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Autore: Onda nel silenzio    28/12/2021    3 recensioni
"Come diavolo fai ad allenarti con questo caldo? Fuori ci sono più di quaranta gradi" gli fa notare mezza incredula e mezza preoccupata.
Lui posa il bilanciere a terra con cautela, il sudore che gli scivola dalla fronte sul viso, la canottiera ormai fradicia. "Sai chi non si allena col caldo?" le risponde allora, l'espressione seria e concentrata, "i perdenti."

Ah, simpatico.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorride di rado, l'espressione quasi sempre corrucciata. "Comportati bene coi vicini, salutali quando li incroci" gli ripete Nami ogni volta che li incontrano nel vialetto di casa. "Perché dovrei farlo? Non devo mica fare amicizia", le risponde lui scocciato, "li ignoro per essere ignorato."
È lento, infinitamente. Rompe le uova in padella con una tale flemma da sembrarle su un altro pianeta, e spesso la porta a credere che si sia dimenticato di ciò che sta facendo, mentre si gratta beatamente il sedere con la sua innata classe da principe francese fissando il vuoto. "Ce la fai ad accendere quella dannata fiamma prima di domattina?" sospira lei, che a differenza sua spadella, spolvera e affetta con gesti tanto svelti da sembrare elettrica. "La solita impaziente" sbuffa lui, "non rompere."
Se perde una sola ora di sonno sembra un gatto a cui hanno pestato la coda ed esibisce un muso lungo quanto un treno per tutta la giornata. Russa come un trombone, di continuo, non smette neanche quando lei lo infilza con un dito nel fianco o lo calcia e lo scuote come un salame.
"Zoro!" sbuffa furente Nami, le lenzuola artigliate al petto, un diavolo per capello, gli occhi sbarrati sul soffitto. "Mmh?" è il mugugno confuso che ottiene in risposta, "Fammi dormire" sibila lei esasperata. "... Okay, la sme... ROOONF!" - e allora "Zoro?" lo chiama piano, parlandogli all'orecchio con voce bassa, dolce, mentre gli accarezza l'ampia schiena, finché lui mormora a occhi chiusi un debole Eh? ancora stordito dal sonno, la testa affondata sul cuscino, "che succe-AAAH, CAZZO!"
Nami, un diabolico sorrisetto vendicativo sul volto, ritrae il piede ghiacciato che gli ha premuto di botto sulla schiena nuda, rigirandosi su un fianco con un sorriso beato.
Finalmente si dorme.


"Con chi ce l'hai adesso?" gli domanda l'ennesima volta che lo sorprende a borbottare insulti decisamente poco raffinati con la faccia scura di un burbero anziano reumatico e l'espressione irritata, ma lui non sembra nemmeno sentirla e continua ad accanirsi imperterrito verso il malcapitato che magari ha soltanto osato salutarlo sul pianerottolo.
"Perché i tuoi calzini mefitici sono sotto al letto?"
"Non sono metifici!"
"Me-fi-ti-ci!"
"Sì, vabè... come ti pare."
"Dove diavolo pensi di andare?"
"Ad allenarmi" - le fa spallucce, tutto tranquillo e bello come il sole.
"Col cavolo, prima raccogli questi cosi!"
"'Questi cosi'... se sei esagerata!"
"MUOVITI!" - un ringhio bestiale, occhi infuocati, espressione indemoniata, "e mettili nel cesto dei panni scuri, non in mezzo a quelli bianchi come fai tutte le volte!"


Zoro è pigro, scorbutico, arrogante.
"Sì, certo, ti mando a fare la spesa da solo... così ti ritrovano su Skypeia tra quattro anni!"
È testardo, orgoglioso, aggressivo, strafottente, permaloso - ma non è lui ad avere qualcosa che non va, sono le vie a essere fatte male e le persone a non capire un fico secco.
"Senti, fammi il piacere: abitiamo qui da tre anni e hai scoperto solo ieri che se svolti a sinistra appena uscito dal cancello vendono il latte ducento metri più avanti!"
Ovvio che no, lui mica sbaglia, è l'essere perfetto, lui è superiore al resto del genere umano. "Tsk! Tutti a disperarsi per delle cavolate, quanto sono infantili e capricciosi!"
Nami alza gli occhi al cielo e sospira (pensa che in fondo a volte - ma solo a volte - abbia ragione, ma evita di dirglielo perché non ha bisogno di gonfiare ulteriormente il suo ego). Ha imparato a staccarsi un poco dai beni materiali, da quando sta con lui, a farsi bastare di più quello che ha, a non disperarsi se qualcuno le ruba quel vestito che aveva puntato da giorni ai saldi - okay, magari qualche minaccia di morte la lancia lo stesso, e ogni tanto pedina ancora chi le ha rubato ciò che è suo di diritto, ricattandolo affinché le rivenda quanto ha comprato al suo posto, ma è molto meno aggressiva con le intimidazioni e le sue espressioni assassine sono meno accentuate.


