Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Clementine84    27/12/2021    0 recensioni
Beth e Nate, migliori amici da una vita. Lei normale ragazza americana proprietaria di un pub e dotata di un gran senso dell'umorismo. Lui popstar di fama mondiale con un'infanzia difficile e un passato travagliato. L'una il punto di riferimento dell'altro, da sempre e per sempre. Ma sarà sempre solo quello? O una curiosa avventura sul mare potrebbe rimescolare le carte in tavola e cambiare il loro rapporto?
*Dal primo capitolo*
“Ehi, pulce” mi salutò, sedendosi su uno sgabello.
“Ehi, star” risposi, appoggiando le mani sul bancone, davanti a lui.
“Non chiamarmi star” si lamentò.
“E tu non chiamarmi pulce” replicai.
“Ma ti ho sempre chiamata pulce”.
“Appunto,” osservai “mi sembra arrivato il momento di smettere”.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Parcheggiai l’auto davanti al locale e mi affrettai ad entrare, stupendomi del venticello fresco che mi aveva accolto. Era fine ottobre e a Denver, dov’ero atterrato qualche ora prima, ci dovevano essere almeno tre o quattro gradi in più che a Castle Rock.

Sollevandomi il colletto della giacca – troppo leggera – che indossavo, mi affrettai a spingere la porta d’ingresso del Wild Blue Yonder Brewing Co., ritrovandomi subito avvolto dalla penombra che regnava all’interno.

Dovetti sbattere gli occhi un paio di volte, per abituarli all’assenza di luce, ma, non appena riuscii a vedere chiaramente, la localizzai subito. Era in piedi accanto al bancone e stava asciugando dei bicchieri. Dava le spalle all’ingresso, quindi non si accorse del mio arrivo. Per quanto non desiderassi altro che stringerla tra le mie braccia, mi trattenni e restai per qualche istante fermo sulla soglia, ad osservarla: le mani che lavoravano, rapide e sicure, la testa che oscillava a destra e a sinistra, accompagnata dal movimento dei fianchi, seguendo il ritmo della musica. Istintivamente, il cuore accelerò il ritmo e dovetti deglutire un paio di volte, obbligandomi a scacciare dalla mente immagini decisamente poco appropriate di cosa avrei potuto farle, su quel bancone, se non ci fosse stato nessuno nel locale.

Datti una calmata’ mi rimproverai, mentalmente, inumidendomi le labbra.

Lentamente, mi avvicinai al bancone con passo sicuro e le avvolsi le braccia intorno alla vita, baciandole il collo.

Lei si voltò di scatto, spalancando gli occhi, e mi buttò le braccia al collo, esclamando “Sei tornato!”

Mi sei mancata da morire” confessai, nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla e stringendola forte a me.

Anche tu” ammise lei, iniziando a far scorrere le mani sulla mia schiena, passando sotto alla giacca. Poi mi chiese “Sei passato da casa?”

Casa. Da quando stavamo insieme, quella parola aveva assunto un significato diverso. Era sempre casa mia, quella dove avevo vissuto da quando avevo troncato i rapporti con i miei genitori, eppure non era la stessa. Prima, casa era un edificio bello ma freddo, dove sapevo che avrei passato le ore da solo e che consideravo solo un appoggio tra un impegno lavorativo e l’altro. Adesso, casa era Beth. Era il luogo in cui sapevo che l’avrei trovata ad aspettarmi e dove potevo svegliarmi vedendo il suo viso come prima cosa, quando aprivo gli occhi.

Scossi la testa. “No. Sono venuto subito qui” risposi. “Non mi andava di stare a casa da solo e sono venuto a prenderti” confessai.

Beth sollevò un sopracciglio. “Ma io ho ancora del lavoro da finire, qui” protestò.

Non puoi lasciare finire Mike e Susan?” insistetti, rivolgendole il mio miglior sguardo da cucciolo indifeso. “Per favore”.

Forse” cedette lei, con un sospiro di rassegnazione. “Ma lasciami almeno sistemare alcune cose per domani, prima di andare”.

Annuii. “Okay, fai pure. Ti aspetto qui” annunciai, sedendomi su uno sgabello del bancone.

Beth mi sorrise e, prima di tornare dietro al bancone con il vassoio pieno dei bicchieri che aveva appena finito di asciugare, mi propose “Sai cosa potresti fare, mentre mi aspetti?”

Cosa?” domandai, preoccupato. Non volevo risultare scortese, ma ero reduce da una serie di voli che mi avevano portato da New York and Atlanta, e poi ancora a Denver, per tornare a casa, ed ero stanco morto. Sognavo solo di potermi rotolare nel letto con lei, non avevo per niente voglia di essere incastrato in qualche lavoretto al locale.

