracciati, ma quella era una situazione diversa.
Aziraphale era sempre stato restio al contatto fisico, persino un semplice sfioramento lo faceva agitare, era prudente fino allo stremo, per questo non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe rannicchiato tra le sue braccia, e invece eccolo lì, con la sua chioma bionda a solleticargli il mento appuntito, la nuova colonia che gli solleticava le narici, era una situazione davvero assurda ma Crowley già sperava non finisse mai.
Una delle cose di cui era più certo, era che un giorno non molto lontano si sarebbe ritrovato su quello stesso divano da solo, una bottiglia di vino in mano, e la sua mente immersa nei ricordi di quella serata, ma Aziraphale aveva bisogno di lui, e piuttosto che rifiutare il suo amato, il demone Crowley avrebbe preferito annientare il suo cuore.
<< Non so che cosa avrei fatto se fosse capitato a te, se ti avessero ucciso io avrei dichiarato guerra al paradiso e all'inferno, avrei distrutto qualsiasi cosa mi si parasse davanti, non avrei avuto pietà di nessuno. >>
L'angelo tirò su il viso per osservare quello del suo amico, quello che diceva aveva perfettamente senso, gli fece salire un calore al petto che si estese fino alle guance.
<< Io invece sarei morto con te >> disse a bassa voce.
Un paio di occhi gialli si puntarono nei suoi.
<< Non dire idiozie. >>
<< E' la verità, l'avevo già deciso, sapevo che se non avessi aperto la porta io.. beh... >>
<< E come avevi intenzione di fare sentiamo!? >> stava incominciando ad innervosirsi, solo il pensiero che il suo angelo avrebbe commesso una tale sciocchezza solo per lui gli faceva contorcere le viscere.
<< All'inferno avrebbero avuto un po' di fuoco infernale per me, credo che uccidere un angelo sarebbe stato di loro gradimento. >>
Crowley sussultò, si mosse agitato sul divano.
<< E tu ti saresti fidato dei demoni!? Hai idea della preda succulenta che saresti stato? Ti avrebbero condannato a vagare per sempre tra i gironi infernali idiota che non sei altro!. >>
Aziraphale alzò le spalle, l'apacità con cui parlava della sua morte gli stava facendo venire la nausea, come poteva essere così tranquillo, come se non si trattasse della sua preziosa vita.
<< Forse tu non sai, anzi non lo sai cosa si prova a veder morire il proprio migliore amico, ti senti svuotato di ogni emozione, provi solo dolore e vuoi che finisca presto. Crowley quello che è successo, o meglio il mio incubo mi ha fatto capire che per me, vivere senza di te non ha senso. >>
<< Tu avresti fatto fuoco e fiamme e poi? Saresti rimasto comunque da solo e io non... non voglio rimanere senza di te. >>
Cacciò di nuovo la testa nell'incavo della sua spalla, la mano tiepida dell'altro gli andò ad accarezzare i soffici filamenti biondi, mentre  lo accarezzava il demone sentiva crescere dentro di sé un nuovo fuoco, una fiamma che invece di bruciare riscalda solamente, il cuore gli urlava di esprimersi, di dirgli ciò che provava prima che fosse troppo tardi, perché quello che aveva sognato Aziraphale sarebbe potuto capitare, anche se lui avrebbe fatto di tutto per impedirlo.
Ad ogni carezza la consapevolezza era sempre più costante, lo amava, lo amava così tanto da far male, si era innamorato di lui sulle mura dell'Eden, ma lo aveva consapevolizzato un po' più avanti, era un amore travolgente quello che sentiva per lui, ogni volta che pensava al suo sorriso, alle sue buffe espressioni, al suo tono di voce che a volte arrivava a livelli di acutezza che Crowley non credeva possibili, era bello il suo angelo, ma non era suo, doveva smettere di pensarlo così, anche se solo nella sua mente, era sbagliato e lo sapeva.
L'ennesima carezza, lo stesso tuffo al cuore e il demone non resse più, malgrado la gola secca provò a far uscire le parole che per troppo tempo aveva tenuto dentro di sé, forse quello era il momento.
<< Angelo io... devo dirti una cosa, spero che non ti arrabbierai e che non deciderai di allontanarti da me, ma non posso più andare avanti in questo modo. Tu devi sapere che io ti... ti... angelo? >>
Un lieve russare bloccò la frase a metà, abbassò il viso e vide Aziraphale che sonnecchiava beatamente, inconsapevole di tutto quello che stava per accadere, Crowley gemette frustrato spiaccicandosi una mano sul volto, certo che non aveva proprio un briciolo di fortuna, per una volta che si era deciso quello sciocco aveva pensato bene di addormentarsi.
<< Sai cosa ti dico angelo, dichiarati da solo >> borbottò chiaramente ferito.
Tentò di alzarsi per dare un decoro alla sua dignità in brandelli, ma la presa dell'altro si era fatta ferrea, gemette di nuovo in preda a una quasi crisi di nervi.
<< Ah per l'amor di... di qualsiasi cosa, che razza di polipo! >>
Tentò più volte di allentare le braccia dell'angelo strette intorno alla sua vita ma niente, si era arpionato e non aveva intenzione di lasciarlo andare, a Crowley quella situazione avrebbe anche potuto sembrare divertente e tenera, ma si sentiva imbarazzato e il suo orgoglio stava sventolando bandiera bianca, per cui sentiva il bisogno di stare un po' alla larga dalla sua meravigliosa rovina, e poi stava anche dormendo, la sua presenza era inutile.