Zoro è antipatico, bacchettone, sprezzante.
"Come diavolo fai ad allenarti con questo caldo? Fuori ci sono più di quaranta gradi" gli fa notare mezza incredula e mezza preoccupata.
Lui posa il bilanciere a terra con cautela, il sudore che gli scivola dalla fronte sul viso, la canottiera ormai fradicia. "Sai chi non si allena col caldo?" le risponde allora, l'espressione seria e concentrata, "i perdenti."
Ah, simpatico. Nami inarca un sopracciglio senza replicare (ma sotto sotto, anche se non glielo dirà mai, lo ammira per la sua costanza).


"Zoro, ti sei ricordato che la parte dell'asciugamano con l'etichetta è quella che deve restare sempre sotto, vero? Non è che sei uscito dalla doccia e te lo sei messo addosso a caso, vero?"
"... Zoro?"
"Tanto mi sono lavato! E poi facciamo decisamente di pe-AHIA! Nami... Na- OH, NAMI!"
"Il mio viso!, il mio povero delicato viso!, mi stai dicendo che l'ho asciugato dove tu ti sei asciugato le pa-
"Beh, non puoi esserne certa, e poi - ouch! NAMI! Non... re... spi... ro!"
Non ha il minimo senso del gusto, non sa cosa significhino le parole 'abbinamento' o 'coordinato'.
"Se mettessi quelli sotto la maglia rossa?"
"Sei serio? Marroni, Zoro, quei pantaloni sono marroni."
"Eh, e quindi?"
"Oddio..."
"Perché questi non vanno bene? Ma quale camicia? Pure la cravatta? Che palle, oh!, questi non potevano festeggiare l'inaugurazione del locale in canottiera e infradito?"
Nami si copre il volto con le mani, accasciandosi sul bordo del materasso. "Fai uno sforzo solo per oggi, non possiamo presentarci all'evento con te in mutande" gli fa notare.
"Meno male che a te piaccio anche senza completo e camicia eleganti" lo sente dirle a bassa voce, mentre la sua mano ruvida e callosa le si posa sulla coscia all'altezza dello spacco del vestito.
Nami apre uno spiraglio per i propri occhi, allargando le dita che ha portato sul volto, e lo vede inginocchiarsi davanti a lei con uno sguardo torbido, acceso. "Zoro, facciamo tardi" tenta di dissuaderlo, ma lui, senza smettere di guardarla in quel modo che non ammette reticenze, le solleva lo spacco verso l'alto e inizia ad accarezzarle la pelle nuda, scendendo e risalendo la sua coscia con movimenti lenti, ipnotici.
"No, dai, fermati!" ripete Nami, ma nel mentre si scioglie inevitabilmente in quel caldo, inaspettato massaggio, per quelle dita che l'accarezzano e la graffiano appena soltanto per moltiplicarle i brividi. Zoro le solleva il vestito sui fianchi, baciandola subito dopo, spostando le labbra sempre più in alto, verso il centro, vicino al suo interno coscia. Nami non riesce a opporsi, a protestare, a fermarlo, e allarga arrendevole le gambe, reclinando la testa all'indietro a occhi chiusi, la mente unicamente concentrata sulla sensazione di quella bocca che la sta baciando in modo così irresistibile. "Zo..." prova a dire, ma lo sente scostarle le mutandine, sostituire la propria lingua al tessuto che la copriva sino a un attimo prima, e si abbandona al suo volere, vinta.
Ogni volta la stessa storia, non sono capaci di prepararsi per uscire come due persone normali. "Dobbiamo sempre farci riconoscere" è il commento di lei quando capisce che l'armadio aperto resterà dimenticato ancora per parecchio, ma "Eddai..." le mormora lui con quell'inflessione roca della voce che la fa impazzire, il tono squisitamente allusivo, mentre la spinge ad abbandonare la schiena sul materasso e si stende sopra di lei iniziando a baciarla, a spogliarla, ad amarla con una sete che ben presto diventa gemella della sua.