Beth si sporse oltre il bancone e avvicinò le labbra al mio orecchio, indicando un punto del locale con un cenno del capo. “Vedi quelle ragazze laggiù?”

Mi voltai per osservare il punto che stava indicando e notai tre ragazze sedute a un tavolo, che sorseggiavano una birra e guardavano nella nostra direzione. Non appena notarono i miei occhi su di loro, si affrettarono a distogliere lo sguardo, con una serie di risolini imbarazzati.

Sono tue fan” spiegò Beth. “Sono arrivate oggi, nel pomeriggio, e mi hanno chiesto se fossi in città. Quando ho risposto che saresti tornato in serata, hanno deciso di fermarsi a cena, sperando di vederti”.

Spostai lo sguardo dalle ragazze a Beth e la canzonai “Non ci hai litigato, questa volta?”

Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò. “Ancora con questa storia?” si lamentò. “Per quanto andrai avanti a rinfacciarmelo?”

Scoppiai a ridere e ammisi “Credo per sempre”.

Lei mi diede una sberla sul braccio, sentenziando “Sei cattivo”.

Io sarò anche cattivo, ma tu ammetti di non aver gestito proprio benissimo la situazione, quando hai insultato quella fan, su Instagram, un mese fa?” osservai.

Okay, hai ragione” concordò. “Ma mi aveva dato della puttana, augurandomi di morire tra atroci sofferenze, e solo perché sto con te” si giustificò.

Lo sai che le mie fan possono essere un filino possessive” le feci notare.

Un filino?” ripeté lei, scettica. “E, comunque, non riesco a capire perché, finché ero la tua migliore amica, mi adoravano, mentre adesso che sono la tua ragazza, mi mandano minacce di morte”.

Mi allungai sul bancone, fino a sfiorarle la punta del naso con le labbra. “Perché adesso vieni a letto con me” sussurrai “e loro no”.

Ah, tutto chiaro” commentò lei, ridendo. “Comunque,” proseguì, riportando il discorso sull’argomento iniziale “queste fortunatamente sono state molto carine ed educate, quindi cosa ne dici di andare a fare due chiacchiere e qualche foto con loro, mentre io finisco qui e mi preparo per andare a casa?”

Sospirai, rassegnato. Sapeva che non ero capace di dirle di no. “Operazione ‘serata migliore della loro vita’?” domandai.

Beth annuì, raggiante. “Glielo devi, dopotutto. È grazie a loro se puoi fare il lavoro che hai sempre sognato”.

Appoggiai il palmo della mano sul legno del bancone e mi alzai in piedi, pronto a ricoprire il mio ruolo di celebrità disponibile e alla mano. Prima di dirigermi verso il tavolo delle ragazze, che mi avevano visto alzare e avevano già iniziato ad agitarsi, alla sola idea che mi avvicinassi, rivolsi a Beth un sorrisino malizioso e dissi “Ti approfitti troppo del fatto che non riesca a dirti di no”.

Lei rise e, sporgendosi nuovamente per essere più vicina al mio viso, sussurrò “Lo so. Ma non lamentarti troppo: ho intenzione di usare questo potere anche più tardi, a casa”.

Con il cuore che batteva e la salivazione azzerata all’idea di ciò che mi aspettava dopo, sorrisi e mi avvicinai al tavolo delle ragazze, con le mani nelle tasche dei jeans e fischiettando la melodia della canzone che stava suonando nel locale. Prima di rivolgere la parola alle fan, mi voltai e notai Beth che mi osservava, sorridente, le mani appoggiate al bancone e un’espressione di orgoglio e approvazione disegnata sul viso. Fu in quel momento che realizzai di essere totalmente e indiscutibilmente felice: facevo il lavoro dei miei sogni, insieme a degli amici che, ormai consideravo una famiglia, e, finalmente, avevo l’amore che avevo sempre sognato e cercato per tutta la vita, senza rendermi conto che era proprio lì, davanti a me, in quella ragazza che conoscevo fin da bambino e che continuava a essere, nonostante tutto, la mia migliore amica, oltre che la mia anima gemella.

Con la consapevolezza di essere estremamente fortunato, posai una mano sullo schienale della sedia di una delle ragazze, sfoderando il mio miglior sorriso ammiccante, e salutai “Ehi, ragazze. Che si dice? Beth mi ha detto che mi stavate aspettando. Vi va di fare qualche foto?”.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Clementine84