Dopo più di un paio di tentativi falliti un'idea gli balenò nella mente, miracolò un pupazzo della sua altezza e dimensione tra le braccia dell'angelo, e lui se ne andò ancheggiando diretto alla sua piccola cantina, qualcosa di forte gli avrebbe fatto sicuramente riacquistare le forze e la lucidità, più o meno.
Era sicuo che quel fantoccio avrebbe potuto prendere il suo posto giusto il tempo di una bevuta, ma non aveva fatto i conti con i sensi iper sviluppati di Aziraphale, che infatti si svegliò poco dopo.
<< Crowley? >> chiamò.
Ma quando vide a cosa era abbracciato un urlo disumano uscì dalle sua labbra, aveva urlato talmente tanto forte che Crowley per lo spavento sputò il liquido ambrato che aveva appena sorseggiato, corse in sala tossicchiando e vide l'angelo che guardava male la sua non vitale copia, poi spostò lo sguardo su di lui.
<< Si può sapere che cos'è questo? >> chiese dopo aver riacquistato un po' di tono.
Il demone aveva ancora gli occhi sgranati e le orecchie che fischiavano a causa di quell'urlo, sbattè più volte le palpebre, e una vocina ben più prudente di lui gli suggerì di non ridere.
<< E' un.. beh... lui è.. senti avevo sete, anzi avevo voglia di bere, ma tu sembravi intenzionato a rimanere attaccato a me come un'ostrica su uno scoglio, dovevo pur fare qualcosa! >> tentò di giustificarsi.
<< Potevi miracolarti da bere >> si alzò buttando quel pupazzo terrificante sul divano, non era nemmeno paragonabile al vero Crowley.
Il rosso sbuffò alzando la testa verso l'alto, per caso stava cercando aiuto? Nah... figuriamoci.
<< Però ha funzionato >> disse.
<< Non direi proprio >> rispose il principato accigliato.
<< Senti avevo bisogno di sgranchirmi le gambe ok? >>
<< Tu non ne hai bisogno, non dirmi bugie >> sembrava davvero arrabbiato.
<< Che cosa vuoi che ti dica angelo, avevo bisogno di alzarmi e basta, che c'è di male!? Sarei tornato tra poco se tu non avessi i sensi di un dannato gatto! >>
<< Smettila con questi paragoni sciocchi, non sei per niente divertente! >> sbottò Aziraphale.
Ora il demone era veramente senza parole, ma si era anche innervosito, soprattutto perché se lui non avesse iniziato a russare gli avrebbe potuto rivelare i suoi sentimenti, per questo si avvicinò a lui con due grandi falcate, la pazienza l'aveva davvero esaurita.
<< Tu non sei divertente angelo, sei così noioso che la polvere ti si appiccica sopra! E spiegami che diavolo hai! >>
Stava per afferrarlo dalle le spalle ma l'angelo lo spinse indietro.
<< Mi hai lasciato da solo dopo quello che ti avevo raccontato! Sapevi che se non ti avessi trovato sarei andato in panico e che cosa hai fatto invece? Hai pensato bene di lasciarmi con quell'orribile cosa senza curarti nemmeno di...- >>
Crowley si avvicinò nuovamente a lui, lo prese per i polsi e lo strattonò.
<< Angelo calmati! >>
<< Ho avuto paura di averti perso di nuovo. >>
Aziraphale aveva ricominciato a piangere, la sua voce tremava ed era colma di panico e rabbia, anche lui strattonava per liberarsi dalla presa di Crowley mentre gli urlava contro tutto il suo dispiacere, la sua paura, uno strattone più forte da parte del principato e finirono entrambi per terra, inginocchiati l'uno di fronte all'altro, le mani del demone strette ancora ai polsi dell'angelo, ansimavano entrambi, scovolti da tutti quei sentimenti che erano usciti travolgendoli.
<< No avresti dovuto farlo! >>
<< Mi dispiace angelo >>
<< Non è vero che...- >>
Crowley lo baciò spingedolo con la schiena contro il divano, Aziraphale rimase fermo, scioccato da quella reazione, gli occhi sgranati e il corpo rigido, non sapeva cosa fare, le labbra dell'altro erano morbide e calde, premevano sulle sue con un tocco elegante ed estremamente piacevole, ma lui era troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa, quando si rese conto che l'angelo non dava segni di vita, Crowley si staccò di malavoglia dalle sue labbra.
<< Scusa, io non avrei dovuto >> disse con la voce resa roca da quel brivido di piacere.
<< Io volevo solo... dovevo trovare un modo per farti stare zitto >> disse mentre si alzava.
<< Era solo questo, solo questo. >>
L'angelo nel frattempo si era seduto sul bordo del divano, guardava l'amico sciorinare tutte quelle giustificazioni nemmeno avesse commesso il più terribile dei peccati, non era arrabbiato e nemmeno infastidito, solo non capiva il motivo, perché baciarlo per poi pentirsene l'istante dopo? Se voleva veramente zittirlo avrebbe potuto usare facilmente una mano, e invece aveva scelto il bacio, che strano modo di far tacere qualcuno.