"Non mi serve quella roba!"
"'Parli come se fosse veleno..."
"Lo detesto, punto!"
"Ma io no."
"Quindi?"
"Insomma, mettine almeno un po', fallo per me!"
"Scordatelo!"
"Zoro!"
"Nami?"
"Ah-ah, divertente... vorrà dire che fantasticherò su quello di un altro."
Ogni volta che vanno in vacanza deve organizzare lei l'intero itinerario, perché lui non sarebbe capace di uscire dalla loro stanza senza dimenticarsi il tragitto di ritorno mezzo minuto dopo - deve pensare per due, rassegnarsi a ballare da sola nei locali in cui c'è la musica o a non ballare affatto, perché poi lui resterebbe solo in un angolo con la faccia annoiata, gettando occhiate assassine tutt'intorno, e non può conversare con gli isolani in quella lingua straniera che le piace da morire senza che lui inizi a borbottare stizzito come una pentola di fagioli sul fuoco - "Geloso di quei due idioti che parlano con quell'accento nauseante? Tsk, sei tutta matta!"
Quando bisticciano se ne resta in disparte, trincerato in un muro di silenzio invalicabile, fossilizzato in un'apparente, snervante indifferenza che la manda in bestia. E non ci sa proprio fare, oh no, non ne combina una giusta quando tenta di approcciarsi a lei dopo quelle che le paiono ore infinite per farsi perdonare (ed eppure ci riesce ogni volta nel tempo di un brivido).
Ne ha di difetti, Zoro, oh sì.


"Mi hai chiusa fuori senza chiavi."
"Già."
"Già!? È inverno, razza di deficiente! E io ho lasciato su la giacca!"
"Boh, prova a usare il Clima-coso, crea una strada di nuvole che ti porti fino alla finestra per rientra-
"Anche il 'Clima-coso' è rimasto in casa!"
"Ohi, guarda, il pulsante per aprire il cancello è qui. Non c'era bisogno che uscissi ad aprirlo tu." Zoro si gratta distrattamente la nuca, voltandosi verso di lei con aria impassibile. "Ti ho fatta rimanere chiusa fuori per niente."
Nami marcia verso di lui con un distorto sorriso placido stampato sul volto, i tremori dovuti al freddo stranamente ridottisi di colpo.
"Ehi, che fai con le mie spa- no, guarda che così ti tagli e-
"Vuoi vedere cosa ti taglio io adesso? EH!?"
"Fermati, sei pazza!? Devo andare a lavorare!"
"'Lavorare?' No, tu fra poco finisci al cimitero!, vedi come ti ci sto per manda- buongiorno, signora Zane, certo che è tutto a posto, non ci serve niente, grazie mille!"


Zoro rompe le cose di continuo, la presa maledettamente salda e controllata che ha sulle sue spade e con lei in certe situazioni che va a farsi benedire in modo inspiegabile nel quotidiano. Un portatovaglioli, due piatti di porcellana, un quadretto decorativo, uno specchio, una statuetta di ceramica, un vaso - tutti fatti a pezzi grazie alle sue mani di burro.
"Ehi, ehi... aspetta un attimo!"
"Che vuoi?"
"Sbaglio o ti sei spruzzato quel profumo?"
"Macché!"
"Zoro, fermati subito!"
"La smetti di annusarmi come-
Ma Nami si fionda su di lui tappandogli la bocca con la propria. "Certo che è bastato poco per convincerti a mettertelo" gli sussurra allusiva all'orecchio quando si stacca per riprendere fiato, senza smettere di tastargli i bicipiti duri e tesi, i pettorali in rilievo, gli addominali scolpiti, "la prossima volta minaccerò di fare di peggio, se non mi dai retta" lo fissa con occhi languidi da gatta, compiaciuta, stringendolo per la nuca quando lui si fionda a baciarla con rabbia, in una sorta di vendicativa protesta. "Non ho messo nessun dannatissimo profumo, smettila" le soffia a denti stretti, ma Nami ride internamente, mentre fuori rabbrividisce e freme, inspirando a pieni polmoni il suo odore che la stordisce e l'incanta.