Il demone se ne andò a spalle basse dalle sue piante, prese lo spruzzino e iniziò a nebulizzare l'acqua sulle foglie e sul terriccio, fortunatamente nessuna di esse presentava un'imperfezione, non aveva proprio voglia di dar loro una strigliata quella notte, fortunatamente sembravano aver capito in anticipo i desideri del loro padrone e avevano evitato di rovinarsi. Sarebbe rimasto lì dentro per tutta la notte era sicuro, ma l'angelo era deciso a stupirlo, gli si presentò sulla soglia della stanza, entrò mantenendo lo sguardo su di lui, Crowley smise di nebulizzare e lo guardò a sua volta.
<< Fallo ancora >> disse Azirapahale.
<< Cosa? >> domandò il demone.
<< Baciami >> soffiò arrossendo.
Le sue dita si strinsero al pulsante, partì un soffio di vapore, le sue pupille si dilatarono, la gola si era stretta e la sentiva secca, deglutì per mandare via quella fastidiosa sensazione, non sapeva cosa dire, cosa rispondere, era completamente spiazzato e paralizzato dal terrore, se avesse fatto la scelta sbagliata se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
<< Baciami Crowley >> ripetè senza staccare lo sguardo dalle sue pupille.
Glielo stava chiedendo, a differenza di poco prima, quando gli aveva rubato quel bacio senza chiedergli il permesso, adesso non avrebbe dovuto sentirsi in difetto, perché non solo l'angelo gli stava concedendo il permesso ma gli stava addirittura chiedendo di rifarlo, Crowley sapeva che probabilmente non avrebbe mai più avuto un'altra occasione come quella, allora perché le sue gambe non volevano saperne di muoversi?
L'aria intorno a loro era immobile, come in quei film d'azione dove i protagonisti prima di combattere passano un lungo istante a fissarsi, studiarsi, solo che quello non era un film e loro due non stavano per combattere, in un certo senso uno dei due era chiamato a prendere una decisione che avrebbe potuto stravolgere la loro vita, in meglio o in peggio non sapeva dirlo.
Strinse i pugni, perché toccava sempre a lui la scelta più difficile, sembrava quasi che la vita di entrambi dipendesse da lui, che assurda sciocchezza pensò, da quando era così arrogante? I suoi confusi pensieri vennero interrotti dal lieve movimento dell'altro, Aziraphale aveva iniziato a trattenere il respiro, forse non se ne era nemmeno reso conto, ma lui sì, Crowley aveva imparato a non perdersi nemmeno una virgola di ciò che riguardava il suo angelo, nel caso avessero perso la guerra, almeno all'inferno avrebbe avuto la sua immaginazione ad alleviargli le pene, per questo motivo non voleva perdersi nulla di quel meraviglioso principato che gli aveva rubato il cuore.
Si avvicinò lentamente misurando ogni passo, una volta trovatosi di fronte all'angelo gli prese il volto tra le mani "angelo vorrei fossi tu a baciarmi", non diede retta ai quei pensieri che non lo facevano sentire abbastanza, chiuse gli occhi, in un attimo le loro labbra erano unite in un baio decisamente diverso da quello di prima, Aziraphale stava rispondendo, le sue labbra si muovevano, danzavano insieme alle altre, Crowley osò con non poco timore approfondire quel bacio, e l'angelo lo stupì non tirandosi indietro, anzi sembrava più coinvolto di lui, quasi affamato. Un mugolio raggiunse le orecchie di Crowley, quel suono gli sembrò il più bello del mondo ma aveva fatto scattare qualcosa nell'altro che di scatto si tirò indietro, aveva le guance rosse per l'imbarazzo e negli occhi si leggeva un timore, una paura di un giudizio che mai si sarebbe azzardato a dare.
<< M-mi dispiace... i-io non so cosa, cosa mi è preso. >>
Crowley sorrise.
<< Mi chiedi scusa per aver apprezzato? Angelo quello che hai fatto mi lusinga a dire il vero, significa che stavo facendo un buon lavoro. >>
Aziraphale si portò entrambe le mani sulle guance.
<< No ti prego, non dire queste cose, è... è... io non dovrei fare così >> deglutì rumorosamente.
Crowley posò una mano sulla guancia sua guancia morbida e rosea, sfiorò il labbro inferiore con il pollice.
<< Sei così pudico, e pensare che sono tante le cose che non avresti dovuto fare ma che hai fatto. >>
<< La lussuria è un peccato >> disse il biondo.
<< Anche la gola lo è, e poi qui non si parla di lussuria, c'è in gioco molto di più. >>
<< Che cosa Crowley? Qualcosa che non potremmo mai avere senza essere braccati per l'eternità? >>
<< Ti stai tirando indietro per caso? Dimmi per l'amor del paradiso che cosa dovrei fare? Sai cosa è inutile parlare con te, spreco solo fiato >> disse uscendo dalla stanza stizzito.
<< Siamo un angelo e un demone, tornaimo pure a fare la vita di prima, per quanto mi riguarda è finita qui. >>
Il cuore di Aziraphale ebbe un sussulto, i suoi occhi erano colmi di colpa e vergogna, non voleva lasciarlo, sapeva che tra loro c'era qualcosa di più e che era sbagliato rinnegarlo, ma si sentiva così sporco a volte, come se fosse macchiato, come se non stesse facendo il suo dovere.
<< Va tutto bene angelo davvero, facciamo finta che non sia successo nulla, torniamo a tentare di fermare l'apocalisse, amici come prima d'accordo? >>
<< Ma caro... loro ci hanno già scoperti, potrebbero, potrebbero tentare di ucciderci o...- >>
<< E' te che hanno scoperto >> gli puntò un dito contro.
<< Ma non ti preoccupare so difendermi. >>
<< Non dall'acqua santa. Io... dovremmo rimanere insieme, è più sicuro. >>
Crowley rise, si morse il labbro inferiore e guardò un punto oltre la sua spalla.
<< E dopo che ti sarai assicurato che siamo entrambi in salvo che cosa farai? Smetteremo di essere amici perché macchio la tua fottuta purezza angelica!? Che cosa sono io per te angelo? >>
Indicò se stesso con un dito.
<< Come... come posso sapere tutte queste cose, non so nemmeno se sopravviveremo o se il mondo finirà davvero,  non possiamo fare progetti Crowley! >>
<< E invece sì, sei tu che non vuoi! >> sbottò alzando le braccia in aria, le fece ricadere sbattendo violentemente i palmi sul tavolo.
<< Sono stanco angelo... >>
Aziraphale si avvicinò a lui, stava per toccargli una spalla ma il demone si ritrasse, i suoi occhi celesti si inumidirono, solo fino a un giorno prima quasi tutte le loro barriere sembravano cadute, si sorridevano in modo dolce, Crowley si prendeva cura di lui senza farglielo pesare, un nodo si strinse attorno alla sua gola al ricordo dei tocchi dell'altro, delle mani che insaponavano le sue ali bianche, sempre quelle mani che le avevano aiutate a richiudersi, si morse il labbro inferiore soffocando un gemito, non voleva piangere, per questo la sua voce tremò tanto quando parlò.
<< Vorrei poter tornare a ieri, quando tutto andava bene... >>
<< Non andava bene angelo, eri ferito ricordi? e spaventato. >>
<< Mi farei ferire ancora un milione di volte, così ti prenderesti cura di me e tutto sarebbe perfetto. >>
Crowley sospirò per poi voltarsi verso l'altro.
<< C'è davvero bisogno di questo? Voglio dire, noi potremmo avere tutta la serenità che vogliamo, potrebbe sempre essere... >>
Le successive parole morirono ancora prima di essere pronunciate, tutto il suo coraggio vacillò di fronte alla figura della persona che amava di più al mondo, in quell'istante lo vide per come era davvero, un essere fragile, spaventato, con mille fantasmi che lo tormentavano, sembrava addirittura esseresi rimpicciolito, Crowley serrò le labbra e si avvicinò a lui, lo strinse semplicemente tra le braccia.
<< Non temere... mi prenderò sempre cura di te, non potrei mai lasciarti, io... >> posò le labbra sulla sua fronte prima di continuare a parlare.
<< Se non ti senti pronto e anche se non ti sentirai mai pronto, io rinuncerò ai miei sentimenti... metterò da parte tutto angelo, te lo prometto. Non ti farò più pressioni...- >>
<< Ma questo non è giusto >> Aziraphale si strinse a lui.
<< Non sempre le cose lo sono, e a me sta bene. >>
La voce di Crowley sembrava così determinata, ma c'era qualcosa, una nota stonata in tutte quelle belle parole, era sì pronto ad inscatolare il suo cuore ma il prezzo stava già cominciando a pagarlo, tanto più che ora sapeva che l'angelo ricambiava i suoi sentimenti, non sarebbe stato facile lo sapeva, ora più di prima. Un tempo il problema era che credeva di non essere ricambiato, ma adesso semplicemente l'angelo non era pronto per loro e chissà se lo sarebbe mai stato.
Aziraphale alzò il viso cercando quegli occhi gialli che tanto amava.
<< Vorrei poterti dire di sì, io, io ci ho provato >> deglutì, prima di continuare ma venne preceduto dal suo migliore amico, che oramai lo consceva come le sue tasche.
<< Ma non ci riesci, non ora almeno. >>
L'angelo annuì.
<< Ho troppa paura, non riesco a immaginarmi felice con te senza che ci siano delle conseguenze, vorrei poter essere come te...->>
<< No Aziraphale, tu non dovrai mai essere come me, sei perfetto così come sei, sei un angelo, è naturale tu sia più prudente. >>
<< Voglio solo tu sia al sicuro angelo. >>
<< E io voglio altrettanto per te, per cui meglio se per un po' di tempo stiamo lontani, giusto per far calmare le acque. >>
Crowley annuì e rispose:
<< Come abbiamo sempre fatto. >>
Mancava un anno alla fine del mondo, e per tutto quel lasso di tempo l'angelo e il demone avevano continuato ad evitarsi, non che fosse stato facile, Crowley non poteva evitare di fermarsi di fronte all'amata libreria dell'amico tutte le volte che si ritrovava a passare da quella strada, e Aziraphale rimaneva incantato per ore a guardare le maestose piante del parco che non erano verdi e splendide come quelle del suo migliore amico.
Entrambi sospiravano e riprendevano il loro cammino, accantonando in un lato del cuore la soffocante mancanza che sentivano, certo avevano trovato il modo di controllarsi a vicenda, la preoccupazione reciproca non era scemata col passare del tempo, anzi era solo aumentata, le notti erano lunghe quando non si poteva dormire a causa di un pensiero fisso.
Una di quelle interminabili notti senza sonno Crowley decise che ne aveva abbastanza, non poteva più sopportare tutta quella pena e quel vuoto che sentiva, uscì dal suo appartamento sbattendo la porta, entrò in auto e partì in direzione libreria, ormai era passato abbastanza tempo e dubitava li avrebbero colti sul fatto proprio quella sera, quando era a metà strada i suoi pensieri cominciarono a correre sul corpo tumefatto di Aziraphale, le ali piene di graffi e schegge di vetro, i lividi, il suo tentare di sorridere nonostante l'umiliazione appena subita, frenò di colpo e spense il motore.