"Pochi giorni soltanto. Ce la fai a non distruggere casa mentre non ci sono?"
"Distruggere casa, io? Mi sa che hai le idee confuse."
Non le manca affatto.
"Nami, io non-
"Andiamo, Zoro, non fare il tragico, piantala di avere quell'espressione afflitta! Penso di poter sopravvivere una settimana senza di te, anzi, sai una cosa? Mi godo il matrimoniale tutto per me e la doccia - oh, la doccia, finalmente!, posso gustarmi bagni rilassanti senza che tu ti intrufoli a movimentare la-
"Come se ti dispiacesse!"
"Non mi interrompere, stavo elencando la lista dei vantaggi di non averti per casa per un po' di tempo" Nami gli cinge il collo con le braccia, faticando a trattenere un sorriso divertito, "ed è bella lunga."
Zoro non si muove di mezzo millimetro, fissandola indispettito. "Strega."
"Coraggio, devi andare, o il treno partirà senza di te!"
"Non vedi l'ora che levi le tende, eh?"
"Mmh" Nami solleva gli occhi al cielo, fingendosi pensierosa, "abbastanza."
"Non dovrei stupirmi" Zoro la guarda fargli la linguaccia senza riuscire ad assumere un atteggiamento complice, a risponderle con altrettanta ironia, un malcelato velo di malinconia nello sguardo.
"Ehi" lei molla la presa, tirandogli un pizzicotto sul braccio. "Ti sei rammollito o cosa? Quella che non sopporta i saluti di solito sono io!" prova a scherzare, e stupida, stupida, che sei, si ripete mentre cerca di mantenere la facciata ironica e spensierata, starà via una settimana, non sta mica partendo per il Nuovo Mondo! Certo però che se fa così non mi aiuta...
Il treno fischia, le porte iniziano a chiudersi, ma Zoro non si muove, continua a fissarla con quell'espressione inquieta, colpevole, come se si sentisse responsabile di un torto indicibile a lasciarla sola per un po' di giorni - lui che quando si tratta di salutare le persone care non si scompone mai, lui che sembra fatto di pietra e non cede all'emozione. Ma con lei è diverso, da quando stanno insieme le sta mostrando un lato che preclude al resto del mondo, un lato che nessuno sospetterebbe essere parte di lui, un'apprensione che in altri tempi avrebbe ritenuto insospettabile. Nami al solo pensiero si ritrova a sorridere e gli porta una mano sul viso. "Cretino" gli soffia sulle labbra, ma il suo tono è tutt'altro che offensivo o irritato, "starò bene. Vai, o ti chiederò di ripagarmi di tutti gli oggetti che hai rotto da qui a quando siamo andati a convivere."
"Interessi inclusi?"
"Ovvio."
Quattro giorni.
Non le manca affatto, oh no.
Nami gira felice per casa, l'ha tutta per sé, e le piace, le fa bene un po' di sana solitudine, ma è più forte di lei - quell'essere rozzo, senza modi e galanteria, tutto spade e musi lunghi le manca ogni minuto. Le basta sfiorare un oggetto qualsiasi, e nel tempo di un brivido i ricordi turbinano e si agitano dentro di lei, portandola a cercarlo e a fare il conto alla rovescia dei giorni mancanti al suo ritorno.
"Le separazioni ogni tanto ci vogliono, rendono tutto ancora più bello."
"Perché?"
"Come perché? Puoi intuirlo da solo."
"Veramente no."
"Uff..."
"Ti decidi a parlare?"
"Nah, sarebbe inutile. Dimenticavo con chi ho a che fare."
"Mi stai dando dell'idiota?"
"Questo l'hai detto tu."
"Nami."
"Zoro?"
"Sei insopportabile."
"Come o più di te?"
Si volta, finalmente, dandole le spalle, incamminandosi verso il treno. "Fa' la brava."
"Sai che non posso farlo!"
Zoro scuote la testa e ride in silenzio, senza risponderle. Conta i passi, la porta del treno che è sempre più vicina, il controllore che lo fissa scocciato per un attimo e alla vista della sua cicatrice sull'occhio cambia espressione di colpo.
"Ehi!"
Non si ferma, continua a camminare, finché non sente la sua mano piccola e delicata afferrargli il polso in una stretta decisa. È allora che si volta di nuovo verso di lei, ghignando della sua espressione corrucciata e vagamente offesa, il sorriso che gli si schianta contro la bocca di lei quando Nami lo cerca con un bacio lungo, sospirato.
"Ora sì che puoi partire" gli sussurra.