Scese dalla macchina e si diresse in un pub, era uno di quei luoghi loschi, bui e pieni di fumo, si sedette su uno sgabello e ordinò qualcosa di forte da bere, dopo una quantità inumana di drink sentì una mano calda posarsi sul suo viso e studiarne i contorni, non lo aveva sentito arrivare, era talmente inebriato da alcol e pensieri che i suoi sensi si erano attenuati parecchio, forse troppo.
<< Ehi bel giovanotto, che cos' è quell'espressione la tua fidanzatina ti ha mollato? o forse il tuo ragazzo mh? Io potrei dirti di sì se vuoi. >>
L'uomo era vicinissimo al suo viso, ne sentiva il calore del fiato sulle sue labbra, rabbrividì per un istante e ripensò a quella frase "io potrei dirti di sì", qualcuno era disposto a dirgli di sì, ad accettarlo, ad amarlo anche per una sola notte, Crowley si morse il labbro, si sentiva così solo, ubriaco e solo, prese l'uomo per un braccio e lo trascinò fuori dal locale, lo spinse dentro la Bentley e partì in tutta fretta verso casa sua.
Una volta fuori dall'auto spinse l'uomo contro il muro dell'edificio, stava per affondare le labbra nel suo collo quando percepì un tremore provenire proprio da quel ragazzo, in effetti non aveva detto una parola da quando lo aveva trascinato fuori, e ora aveva il respiro affannato non per l'eccitazione, ma per la paura.
<< Perché diav...olo ci hai provato con me se non volevi farlo? >> la sua voce era roca e resa lasciva dall'alcol.
<< Io... volevo, te lo assicuro volevo >> rispose l'uomo quasi balbettando.
<< Non mi pare proprio >> ringhiò Crowley.
Questo tizio gli aveva solo fatto perdere tempo.
<< Mi... mi dispiace, è solo che volevo essere... non importa >> abbassò il viso in grande imbarazzo.
<< Lo sai... >> sbottò Crowley avvicinandosi al suo orecchio.
<< Io sono un demone, sono un diavolo, potrei tentarti e averti tutte le volte che voglio solo per il fatto di esserti preso gioco di me. Potresssti esssere finito nelle mani sssbagliate >> sibilò.
Il ragazzo fece qualcosa che proprio non si aspettava, sorrise.
<< Non hai bisogno di essere un demone per tentarmi, o per tentare chiunque altro. Ho fatto lo spaccone perché credevo fosse l'unico modo per affascinare un tipo come te. >>
<< Sarebbe sata comunque una notte e via >> rispose secco Crowley, fingendo di non essere impressionato dai commenti di poco fa.
<< Beh non avrei osato chiedere di più. >>
Crowley sorrise sperando non si notasse.
<< Sparisci ragazzo, e sta lontano da quei posti. >>
<< Sono pieni di demoni, immagino >> rispose l'altro con un sorrissino accennato.
<< Uomini poco raccomandabili, che ci provano e poi cambiano idea >> lo prese in giro.
Il ragazzo si sporse lo abbracciò, Crowley certo non si aspettava una reazione del genere, non sapeva il motivo ma gli piaceva questo essere umano, e a lui non piacevano molto facilmente, mentre stava sciogliendo l'abbraccio si sentì un rumore provenire poco lontano da lì, come di qualcosa che si era schiantato contro l'asfalto, in realtà era stato talmente delicato che solo il demone lo avava sentito.
Un istante dopo che si erano congedati Crowley prese a camminare in direzione del rumore che aveva sentito poco prima, qualcosa gli diceva di non ignorarlo e lui non lo avrebbe fatto, infatti poco più avanti trovò a terra una scatola di cioccolatini, niente di strano se non fosse per la fantasia tartan che la suddetta scatola sfoggiava.
Nella sua testa serpentina cominciarono a passare una miriade di pensieri a cui decise di non dar retta, raccolse la scatola e proseguì il cammino, poteva sentire ancora la colonia dell'angelo aleggiare nell'aria, dovvette camminare per un po' prima di riuscire a scorgere la figura del suo testardo amico che si allontanava svelta nella notte.
<< Angelo! >>
Aziraphale si gelò sul posto prima di voltarsi lentamente, i suoi occhi chiari si posarono prima sul pacchetto che stava tra le mani del demone poi su di lui, quelle due pozze chiare, celesti, erano tinte di qualcosa di strano, c'era della malinconia, del rammarico ma anche dell'imbarazzo.
<< Oh Crowley! Che bella... che bella sorpresa >> la sua solita voce acuta, meravigliata, il suo sorriso che gli illuminava le guance.
Davvero era così ingenuo da credere che lui, grande serpente dell'Eden avrebbe creduto a quella messa in scena.?
<< Credo tu abbia perso qualcosa >> disse agitandogli davanti la scatola dei cioccolatini.
Aziraphale arrossì, balbettò qualcosa e tentò di giustificarsi.
<< P-perché credi sia mia? >>
Lo stava prendendo in giro? Alzò un sopracciglio.
<< Quale altra persona potrebbe aggirarsi con una scatola di questa fantasia antiquata? >>
<< Non è affatto antiquata! >> sbuffò quasi seriamente ferito.
<< Allora lo ammetti!? O per convincerti devo dirti anche dove l'ho trovata? >>
Aziraphale scosse la testa.
<< Non ce n'è bisogno. Io stavo venendo da te >> confessò abbassando il viso.
<< Sbaglio o hai preso l'abitudine di presentarti ad orari improponibili? >> lo sbeffeggiò con un sorrisetto.
<< Beh... sei una creatura notturna...- >>
<< Una creatura notturna angelo, davvero? Mi hai scambiato per un dannato pipistrello!? o per un gufo ? >>
L'angelo rise, una risata cristallina che ebbe l'effetto proiettile nel cuore di Crowley.
<< Non saresti niente male nelle sembianze di un gufo, gli occhi, le ali e la vista notturna le hai già >> sorrise di nuovo e al demone venne voglia di abbracciarlo.
<< Senti angelo. >>
<< Crowley. >>
Dissero insieme.
<< Prima tu. >>
<< No, prima tu. >>
Aziraphale sospirò e lo guardò negli occhi, era diventato bravo a scorgerli dietro quelle lenti scure.
<< Stavo venendo da te perché avevo bisgno di parlarti, ma poi ti ho visto con... con una... con quell'uomo e, beh non volevo disturbarvi ecco tutto. >>
Si stava torturando le dita delle mani, lo faceva sempre quando era a disagio.
<< Senti non è che... noi non stavamo facendo niente, non avresti interrotto nulla... è una storia lunga e bizzara ma...- >> non riuscì a continuare.
<< Mio caro non devi giustificarti con me >> cercò di rincuorarlo ma con scarsi risultati.
<< Invece sì che dovrei, anzi io vorrei, vorrei doverlo fare angelo, tu non hai idea di quanto io desideri giustificarmi con te. Vorrei dover venire da te pieno di paura e senso di colpa e dirti che lui non era nessuno, che non stavamo facendo niente, che non era successo niente e che se anche fosse successo, sarebbe accaduto perché ero ubriaco e ferito, ma che c'era solo una persona nella mia mente angelo, una e una sola! > >
Crowley si era avvicinato pericolosamente, gesticolava e si portava una mano al petto come se stesse per avere un infarto tutte le volte che apriva bocca, Aziraphale lo afferrò per un polso e lo tirò fino al primo vicolo disponibile, si infilarono lì dietro e lo spinse contro al muro.
<< Ero venuto da te perché mi mancavi terribilmente. >>
In un attimo perse tutta la sicurezza che aveva acquisito poco fa, allentò la presa dalle braccia di Crowley lasciando scivolare via le sue mani dalla giacca nera, la distanza tra i loro corpi era poca e quel vicolo era già abbastanza angusto di suo, ad un tratto i suoni della città erano svaniti.
Tum Tum.
I battiti del cuore di Crowley aumentarono.
<< Ma volevo fare le cose nella maniera giusta. >>
Tum Tum.
<< Ti avrei consegnato i cioccolatini, probabilmente per il nervosismo avrei finito per mangiarne la metà, tu mi avresti offerto da bere e io ti avrei chiesto qualcosa di forte, avrei svuotato il calice prima di chiederti se... >>
Tum Tum.
Nessuno dei due stava più respirando, nessuno dei due ne aveva bisogno, il mondo era fermo, l'intera esistenza del demone ora dipendeva dalle labbra dell'angelo che aveva davanti, da quello che sarebbe uscito da esse.
Strinse i pugni, chiuse gli occhi e poi li riaprì.
<< Usciresti con me Crowley? >>
Tum.
Aveva perso un battito quel suo povero cuore dannato.
<< I-intendi un appuntamento? Un appuntamento con te? >>
Non sapeva dove avesse trovato la forza di porre quella domanda.
<< Un appuntamento con me >> ribadì l'angelo.
Le gambe gli stavano per cedere, le sentiva molli e dovette far fronte a tutta la sua forza per non finire per terra come un idiota, balbettò qualcosa ma la sua dannata bocca non era più capace di articolare parole di senso compiuto, era un fascio di nervi, al contrario della figura eterea davanti a lui, forse era questo ciò che si provava quando ci si liberava dalla più grande paura, dal più enorme tormento o inconfessabile segreto, ti sentivi solamente leggero e felice, ed Aziraphale lo sembrava davvero.
<< Non devi rispondermi ora, ti aspetto alla mia libreria domani, alle otto di sera, se vorrai. D'accordo? >>
Il demone annuì solamente.
Una volta solo si lasciò scivolare verso terra, si prese la testa tra le mani e strinse i capelli con le dita, tutta la tensione accumulata fino a quel momento lo stava abbandonado lasciando posto a una stanchezza che lui, da creatura ultraterrena, non avrebbe dovuto avere, con le ultime forze decise di tornare a casa, avrebbe potuto trovare un modo per far tacere la sua mente.


...

La notte non aveva dormito, si era limitato a camminare avanti e indietro per tutta la stanza principale della casa, era nervoso soprattutto perché Aziraphale gli aveva dato l'idea di un vero e proprio appuntamento, ma nella sua affollata testa gli sembrava ancora impossibile, cosa avrebbe dovuto fare? portare fiori o cioccolatini? E i vestiti, avrebbe dovuto cambiarli o andavano bene quelli che portava sempre?