Sette giorni.
L'attesa dovrebbe essere finita euforia euforia euforia -
"Quanti?"
"Altri dieci giorni."
Glielo dice così, con quel tono esageratamente tranquillo che lo fa sembrare anche indifferente, mentre lei ribolle dentro di preoccupazione, tristezza, sconforto - tutto nel tempo di un brivido, ancora e ancora.
"Sei sicuro?"
"Sì."
Nami stringe la cornetta della radio-snail fissando la parete del salotto con ostinazione.
"Non sei contenta di avere la casa tutta per te per altri giorni?" le chiede lui, una nota più morbida nella voce, la tristezza celata al di sotto per non contagiarla.
"Che fastidio" riesce soltanto a replicare - detesta che le si scombinino i piani, che le cose non vadano come dovrebbero, ma Zoro non le manca affatto, giusto?
Sono solo un altro po' di giorni di distanza, sì.


La mattina del quattordicesimo giorno di separazione la radio-snail squilla ancora in un momento del tutto inaspettato. Nami risponde alla chiamata con un vago sospetto che le si annoda addosso assieme al filo della cornetta che attorciglia fra le dita. "Non dirmelo."
"Non lo dirò, allora."
"Zoro..." - quanti altri giorni in più dovrà restare lontano da lei?
"Nami?"
"Oh, smettila!"
Lo sente ridere sommessamente, e quel suono la indispettisce come poche altre cose nella circostanza che sta vivendo.
"Ma cosa ridi? Sai che sei proprio stronzo?"
"Sei in salotto?"
"... Sì, ma questo cosa-
"Guarda fuori dalla finestra."
Zoro non è un tipo che ama scherzare, se ha scelto di farlo ora è perché desidera firmare la sua condanna a morte, non ci sono altre spiegazioni.
"Avanti, guarda fuori dalla finestra."
Mille scintille sulla pelle, l'eco di quelle parole che le si conficca nei timpani come una serie di dardi lanciati in successione - Nami abbandona bruscamente il ricevitore sul tavolo, fissando la parete che ha di fronte per un lungo, infinito secondo trepidante che è il tempo di un brivido ( euforia euforia euforia), poi corre alla finestra.
Due minuti dopo è fuori casa in pantofole, tutta scompigliata e arruffata e di nuovo senza giacca, ma non le importa, perché il ragazzo che si è fiondata ad abbracciare raggiante è Zoro, quello che non le è mancato affatto, quello che è pieno di difetti e che vorrebbe strozzare un giorno sì e l'altro pure, quello che a sorpresa è riuscito a tornare a casa prima del previsto e che ora la sta stringendo a sé come se non volesse lasciarla andare mai più.
"E io che credevo di trovarti con l'amante..."
"Gli ho detto di nascondersi nell'armadio. Vuoi venire a saluta-
Ma Zoro le afferra il volto tra le mani come ha fatto la prima volta che l'ha baciata, cogliendola di sorpresa, e la zittisce premendo le labbra sulle sue con slancio, cercando subito dopo quell'accesso più segreto, più intimo, che è solo suo, e che lei non gli nega.
E tutto, ancora una volta, trova il suo incastro perfetto nel tempo di un brivido.












Note
Questa storia è sconclusionata, ma avevo troppo bisogno di qualcosa di allegro visto che sto martoriando la mia OTP, e così ecco che ho generato 'sta roba. Non so come definirla, c'è la mia nostalgia esagerata scaturita dalle partenze e da quelle dannate distanze che proprio non sopporto e sono il mio punto debole - ma che, in fondo, riconosco avere il potere di far apprezzare ancora di più ciò che si ha. E niente, non so neanche perché me ne sto uscendo con questi pensieri nell'angolo delle note, sparatemi se potete, grazie.
Immaginate quello che volete come motivo della partenza di Zoro, ho voluto lasciarlo a libera interpretazione.
Spero di avervi strappato qualche sorriso e di avervi regalato un piacevole momento zonami.
Alla prossima <3

  
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