Bombardato da tutte queste domande non si era reso conto che il tempo era passato in fretta, la nebbia di pensieri svanì al suono della sveglia che aveva puntato, erano le sei di sera, aveva il tempo per una bella doccia e così fece, dopodiché si vestì e rimase qualche istante ad osservare la sua figura davanti allo specchio, qualcosa non andava. I capelli ecco cosa, non gli sembravano adatti o a posto, e dire che gli erano sempre piaciuti, ma quella sera proprio non riusciva a farseli andare bene, tentò un paio di volte di sistemarli con le dita ma niente, non c'era verso. Gli venne in mente che gli umani erano soliti usare il gel, ci avrebbe provato anche lui e così dopo qualche tentivo il suo lavoro finalemente lo soddisfaceva, non erano troppo diversi da prima, solo il ciuffo più sparato verso l'alto e un po' più lucidi per via della sostanza che aveva usato.
Si lavò le mani e prese i suoi occhiali da sole dal mobiletto, alla fine aveva deciso di tenere i soliti vestiti, non si sa mai che avesse frainteso tutto, non voleva fare la figura del cretino, era indeciso se spruzzarsi qualche goccia di profumo, decise di no, si sarebbe mischiato a quello dell'angelo e lui non voleva sentire nessun altro odore se non quello del suo migliore amico.
Era finalmente pronto, raggiunse la libreria troppo presto, decise di aspettare in macchina l'orario giusto, c'erano già troppe cose in ballo e non voleva che accadesse tutto troppo in fretta, qualsiasi cosa sarebbe accaduta poi, alle otto in punto si presentò alla libreria con una bottiglia del miglior champagne, decorata con un bel fiocco legato al collo, Aziraphale lo accolse con uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.
<< Ti ho... ehm... ti ho portato questa. >>
<< Oh caro che pensiero gentile, ma non dovevi disturbarti. >>
Crowley rispose con un verso imbarazzato.
Aziraphale pose l'attenzione in quel momento al nuovo look del suo amico.
<< Ti donano >> sorrise.
Stupido angelo non uccidermi subito, pensò Crowley.
<< Anche tu stai bene >> borbottò.
Aziraphale scosse la mano.
<< Oh ma che dici, io sono sempre uguale. >>
Lo disse sorridendo imbarazzato mentre si dirigeva nell'altra stanza, Crowley al seguito rispose con un suono inarticolato, privo di senso. Una volta dentro questa piccola sala, che era stata miracolata per l'occasione, il demone rimase senza parole, la luce era soffusa, delle candele speziate alla vaniglia facevano bella mostra su un tavolino di legno, era apparecchiato con una tovaglia candida, posate, piatti e bicchieri erano perfettamente allineati, sembrava di essere al Ritz, anche se l'atmosfera era molto più intima e calda. Due rose senza gambo fungevano da decorazione, una bianca e una nera, ricordavano le loro ali e sicuramente non erano state messe a caso.
Crowley era talmente perso a contemplare quel quadretto da luna di miele, che non si era nemmeno accorto che Aziraphale aveva spostato la sedia da sotto al tavolo, e stava aspettando si accomodasse da vero gentiluomo, solo questo gesto rischiò di mandarlo completamente in tilt.
<< Prego caro. >>
Si riscosse dai suoi pensieri e prese posto borbottando un grazie.
Poco dopo si accorse che era seduto dove si trovava la rosa bianca.
<< Angelo forse c'è stato uno sbaglio. >>
<< Nessuno sbaglio Crowley, ogni cosa è esattamente dove deve essere. Vado un momento in cucina, tu...- >>
<< Apro la bottiglia. >>
 << Ottima idea mio caro. >>
Prima di tornare in sala con i vassoi Aziraphale prese un profondo respiro, Crowley intanto stava valutando l'idea di scolarsi l'intera bottiglia quando sentì un profumino provenire da dietro le sue spalle, il vassoio venne posato al centro del tavolo, il coperchio sollevato rivelava una meravigliosa e invitante pietanza.
<< Non sapevo cucinassi >> disse il demone.
Aziraphale si asciugò nervoso il sudore, aveva cominciato a torturarsi le dita e non riusicva a guardare negli occhi l'amico.
<< V-eramente, ecco vedi io ho... ho solo seguito la ricetta. Non lo faccio spesso è vero ma >> deglutì, << ma non sembrava difficile così ci ho provato. >>
Prese posto anche lui cercando di riprendere fiato.
<< Avanti assaggia. >>
Crowley non se lo fece ripetere, riempì il piatto e diede una prima forchettata, mise in bocca e le sue pupille vennero invase dal sapore piccante del peperoncino, continuò a masticare e il gusto si trasformò in amaro per poi finire con un dolce pizzicore di lavanda, se avesse dovuto definire quel piatto, perfetto, sarebbe stato l'aggettivo giusto.
Aziraphale stava trattenendo il respiro, fissava lui invece che concetrarsi sul cibo ed era una cosa piuttosto insolita, lo guardava con un paio d'occhi come se tutto dipendesse da lui, dal suo giudizio in merito al cibo amorevolmente preparto, Crowley si leccò le labbra, poi guardò lo guardò.
<< Angelo è... >>
<< Sì? >>
Arricciò le labbra prima di continuare.
<< Fantastico, il cibo più buono che abbia mai mangiato. >>
Aziraphale si sciolse in un sorriso.
<< Oh grazie, non sai quanto mi faccia sentire sollevato, temevo di aver fatto un disastro mischiando tutti quei sapori. >>
<< Nah è buono, non sarò un intenditore come te ma questa roba dovebbe essere sul menù del Ritz. >>
L'angelo arrossì.
<< N-non esagerare adesso. >>
Crowley prese un sorso di champagne, riuscì a mandare giù un po' di tensione che subito si riappropriò del suo cuore quando notò che l'angelo non aveva toccato né cibo né alcol, si morse il labbro, avrebbe dovuto aspettarselo, in fondo era parecchio tempo che non godevano della compagnia reciproca, forse avrebbero potuto raccontarsi di ciò che avevano fatto durante questo periodo, giusto per rompere il ghiaccio, il demone stava per dire qualcosa ma venne preceduto.
<< Crowley ascolta io devo dirti una cosa, speravo di poter aspettare dopo cena ma non ci riesco >> si alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro, sotto lo sguardo curioso del demone.
<< Io ti devo delle scuse in primo luogo, avevo così tanta paura di perderti che alla fine ti ho perso davvero, e la cosa peggiore è che ho deciso io di farlo. Ti chiedo scusa perché ho sempre deciso io per entrambi, e tu non hai fatto altro che accettare le mie decisioni, e capirò se adesso ti sarai stufato e vorrai andartene. Ma una cosa vorrei tu la sapessi prima di decidere, temo così tanto la tua perdita non solo perché sei l'amico migliore che abbia mai avuto, ma anche perché non ho mai amato nessun altro come amo te. >>
Crowley sentì il petto inondato di un nuovo calore che salì dal collo fino a raggiungere il viso, e sapeva bene non essere stato il vino a fargli quell'effetto, dischiuse le labbra ma non era ancora il momento di parlare, Aziraphale doveva finire il suo discorso e per nulla al mondo lo avrebbe interrotto, inoltre temeva che se avesse aperto bocca tutto sarebbe svanito come in un sogno, e si sarebbe ritrovato da solo nel suo letto.
<< Ne ero a conoscenza da tempo, mi sono trattenuto così tante volte dal dirti tutto, non sapevo se anche tu provassi la stessa cosa e temevo ritorsioni dai nostri superiori, ma ora io... io non voglio più vivere nella menzogna o nella paura, se tu mi concedessi la possibilità di...- >>
<< Sì >> rispose il demone senza pensarci.
<< Ma non ti ho detto nemmeno cosa. >>
<< Ti ho aspettato per sei mila anni angelo. >>
Aziraphale gli regalò un sorriso colpevole avvicinandosi a lui.
<< Sono disposto a farlo per altrettanti e anche di più, se è questo che vuoi. >>
<< Lo vedi perché ho detto sì, qualsiasi cosa sia la voglio. >>
Si alzò e finirono per essere l'uno di fronte all'altro, a pochi centimetri di distanza, Crowley abbassò il viso per baciarlo ma venne fermato dal medio e l'indice dell'angelo posati sulle sue labbra.
<< Voglio farlo io >> sussurò.
Lo spinse a sedere, si mise di fronte a lui in mezzo alle sue gambe divaricate, ora era lui il più alto e gli piaceva, accarezzò quei folti capelli rossi affondandoci le mani, con due dita sollevò il mento del demone, le labbra erano dischiuse, gli occhi lucidi e languidi, Aziraphale si chinò sfiorando quella meravigliosa bocca, un bacio casto, seguito da un altro e un altro ancora, era una tortura, una tortura che a Crowley stava piacendo immensamente.
Finalmente le labbra dell'angelo si fecero più decise, desiderose di esplorare i contorni di quelle calde dell'amico, Crowley a quel punto si era alzato in piedi, i loro sapori si mischiarono dando vita a qualcosa di nuovo, fino ad ora sconosciuto che sapeva di vita e di rinascita, di cenere e nuvole, era buono e nessuno dei due era più disposto a farne a meno.
<< Crowley... ti voglio >> ansimò tremando sulle sue labbra.
<< Sento il corpo così strano >> sussurò.
<< Caldo >> la voce roca del demone fece vibrare la colonna vertebrale di Aziraphale, che annuì rimanendo con gli occhi chiusi.
<< M-mi sento scoppiare. >>
Mugugnò l'angelo e Crowley si ritirò guadagnadosi un'occhiata confusa.
<< Non ti farò questo ora, è troppo presto. >>
Aziraphale intensificò l'occhiataccia, temendo lo stesse prendendo in giro.
<< Stai cercando di fare il gentil'uomo? >>
Il demone ridacchiò.
<< Oh non sarò gentile per niente credimi, ma solo quando sarai davvero pronto >> si avvicinò baciandogli la punta del naso.
<< Come sai che non lo sono ora? >>
<< Sono un demone, le percepisco queste cose. >>
L'angelo sollevò un sopracciglio in una blanda imitazione dell'amico.
<< Tu percepisci l'amore e io altro, questo è un dato di fatto. >>
Aziraphale sorrise dolcemente.
<< Io credo tu sia solo preoccupato per me. >>
<< Ah sta zitto! >>
<< Fammi stare zitto tu demone tentatore. >>
Crowley lo afferrò per le braccia tirandolo verso di sé, lo coinvolse in un altro bacio questa volta più dolce e delicato.
<< Ti amo, mio piccolo angioletto bastardo. >>
La loro strada era ancora lunga, dovevano affrontare l'apocalisse, i loro superiori erano in agguato ma loro erano più forti di ogni altra cosa, se prima erano solo un angelo e un demone uniti dall'amicizia e dal reciproco amore per la terra, ora c'era qualcosa che li univa più di ogni altra cosa, l'amore.



Fine.























   
 
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